DI PAOLO RICCI
Liberazioni
Un resoconto puntuale di quanto è accaduto nel Regno Unito durante il 2006. Eventi istruttivi che segnalano quanto la battaglia animalista sia difficile persino nel luogo in cui è più radicata. Nello stesso tempo, un monito affinché si ricerchino strade nuove, forse più difficili, ma, probabilmente, più promettenti.
Se dovessi cominciare con il periodo che mi ha più impressionato nell’anno del cane inglese, il 2006, comincerei con l’immagine dell’emerito professore Robert Winston che accusa gli inglesi di essere vigliacchi.
Il professore – che assomiglia stranamente a Sandro Ruotolo, il giornalista di “Anno Zero” di Santoro – spiega che si è commosso vedendo un sedicenne sostenere la lotta in difesa della vivisezione e che è uno scandalo che gli inglesi, anzi i britannici, non siano insorti contro gli animalisti. E ci informa che anche lui utilizza animali per la ricerca e che questi animaletti (che allegramente viviseziona) sono molto amati dalle sue assistenti e che nel laboratorio vivono due conigli, Marigold e Wilhelmina, coccolati ogni giorno dai molti collaboratori. In nuce: l’emerito professore esalta l’eroico ragazzino che ha sollevato da sotto i talloni del terrorismo animalista il vessillo dei macelli e dei massacri. Sotto la pressione incessante dei media la pubblica
opinione si muove verso una più ampia accettazione della
sperimentazione animale. Laurie Pycroft, il sedicenne inglese che
ha dato il via al movimento in difesa della pratica della
vivisezione, diventa per molti una figura eroica degna di
rispetto e di ammirazione.
Il giovane scatena il furioso appoggio degli
studenti di Oxford che detestano l’animalismo che
difende i senzienti torturati. Nel frattempo ci giungono notizie
confortanti: gli esperimenti sugli animali hanno raggiunto i 2,9
milioni di unità, il livello più alto negli ultimi
13 anni. Sono i topi che soffrono di più: sono massacrati
al 68%, i ratti al 15%, i pesci all’8%, i rettili all’1%,
gli uccelli al 4%, e gli atri mammiferi al 3%. I cani e i gatti
sono all’1%.
Mentre Robert Shaw, un inglese di 71 anni, si
impicca perché hanno tagliato i suoi amati alberi, un
gruppo dei vetusti pioppi, Singer interviene in un dibattito
televisivo della BBC 2 e annuncia che sperimentare su
alcuni animali può essere, in alcuni casi, giusto. Quando
il neurochirurgo islamico Tipu Aziz spiega a Singer che
attraverso le sperimentazioni su un macaco è stato
possibile far migliorare le condizioni di Sean Gardner un ragazzo
di 13 anni affetto da distonia, Singer risponde che una
certa sperimentazione può anche essere accettata. E si
aprono le porte dell’inferno: la stampa di destra esulta:
il reprobo si è pentito.
L’eterno Daily Mail raggiunge punte
orgasmiche di piacere: il padre dell’animalismo sta dando
il suo appoggio alla sperimentazione animale. Un cupo boato si
leva dagli ambienti che sostengono la vivisezione. Aziz è
trionfante. Mentre il mondo animalista resta boccheggiante
davanti alla presa di posizione del professore tutto il mondo
monoteista esulta. Ropert Wilson imperversa. Singer che prima ha
esaltato il progetto delle “Great Apes” dice ora che,
in certi casi, si può sperimentare sui macachi. Rimane un
punto fondamentale: Singer non possiede la verità
assoluta: quella, quasi sicuramente, non la conosce neanche Dio.
Come si è dispiegato l’anno del cane?
GENNAIO
A gennaio arrivano notizie confortanti: i mari si
innalzeranno di sette metri. I giornali annunciano il collasso di
interi ecosistemi.
FEBBRAIO
A febbraio gli evangelisti bushiani si accorgono
improvvisamente che il pianeta sta andando a fottersi. Cizik e un
gruppo di pastori cominciano a parlare della distruzione del
creato come di un grande peccato. Cheney è vicino
all’infarto. Cizik comanda trenta milioni di possibili voti
e afferma che la povertà umana è conseguenza della
degradazione ambientale e che la terra è del Signore e va
salvata. Il cuore di Cheney pulsa violentemente.
