FONTE: BYOBLU:COM
mentre lì a Mantova si discute di come uscire dall’euro, qui a Mestre al Festival della Politica, politici (Napolitano compreso), giornalisti, giuristi, ecc. discutono su come creare nel più breve tempo possibile gli Stati Uniti d’Europa in un modo così esplicito da far paura. Oltre alla necessità assoluta per competere nel mondo, alle lodi al dio euro e alla pericolosità dei retogradi-populisti-demagoghi-antieuropeisti ci si è spinti oltre definendo l’Europa federale “un progetto del secondo dopoguerra portato avanti da élite illuminate” (Panebianco) e Giannini ringrazia la BCE che lo ha sostenuto riempiendo il vuoto di potere, ma che non può fare miracoli ma solo comprare il tempo necessario per l’unificazione. Ma come far accettare ai popoli ignoranti e nazionalisti tutto ciò?
Il trio Cacciari-Panebianco-Giannini mostra le carte in tavola: l’Europa verrà suddivisa in macroregioni autonome internazionali (esempio: regione Adriatica) e col tempo la gente diverrà europea, la lingua europea sarà ovviamente l’inglese. Ma i due direttori sono pessimisti: se in Italia i media si comportano bene (cioè sono europeisti), oltre le Alpi – in Francia e Germania – il forte nazionalismo-euroscettico è fomentato da qualche giornale populista. Tutto dipende da noi che dobbiamo diffondere l’europeismo altrimenti, minaccia Giannini, “le prossime riforme le farà Grillo”.
Durante il discorso la gente può fare domande: fra i nostalgici che rivogliono la lira (cosa “assolutamente impossibile”) e i “resistete e fate presto” domando: “Il fatto che il processo di unificazione europea venga portato aventi da élite illuminate e non dai popoli e che attualmente l’Europa sia governata dalla BCE, che è privata, non è in contrasto con la democrazia?” Panebianco: “è ovvio che le banche non sono e non devono essere democratiche”; Giannini: “non è assolutamente vero che la BCE è privata”.
Tutto ciò è un’inaccettabile operazione di propaganda europeista in un festival che dovrebbe parlare della politica ma non farla: l’europeismo è una posizione politica che va discussa e non un fatto tecnico, necessario e indiscutibile come vogliono farci credere.