E LA SPERANZA DELLA POLITICA IN INTERNET (PARTE I)
DEL PROF. PETER DALE SCOTT
Global Research
Lo
“Stato nello Stato” e l’11/9
L’inimmaginabile
– che elementi appartenenti allo Stato cospirassero insieme a dei
criminali per uccidere civili innocenti – è divenuto non solo
immaginabile, ma anche un luogo comune nell’ultimo secolo. Un
esempio significativo è stata l’Algeria francese, dove elementi
dissidenti delle forze armate francesi, opponendosi ai piani del
generale De Gaulle per l’indipendenza algerina, si sono organizzati
nella Organizzazione Segreta dell’Esercito ed hanno attaccato
indiscriminatamente i civili, prendendo a bersaglio anche scuole ed
ospedali1.
Alcuni oppositori come Alexander Litvinenko, che è stato poi ucciso
a Londra nel novembre 2006, hanno sostenuto che gli attentati del
1999 contro edifici residenziali intorno a Mosca, attribuiti ai
separatisti ceceni, in realtà sono stati opera del servizio segreto
russo (FSB)2.
Attacchi
similari in Turchia hanno dato origine al concetto di uno “Stato
nello Stato”3
extra-legale, una combinazione di forze che spazia da ex membri di
Gladio, un’organizzazione della Cia, ad “una vasta matrice di
funzionari della sicurezza e dell’intelligence, membri
ultranazionalisti della criminalità turca e rinnegati del PKK4”,
il movimento separatista curdo. Lo Stato nello Stato, finanziato in
parte dal traffico di eroina turco, è stato accusato dell’uccisione
di migliaia di civili in incidenti come l’attacco dinamitardo del
novembre 2005 contro una libreria di Semdinli. Questo attacco,
inizialmente attribuito ai PKK, si è scoperto essere stato messo in
atto da membri da membri del servizi segreti della polizia
paramilitare, insieme ad ex membri del PKK diventati informatori5.
Il 23 aprile 2008, all’ex ministro degli Interni Mehmet Agar è
stato imposto di sostenere un processo per il suo ruolo in questa
guerra sporca degli anni 906.
Nel
mio libro The
Road to 9/11
ho proposto l’esistenza, almeno a partire dalla Seconda Guerra
Mondiale, se non da prima, di un analogo Stato nello Stato americano,
anch’esso composto di ufficiali dei servizi e da elementi del
crimine dediti al traffico di droga7.
Ho anche indicato i decenni di collaborazione tra lo Stato nello
Stato americano e al Qaeda, un’organizzazione terrorista le cui
attività di narcotraffico sono state minimizzate dal Rapporto della
Commissione 11 settembre e dai media ufficiali americani8.
Resta
ancora da spiegare il fatto, anomalo e non preso in considerazione,
che l’addestratore dei dirottatori di al Qaeda, Ali Mohamed, fosse
contemporaneamente un agente doppio che faceva capo all’Fbi e che
quasi certamente aveva mantenuto dei legami con la Cia, che lo aveva
usato come agente e lo aveva aiutato a venire in America negli anni
809.
Non c’è dubbio che Ali Mohamed abbia organizzato gli attacchi
all’ambasciata [americana] in Kenya; e che lo abbia fatto dopo che
la polizia canadese, che lo deteneva a Vancouver insieme ad una altro
noto terrorista, ha rilasciato Mohamed su direttiva dell’Fbi10.
Partendo
da queste premesse storiche di collaborazione, offrirò un’ipotesi
per una loro ulteriore indagine: che lo Stato nello Stato americano
sia in qualche modo implicato con al Qaeda nell’atrocità dell’11
settembre; e che questo aiuti a spiegare l’intenso coinvolgimento
della Cia e di altre agenzie americane nel successivo insabbiamento.
Sibel
Edmonds, ex traduttrice turco-americana dell’Fbi, ha pubblicamente
indicato un collegamento di al Qaeda e ufficiali americani al
traffico di eroina che sta alla base dello Stato nello Stato turco.
