di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Circa cento i Comuni coinvolti – il triplo rispetto al terremoto del 2012 – oltre 36mila persone costrette a lasciare la propria casa e trovare alloggio da amici e parenti o nei centri d’accoglienza e 14 morti, sono i numeri spaventosi che mostrano il disastro che si è materializzato in Emilia Romagna, in conseguenza della devastante alluvione in corso.
Le strade chiuse sono circa 500, mentre sono 305 le frane censite. Gli allagamenti sono diventati quasi impossibili da contare. Praticamente tutta l’area che va da Bologna al mare è stata colpita: metà, quella in pianura, è finita sott’acqua, l’altra metà, quella in collina e montagna, è funestata dalle frane.
L’allerta rossa rimane attiva anche per questa domenica, mentre sto scrivendo: dovrebbe essere l’ultimo giorno di pioggia e dal pomeriggio è atteso il sole, se Dio vorrà mettere mano alle sofferenze di queste persone, provocate dalla delinquenziale gestione della cosa pubblica in atto nel nostro paese da almeno tre decadi.
Anche se le piene dei fiumi parrebbero in esaurimento, rimane altissimo il rischio di frane, per le quali ci si affida sempre alla clemenza divina visto che mezzi e denaro sono indirizzati da tutt’altre parti del mondo ed in altre tasche.
E mentre la gente muore e chi rimane in vita vede morire la propria, si assiste al balletto delle responsabilità da parte della politica che va dalle Regioni, enti preposti alla gestione insieme ai consorzi di bonifica regionali e di intesa con i vari comuni, fino al governo nazionale dove il discorso scivola sui fondi e le politiche fiscali.
Chi crede che quanto accaduto in Emilia Romagna possa essere un unicum che rappresenta un evento con ritorno temporale lungo, vuol dire che ha la memoria corta. Basti pensare a Torino (2000) e Genova (2011 e 2014), per arrivare all’escalation avuta nel 2022 con quella abbattutasi sulle Marche a settembre e ad Ischia a novembre.
Da gennaio a settembre 2022 l’Italia, quindi senza considerare l’autunno che come poi abbiamo visto ha aggravato il bilancio, era già stata colpita da 62 alluvioni (inclusi allagamenti da piogge intense) contro le 88 del 2021.
Preoccupante anche il dato complessivo degli ultimi anni: dal 2010 ad oggi (settembre 2022) nella Penisola si sono registrate 510 alluvioni (e allagamenti da piogge intense che hanno provocato danni), di cui – se ci spostiamo nel Centro Italia – 57 nel Lazio, 36 in Toscana, 26 nelle Marche e 6 in Umbria. È quanto denuncia Legambiente che oggi diffonde i dati della mappa del rischio climatico del suo Osservatorio Città Clima, con un focus sulle alluvioni e sul Centro Italia. [1]
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, già nel settembre scorso, dopo l’alluvione nelle Marche dichiarava: “Non c’è più tempo da perdere! Serve aggiornare e approvare entro fine anno il piano nazionale di adattamento alla crisi climatica, in stand by dal 2018, praticare serie politiche territoriali di prevenzione del rischio idrogeologico, con una legge nazionale contro il consumo di suolo e interventi di delocalizzazione, e promuovere campagne di informazione di convivenza con il rischio per evitare comportamenti che mettono a repentaglio la vita delle persone”. [1-ibidem]
Insomma sono passati ben tre governi (Conte 1 e 2, Draghi) e 2 ministri (Sergio Costa e Roberto Cingolani), senza che il Piano sia stato approvato e soprattutto che fossero messe a disposizione le risorse per metterlo in atto.
Ma, sarebbe miope e del tutto limitativo, ridurre la responsabilità agli ultimi tre governi. Questi, hanno solo continuato sulla stessa linea dei precedenti all’interno di un disegno oligarchico e massonico, volto all’accumulo di ricchezza per pochi, persino – come stiamo vedendo – a discapito della sicurezza del paese e della gente.
Privatizzazioni, austerità senza una fine e pieno controllo delle nostre istituzioni da parte di lobbies di potere nazionali ed internazionali, hanno prodotto il risultato che nessuna città del Bel Paese è presente nella top25 Europa, la classifica in fatto di sicurezza per chi viaggia per turismo ed affari. [2]
Il crollo del ponte Morandi a Genova è l’esempio lampante dell’enorme danno che il popolo italiano ha ricevuto da chi, attraverso il suo ruolo politico, ha sponsorizzato con forza ed interesse personale le molteplici privatizzazioni dei gioielli pubblici negli anni 90′.
Autostrade un vero e proprio bancomat, riempito con i soldi degli italiani, regalato alla famiglia Benetton, la quale per oltre 20 anni lo ha usato per inzeppare le proprie tasche, fregandosene della manutenzione e della sicurezza di chi viaggia.