MARZO
A Marzo sei uomini che esperimentano medicinali su
loro stessi rischiano di tirarci le cuoia: le droghe erano già
state provate sugli animali.
Il 16 dello stesso mese dai lidi patri ci giunge la
notizia che i vegetariani italiani sono raddoppiati in tre anni.
Repubblica ci informa che sono sei milioni. Le anime belle
negano: saremo si e no una cinquantina, dicono. Ma Repubblica
imperversa: 3 milioni seguono la dieta in maniera rigorosa. Il 70
per cento sono donne: ah… les femmes!
Ci sono 300 ristoranti vegetariani nella terra di Dante e
i vegani sono 600.000. Il fenomeno è in espansione anche
in Inghilterra. Ma la potenza dei media è immensa.
APRILE
Ad Aprile gli attivisti animalisti si scatenano e
informano i media che pubblicheranno i nomi di coloro che
posseggono interessi nella Glaxo Smith Kline creando
intorno a loro un clima di inferno. Ci sono 170.000 piccoli
investitori nella Glaxo Smith Kline e riceveranno tutti una
lettera che li metterà in guardia nel persistere a
mantenere shares nella società . Gli animalisti si
scatenano contro Huntigdon Life Science e anche in quel
caso informano gli share holders che riceveranno una
lettera nei prossimi giorni. La campagna è mirata e
precisa; è roba altamente organizzata. La polizia informa
gli investitori di trasmettere le lettere minatorie che ricevono
alla National Domestic Extremism Team. Il 14 aprile il
Guardian ci informa che quattro attivisti animalisti rischiano
fino a 12 anni di galera per aver trafugato le ossa di Gladys
Hammond.
La storia è questa: nel 1999 John e
Christopher Hall allevano a Newchurch, nello Staffordshire, nella
Darley Oaks Farm, porcellini d’india per la
sperimentazione. A settembre gli attivisti animalisti si fanno
vivi e sottraggono dai bisturi 600 animaletti. Nel 2003 gli
attacchi verso coloro che utilizzano i piccoli animali per la
sperimentazione diventano spietati: un uomo coinvolto nel triste
mercimonio viene accusato di pedofilia.I media sussultano.
Riappare sui giornali l’immagine di Brian Cass direttore di
HLS, Huntigdon Life Science grondante sangue: tre
attivisti con il volto coperto e con mazze da baseball lo avevano
attaccato nel 2001.
La logica dello specismo funziona così: è
più grave bastonare un reprobo che tagliuzzare e
tormentare milioni di esseri senzienti. Il Daily Mail
comincia a dar di fuori: abbandonati, per alcuni giorni, i poveri
Asylum seekers, l’insana ossessione per i coniugi Beckham,
la moglie di Blair, Big Brother e la perdente avventura in Iraq
il quotidiano comincia a fantasticare sul terrorismo animalista.
L’FBI non molto tempo fa ha indicato SHAC come uno dei
maggiori pericoli terroristici dell’America. Siamo a
livello di Bin Laden. A Ottobre del 2004 i resti di Gladys
Hammond la suocera di uno degli Hall, svaniscono dal cimitero di
Yoxall nello Staffordshire. Tanto accanimento per le ossa di una
suocera è a dir poco strabiliante. Io per la mia non avrei
mosso un dito. Gli animalisti informano i proprietari della
Darley Oaks Farm che sono stati loro a trafugarli. Nello stesso
anno la giustizia inglese impone ai manifestanti di mantenere una
distanza di 100 metri dalla fattoria. Ad agosto del 2005 John e
Christopher Hall annunciano che non alleveranno più
porcellini d’india.
A settembre quattro attivisti vengono denunciati per
cospirazione e ricatto. John Smith, Kerry Withburn, Josephine
Mayo, e Jon Ablewhite, il figlio di un pastore protestante,
rischiano fino a dodici anni di gattabuia. La signora Sabine
Hilschenz, madre tedesca che uccise otto figli e seppellì
i suoi neonati in vasi di fiori è imprigionata per
quindici. Le ossa di una vecchia signora valgono sul piatto della
giustizia specista quanto migliaia di animaletti. Leggiamo,
assorbiamo e portiamo a casa.