Sebbene le sia stato impedito di parlare direttamente da un ordine
straordinario di un tribunale11,
le sue dichiarazioni sono state raccolte da Daniel Ellsberg:
Al
Qaeda – citano queste interviste – è finanziata al 95% dalla
droga… un traffico di droga verso cui il governo americano chiude
un occhio, che ha ignorato, perché coinvolge pesantemente i nostri
alleati e le nostre risorse, come Turchia, Kirghizistan, Tagikistan,
Pakistan, Afghanistan… tutti gli Stan… ad un traffico di droga
dove l’oppio parte dall’Afghanistan,
è lavorato in Turchia e spedito in Europa, dove fornisce il 96%
dell’eroina, da albanesi, sia in Albania che Kosovo… albanesi
musulmani in Kosovo… fondamentalmente UCK, l’Esercito di
Liberazione del Kosovo, che noi abbiamo fortemente sostenuto in
quella situazione alla fine del secolo12…
Sibel dice che valige di contanti sono state consegnate al Presidente
della Camera dei Rappresentanti, Dennis Haster, a casa sua, vicino a
Chicago, da elementi turchi, sapendo che molti di quei soldi
provenivano dal narcotraffico13.
Nel
2005 le accuse di Sibel Edmonds sono state in parte riportate da
Vanity
Fair.
Il giornale ha rivelato che la Edmonds ha avuto accesso ad
intercettazioni dell’Fbi di conversazioni tra membri del Consiglio
Turco-Americano (ATC) riguardo alla corruzione di ufficiali americani
e riguardo “a qualcosa che sembrava un riferimento ad ingenti
spedizioni di droga ed altri crimini.”14
11
settembre: non un colpo di Stato, ma una delle azioni dello Stato
nello Stato
Nel
2003 il giornalista italiano Maurizio Blondet ha pubblicato un libro
dal titolo 11
settembre: colpo di Stato
(Milano, ed. Effedieffe, 2002)15.
Nel corso degli anni l’idea dell’11/9 come colpo di Stato è
stata sostenuta da molti osservatori, compreso Gore Vidal16.
Nel maggio 2008 la ricerca su Google di “colpo di stato + 11/9”
produceva 297.000 risultati. Uno dei risultati più recenti, di Ed
Encho, suggerisce che il cuore del colpo di Stato possa essere stata
l’introduzione, l’11 settembre, senza dibattito e nemmeno la
notizia, dei cosiddetti ordini di “continuità di governo” (COG)
– degli ordini segreti tutt’ora sconosciuti ma con implicazioni
di carattere costituzionale17.
Senza ombra di dubbio,
come afferma il Rapporto della Commissione 11/9, i COG, il frutto di
20 anni di collaborazione segreta tra Rumsfeld e Cheney, sono stati
resi operativi l’11 settembre18.
Come vedremo, semplicemente non è chiaro cosa significhi, oggi come
allora. Ma alcuni giornalisti hanno dichiarato che le prime versioni
dei COG comprendevano la sospensione della costituzione19.
In
ogni caso definire l’11 settembre un colpo di Stato marca
eccessivamente la differenza tra la presente condizione di debolezza
dello Stato e la condizione, sui cui si è lavorato negli anni,
decenni, per arrivare a questo finale. Per mezzo secolo la
costituzione e le leggi dello Stato sono state prima eluse, poi
erose, quindi progressivamente sfidate e sovvertite da parte delle
forze dello Stato nello Stato. Vorrei suggerire che questa erosione è
stata ottenuta in parte attraverso una serie di importanti azioni
dello Stato nello Stato nella storia del dopoguerra americano –
aspetti dei quali (era chiaro fin dall’inizio) saranno persino
ignorati o soppressi dai media ufficiali.
