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I piu' letti degli ultimi 7 giorni

1993-2013: STA ARRIVANDO AL CAPOLINEA IL VENTENNALE “PASSO A DUE” TRA RUSSIA E STATI UNITI ? (PARTE PRIMA)

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A cura di Truman
Il 18 Novembre 2013
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DI THE SAKER

vineyardsaker

PARTE I

Le ultime tensioni tra l’Unione Europea e la Russia per la bravata di Greenpeace nell’Artico [ci si riferisce al blitz sulla piattaforma di Gazprom nel mare di Pecora: maggiori dettagli sul Corriere sezione Esteri NdT] ha semplicemente confermato un dato di fatto che realmente nessuno si preoccupa più di negare: le élite politiche e finanziarie occidentali odiano in modo viscerale Vladimir Putin e sono sconvolte dal comportamento che la Russia tiene sia sul piano interno che sulla scena internazionale [ovvero sia per come la Russia si comporta dentro i suoi confini, sia per la crescente proiezione di superpotenza globale, si pensi all’ultima vittoria sullo scenario siriano NdT]. Questa tensione era ben visibile sui volti di Obama e Putin al vertice del G8 a Lough Erne, dove entrambi i leader sembravano essere assolutamente disgustati l’uno dall’altro. Le cose sono andate ancora peggio quando Putin ha fatto qualcosa di abbastanza inedito nella storia diplomatica russa: ha affermato pubblicamente che Kerry era un disonesto e lo ha persino
apostrofato con il termine di “bugiardo”
.Mentre le tensioni hanno raggiunto una sorta di climax [l’articolista allude al culmine dell’orgasmo: si è preferito mantenere il termine originale in quanto più elegante del corrispondente italiano NdT] sulla questione siriana, i problemi tra Russia e Stati Uniti non sono davvero nulla di nuovo. Un rapido sguardo al recente passato mostra come i media aziendali occidentali siano stati impegnati in una vibrante campagna strategica tesa a identificare e sfruttare le eventuali debolezze della “corazza politica” russa e tratteggiare la Russia come un paese molto brutto, antidemocratico e autoritario, in altre parole, una minaccia per l’Occidente [per la pervicace ostinazione viene in mente l’immagine di Brutti, sporchi e
cattivi
NdT].

Permettetemi di citare qualche episodio di questa campagna di Colpisci-La-Russia (in nessun ordine particolare):

• Berezovsky considerato come un uomo d’affari “perseguitato”
• Politkovskaya “assassinata da sicari del KGB”
• Khodorkovsky imprigionato per il suo amore per la “libertà”
• L’”Aggressione” della Russia nei confronti della Georgia
• Le guerre “genocide” della Russia contro il popolo ceceno
• Le “Pussy Riot ” viste come “prigioniere politiche [per reati di opinione]”
• Litvinenko “ucciso da Putin”
• Gli omosessuali russi “perseguitati” e “maltrattati” da parte dello Stato
• Magnitsky e la successiva “legge Magnitsky”
• Snowden descritto come un “traditore nascosto in Russia”
• Le “elezioni rubate” alla Duma e alla presidenza
• La “Rivoluzione Bianca” in piazza Bolotnaya
• Il “nuovo Sakharov” – Alexei Navalnyi
• “Il supporto russo ad Assad”, il “macellaio (chimico) di Damasco”
• Il costante “intervento” russo nelle questioni ucraine
• Il “completo controllo” del Cremlino sui media russi.

Questa lista è ben lungi dall’essere completa, ma è sufficiente per gli scopi della nostra analisi. Permettetemi anche di aggiungere subito come non sia il mio scopo qui quello di confutare [debunk nel testo NdT] queste accuse una per una. L’ho fatto in questo blog molte volte in passato, quindi chiunque sia interessato può dare un’occhiata agli articoli contenuti. Mi limito qui ad affermare una cosa assai importante che non posso provare, ma di cui sono assolutamente certo: il 90% o più della popolazione russa ritiene che tutti questi problemi siano una totale assurdità, dei non-problemi del tutto esagerati. Inoltre, la maggior parte russi crede che le cosiddette “forze democratiche” cui le élite occidentale danno sostegno in Russia (Iabloko, Parnas, Golos, ecc) siano fondamentalmente agenti di influenza per l’Occidente pagati dalla CIA, l’MI6, Soros e gli oligarchi ebrei in esilio. Quel che è certo è che, oltre a questi piccoli gruppi liberal-democratici, nessuno in Russia prende sul serio queste accuse. La maggior parte delle persone li vedono esattamente per quello che sono: una campagna diffamatoria.