MAGGIO
L’11 maggio avviene quello che si temeva: i
quattro animalisti Kerry Withburn e Jon Ablewhite, entrambi
trentaseienni e John Smith trentanovenne vengono arrestati e
condannati a dodici anni di carcere; Josephine Mayo un’infermiera
psichiatrica per quattro. I quattro affermano di essersi battuti
per evitare un “olocausto” animale. Al termine
“olocausto” i media sussultano. E quando leggono che
gli animalisti paragonano – secondo me giustamente –
gli allevamenti ai lager nazisti, la gutter press, la
stampa fogna, si imbufalisce ancora di più.
Il nome dei fronti di liberazione animale li
infastidisce non poco: le lettere minatorie sono state firmate
dall’Animal Liberation Front e dall’Animal
Rights Militia. L’imparruccato giudice elargisce un
messaggio cristallino agli animalisti: se si gioca con le ossa
della propria suocera si finisce in gattabuia per dodici anni. La
mia, ringraziando il cielo, è stata incenerita. Insomma si
finisce peggio di una kapò di Auschwitz o di un pedofilo
violentatore. Ne prendiamo nota: la giustizia è giustizia.
Il cretinismo mediatico dilaga: nelle menti devastate da
Coronation Street, Eastender e dal Grande Fratello –
seguito da 8,1 milioni di persone – fa capolino l’immagine
barbuta di Bin Laden. Al Qaeda = Animal Rights Militia: non
si scherza debordiamo nella follia! Dove andremo a finire se non
si possono più ridurre in pezzetti neanche i porcellini
d’india? Si chiede la “gutter press” schifata.
Il 15 maggio Tony Blair salta sul carro dei media scatenati e
firma “The People Act” che difende la sperimentazione
sugli animali.
Dopo le sentenze di condanna esorbitanti esulta
l’aggregato “vivisezionatore”. Il giovane
Laurie Pycroft ha le lacrime agli occhi. Al professore emerito,
Robert Winston, tremano per l’emozione i baffi staliniano –
nicciani. Tipu Aziz ringrazia Allah che nella sua infinita
misericordia permise a otto animali di accedere al paradiso
frequentato dalle uri.
Entrarono, infatti, nel regno dei cieli islamico la
formica di Salomone, la balena di Giona, il caprone di Ismaele,
il vitello di Abramo, l’asino della regina di Saba, quello
di Maometto, il bue di Mosè, il cammello di Salech e il
cucù di Belkis. E perché non l’asina di
Balaam, che vide l’angelo, o l’asinello che cavalcò
Gesù per entrare a Gerusalemme?” chiesi una volta a
un Mullah. E mi giunse una risposta stizzita: “Perché
così ha deciso Allah!”. Ricordo che replicai:
“Allora ha deciso male!”.
Le cose cambiano radicalmente: nel 1999 i britannici
che osteggiavano la sperimentazione sugli animali erano il 64%; a
maggio 2006 il Daily Telegraph produce un nuovo sondaggio:
il 70% dei britannici è favorevole alla sperimentazione
sugli animali. Una altro sondaggio effettuato da Newsnight
programma della BBC 2 li da al 57%. Più tardi, lo stesso
Telegraph, quotidiano apertamente di destra, ci elargisce
qualcosa di veramente vergognoso informandoci che il 77% dei
britannici sostiene che gli animalisti di ALF vanno equiparati ai
terroristi di Al Qaeda. I fatti sconvolgenti di 9/11 giocano
profondamente nella psiche popolare e indirizzano penosamente i
sondaggi: Vox Populi Vox Dei, dice Vico? Ma che ci faccia
il piacere!
Con la pubblica opinione che gira le spalle agli
animalisti è facile promulgare una legislazione repressiva
come “The Serious Organized Crime Act”che
permette alla polizia di trattare gli animalisti alla stregua dei
terroristi. Conclusione: la sperimentazione animale cresce del 4%
e quella sui primati dell’11%.