La
storia recente ha visto molti eventi di questo genere, come
l’assassinio di John F. Kennedy, che sono talmente inspiegabili in
base alle conoscenze pubbliche della politica americana che la
maggior parte degli americani tende a non pensarci nemmeno. La
maggior pare di loro accetta la spiegazione superficiale, anche se
sospettano che non sia vera. E quando altri dicono di credere che
“Oswald ha agito da solo”, probabilmente lo fanno con la stessa,
confortevole ma irrazionale, mentalità di chi crede che Dio premierà
il giusto e punirà il malvagio.
Così
da un lato dobbiamo vedere un’America che ha raggiunto una
condizione di palese restrizione dei tradizionali diritti civili mai
vista prima – come quando l’ex Procuratore Generale Gonzalez ha
detto ad uno sbalordito comitato parlamentare che “nella
costituzione non viene espressa chiaramente la garanzia all’Habeas
Corpus.”20
Allo stesso tempo, dobbiamo vedere che l’11/9, come evento
inspiegabile o coperto che ci spinge via dalla normalità
costituzionale verso un’inutile stato di polizia permanente, non è
senza precedenti. Fa parte di una serie di eventi similmente non
spiegati, ognuno dei quali ha avuto lo stesso risultato, che ci
riportano indietro all’incidente del Golfo del Tonchino,
all’assassinio di Kennedy ed all’ormai dimenticato inizio della
Guerra di Corea.
La
“sorpresa” simulata dall’amministrazione Bush per l’attacco
dell’11/9 è del tutto analoga alla “sorpresa” simulata
dall’amministrazione Truman allo scoppio della guerra in Corea il
25 giugno 1950. Lo storico Bruce Cumings, in un libro di 957 pagine,
ha ricordato il curioso comportamento tenuto dai più alti livelli
delle istituzioni nelle settimane precedenti.
La
Cia, il 14 giugno, prevede la possibilità di un’invasione della
Corea del sud in qualsiasi momento. Nessuno lo mette in dubbio.
Cinque giorni dopo, prevede un’imminente invasione […]. Ora,
Corson […] dice che il rapporto del 14 giugno era giunto a
conoscenza di “circoli informati” e così “si temeva che gli
oppositori dell’amministrazione al Congresso potessero sollevare la
questione pubblicamente. Di conseguenza, la Casa Bianca prese la
decisione
di informare il Congresso che tutto andava bene in Corea.” Non era
forse da aspettarsi che al Congresso venisse detto che tutto non
andava bene in Corea? Certo, a meno che l’obiettivo non fosse avere
un Congresso sorpreso ed indignato.21
Nella
sua esaustiva analisi delle origini della guerra, Cumings vede questo
inganno verso gli Usa da parte parte degli alti livelli istituzionali
come una risposta ad eventi manipolati, che a loro volta erano la
risposta alla minaccia di una imminente espulsione da Taiwan del
Kuomintang (KMT), il partito nazionalista cinese, insieme ad una
pacifica riunificazione della Corea. I dettagli sono complicati, ma
non meno rispetto all’11 settembre, a causa del coinvolgimento del
KMT, finanziato dall’oppio.
Alla
fine di giugno, [il segretario di Stato Dean] Acheson e Truman erano
gli unici alti funzionari a tirarsi indietro dalla difesa della
Repubblica di Cina [Taiwan]… Sir John Pratt, un inglese con 40 anni
di esperienza al servizio consolare cinese e al Far East Office, nel
1951 scrisse: “Il governo di Pechino ha pianificato di liberare
Formosa il 15 luglio e, a metà giugno, è giunta notizia al
Dipartimento di Stato che il governo di Syngman Rhee in Corea del sud
si stava disintegrando. I politici da ambo le parti del 38 parallelo
stavano preparando un piano per rovesciare Syngman Rhee e apprestare
un governo unito per tutta la Corea.” Così l’unica via di uscita
per Chiang Kai-shek, leader del KMT era che Rhee attaccasse il nord,
cosa che alla fine spinse Acheson a dare la precedenza alla difesa
della Cina nazionalista [di Taiwan]22.
