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Anis Amri: Berlino, camion, pistolettate, coltellate ed ammennicoli vari…

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A cura di Davide
Il 22 Dicembre 2016
216 Views

DI CARLO BERTANI

carlobertani.blogspot.it

Tutti i corsivi sono fedelmente riportati dal “Fatto Quotidiano” di oggi, 21 Dicembre: ho soltanto inserito i puntini di sospensione laddove ho tolto il superfluo.

Fatevi un’idea se questo non è il “perfetto attentatore” che uccide a pistolettate il povero camionista polacco dopo averlo ampiamente accoltellato (ma, se ha una pistola, perché accoltellarlo?!?) per poi lanciarsi sulla folla col grido di “Allah Akbar” sulle labbra e poi fuggire, gabbando la Reichpolizei e tutti i “cittadini volontari” che danno una mano così, tanto per giocare a Sherlock Holmes. Mentre un pakistano qualunque fungeva da “bandiera ombra” e prendeva in giro tutti: Polizei, Interpol e cittadini onesti.

Il 1° Reggimento della Reichpolizei “Standarte” – adesso – lo arresterà dopo furiosi combattimenti sulla Unter den Linden, sottraendolo quindi al linciaggio da parte di 5.000 tedeschi alti, biondi e ariani che intonavano lo “Horst Wessel Lied” brandendo martelli ed accette.

Ah, dimenticavo: prima di scendere dal camion, Anis infila il proprio certificato di espulsione sotto il sedile del camion. Non si sa mai: e se avesse incocciato in un poliziotto stupido?

E’ una storia incredibile, dalle fondamenta al tetto: giudicate voi.

Amri è arrivato in Italia a febbraio del 2011…Quando venne identificato, dichiarò di essere minorenne e dunque fu trasferito in un centro di accoglienza…Dopo qualche mese di permanenza…il tunisino ha partecipato a danneggiamenti nel centro…Diventato nel frattempo maggiorenne, è stato processato e condannato a 4 anni, scontati prima a Catania, poi nel carcere Ucciardone di Palermo dove si è contraddistinto per comportamenti violenti…

Eh, il buon giorno si vede dal mattino…si vede subito quando uno è preparato a diventare il “massacratore dei mercatini”…

Dal carcere è uscito nella primavera del 2015, ma non è tornato libero: nei suoi confronti è infatti scattato un provvedimento di espulsione. Anis Amri è stato così portato in un Centro di identificazione ed espulsione in attesa del riconoscimento da parte delle autorità tunisine, obbligatorio per poter procedere al rimpatrio. Il riconoscimento, però, non è mai arrivato e, trascorsi i termini di legge, al ragazzo è stato notificato un provvedimento di allontanamento dall’Italia. A quel punto Amri avrebbe effettivamente lasciato il paese per andare in Germania. L’Italia comunque inserì nella banca dati Sis, il Sistema di informazione Schengen…

Acciderbolina! Temevamo che l’appuntato Iaruzzizzi avesse dimenticato d’inserirlo nel sistema informativo…se si era dimenticato…azzi suoi!

Lo sottolineano fonti investigative qualificate ricordando che sia la notizia della condanna sia il provvedimento di espulsione sia le note relative ai comportamenti tenuti in carcere dal tunisino sono state condivise nel sistema europeo.

Meno male: se non c’era la condivisione, le vittime di Berlino sarebbero rimaste per sempre degli zombie…ma se è condiviso, beh, allora…

Una volta in Germania, il tunisino non poteva essere espulso perché non erano mai arrivati dalla Tunisia i documenti per il riconoscimento…

Già: violenti e ammazzi…ma se non arrivano i documenti per il riconoscimento…nessuno ci può fare niente…eh, così vanno le cose nel Grosse Reich, mica siamo in Italia…

Solo oggi, sono arrivati i documenti che servivano per la pratica di espulsione dal Paese.

Meno male, temevamo che non gli potessero ritirare la carta d’identità.

Era stato indagato perché sospettato di preparare attentati contro lo stato, ha aggiunto il ministro dell’Interno…

Bruscolini, bruscolini…su, non fate i complottisti, credete alla Reichpolizei…non c’erano i documenti che dovevano arrivare dalla Tunisia: avete capito?

In Germania…era stato fermato per la prima volta il 30 luglio a Friedrichshafen con un falso documento d’identità italiano…e dall’aprile 2016 risulta “tollerato”. Dopo…due giorni in carcere a Ravensburg, era stato rilasciato e aveva dichiarato di vivere nel centro di accoglienza di Emmerich, vicino alla cittadina Kleve, nella regione del Nord-Reno Westfalia. Prima, aveva fatto domanda di asilo, ma la sua richiesta era rimasta in sospeso perché già conosciuto dalla polizia.

Beh, se la polizei lo conosce…è tutto più facile, no? Uno che è conosciuto per “preparare attentati contro lo stato” viene rilasciato sulla parola, così, come un ragazzotto che ha rotto un vetro…convincente, no?

…a Berlino, la polizia inizia a sorvegliarlo “da marzo a settembre”…sospetto dei servizi federali che Amri stesse preparando “un furto per finanziare l’acquisto di armi automatiche” da usare in “un attentato”… suo coinvolgimento “in piccolo traffico di droga”… senza rintracciare elementi che potessero “sostanziare” l’allarme… Per questo a settembre la sorveglianza venne sospesa…

Bello quel “da marzo a settembre”…si sorveglia in primavera e in estate, perché in autunno e in inverno si va in letargo…

Insomma, il nostro è sospettato di attentati contro la sicurezza dello stato, traffico d’armi, spaccio di droga, d’appartenere a reti internazionali di terrorismo, preparazione di attentati…ma non si può arrestarlo, perché non si sa chi è.

Certo, bisogna riconoscere che la Reichpolizei è scaduta di brutto: se ben ricordo, a Stammheim le cose andarono un po’ diversamente…qualcuno ricorda Andreas Baader ed Ulrike Meinhorf?

L’unica cosa che mi viene in mente, tornando a quegli anni, è la figura di Pietro Valpreda – perfetto nella parte di chi seminava bombe – condannato (poi liberato, poiché riconosciuto innocente) per la strage di Piazza Fontana.

Che i tedeschi, per una volta, abbiano imparato da noi?

 

Carlo Bertani

Fonte: http://carlobertani.blogspot.it

Link: http://carlobertani.blogspot.it/2016/12/anis-amri-berlino-camion-pistolettate.html

22.12.2016

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