Sempre a maggio i giapponesi – perversamente –
ripartono con l’idea del libero massacro delle balene. I
media britannici che se ne fottono dei porcellini d’india
reagiscono. La compassione ha un peso: se sei un bestione di
parecchie tonnellate te la cavi meglio di un essere minuto di
pochi grammi. Dei 66 membri dell’International Whailing
Commission 35 cominciano a vacillare e a sostenere la ripresa
dell’orrenda attività. Si vuole tornare ai massacri
liberi degli anni ’70 quando potevi sterminare tutti i cetacei
che volevi. Gli inglesi reagiscono. Stavolta Usa, Nuova Zelanda,
Australia sono alla testa di un gruppo di paesi che tentano di
contrastare l’orrore sostenuto da giapponesi, norvegesi, e
islandesi. Norvegesi e islandesi? Alla faccia della progredita
civiltà nordica!
E la compassione buddista?
I giapponesi sborsano somme immense per perpetrare
la carneficina dei mari. Per ottenere l’appoggio dell’isola
del pacifico Tuvalu offrono fino a un milione di dollari. Io do
un milione di dollari a te e tu voti per farmi massacrare le
balene: sic et sempliciter. La compassione e il senso di
giustizia sono cose profondamente soggettive: il giudice Falcone
stava dirigendosi verso una tonnara prima di essere ucciso. C’è
gente che porta i propri piccoli a vedere il sanguinoso massacro
dei tonni perché lo giudica pittoresco. In Apocalypto – il
film di Mel Gibson – che sadico sarà ma con gli umani,
come dice Di Pietro, ci azzecca – si vede il figlio
grassoccio di un re maya spassarsela alla grande mentre avvengono
sacrifici umani in cima alla piramide sacrificale. Il piccolo si
è abituato, alla tenera età di circa sei anni, a
vedere i sacerdoti strappare il cuore ai prigionieri per poi
decapitarli e gioca beato tra teste che ruzzolano lungo la
scalinata della piramide.
GIUGNO
Greg Avery, dopo una furiosa campagna di sette anni
contro Huntingdon Sciences e dopo essere stato arrestato
per due volte, cambia tattica: porta la lotta nel cuore della
City e condanna la violenza animalista.
Studia le informazioni che società come
Reuters e Bloomberg gli passano, riceve elenchi degli investitori
facendosi passare per un potenziale acquirente delle shares di
Huntingdon Sciences, e dopo aver ottenuto le liste si muove verso
gli investitori individuali che quando vedono i picchetti davanti
alle loro case vendono con grande celerità le loro shares.
Il partito laburista coinvolto con HLS, davanti alla denuncia di
SHAC, produce una ritirata degna del migliore Fantozzi. Essere un
investitore con Huntingdon Sciences comporta una perdita
di voti notevoli. SHAC agisce nella legalità spiega Avery
ai media. Gente dura quella di SHAC, alla domanda di un
giornalista: “lasceresti il tuo cane morire per salvare tua
madre?” un attivista risponde lapidario: “My mother
would have to die” Mia madre dovrebbe morire. E di quello
che ha detto Singer sul macaco Greg Avery e i suoi amici se ne
fottono altamente. Singer ormai è storia passata.
Il 30 giugno dai patri lidi giunge un ammirabile
articolo di Umberto Galimberti sull’usura della terra. Il
filosofo scrive che la legge che mantiene la terra è la
legge che nella misuratezza lascia perire e nascere le cose.
Scrive che “la betulla non oltrepassa mai la sua
possibilità e che il popolo delle api abita dentro
l’ambito delle sue possibilità” e che “solo
la volontà che si organizza con la tecnica fa violenza
alla terra e la trascina all’esaurimento”. Parole
sante.
LUGLIO
La corte di giustizia Olandese permette ai pedofili
di contestare le elezioni. Nasce in Olanda il partito dei
pedofili, il PNVD, Carità, Libertà, Diversità.
Il nuovo partito si batte affinché l’età di
consenso sessuale scenda dai 16 ai 12 anni e – dulcis in fundo
– propugna libertà di sesso anche con gli animali. In
poche parole: se vuoi fare sesso col tuo cane, perché no?
Che cosa gloriosa è la libertà! Un aitante
pensionato di Amsterdam, Ad van den Berg, è il capo della
nuova aggregazione politica. Tutti si organizzano in partiti,
movimenti, lobby meno gli animalisti che per qualche ottusa
ragione scelgono l’eterna frammentazione e l’eterno
inane chiacchiericcio. Ma SPEAK comincia a riflettere su un
cambiamento di direzione politica che si concretizzerà,
clamorosamente, nei prossimi mesi.