Intanto
verso la fine di giugno, in Corea del sud, un rappresentante
dell’ambasciata australiana spediva rapporti quotidiani, dicendo
che “pattuglie del sud si spingevano verso nord nel tentativo di
attrarre il nord in un inseguimento. Plismoll avvertì che questo
poteva condurre alla guerra ed era chiaro che c’era anche un certo
grado di coinvolgimento americano.” Secondo l’ex Primo Ministro
australiano Gough Whitlam “le prove erano sufficientemente fondate
per il Primo Ministro australiano da autorizzare un telegramma a
Washington che esortava a non incoraggiare il governo della Corea del
sud.23”
Cumins
fa notare anche gli avvertimenti della fine di aprile da parte di un
diplomatico americano, Robert Strong, secondo cui “misure estreme
possono essere tentate da parte del governo nazionalista cinese per
coinvolgere gli Usa in una guerra guerreggiata come mezzo per salvare
sé stesso.24”
In capitoli troppo complessi per essere riassunti in questa sede,
Cumins espone gli intrighi di
molti sostenitori di Chiang, compresi la “lobby cinese” a
Washington, il generale Calire Chennault e la sua allora quasi
defunta CAT (più tardi conosciuta come Air America), il generale
William Donovan, ex capo dell’OSS, ed il generale del Giappone
MacArthur ed il suo capo dell’intelligence Charles Willoughby.
Cumings fa notare la visita a Seul di due generali di Chiang, una
delle quali avvenuta con un aereo militare americano proveniente dal
quartier generale di MacArthur. E conclude che “Chiang poteva aver
trovato […] nella penisola coreana la provocazione per una guerra
che salvasse il suo regime [a Taiwan] per altri 2 decenni.”
Chiunque
abbia letto con attenzione fino a questo punto e non crede che
Willoughby, Chiang, Wu Tieh Cheng [generale
di Chiang e suo emissario a Seul],
Yi Pōm-sōk, [Syngman] Rhee, Kim Sōk-won, Tiger Kim e il loro giro
fossero capaci di cospirare per provocare una guerra, non può essere
convinto da alcuna prova.
Cumins
aggiunge che gli anticospirazionisti americani “sono in preda a
quella che si può definire la fallacia del cinismo insufficiente”…
un’accusa che può essere riutilizzata, se si potrà mai dimostrare
che anche l’11 settembre è stato “una cospirazione per provocare
una guerra.25”
11/9,
il Golfo del Tonchino e l’assassinio di JFK
Nel
1964 il Congresso ha approvato la Risoluzione del Golfo del Tonchino,
in risposta alle assicurazioni del Segretario della Difesa McNamara
secondo qui c’era “prova inequivocabile” di un secondo “attacco
non provocato” contro cacciatorpedinieri americani. Oggi sappiamo
che questo secondo attacco non ci fu, ma che le azioni di disturbo
combinate dei motoscafi della Cia e dei cacciatorpedinieri Usa nelle
acque del Vietnam del nord erano così provocatorie da spingere ad un
altro. George Ball, che all’epoca era Sottosegratario di Stato, nel
1977 commenterà in una intervista alla BBC:
Molte
delle persone che erano legate alla guerra cercavano ogni scusa per
iniziare i bombardamenti. L’invio di un cacciatorpediniere nel
Golfo del Tonchino è stato soprattutto una provocazione. […] C’era
la sensazione che se il cacciatorpediniere avesse avuto qualche
problema, questo avrebbe fornito la provocazione di cui avevamo
bisogno26.
