DI ANDREW BUNCOMBE
Declassificato un documento preparato nell’estate del 1956 e reso disponibile questa settimana
Prima di tutto c’erano Mosca e Leningrado, con più di 300 obiettivi scelti per diventare dei Ground Zeros (DGZs), solo in queste due città. Poi c’erano Varsavia e Pechino, e – a sorpresa – altre 1.200 città.
Questa era la lista degli obiettivi previsti per una “distruzione sistematica” con attacchi nucleari degli Stati Uniti al culmine della Guerra Fredda e declassificata più di cinquanta anni dopo.
Come obiettivi erano indicate popolazioni civili e aeroporti.
La lista rivela che la priorità di qualsiasi operazione lanciata dagli Stati Uniti doveva andare a campi di aviazione e istallazioni (militari) per distruggere ogni possibilità che l’Unione Sovietica potesse attaccare l’America.
Ma in ogni città erano state individuate aree specifiche – un dettaglio che ancora oggi rimane classificato – che gli Stati Uniti avrebbero dovuto considerare obietivo per la densità di popolazione umana. Una tattica che, apparentemente, era in contrasto con tutte le regole di guerra internazionali che vietano di colpire specifici obiettivi civili.
Il documento, di 700 pagine, della Strategic Air Command (SAC) Atomic Weapons Requirements Study for 1959, fu prodotto nell’estate del 1956 ed è stato reso disponibile questa settimana dal National Security Archive, che si trova presso la George Washington University di Washington DC.
All’epoca in cui fu redatto il documento, il generale Curtis LeMay era comandante in capo della Strategic Air Command e gli esperti che hanno pubblicato il documento hanno detto di ritenere che questo fosse l’elenco più completo di siti scelti come obietivi nucleari durante la Guerra Fredda, che sia mai stato reso pubblico.
“Una delle cose più interessanti è la quantità di minimi dettagli”, ha detto William Burr – analista senior – al The Independent. “La priorità era per le installazioni. Ma erano indicate come bersaglio anche aree con popolazione umana. Non sappiamo ancora esattamente dove … ma è agghiacciante. “
Il documento dice che operazioni di bombardamento nucleare avrebbero esposto civili e “forze militari amiche” – che si trovavano vicono ai target – a livelli elevati di fallout radioattivo mortale.
Inoltre, gli autori del documento svilupparono anche un piano per la “distruzione sistematica” di obiettivi urbano-industriali nel blocco sovietico e – specificamente ed esplicitamente – indicarono la “popolazione” di alcune città, tra cui Pechino, Mosca, Leningrado, Berlino Est, e Varsavia.
Burr ha scritto in un comunicato stampa che la scelta di dare priorità alle forze aeree sovietiche si basava sulla minaccia immediata ed evidente che bombardieri sovietici potessero colpire il territorio continentale degli Stati Uniti e forze americane in Europa e in Asia orientale “
“Una introduzione dettagliata del rapporto spiega come la priorità data a certi obiettivi prevedesse lo scoppio in superficie di armi termonucleari ad alto rendimento, capaci di distruggere obiettivi prioritari, tra cui basi aeree in Europa orientale”.
“Questa tattica avrebbe potuto produrre grandi quantità di fallout radioattivo molto maggiori che se gli scoppi di armi nucleri fossero avvenuti in aria. Secondo lo studio, “l’obbligo di vincere la battaglia aerea era il presupposto per qualsiasi altra considerazione”. “
Fonte: Information Clearing House
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article43807.htm
24.12.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.