Nel mese di Luglio si scopre attraverso un sondaggio
della NBC che il 59% degli americani non ritengono che i
cambiamenti climatici siano molto importanti. Solo il 38% crede
che il problema del cambiamento climatico sia un serio problema e
solo il 10% pensa che sia frutto del comportamento della nostra
specie. Siamo nelle mani di assassini. Se questo non è
terrorismo non so cosa sia. Un’ignoranza nefasta sta
distruggendo il pianeta. Gli scienziati che sostengono –
per interesse – che il cambiamento climatico non dipende
dalla nostra specie dovrebbero finire come Goering ed Hess
davanti a una futura Norimberga.
Il 20 luglio il Guardian ci informa che la
terra sta facendo fronte a un catastrofica perdita di specie. La
popolazione dei Great white sharks, i pescecani bianchi è
ridotta del 95%, gli orsi polari rischiano un declino del 30% nei
prossimi 45 anni, le gazzelle del Sahara sono diminuite dell’80%
e in Africa un quarto della totalità dei pesci di acqua
dolce rischia l’estinzione. Stiamo distruggendo
l’ecosistema urlano a squarciagola gli scienziati. Bush
nicchia, Cheney sorride. Il Guardian lancia una possente e
insistente campagna in difesa del pianeta che lo rende un
quotidiano speciale: chapeau!
AGOSTO
Il 23 agosto l’Observer ci informa che,
nel 2006, gli esperimenti sugli animali sono aumentati di 60.000
unità e sono diventati 2 miliardi e 91 milioni. Si è
raggiunto il livello più alto dal 1992.
Il 25 agosto 500 scienziati e dottori firmano una
dichiarazione di appoggio alla sperimentazione animale spiegando
che è virtualmente impossibile dialogare con gli
estremisti animalisti. Scrivono, nella petizione, che quando è
possibile simili esperimenti dovrebbero essere evitati, che la
sperimentazione animale “permette alla gente di avere una
miglior qualità di vita” e mettono in guardia il
governo che qualora la violenza animalista dovesse persistere
sarà impossibile per la Gran Bretagna continuare ricerche
“clinicamente” valide.
Sempre in Agosto una mostra a Londra all’Imperial
College War Museum celebra gli animali caduti in guerra. Nel
2004 gli inglesi hanno eretto davanti a Hyde Park un monumento
agli animali con un mulo e un cavallo bronzei. La dedica dice:
“anche noi serviamo.”: la scoperta dell’acqua
calda.
SETTEMBRE
Dai patri lidi giunge la notizia delle doppiette
italiche in rivolta verso il governo. La notizia si allaccia a
ciò che accadrà a dicembre nel Regno Unito.
Ventimila cacciatori marciano a Roma contro il decreto legge
del 4 agosto che impone alle Regioni il rispetto della normativa
europea in materia venatoria. Mi rimbalzano nel cranio le parole
che Rutelli disse vent’anni fa: “C’è una
Repubblica nella Repubblica ed è quella dei cacciatori;
una lobby più potente delle stesse istituzioni”
730.000 cacciatori = 100 milioni di animali uccisi in cinque
mesi: la durata di una stagione. Leggo con avidità un
reportage sui numi protettori della caccia italica: una lobby con
i fiocchi che, senza i timori e le esitazioni delle anime
candide, quando si tratta di difendere il diritto a spappolare
animaletti inermi si trovano tutti d’accordo. Di Pietro si
traveste da cacciatore Rambo per raccogliere qualche misero voto.
Lo statista leghista Vascon va a braccetto con la rivoluzionaria
rossa Katia Belillo. Tutti “culo e camicia” – tanto
per usare un francesismo – senza i tentennamenti che affliggono
la cretineria animalista. Noi animalisti davanti ai cacciatori
siamo come i soldati del Papa davanti ai lanzichenecchi.
Leggo del compromesso storico strisciante Di Giacomo
Rossini democristiano e il nume costruttore dell’Arcicaccia
il comunista Carlo Fermariello. Che dolci i democristiani che
dopo aver sterminato centinaia di animaletti si prostrano a
pecoroni davanti a Padre Pio benedicente!. Leggo dei massacri di
De Martino, e provo per il suo rivale storico, Craxi, una
simpatia traviata. Quando si tratta di sterminare passeri le
ideologie crollano come il muro di Gerico al suono delle trombe
venatorie. Leggo degli splendidi bagordi saragattiani quando dopo
allucinanti massacri “la banda del buco tanassiana”
trangugiava miriadi di poveri animaletti in banchetti
schifosamente succulenti! Spaventosa carneficina la definisce
Mureddu nel suo libro “Il Quirinale dei presidenti”.