Questa
azione sotto copertura del Golfo del Tonchino presenta molte affinità
con l’azione sotto copertura della Corea del 1950. Il Golfo del
Tonchino può anche essere analizzato in tre fasi distinte: l’inganno
del Congresso da parte di alti funzionari governativi, preceduto da
intrighi provocatori in Asia e rinforzato dalla manipolazione dei
rapporti all’interno dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale
(NSA). (Tutte e tre le fasi possono essere ritrovate nelle manovre
provocatorie della nave spia USS
Pueblo,
in un incidente o azione sotto copertura che non ha portato, come
alcuni chiaramente volevano, ad una risposta militare contro la Corea
del nord.)27
Ora
sappiamo da un resoconto ad uso interno della NSA recentemente
desecretato che il 4 agosto 1964 la NSA possedeva 122 SIGINT28
che, messi insieme, indicavano chiaramente che non c’era stato
alcun secondo attacco vietnamita il 4 agosto: “Quella notte la
marina di Hanoi non era impegnata in altro se non nel salvataggio di
due delle navi danneggiate il 2 agosto.” Ma di questi 122 SIGINT,
solo 15 vennero forniti alla Casa Bianca – “solo i SIGINT che
sostenevano l’affermazione secondo cui i comunisti avevano
attaccato i due cacciatorpedinieri.”29
Nel
frattempo, alla Cia, “nel pomeriggio del 4 agosto, l’analista
esperto di Nord Vietnam […] aveva concluso che probabilmente
nessuno aveva sparato contro le navi americane. Aveva incluso un
paragrafo a riguardo nella nota per il Bollettino di Intelligence
Aggiornata, che sarebbe stato spedito alla Casa Bianca e ad altre
agenzie chiave e che sarebbe stato stampato la mattina successiva. E
poi è successo qualcosa di veramente unico. Il Direttore
dell’Ufficio dell’Intelligence Aggiornata, un ufficiale anziano,
[…] è sceso nei meandri dell’agenzia per ordinare che il
paragrafo venisse cancellato, con questa spiegazione: “Non lo
diremo al presidente Johnson adesso. Ha già deciso di bombardare il
Vietnam del nord.”30
Gli
eventi paralleli alla NSA e alla Cia illustrano come una comune
mentalità burocratica, od una propensione all’escalation
militare, possa generare risposte sinergiche in ambienti diversi,
senza che ci sia necessariamente una collusione cospirativa tra le
due agenzie.
Di
non secondario interesse è il fatto che la Cia negli anni 60 avesse
ancora ufficiali anziani che credevano che prima o poi un confronto
con i comunisti cinesi fosse inevitabile ed aveva rinnovato la
vecchia proposta del generale Chennault di un attacco su larga scala
da parte di Chiang contro la terraferma cinese31.
Ciò sembra spiegare una serie di manipolatorie mosse di escalation
in Laos, poco prima degli incidenti del Golfo del Tonchino, con una
spinta similare verso l’espansione della guerra americana oltre il
Vietnam del sud. Nel 1963-64 si notano ancora, come nel 1950,
elementi locali del Kuomintang, in questo caso forze direttamente
coinvolte nel traffico di oppio32.
Come
per l’11 settembre, il paradosso tra la tranquillità di facciata e
i segnali di allarme è palese come lo era nel 1950. Persino il
Rapporto della Commissione 11/9 riconosce che durante l’estate del
2001 “il sistema era in allarme rosso” a causa di un attacco di
al Qaeda. Questa presa d’atto smentisce ampiamente l’affermazione
di Condoleeza Rice del maggio 2002: “non credo che nessuno avrebbe
potuto prevedere che queste persone avrebbero […] provato ad usare
un aeroplano come un missile, un aereo dirottato come un missile”33.
Tuttavia nel mezzo della crisi la Cia, nell’agosto 2001, stava
nascondendo platealmente delle prove fondamentali all’Fbi che, se
condivise, avrebbero aiutato l’Fbi nei suoi sforzi per localizzare
uno dei presunti terroristi, Khaled al-Mihdar. Nascondere questi
documenti spinse un agente dell’Fbi a prevedere a quel tempo, con
precisione, che “un giorno qualcuno morirà”34.
Come
spiegato nella prossima riedizione aggiornata del mio libro The
War Conspiracy,
il fatto che la Cia abbia colpevolmente nascosto prove fondamentali
all’Fbi ricalca da vicino il fatto che la Cia non abbia passato
all’Fbi importanti informazioni riguardo a Larry Lee Oswald
nell’ottobre 1963. L’ex direttore dell’Fbi Clarence Kelly nelle
sue memorie ha lamentato che questo è stato il motivo principale per
cui Oswald non venne messo sotto sorveglianza il 22 novembre 196335.