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Per molti versi, ciò ricorda da vicino come stessero le cose durante la Guerra Fredda in cui l’Occidente ha utilizzato le sue immense risorse di propaganda al fine di demonizzare l’Unione Sovietica e sostenere le forze anti-sovietiche in tutto il mondo, compreso all’interno della stessa URSS. Direi che questi sforzi sono stati, nel complesso, di grande successo e che dal 1990 la maggior parte dei sovietici, tra cui i Russi , siano stati piuttosto nauseati dai loro leader. Allora, qual è la grande differenza rispetto alla situazione attuale?

Per rispondere a questa domanda, si ha bisogno di riconsiderare i processi che si sono svolti in Russia negli ultimi 20 anni o giù di lì, in quanto solo un’occhiata a quanto successo nel corso degli scorsi due decenni permette di arrivare alla radice del problema attuale [o dei problemi attuali: l’autore sottolinea come il problema non sia unico ma si tratti di una serie di questioni NdT] tra gli USA e la Russia.

Quando è scomparsa effettivamente l’Unione Sovietica?

La data ufficiale della fine dell’Unione Sovietica è il 26 dicembre 1991 la data di adozione da parte del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica della Dichiarazione numero 142-Н che ha ufficialmente riconosciuto la dissoluzione dell’Unione Sovietica come stato e soggetto delle leggi internazionali. Ma questa è una visione molto superficiale, formale delle cose. Si potrebbe sostenere che, anche se l’Unione Sovietica si era ridotta alle dimensioni della Federazione russa essa sopravviveva ancora racchiusa in questi confini più piccoli. Dopo tutto, le leggi non sono cambiate nel corso di una notte, né lo ha fatto la maggior parte della burocrazia, e anche se il Partito Comunista stesso era stato vietato dopo il colpo di stato dell’agosto del 1991, il resto dell’apparato statale continuava ancora ad esistere.

A Eltsin e ai suoi sostenitori questa realtà creava una situazione molto difficile. Dopo aver bandito il Partito e smantellato il KGB, i liberali di Eltsin fronteggiavano ancora un temibile avversario: il Soviet Supremo della Federazione Russa, ovvero il Parlamento della russa Repubblica Socialista Federale Sovietica, eletto dal Congresso dei deputati del popolo della Federazione Russa. Nessuno aveva abolito questo istituto “molto” sovietico che divenne rapidamente il centro di quasi tutte le forze anti-Eltsin e filo-sovietiche nel paese. Non riesco a mostrare tutti i dettagli di quest’incubo legale, basti dire che il Soviet Supremo si presentò come il “Parlamento russo” (il che non è del tutto vero), e che i suoi membri si impegnarono in una campagna sistematica per evitare a Eltsin di attuare le sue “riforme” (col senno di poi, si potrebbe dire che hanno cercato di impedire a Eltsin di rovinare il paese). Si potrebbe dire che la “nuova Russia” e la “vecchia Unione Sovietica” combattevano a vicenda per il futuro del paese. Com’era prevedibile, il Soviet Supremo propendeva per una democrazia parlamentare, mentre Eltsin e i suoi liberali ambivano a una democrazia presidenziale. Le due parti presentavano ciò che sembrava essere un netto contrasto agli occhi della maggior parte della popolazione russa:

1 ) Il presidente russo Eltsin: ufficialmente egli rappresentava la Russia, in contrasto con l’ Unione Sovietica; si presentava come anti-comunista e democratico (poco importa che egli stesso sia stato un membro di alto rango del PCUS e anche un membro senza diritto di voto del Politburo!). Eltsin era anche chiaramente il beniamino dell’Occidente e prometteva di integrare la Russia nel mondo occidentale.