E mi immagino prender parte al luculliano banchetto di Saragat
anche i mostruosi ministri della marina “l‘abominevole
ministro delle navi”, il famoso Licantropo con gli occhi
velati di sangue e le mani pelose e il “nonnetto delle
tangenti” l’immenso Nicolazzi.
E ora siamo all’infamia più grande: i
cacciatori ci informano che spappolando animaletti si difende
l’ambiente. Ce lo spiega la dolce Katia Berillo. Domanda da
un milione di dollari: ma che ci fa la signora Hack nel partito
della Belillo?
OTTOBRE
In un sondaggio della ICM, alla domanda specifica se
le religioni causano divisione e guerre tra i popoli l’82%
dei britannici rispondono affermativamente. E alla domanda
ritenete la Gran Bretagna uno Stato cristiano? Risponde
affermativamente solo il 17% dei britannici. Il 62% definisce la
Gran Bretagna uno Stato dalle molte fedi.
Il 18 di ottobre Channel Five manda in onda
un servizio su Overtoun Bridge, il ponte da dove i cani si
suicidano. Se da Dumbarton si prende la A82 e ci si dirige a
Balloch si scopre il lago più bello della Gran Bretagna:
un posto idilliaco con trenta isole contenute tra rive boscose.
Vicino a Dumbarton, ritornando verso Glasgow, c’è
una cittadina chiamata Milton dove c’è un ponte di
granito: l’Overtoun Bridge. Da quel ponte, in
cinquant’anni, sono saltati cinquanta cani cercando la
morte. Milton è un luogo di profonda depressione, è
il luogo degli sfigati e dei depressi: i suicidi degli uomini
sono cresciuti in un anno del 200 per cento, ma i suicidi dei
cani sono inspiegabili. Alcuni ricercatori dicono che il ponte
sia “haunted” a causa della morte di un bambino
scaraventato dal ponte dal padre, altri, invece, affermano che è
l’odore dei visoni a spingere i cani a saltare nel vuoto.
Sembra un mito canino di Ulisse e le sirene: qualcosa spinge i
cani a morire.
NOVEMBRE
A novembre una bomba mediatica esplode: l’Observer
denuncia che migliaia di cavalli di razza vengono uccisi dopo il
quinto anno di vita per eliminare “inutili” costi. Il
settimanale informa la nazione sbigottita che in due macelli
specializzati i “knackermen” mettono a morte
oltre 5000 cavalli ogni anno. I cavalli giudicati inutili per le
corse svaniscono nel nulla. Si consideri che su 1022 cavalli solo
347 vengono considerati in grado di prendere parte a una gara, e
che mantenere un cavallo “inutile” può costare
4000 sterline all’anno.
Il capitalismo selvaggio delle corse genera un giro
d’affari di un miliardo di sterline. Si pensi che uno
stallone di razza vincente riceve per ogni montata – mi si
perdoni il nuovo francesismo – 500.000 sterline e che un bestione
del genere può ingravidare oltre 200 cavalle. Gli inglesi
schifati dall’idea che la carne equina sia commestibile
scoprono improvvisamente che il brutale capitalismo anglosassone
ha prodotto un ennesimo orrore e mandato in frantumi il mito
britannico dell’amore per i cavalli. Scoprono che i cavalli
macellati ogni anno nel Regno Unito sono tra i 6.000 e i 10.000 e
che la Gran Bretagna ha esportato, nel 2004, 1576 tonnellate di
carne principalmente verso la Francia. La carne equina gli
inglesi non la mangiano ma la procurano per i detestati cugini,
divoratori di lumache e zampette di rane.
Il 23 novembre il partito animalista olandese fa
eleggere due dei suoi candidati nel parlamento. E’ la prima
volta che un partito animalista riesce ad andare così
lontano. C’è da rifletterci.
