IL PUZZLE DELLE SANZIONI USA-UE-RUSSIA

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DI PEPE ESCOBAR

rt.com

Qualsiasi cosa faccia la Russia, il dubbio non viene mai inserito nell’equazione. La risposta è: sanzioni. Quindi eccoci al punto di prima. L’ultimo pacchetto di sanzioni del Tesoro USA e dell’UE prende di mira le banche russe, l’industria energetica e quella militare.

Le sanzioni sono meschine. Le sanzioni sono dure. Non c’è eufemismo per descriverle, sono la dichiarazione di una guerra economica.

Sberbank, la più grande banca russa, non avrà accesso a prestiti di capitali occidentali a lungo termine, inclusa qualsiasi forma di prestito oltre i 30 giorni. L’attuale divieto di ricevere prestiti oltre i 90 giorni che colpisce altre sei grandi banche russe – un pacchetto di sanzioni precedente – verrà anch’esso portato a 30 giorni.

Sul fronte energetico, quello che USA e UE vogliono è stoppare i nuovi progetti esplorativi russi in Siberia e nell’Artico, impedendo alle Western Big Oil [le grandi compagnie petrolifere occidentali NdT] di vendere attrezzature e tecnologia per progetti in acque profonde o sullo shale gas.

Ciò significa che la Exxon e la Shell, ad esempio, si vedono bloccate nei loro affari con le 5 più grandi compagnie petrolifere/di gas/di condutture: Gazprom, Gazprom Neft, Lukoil, Surgutneftegaz e Rosneft.

Nessuno hai mai perso un centesimo scommettendo sulla stupidità dei soliti, sconosciuti “ufficiali statunitensi” – che stanno mulinando l’ultimo pacchetto di sanzioni per forzare Mosca a “rispettare la legge internazionale e la sovranità degli stati”. Una rapida visione agli eventi recenti consente di accompagnare questo paragrafo con delle grasse risate.
Poi c’è il Sottosegretario del Tesoro USA per il Terrorismo e l’Intelligence Finanziaria, David Cohen, che insiste dicendo che il pacchetto “isolerà” ulteriormente la Russia dal sistema finanziario globale.

I media occidentali hanno descritto il pacchetto come capace di “spaventare mercati finanziari già in tensione”. Beh, non si sono proprio “spaventati”. In Russia, le azioni delle aziende nella lista dei sanzionati sono aumentate. Negli USA, le azioni legate all’energia hanno perso valore. Breve traduzione: i mercati “spaventati” hanno inteso l’ultimo pacchetto come l’ennesimo autogol di Washington e Bruxelles.

Spezzettare l’Eurasia

A causa dell’ “isolamento” della Russia, le aziende non possono avere accesso, nella neolingua di Washington, “a importanti fonti di fondi denominati in dollari”. O, eufemisticamente “capitale occidentale”. Ciò significa dollari USA ed euro. Chiunque segua le mosse che portano verso un mondo multipolare sa che la Russia non ha bisogno di altri dollari ed euro.

Mosca potrebbe usarli entrambi per acquistare merci e servizi in USA ed UE, ma questi possono essere comprati da qualche altra parte nel mondo. Per quello non hai bisogno di “capitale occidentale” – infatti Mosca sta portando velocemente aventi l’utilizzo di valute locali con i suoi altri partner d’affari. La gang dell’Atlantico dà per scontato che Mosca abbia bisogno di merci e servizi più da USA ed UE che dal resto del mondo. È un abbaglio.

La Russia può vendere le sue abbondanti risorse energetiche in qualsiasi valuta fatta eccezione per dollari ed euro. La Russia può comprare i vestiti di cui ha bisogno dall’Asia e dal Sud America. Per quanto riguarda il fronte dell’elettronica e dell’hi-tech, è prodotto in Cina comunque.