2 ) Il Soviet Supremo: guidato da Ruslan Khasbulatov con il supporto del Vice-Presidente della Russia, Alexander Rutskoi, il Soviet Supremo divenne il punto di incontro di tutti coloro che credevano che l’Unione Sovietica fosse stata sciolta illegalmente (il che è vero) e contro la volontà della maggioranza della sua gente (che è anche vero). La maggior parte, se non tutti, dei sostenitori del Soviet Supremo erano, se non apertamente comunisti, almeno socialisti e anti-capitalisti. Una buona parte dell’assai disorganizzato movimento nazionalista russo era a favore del Soviet Supremo.

Sappiamo tutti come sia andata poi: Eltsin schiacciò l’opposizione in un enorme bagno di sangue, assai peggiore di quanto riportato dai media occidentali (o persino da quelli russi). Lo scrivo con un elevato livello di confidenza perché ho ricevuto personalmente queste informazioni da una fonte molto buona: si dà il caso che io mi trovassi a Mosca in quei tragici giorni e che fossi in costante contatto con un colonnello di una segretissima unità di forze speciali del KGB chiamata “Vympel” (ne riparleremo più avanti) che mi disse di come la stima del KGB del numero di persone uccise nella regione [Oblast NdT] di Mosca fosse vicina a 3.000 persone. Posso anche testimoniare personalmente che i combattimenti sono durati molto più a lungo di quanto sostenga la narrazione ufficiale: ho assistito a una battaglia assai accesa tra persone armate di mitra, svoltasi proprio sotto le mie finestre ben cinque giorni dopo che il Soviet Supremo si era arreso. Voglio sottolineare questo qui perché penso che ciò illustri una realtà spesso trascurata: la cosiddetta “crisi costituzionale del 1993” è stata davvero una mini guerra civile per controllare il destino dell’Unione Sovietica e, in verità, solo alla fine di tale crisi l’Unione Sovietica è scomparsa sul serio.

Nei giorni precedenti l’assalto dei carri armati contro il Soviet Supremo ho avuto l’opportunità di trascorrere un sacco di tempo con i sostenitori del Presidente e del Soviet Supremo. Mi sono preso il tempo di coinvolgerli in lunghe conversazioni per cercare di scoprire, per me stesso, ciò che ogni fazione rappresentasse e se io avessi dovuto parteggiare per una di esse. La conclusione cui arrivai era piuttosto triste: entrambe le parti erano principalmente composte da ex (o non ex) comunisti, entrambe le parti affermavano di difendere la democrazia ed entrambe le parti si accusavano a vicenda di fascismo. In realtà entrambe le parti erano in realtà molto simili. Ritengo che io non fossi l’unica persona a sentirsi così in quei giorni e nutro il sospetto che la maggior parte del popolo della Russia percepisse in profondità la cosa [che le fazioni fossero praticamente la stessa cosa NdT] e finì per essere davvero nauseata da tutti i politici coinvolti.

Vorrei qui condividere un aneddoto più personale: quei tragici giorni sono stati personalmente abbastanza sorprendenti per me. Eccomi lì, un giovane nato in una famiglia di emigrati russi rabbiosamente anti-sovietici, che ha trascorso molti anni lottando contro il sistema sovietico e, soprattutto, il KGB. Eppure, ironia della sorte, ho finito per passare la maggior parte del mio tempo in compagnia di un colonnello di una unità delle forze speciali del KGB (come ci siamo incontrati è una lunga storia meritevole di un altro post). Persino più incredibile per me fu il fatto che, con tutte le differenze tra di noi, avessimo la stessa identica reazione agli eventi che si svolgevano sotto i nostri occhi. Entrambi decidemmo che non potevamo appoggiare alcuna fazione impegnata nel conflitto – ai nostri occhi, erano ripugnanti allo stesso modo. Mi trovavo nel suo appartamento quando ricevette una chiamata dal quartier generale del KGB che gli ordinava di presentarsi in un posto in centro per preparare un assalto delle forze speciali contro la “Casa Bianca” (questo era il soprannome che l’uomo della strada dava al palazzo del Parlamento russo) – si rifiutò di obbedire, disse ai suoi capi di andare al diavolo e riattaccò. Non fu il solo in questa decisione: proprio come nel 1991, né i paracadutisti russi, né le forze speciali decisero di far fuoco sul loro popolo (gli altri, le forze apparentemente “democratiche” non mostrarono tale scrupolo). Invece di obbedire agli ordini dei suoi capi, il mio nuovo amico si prese il tempo di darmi qualche consiglio molto prezioso su come far uscire da Mosca, in modo sicuro, un mio parente senza che fosse ucciso o arrestato (in quei giorni non era cosa molto sicura l’essere madrelingua russo con un passaporto straniero).