A maggio incontrai un candidato del PAE (Partito
Animalista Europeo) che si era presentato alle elezioni comunali
romane del 28-29 maggio. Il giovane candidato senza alcuno aiuto
e subendo lo scontato ostracismo dell’animalismo
frammentato e letale aveva ottenuto 559 voti. Pochi? Quello che
mi colpì furono i voti che prese il M.I.D.A.,
un’aggregazione di destra, sponsorizzata dall’allora
ministro Alemanno (un grande difensore della caccia nostrana),
con un capolista dirigente di un servizio veterinario, che
ottenne 800 voti contro i 4.020 di Fiamma Tricolore del Romagnoli
e i 691 attribuiti al Partito Umanista che è
in corsa da una vita. A Emmendingen presso Stoccarda un partito
animalista senza fondi aveva raggiunto l’1,23% nelle
elezioni del Baden – Wurttenberg. Un livello leggermente
inferiore a quello di Mastella che fa il Ministro della Giustizia
in Italia e si era attestato, nelle ultime elezioni, sull’1,4
% sia a livello della Camera che del Senato.
Mi sono sempre chiesto se un tentativo ben
organizzato e sostenuto da personaggi di spicco non potesse
ottenere un voto sorprendente per un partito verde –
animalista. Personalmente, per quello che conta il mio parere,
sarei per una grande confluenza nei Verdi, ma anche la via del
PAE può essere tentata.
DICEMBRE
La notizia della rivolta italica delle doppiette va
a braccetto con la rivolta britannica dei cacciatori delle volpi.
La grande lobby se ne fotte delle leggi passate dal parlamento.
Il giorno dopo Natale sono 250.000 i sostenitori della “caccia
alla volpe” per i campi. La legge del paese non riguarda
l’aristocrazia terriera, i tofs e gli yuppies.
La legge è qualcosa che riguarda i commons, i
coglioni come noi. L’Atherston Hunt, infatti, ci
informa che il consenso per i cacciatori è aumentato
notevolmente e che ci saranno sessanta cavalieri e 3500 deliranti
spettatori nella piazza di Market Bosworth e che alle prossime
elezioni i tories conquisteranno il potere e che allora la
musica cambierà. Si è combattuta una guerra per
raccogliere briciole: tanto è potente la lobby venatoria.
Nel frattempo non desistono i cacciatori: se non
possono far dilaniare le volpi dai cani utilizzano gli uccelli da
preda. Falchi, aquile e aquile reali si manifestano nel
Cottsmore, nel Leicestershire e nel Cambridgeshire.
Ad Aprile tutto questo sarà bandito ci
informano gli animalisti.
La Countryside Alliance, la lobby dei
cacciatori, ci informa che la soppressione della caccia è
diventata irrilevante. La League Agains Cruel Sport risponde
denunciando che le torme dei cani hanno dilaniato cagnetti
trovati per sbaglio tra i campi. L’Hunting Act è
entrato in funzione a febbraio del 2005 e considera un’offesa
criminale la caccia con i cani, ma se i cani inseguono una volpe
e un cacciatore la uccide con una fucilata l’atto è
legale.
Malgrado la soppressione la caccia è
continuata e 300 hunts sono state eseguite per circa
25,000 giorni. Molte hunts hanno utilizzato aquile reali,
aquile e falchi. Il giorno della rivolta di Boxing day ho visto
un’immagine di truce tracotanza. Ho visto Jonathan Steel,
master dell’ Hunt di Lacock in Lancashire –
con le fattezze del Licantropo saragattiano –
orgogliosamente eretto sul suo destriero circondato da una massa
giubilante che ricordava vagamente il popolo di Mediaset e dello
“yuppismo” berlusconiano trionfante. L’aristocrazia
terriera, la borghesia e il proletariato rurale, che danno vita
al populismo razzista tory, mischiati a un coacervo di nani e
ballerine gaudenti. Roba alla Briatore, alla Bettarini, alla Lele
Mora, roba da nuovi ricchi, rocchetari fumati e “velinario”
nostrano, con un seguito di anime nobili sostenenti, a spada
tratta, la tradizione, che va rispettata ad ogni costo. Ma se
fosse così si tornerebbe ai normanni, ai servi della gleba
e alla cinture di castità…altro che “burqa”
afgani!