In altre parole, se la Cia non avesse nascosto queste informazioni,
né l’assassinio di Kennedy né l’11/9 avrebbero potuto svolgersi
nel modo in cui si sono svolti.
Pur
senza comprendere i dettagli, possiamo certamente concludere che le
operazioni della Cia – lo Stato nello Stato – erano in qualche
modo implicate, che abbiano attivamente cospirato o meno, nei
retroscena sia dell’assassinio di Kennedy sia del 11/9. Riguardo al
fatto che la Cia non abbia passato informazioni all’Fbi riguardo ad
Oswald, persino un ufficiale della Cia, Jane Roman, ha convenuto che
ciò indica “una qualche specie di interesse operativo per la
documentazione su Oswald [da parte della Cia].”36
Lawrence Wright, commentando nel New
Yorker
riguardo ad un analogo trattenimento di informazioni riguardo ad
al-Mihdar è giunto alla medesima conclusione, che cioè “la Cia
possa aver protetto un’operazione all’estero e temeva che l’Fbi
potesse scoprirla.”37
In
breve, da queste prospettiva, l’11 settembre non è un fatto
interamente senza precedenti nella storia americana. Non dovrebbe
essere visto come una singola diversione da un ordinamento
costituzionale – un colpo di Stato – ma come un altro inspiegato
evento dello Stato nello Stato, dello stesso tipo che ha continuato
ad erodere il sistema costituzionale americano di politica pubblica e
libertà civili.
11/9:
non solo una operazione dello Stato nello Stato, ma un’operazione
contro la Costituzione
Si
tratta in ogni caso di un’azione dello Stato nello Stato di un
grado nuovo e senza precedenti. Questo genere di azioni volte al
controllo politico nella nostra nazione sono molto più frequenti di
quanto la maggior parte di noi voglia riconoscere. A partire dagli
omicidi eccellenti degli anni 60 ed inizio 70 – tutte azioni dello
Stato nello Stato – almeno altri sei politici sono morti in
incidenti aerei. Benché molti di questi incidenti fossero
accidentali, colpisce il fatto che soltanto un repubblicano sia morto
in questo modo, contro i cinque democratici38.
I resoconti ufficiali delle morti di tre di questi democratici – il
senatore Paul Wellstone e i parlamentari Hale Boggs e Nick Begick –
sono state messi in discussione, così come la morte “accidentale”
molto sospetta del sindacalista dello UAW Walter Reuther, in un
incidente aereo nel 197039.
Di
queste azioni dello Stato nello Stato, alcune – specialmente
l’assassinio di JFK – emergono per il loro impatto profondo sulla
società politica americana. Le tre più importanti guerre americane
dopo la Seconda Guerra Mondiale – Corea, Vietnam e ora Iraq –
sono state tutte precedute da eventi di questo genere che hanno
progressivamente contribuito a definire l’attuale economia di
guerra americana. Visto in questo modo, l’11 settembre si inserisce
in una sequenza nella quale viene preceduto dal secondo incidente del
Golfo del Tonchino e dagli intrighi e bugie del giugno 1950 riguardo
alla Corea.
Ma
di tutti questi eventi, l’11 settembre può essere considerato il
primo ad avere implicazioni non solo strumentali, ma anche
costituzionali.
Perché, con l’introduzione dei COG prima delle 10 del mattino
dell’11 settembre 2001, lo
status
della costituzione americana nella società americana è cambiato, in
un modo che ancora prevale. Cosa i COG significhino in pratica ci è
ancora ampiamente ignoto. Però è chiaro che le innovazioni dei COG
dopo l’11 settembre, invalidando l’Habeas
Corpus
ed il Quarto Emendamento40,
hanno reso la nostra situazione costituzionale più simile a quella
della Gran Bretagna, dove le leggi scritte sono esplicitamente
limitate e superate da una vaga Prerogativa Regale41:
un insieme di poteri che appartengono al Sovrano, privi di qualunque
base legale42.