Ho voluto raccontare questa storia in questo articolo perché mostra qualcosa di molto importante: nel 1993 la stragrande maggioranza dei russi, anche emigrati in esilio o colonnelli delle forze speciali del KGB, erano profondamente disgustati e stufi di entrambe le parti di quella crisi. In un certo senso, si potrebbe dire che la maggior parte dei russi erano in attesa che comparisse sulla scena politica una TERZA forza.

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Dal 1993 al 1999: un incubo democratico

Dopo la sopraffazione dell’opposizione da parte degli scagnozzi di Eltsin, si aprirono sul serio le porte degli Inferi per la Russia: l’intero paese venne rilevato da varie mafie e le vaste risorse naturali furono saccheggiate da oligarchi (per lo più ebrei). La cosiddetta “privatizzazione” dell’economia russa creò sia una nuova classe di multi-milionari sia molte decine di milioni di persone molto povere che riuscivano a malapena a sopravvivere. Un’enorme ondata di crimine raggiunse ogni città, l’intera infrastruttura del paese collassò e molte regioni della Russia iniziarono a progettare attivamente la loro secessione dalla Federazione Russa. Alla Cecenia fu consentita la secessione dalla Federazione Russa dopo una guerra grottesca e sanguinosa che vide l’esercito russo pugnalato alle spalle dal Cremlino. E durante questi anni veramente infernali, le elité occidentali diedero il loro pieno sostegno a Eltsin e ai suoi oligarchi. L’unica eccezione a questo festival dell’amore [indica l’amore assoluto della comunità internazionale occidentale nei confronti di Eltsin NdT] fu il sostegno politico, economico e militare che il mondo anglosassone ebbe nei confronti dell’insurrezione cecena. Alla fine, quello che doveva accadere accadde per davvero: il paese dichiarò fallimento nel 1998 svalutando il rublo e dichiarandosi inadempiente sul proprio debito pubblico. Anche se non lo sapremo mai per certo, sono fermamente convinto che intorno al 1999 la Russia si trovò a pochi passi dalla completa dissoluzione sia come paese sia come nazione.

L’eredità lasciata dai liberali / democratici

Avendo schiacciato l’opposizione nel 1993, i liberali russi si trovarono ad avere la completa libertà di scrivere una nuova costituzione, che sarebbe stata cucita a misura perfetta dei loro scopi, e con la loro tipica miopia adottarono una nuova Costituzione che dava immensi poteri al Presidente e davvero pochissimo [potere] al nuovo Parlamento, la Duma russa. Si spinsero persino ad abolire la carica di vice-presidente (non volevano un altro Rutskoi a sabotare i loro piani).

E tuttavia, in occasione delle elezioni presidenziali del 1996 i liberali persero quasi tutto. Per il loro orrore, il candidato comunista Gennadi Zuiganov conquistò la maggioranza dei voti al primo turno, cosa che costrinse i liberali a fare due cose: in primo luogo, naturalmente, falsificarono i risultati ufficiali e, in secondo luogo, si allearono con generale dell’esercito alquanto popolare, Alexander Lebed. Queste due mosse resero loro possibile dichiarare di aver vinto il secondo turno (anche se in realtà aveva vinto Ziuganov). Anche in questo caso, l’Occidente supportò in pieno Eltsin. Beh, perché no? Avendo dato pieno supporto Eltsin per la sua sanguinosa repressione contro i sostenitori del Soviet Supremo, perché non sostenere Eltsin anche in un’elezione rubata, giusto ? Avevano fatto trenta, tanto valeva fare trentuno [adattamento di “In for a dime, in for a dollar” che dice che chi possiede un decino, può bene possedere un dollaro NdT].

Eltsin stesso, comunque, trascorreva la maggior parte del suo tempo a bere a morte ed appariva subito piuttosto chiaro che non sarebbe durato molto a lungo. Il panico si impossessò del campo liberale, che finì per commettere un enorme errore: permisero a un burocrate semisconosciuto e piuttosto insignificante, proveniente da San Pietroburgo, di sostituire Eltsin come presidente facente funzione: Vladimir Putin.
Putin era un tranquillo, competente burocrate di basso profilo, la cui principale qualità sembrava essere la mancanza di una forte personalità, o almeno così la pensavano i liberali. Ragazzi, che gigantesco errore di calcolo!

