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In collaborazione con OASI SANA, per Playmastermovie e a cura del regista Alessandro Amori il giornalista Maurizio Martucci conduce la rubrica Il Tecnoribelle, aggiornamento periodico di inchiesta, critica e commento sui maggiori avvenimenti relativi all’avanzata del futuro digitale e dell’iperconnessione di sorveglianza.
Ve lo ricordate? Computer e telefoni cellulari non avevano ancora monopolizzato il mondo. Era il 1996, un gioco elettronico portatile giapponese fece il colpo grosso, venduti 82 milioni di esemplari. Si trattava di ovetti con un’interfaccia composta da tre semplici tasti per controllare età, comportamento, fame, peso e felicità di un animaletto virtuale progettato al suo interno. Bisognava prendendosene cura per farlo sopravvivere, risparmiandolo ad una morte programmata. L’ovetto e l’animaletto in questione si chiamavano Tamagotchi, il primo esempio di una vita dentro uno schermo.
Oltre i videogiochi, dopo il Tamagotchi poi c’è stato altro, fino a Second Life, mentre adesso sta per arrivare il Metaverso, una dimensione inedita nell’artificiale e nel liquido dei bit dove, al posto dell’animaletto, dovremmo finirci noi, si, proprio così, noi con le nostre vite ridotte a simulacro esistenziale della loro ombra. L’hanno chiamato metaverso (dal greco antico, ‘inoltre’) perché l’opposto di Twitter, Facebook e Messenger dove – se non proprio in carne ed ossa – foto, volti, storie e nomi sono comunque di persone reali, al netto di fake. Fusione di contenuti, ambienti e risorse, il metaverso punta invece al facsimile, alla creazione di un duplicato, di un mondo parallelo, di un clone del tangibile nell’artificio messo in rete. Cambiato il nome aziendale di Facebook in Meta, Mark Zuckerberg investirà 10 miliardi di dollari l’anno nei prossimi cinque con l’obiettivo di rivoluzionare il concetto di web in cui il Metaverso non sarà la rivisitazione di un network con più applicazioni, ma un vero e proprio nuovo modello di vita, immersa totalmente nel digitale, in un posto dove – per dirla con l’Huffington Post – “tutti abiteremo e vivremo”.
Camuffato da un avatar, ogni persona fisica lì dentro sarà infatti abituato a studiare, lavorare, viaggiare, fare shopping, entrare al nightclub e trascorrere l’intera giornata in connessione wireless o fibra ottica. E potrà farlo restando a casa, magari sul divano e in pantofole, “mentre indossa i pantaloni della tuta”, ammaliato da un’illusoria forma di socializzazione sintetica per una dimensione simulata in cui nulla sarà più come prima. E’ questo il vero volto della transizione verso l’innovazione, accelerata da lockdown, distanziamento sociale, smart working e didattica a distanza (la DAD nelle scuole). E’ questa la transizione digitale verso il transumanesimo, mentre Elon Musk col progetto Neuralink, prenota un chip di 8 millimetri nel cervello umano e a Los Angeles la sturt-up Kernel con l’Intelligenza artificiale annuncia di fondere il microchip. “Noi siamo già dei cyborg”, dice Musk
Insomma, in attesa del 6G come Internet dei corpi…. venticinque anni dopo il Tamagotchi, col Metaverso saremo noi e i nostri figli a finire dentro il nuovo ovetto delle meraviglie?
Pubblicato il 07.12.2021