L’abuso
della Prerogativa Regale è stato una delle principali lamentele che
hanno portato alla Rivoluzione Americana. Allora come oggi essa era
connessa all’allestimento da parte dell’impero di eserciti da
condurre in guerra. Si potrebbe dire che, nell’America di oggi, i
poteri necessari ad imporre un dominio globale sul mondo ancora una
volta sono giunti a limitare il raggio d’azione dello Stato basato
sulla costituzione.
Il
grado di limitazione cui il potere presidenziale è legato da leggi
parlamentari è stato e sarà continuamente e ampiamente dibattuto.
Tuttavia è chiaro che l’amministrazione Bush ha riesumato quella
visione estremistica o monarchica espressa, per la prima volta nella
storia politica americana, dal presidente Richard Nixon: “quando lo
fa il presidente, significa che non è illegale.”43
Jack
Goldsmith, ex assistente del Procuratore Generale
dell’amministrazione Bush, ha riferito che, all’interno della
Casa Bianca, il consigliere legale di Dick Cheney, David Addington,
spesso sosteneva che “la costituzione conferisce al presidente il
potere di esercitare la prerogativa di fare ciò che è necessario
per salvare la nazione in una situazione di emergenza.”44
Goldsmith conclude dicendo che “la presidenza, all’epoca del
terrorismo – la Presidenza del Terrore – è affetta da molti dei
difetti della presidenza imperialistica di Nixon.” 45
Cheney,
sostenuto da Addington, ha espresso chiaramente nel suo Rapporto di
Minoranza sull’affaire
Iran-Contras del 1987 il suo convincimento che “il Capo
dell’Esecutivo di tanto in tanto si sentirà in dovere di affermare
la nozione monarchica della prerogativa che gli permetterà di agire
al di sopra della legge.” Cheney sosteneva questa affermazione
portando ad esempio l’Acquisto
della Louisiana
di Jefferson46,
che Jefferson, senza usare la parola “prerogativa”, aveva
giustificato in base “alla legge della necessità,
dell’autoconservazione, e del servire la nostra nazione quando in
pericolo.”47
Ma la difesa di Cheney-Addington di una prerogativa senza limiti ad
una guerra al terrore senza limiti ha molte più cose in comune con
la teoria legale monarchica del 17° secolo, che non con il singolo
ricorso a tale azione, dopo una vita spesa ad attaccare l’idea di
Prerogativa Reale, da parte di Jefferson.”48
Come
esempio di questa visione illimitata o monarchica dei poteri
esecutivi, abbiamo assistito al dibattito sulla possibilità o meno
da parte del presidente di ignorare o accantonare gli obblighi
internazionali che proibiscono la tortura. Prima che venissero
proclamati i COG, l’11 settembre 2001, una rete di leggi sviluppate
per mezzo di pesi e contrappesi da parte di tutti e tre i rami delle
istituzioni federali proibiva la tortura. “Non sarebbe durato.”49
Coerentemente
con la pianificazione dei COG negli anni 80, l’amministrazione Bush
ha compiuto delle incursioni simili contro l’Habeas Corpus,
un diritto conferito dalla Magna Carta, riconfermato dal
parlamento inglese nel 1679 e citato nella costituzione americana.
Nondimeno, per definire l’attuale crisi costituzionale che stiamo
affrontando, è importante vedere che questa crisi non è un evento
anomalo e senza precedenti, ma radicato in decenni di preparazione.
11/9, le
azioni dello Stato nello Stato e la mentalità di dominio globale
nella società americana
La
continuità delle azioni dello Stato nello Stato è parte del
problema con cui devono confrontarsi coloro che desiderano
comprendere e cambiare ciò che ne sta alla base. Perché i media
ufficiali americani (quali ora li possiamo vedere con chiarezza) sono
implicati a tal punto nelle bugie su Corea, Golfo del Tonchino e
l’assassinio di JFK che, al pari del governo, ora hanno un
interesse manifesto nell’impedire che emerga la verità riguardo ad
uno di questi eventi 50.