Non appena venne nominato, Putin agì con velocità fulminea. Sorprese subito tutti mostrandosi coinvolto in prima persona nella seconda guerra cecena. A differenza del suo predecessore, Putin diede ai comandanti militari piena libertà di condurre questa guerra come gli stessi militari volevano. Putin sorprese tutti di nuovo quando stinse un accordo davvero storico con Hadji Ahmad Kadyrov per portare la pace in Cecenia, anche se quest’ultimo era stato un leader della guerriglia durante la prima guerra cecena.

La popolarità di Putin si impennò ed egli utilizzò immediatamente tutto ciò a suo vantaggio.
In una sorprendente torsione della storia, Putin ha usato la Costituzione elaborata e adottata dai liberali russi per attuare una rapidissima serie di riforme fondamentali e per eliminare la base del potere dei liberali: gli oligarchi ebrei (Berezovksy, Khorodkovsky, Fridman, Gusinsky, etc). Approvò, inoltre, molte leggi destinate a “rafforzare il potere verticale”, che diede al centro federale il controllo diretto sulle amministrazioni locali. Ciò, a sua volta, non solo schiacciò molte delle mafie locali che erano riuscite a corrompere e infiltrare le autorità locali, ma fermò anche rapidamente tutti i vari movimenti secessionisti all’interno della Russia. Infine, usò quella che viene chiamata la “risorsa amministrativa” per creare il suo partito Russia Unita e per dargli il pieno sostegno da parte dello Stato. L’ironia qui è che Putin non sarebbe mai riuscito in questi sforzi se i liberali russi non avessero creato una Costituzione iper-presidenziale che gli diede i mezzi per raggiungere i suoi obiettivi. Parafrasando Lenin, potrei dire che i liberali russi diedero a Putin la corda per appenderli.

L’Occidente, naturalmente, capì in fretta ciò che succedeva, ma era troppo tardi: i liberali avevano perso il potere per sempre (se Dio vuole!) e il paese è stato chiaramente conquistato da un’inedita terza forza.

Chi ha davvero messo Putin al potere?

Questa è la domanda da un milione di dollari [10’000$ nell’originale, forse a causa della crisi finanziaria globale… NdT]. Formalmente, la risposta ufficiale è semplice: l’entourage di Eltsin. Eppure, è piuttosto ovvio che qualche altro gruppo non identificato di persone è brillantemente riuscito a ingannare i liberali inducendoli a lasciare la volpe [Putin NdT] all’interno del loro pollaio.

Ora si ricordi che le forze filo-sovietiche furono ampiamente sconfitte nel 1993. Quindi questo [l’arrivo di Putin al potere NdT] non fu il risultato di alcuni nostalgici revanscisti che intendevano resuscitare la vecchia Unione Sovietica. Quindi non c’è bisogno di guardare al campo presente, che, infatti, è per lo più rimasto ostile a Putin. Chi altro allora?
Si trattò di un’alleanza di due forze, davvero: elementi della ex “PGU KGB SSSR” e un certo numero di leader del mondo industriale e finanziario. Esaminiamoli uno alla volta.

La prima forza è stata la PGU KGB SSSR, ovvero il ramo di intelligence estera del KGB sovietico. Il suo nome ufficiale era Prima Direzione in Capo del Comitato di Sicurezza dello Stato dell’URSS. In pratica qualcosa di equivalente al MI6 britannico. Si trattava senza ombra di dubbio della parte più d’elite ed autonoma del KGB (aveva persino un proprio quartier generale posto a sud di Mosca). Anche se il PGU era alle prese con numerosi problemi, era anche molto strettamente legato (e interessato da) al mondo della grande impresa, in patria e all’estero. Dal momento che il PGU non aveva nulla a che fare con le attività più sporche del KGB, come la persecuzione dei dissidenti (ruolo della Quinta Direzione) e poiché aveva poco a che fare con la sicurezza interna (prerogativa della Seconda Direzione di Comando), non si trovò in cima alla lista delle istituzioni da riformare semplicemente perché non era odiato tanto quanto la parte più in vista del KGB.