Negli ultimi giorni dell’anno un altro mito
britannico collassa: in Scozia avvelenano, come i delinquenti
nostrani, albanelle reali, falconi pellegrini e aquile reali. Si
precipita nella logica delle polpette avvelenate umbre e toscane.
Dopo il macello dei cavalli gli ornitologi informano i britannici
che il 40% dei red kites di Scozia sono stati
avvelenati dai gameskeepers per proteggere gli uccelli da
preda dei cacciatori. Stessa logica dei cacciatori “deviati”
toscani che per proteggere gli animali importati e massacrarli
durante la stagione venatoria pensano bene di sterminare le volpi
e gli animali da preda con bocconi avvelenati alla stricnina. La
Royal Society for The Protection of Birds ci informa che
di 395 red kites solo 95 sono rimasti vivi. Dal 1999 al
2003 I gameskeepers hanno avvelenato 300 volatili. Non c’è
più religione: stiamo precipitando nel terzo mondo,
affermano costernati i britannici amanti degli uccelli da preda.
SPEAK, cambia tattica e decide di “entrare
nell’arena politica” e lancia il braccio politico “SPEAK
Political” per cercare di conquistare seggi alle future
elezioni. L’anarchismo “quaquaraquà” è
servito. SPEAK afferma che il braccio politico seguirà una
nuova strategia dal momento che ci si è accorti che le
strade percorse dai vari movimenti animalisti portano al nulla:
sperpero inutile di fondi ed energia. Bisogna andare oltre i
ravioli vegani. Allora cambiamento di tattica e nuova strategia
di battaglia. Si affronta il problema della sperimentazione e
degli altri problemi a livello politico. Condivido pienamente. Le
anime belle sussultano. I poltergeist internettiani si
sentono traditi. La paccottiglia cialtrona insorge. Il nulla si
solleva furioso: ma quella è l’unica via.
Anche gli ultimi della terra i “Dalits”,
gli “intoccabili” sono riusciti a muovere montagne
attraverso la lobby dei “senza casta” e formando un
partito politico. Si sono mossi da soli perché nessuno li
aiutava e anche i comunisti indiani non erano disposti a
difendere i loro diritti. Si sono dovuti organizzare attraverso
la lotta politica e stanno ora cambiando radicalmente il volto
pietrificato dell’India. Stanno frantumando le leggi
immutabili dei Quattro Varna e della Quinta Appendice
trasformando l’ingiusta società.
Ma se i Dalits sono gli ultimi tra gli umani, gli
animali sono gli ultimi tra gli abitanti della terra. Occorre una
lotta politica e articolata per difenderli, una lotta che
trascenda il puro animalismo e che abbracci altri aspetti delle
rivendicazioni globali.
Oggi ripensando al pensionato inglese suicida per i
pioppi, mi sono ricordato di Jambeshwar il fondatore della setta
indiana dei Bishnoi, una comunità di sei milioni di
vegetariani situata nell’area del Rajsthan, i cui addetti
si fecero massacrare abbracciati ai loro alberi per impedirne
l’abbattimento. Amrita Devi e 362 Bishnoi morirono
tre secoli fa per salvare gli alberi dalla scure dei boscaioli. I
Bishnoi sapevano della relazione sinergica tra esseri
viventi e ambiente, e sapevano che gli umani sarebbero dovuti
essere i garanti di questo equilibrio del quale in Occidente
parlano filosofi come Umberto Galimberti e Guido Ceronetti, un
altro grande difensore degli esseri senzienti esposti
all’inaudita violenza dell’uomo
E mi sono detto: bisogna difendere con ogni mezzo,
ripeto, con ogni mezzo, il pianeta e i suoi abitanti da chi li
opprime e li distrugge.
Il lettore della pagina può visitare il sito di Paolo Ricci: www.ahimsa.it. Nelle pagine di “Ahimsa” potranno essere scoperte le molteplici attività dell’autore nel campo della Poesia, del Romanzo, della Pittura. Ma, soprattutto, gli attivisti per i diritti degli animali potranno rilevare la passione con cui l’autore da tempo stimola l’ambiente animalista a tentare strade inedite per assolvere un ruolo per ora mancato.
Paolo Ricci
Fonte: http://www.liberazioni.org
Link: http://www.liberazioni.org/ra/ra/xregnounito.html
12.01.2007