Ciò
significa che l’attuale minaccia ai diritti costituzionali non
deriva dal solo Stato nello Stato. Come ho scritto altrove, il
problema è una mentalità di dominio globale che è preponderante
non solo a Washington ma anche nei media ufficiali e persino nelle
università, una mentalità che è arrivata ad accettare i recenti
attacchi alle libertà costituzionali e che stigmatizza, o perlomeno
risponde col silenzio, a chi è allarmato da tali attacchi51.
Così come l’accettazione di una “logica del branco” è
condizione necessaria per l’avanzamento all’interno dello Stato,
allo stesso modo l’accettazione della nozione di decoro tipica di
questa mentalità è divenuta sempre più il requisito per
partecipare alle vita pubblica che conta.
Dicendo
questo, intendo qualcosa di più specifico del pervasivo “consenso
creato dagli affari” che una volta Gabriel Kolko ha affermato
essere “una realtà fondamentale”, sottolineando come “una
classe dominante rende i propri piani operativi.”52
Sarei d’accordo nell’affermare che, a partire dall’era Reagan,
la mentalità che descrivo si è via via più chiaramente
identificata con la mentalità di una casta determinata a proteggere
i propri privilegi e persino ad ampliarli a danno del resto della
società.
Ma
la mentalità cui mi riferisco è più ristretta nei suoi scopi –
inizialmente preoccupata di difendere ed ora progressivamente più
preoccupata ad allargare il dominio dell’America sul mondo, in
un’epoca di risorse finite e sempre più scarse. Ed è anche sempre
meno un consenso e sempre più un luogo di profonde divisioni e
dibattiti.
Chiaramente
questa mentalità non è monolitica. Ci sono stati continui dissensi
al suo interno, per esempio quando James Risen ed Eric Lichtblau
hanno rivelato al New
York Times
che l’amministrazione Bush, in spregio del FISA
Act53,
è stata impegnata nella sorveglianza elettronica senza mandato di
telefonate all’interno degli Stati Uniti54.
Ma su altre questioni, soprattutto sulla guerra in Iraq, il New
York Times
ha ampiamente mancato di giocare quel ruolo di critico giudizioso
come fece per la guerra in Vietnam. In generale, come racconta
Kristina Borejsson nel suo devastante libro, “il giornalismo
investigativo si sta gradualmente riducendo [..] perché costa,
attira le denunce e può essere contrario agli interessi aziendali
e/o alle connessioni governative del dipartimento media della società
madre.”55
E come nei confronti del pensiero critico riguardo all’11/9, come
prima riguardo all’assassinio di Kennedy, il Washington
Post,
prevedibilmente, ha fatto di più, descrivendo il movimento per la
verità sull’11 settembre come un “cacofonico e ruspante […]
mucchio di complottisti.56”
Secondo
una ricerca di Lexis Nexis, il New
York Times
non ha dato notizia dell’affermazione, molto interessante, del
Procuratore Generale Gonzalez secondo cui “nella costituzione non
viene espressa chiaramente la garanzia all’Habeas
Corpus”
(il Washington
Post
l’ha riportata, senza commento, in un articolo di 197 parole57).
E sulla questione della torture persino Michael Ignatieff, professore
liberale di Harvard, in un libro pubblicato dall’università,
partendo da un punto di vista neutro (“una democrazia è dedita sia
alla sicurezza della maggioranza sia ai diritti del singolo”), ha
sostenuto una allarmante difesa dell’”interrogatorio
coercitivo”58.
In
questo stato di cose, devo dire, internet offre una possibilità di
opposizione dall’importanza politica potenzialmente enorme.
NOTE
1
Nel solo marzo 1962, l’OAS ha messo una media di 120 bombe al giorno
(“The Generals’ Putsch,”
http://countrystudies.us/algeria/34.htm).
N.B.
La numerazione delle note differisce da quella originale, in quanto
contiene anche le note alla traduzione, N.d.T.