di HARALD NEUBER
Venezuela e Cuba si alleano contro l’influenza degli Stati Uniti in America Latina.
Sembrava una delle solite messe in scena: Mentre gli Stati uniti da anni spingono per l’ “Area di Libero Commercio delle Americhe”, i presidenti del Venezuela e di Cuba sono apparsi in pubblico il dicembre scorso ad Havana per presentare insieme un concetto contrapposto. Già al primo sguardo l’Alternativa Bolivariana per l’America (1) appare come una risposta all’iniziativa statunitense. Infatti mentre quest’ultima è conosciuta nell’area ispanofona sotto l’acronimo ALCA (2), il progetto cubano-venezuelano si abbrevia con le lettere ALBA.
All’ inizio sembrava che l’idea si esaurisse con il gioco di parole. I capi di stato a malapena hanno compreso il passo avanti dei due presidenti critici nei confronti degli Stati Uniti. Però i primi di luglio Chavez ha indetto il “I Summit Energetico dei Capi di Stato dei Caraibi” nella città petrolifera Puerto La Cruz. Insieme al capo di stato cubano ha proposto ai 15 capi di stato e di governo dei Caraibi presenti un affare, che potrebbe essere valutato da Washington con grande preoccupazione.
Partendo da forniture di petrolio a prezzi ribassati gli stati della regione dovrebbero raggiungere una cooperazione economica più stretta. L’idea di fondo non è nuova: già nel Patto di San José i paesi petroliferi latinoamericani Venezuela e Messico nel 1980 si erano impegnati a rifornire i paesi del Centroamerica e quattro paesi caraibici con 160.000 barili di petrolio a condizioni vantaggiose. In un accordo ulteriore nell’ottobre del 2000 il Venezuela si è inoltre dichiarato disponibile a fornire altro petrolio a prezzo ridotto ai paesi caraibici e centroamericani nel corso dei prossimi 15 anni. Nell’incontro a Puerto La Cruz, Chavez ha quindi proposto la creazione di una società petrolifera regionale e statale. Ogni stato membro dovrebbe delegare un rappresentante al consiglio d’amministrazione della nuova società “Petrocaribe”, ha detto Chavez. Un intento del genere per il Venezuela significa anche un’autoprotezione. Se la cooperazione regionale venisse istituzionalizzata con una società petrolifera, per gli Stati Uniti sarebbe decisamente più difficile riuscire a creare tensione tra il Venezuela e gli altri stati latinoamericani. Mentre in origine queste forniture di petrolio a prezzi ridotti nascevano per sostenere lo sviluppo dell’economia nella regione, Chavez e Castro vogliono ora renderle un motore per un “commercio solidale“. A medio termine la nuova alleanza dal nome ALBA-Caraibi dovrebbe sfociare in un accordo commerciale regionale.
Fidel Castro ha reso esplicito l’orientamento politico di questa nuova alleanza. Il nemico giurato di Washington ha richiamato all’unità degli stati latinoamericani. Con l’attacco all’Iraq, afferma Castro, si combatte per la prima volta una guerra per l’accesso alle risorse energetiche. Aggiunge che questo è il primo segnale di una “incombente crisi energetica globale“. Per i paesi in via di sviluppo diventa quindi indispensabile trovare un accordo anche al di là della regione latinoamericana. Castro ha accusato gli stati industrializzati di “commercio irresponsabile”, siccome la loro “politica dello spreco” fa scomparire le risorse energetiche. Castro e Chavez lavorano insieme da molti anni ad una nuova unione dei cosiddetti paesi del terzo mondo. Entrambi sono ispirati dall’esempio del Movimento dei Non-Alleati degli anni cinquanta. Così già nel 2000 hanno presieduto il summit del Gruppo dei 77 ad Havana. È da allora che alcune fondazioni politiche conservatrici americane (3) fanno presente che il Venezuela potrebbe „abusare politicamente“ delle sue riserve di petrolio.
E in realtà sembra che il capo di stato venezuelano stia passando all’offensiva. Intanto nella gran parte del continente sudamericano comunque sono al potere coalizioni di centro sinistra. Chavez mantiene stretti contatti con questi governi in Argentina, Uruguay, Brasile e Chile. Quando alla fine della prima settimana di luglio si sono incontrati i rappresentanti di 150 organizzazioni e partiti di sinistra al Forum di São Paulo (4), è stato chiaro il cambiamento dell’ atmosfera. Nella dichiarazione finale i partecipanti del forum si sono detti favorevoli allo sviluppo di accordi di libero commercio nella regione escludendo gli Stati Uniti. In base alla dichiarazione, che fa diretto riferimento all’iniziativa di Cuba e Venezuela, solo una nuova integrazione sud-sud sarebbe in grado di combattere efficacemente la povertà in America Latina. I rappresentati dei partiti della sinistra hanno approvato questa proposta e hanno dichiarato di essere disponibili allo svilippo di questa politica. Secondo Paulo Ferreira, segretario internazionale del Partito dei Lavoratori, è giá un successo che la tabella di marcia originale dell’accordo ALCA non potesse essere rispettata. In base ai piani di Washington la zona di libero commercio panamericana avrebbe dovuto già esistere dal gennaio di quest’anno.
Links
(1) Foro de São Paulo
Fonte: www.heise.de/tp/
Link: http://www.telepolis.de/r4/artikel/20/20555/1.html
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da Olimpia Bertoldini