Ma torniamo al tema alluvioni e sicurezza del territorio, le cui cause del dissesto, come già accennato, vengono da lontano e sono la conseguenza delle stesse false idee in materia economico-monetaria che politici e main-stream ci costringono ad accettare dall’entrata nell’euro.
Ci fanno credere che non ci sono soldi per gli ospedali, per le scuole, per le strade e quindi anche per la manutenzione del territorio (fiumi compresi), mentre al contempo i dati prodotti dall’Osservatorio Milex rilevano che nel 2022 la spesa militare italiana tocca la cifra monstre di 25,8 miliardi di euro.
Mario Draghi non fece in tempo ad annunciare la sua intenzione, che subito la mise in atto: “Ci dobbiamo dotare di una difesa molto più significativa e bisognerà spendere molto di più di quanto fatto finora”, affermò l’allora premier durante la conferenza stampa sulla “Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza” (Nadef), per poi inserire il capitolo di spesa nella legge di bilancio. [3]
Dovremmo almeno rimanere sorpresi per non dire insospettirci della velocità con cui i nostri governanti riescono a trovare immediatamente i soldi per andare a sostenere una guerra per procura dove si uccidono vite umane vere, mentre poi per prevenire i disastri attuali le risorse non sono mai disponibili.
Ogni angolo d’Italia è pieno di storie di annosi progetti di casse di espansioni pensate, finanziate e mai realizzate, con interventi a posteriori delle Procure e dei Tribunali per andare poi a riprendere soldi pubblici ormai volatilizzati nel nulla, all’interno di procedimenti penali nei confronti di amministratori pubblici che poi vengono puntualmente salvati dalla prescrizione.
Ma nessuno di voi ricorda più a che velocità supersonica furono trovati i soldi per acquistare (dalle megagalattiche case farmaceutiche), i miliardi di dosi di vaccini con i quali, con tempi da cambio gomme da Formula Uno, i padroni delle nostre vite, hanno messo in atto il più grande esperimento scientifico di massa mai prodotto nella storia dell’umanità?
Tanto per darvi un idea dei numeri secondo una stima fatta da Openpolis, dal 31 gennaio 2020 al 14 settembre 2021, in Italia sono stati spesi complessivamente 19,1 miliardi per l’acquisto di beni e servizi utili al contrasto della pandemia da Covid-19. [4]
Ed ora cosa fare! Cosa andranno a dire i nostri governanti, in primis la premier Giorgia Meloni, a tutti coloro che si sono visti portare via dall’acqua fuoriuscita dai fiumi, le loro vite ed i pochi sogni che oggi un italiano più sperare di avere, stante il “sistema” di potere attuale da cui è soggiogato?
Se questo governo, in linea con il precedente, non avesse bloccato la trasferibilità dei tax-credit, la soluzione sarebbe già a portata di mano, in barba a patto di stabilità e regole europee varie tanto sbandierate.
Del resto, stiamo parlando della stessa soluzione che già nel 2013, fu suggerita della MMT Italia insieme al padre fondatore Warren Mosler, per ricostruire l’Aquila distrutta dal sisma. [5]
Ma sappiamo bene che non lo faranno, questo governo come gli altri e più degli altri, ha già dimostrato di non avere la minima intenzione di far tornare il nostro paese sovrano nella moneta. Per chi ci governa, il Superbonus ed i tax-credit, ovvero la moneta, devono servire esclusivamente per ristrutturare ville e patrimoni immobiliari della solita ristretta élite.
La moneta, in perfetto stile medioevale, deve essere ad uso esclusivo del Signore che la gestisce a suo piacimento fornendola ai Crosetto di turno che stanno lì a protezione degli interessi di lobbies invece che del territorio e della gente.
Nel frattempo anche il governo guidato da Giorgia Meloni ha tagliato, nell’ambito della legge di Stabilità approvata a dicembre scorso, il 40% dei fondi assegnati annualmente all’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, l’ente interregionale che si occupa, tra le altre cose, della sicurezza idrogeologica di tutto il Nord Italia e, dunque, anche delle aree colpite dall’alluvione. [6]
di Megas Alexandros
Fonte: Un paese allagabile che cade a pezzi! – Megas Alexandros
Note:
[2] Viaggiare in Italia non è sicuro: Bel Paese fuori dalla Top25 Europa (missionline.it)
[3] Spesa militare: il 2022 è l’anno record per l’Italia (osservatoriodiritti.it)
[4] Vaccini e farmaci anti-Covid: ecco quanto l’Italia spenderà nel 2022 (money.it)
[5] Piano Mosler per ricostruire l’Aquila, presentato al Ministero del Tesoro – MMT (mmtitalia.info)
[6] Autorità bacino del Po. Il 40% delle risorse mangiato dal governo – Il Fatto Quotidiano