La seconda forza che ha posto Putin al potere era costituita da giovani provenienti da ministeri chiave della ex Unione Sovietica, che si occupavano di questioni industriali e finanziarie e che odiavano oligarchi ebrei di Eltsin. A differenza di questi ultimi, questi giovani dirigenti non volevano semplicemente saccheggiare tutte le risorse della Russia per garantirsi una pensionamento [dorato] negli USA o in Israele, ma volevano che la Russia diventasse una potente economia di mercato integrata nel sistema finanziario internazionale.

In seguito, il primo gruppo si sarebbe trasformato in quello che io chiamo “Suprematisti eurasiatici” [Eurasian Sovereignists nel testo, si veda qui per una spiegazione del termine NdT], mentre il secondo sarebbe diventato ciò che avrei definito “Integrazionisti Atlantici” [Atlantic Integrationists nel testo, si veda qui per una spiegazione del termine NdT]. Potremmo pensare a loro come il “popolo di Putin” e il “popolo di Medvedev”.

Infine, non si deve dimenticare che ovviamente c’è una terza forza che ha dato il suo pieno sostegno alla base di questo tandem Putin-Medvedev – il popolo russo stesso, che finora ha sempre votato per tenerli al potere.

Una formula assolutamente brillante, ma che al momento è scaduta

Non vi è alcun dubbio nella mia mente che l’idea di creare questo “tandem” sia stata a dir poco geniale: Putin avrebbe soddisfatto i nazionalisti, Medvedev la gente più orientata verso il liberismo. Putin avrebbe ottenuto l’appoggio dei “ministeri forti” (difesa, sicurezza, intelligence) mentre Medvedev avrebbe ottenuto il sostegno della comunità imprenditoriale. Putin avrebbe potuto spaventare le autorità locali in modo da ottenere piena adesione agli ordini dal centro federale, mentre Medvedev avrebbe fatto sentire a proprio agio gli USA e l’UE a Davos [La località è nota in tutto il mondo perché da qualche tempo ospita l’annuale Forum Economico Mondiale, un incontro fra i principali dirigenti politici ed i principali esponenti economici NdT].

Oppure, mettiamola in questo modo: chi sarebbe contro il duo Putin e Medvedev? Gli irriducibili sostenitori dell’Unione Sovietica, i fanatici nazionalisti xenofobi, i fanatici liberali filo-statunitensi e gli esuli ebrei [si riferisce agli oligarchi NdT]. Questo è più o meno ciò che si potrebbe opporre; e non si tratta davvero di granché.

Tra l’altro – che cosa vediamo all’opposizione oggi? Un Partito comunista che attrae i nostalgici dell’era sovietica, un Partito liberal-democratico buono per i nazionalisti e un piccolissimo “Russia Giusta” [Just Russia nel testo NdT], partito il cui unico scopo sembra essere quello di prendere voti dagli altri due e cooptare alcuni dei liberali fanatici. In altre parole, Medvedev e Putin hanno sostanzialmente eliminato qualsiasi tipo di opposizione credibile.

Come ho già detto nei post precedenti, ora ci sono chiari segni di gravi tensioni tra i “Suprematisti Euroasiatici” e gli “Integrazionisti Atlantici” al punto che Putin ha attualmente creato un proprio movimento: il “Fronte Popolare di Tutta la Russia [“All-Russia People’s
Front
” nel testo NdT], creato da Putin nel 2011 (per informazioni sul background della cosa potete consultare questa pagina e quest’altra).

Dopo aver esaminato i complessi processi che hanno finito per portare alla presidenza di Putin in Russia, abbiamo bisogno di guardare a ciò che è avvenuto negli Stati Uniti nello stesso periodo di tempo.

(segue parte II )

The Saker

Fonte: http://vineyardsaker.blogspot.it
Link: http://vineyardsaker.blogspot.it/2013/10/1993-2013-is-twenty-years-long-pas-de.html
12.10.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PG

LEGGI ANCHE: 1993-2013: STA ARRIVANDO AL CAPOLINEA IL VENTENNALE “PASSO A DUE” TRA RUSSIA E STATI UNITI ? (PARTE SECONDA)

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