Sul fronte energetico, di importanza capitale, sarebbe estremamente emozionante stare a guardare l’UE – che non ha ancora una politica energetica comune – che cerca di reperire fornitori alternativi. Azerbaijan, Turkmenistan e Qatar, per svariate e complesse ragioni – dall’insufficienza di gas impegnabile alla carenza di gasdotti – sono fuori dai giochi.

L’amministrazione Obama, da parte sua, semplicemente non permetterà all’UE di cominciare ad importare energia dall’Iran da, ad esempio, domani. Persino con un quasi traballante accordo sul nucleare chiuso prima di fine 2014 – che presumibilmente aprirà la strada alla cessazione delle sanzioni.

I mercati “irrazionali” capiscono cosa sta succedendo in realtà: non sono “irrazionali”, ma mossi dal profitto che deriva della realpolitik.

Tutto ciò mentre Mosca non ha nemmeno contrattaccato… e ciò potrebbe essere alquanto letale – prendendo di mira le esportazioni dell’UE verso la Russia e le forniture energetiche dalla Russia. A quel punto l’UE reagirebbe. E la Russia lo farebbe a sua volta. È esattamente ciò che vuole Washington: una guerra economico/commerciale che indebolisca e spezzetti l’Eurasia.

Parliamo di quei 20 trilioni di dollari

Sul fronte politico, Ucraina e UE inizialmente si erano accordate di “posticipare l’accordo sull’associazione all’UE fino alla fine del 2016”. Questa cosa non si può far stare in piedi, esattamente quello che ha fatto Yanukovich lo scorso novembre, dato che sapeva che Kiev non poteva permettersi di perdere la maggior parte dei suoi commerci sicuri con la Russia in favore di un non meglio definito “commercio libero” con l’UE. Questo accordo di “posticipare” l’accordo infatti era stato supervisionato dall’incredibilmente mediocre e Presidente uscente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso.

Successivamente il Parlamento Europeo, durante una sessione plenaria a Strasburgo, si è affrettato a ratificare l’accordo di ammissione dell’Ucraina mentre contemporaneamente il Presidente Petro Poroshenko lo sottoponeva al Parlamento ucraino. Ciò non significa che l’accordo entri in vigore immediatamente. L’ “integrazione” economica con l’Europa – un eufemismo per definire l’invasione unilaterale di prodotti europei in Ucraina – comincerà solo a gennaio 2016. Non c’è alcuna possibilità che un’UE colpita dalla crisi possa incorporare l’Ucraina a breve – o mai.

Giovedì Poroshenko incontrerà il suo padrone, il Presidente USA Barack Obama, e affronterà una sessione congiunta al Congresso USA. Aspettiamoci la retorica sull’ “impero del male” raggiungere livelli interstellari.

Tuttavia è domenica a Berlino che gli affari veri accadranno: negoziazioni sull’energia tra UE, Russia e Ucraina. Non c’è da dirlo, Mosca avrà in mano tutte le carte migliori.

Il gigantesco debito degli Stati Uniti sta raggiungendo i 20 trilioni di dollari – e aumenta. Con una crisi mostruosa che si avvicina come uno tsunami venuto dall’inferno, non c’è da stupirsi che Washington abbia come unica risorsa la tattica della diversione: il ritorno dell’ “impero del male”. È la Scuola di Politica della Marvel, ancora una volta.

La Russia ha un gigantesco surplus di capitale straniero – e può scampare alla tempesta. La Germania – l’economia più forte dell’UE – d’altro canto, sta già patendo. La crescita è prossima ad un negativo 0,2%. Questa è la direzione in cui soffia il vento delle sanzioni isteriche – deragliando sempre più le economie dell’UE. Nessuno sta scommettendo che l’UE abbia le palle di opporsi a Washington. Non in una Bruxelles infestata di vassalli.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: http://rt.com
Link: http://rt.com/op-edge/188432-eu-usa-sanctions-on-russia/
17.09.2014

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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