DI PEPE ESCOBAR
Asia Times Online
Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione,
il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto: “Che
ci non siano dubbi: l’America è
determinata a prevenire che l’Iran ottenga un ordigno nucleare, e
non toglierò alcuna opzione dal tavolo per raggiungere questo obiettivo.”
Nel mondo reale questo significa che
Washington è disposta a entrare in guerra – quella economica
è già iniziata – contro un paese che ha sottoscritto il Trattato di
Non Proliferazione nucleare e che non vuole ottenere armi nucleari,
secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e l’ultimo
Studio Nazionale dell’Intelligence
degli Stati UnitiObama ha anche detto: “Il regime
[di Teheran] è isolato come non mai;
i suoi dirigenti devono affrontare sanzioni devastanti e, finché
continueranno a evitare le proprie responsabilità, la pressione non
si allenterà.”
“Isolato?” Non proprio; vedi The myth
of ‘isolated’ Iran (Asia
Times Online, 18 gennaio 2012). E non sono solo i dirigenti iraniani
a essere soggetti a sanzioni devastanti: è l’assoluta maggioranza dei
78 milioni di iraniane impoveriti che ne pagherà il prezzo.
In una dichiarazione precedente, Obama
ha “plaudito” la decisione dell’Unione Europea di imporre
l’embargo al petrolio iraniano, aggiungendo: “Queste sanzioni
dimostrano ancora un’altra volta l’unità
della comunità internazionale.”
Quindi, parliamo dell’”unità
della comunità internazionale” che comprende gli Stati Uniti,
i paesi del NATO, Israele e il CCG (Consiglio di Cooperazione del Golfo);
il resto del mondo solo è un miraggio.
Unitevi al programma
“petrolio in cambio di oro”
I membri del BRICS India e Cina, assieme,
comprano almeno il 40 per cento delle esportazioni di petrolio dell’Iran,
approssimativamente 1 milione di barili al giorno. È il 12 per cento
della domanda di petrolio indiana. In quanto alla Cina, l’anno scorso
ha acquistato il 30 per cento più di petrolio dall’Iran rispetto al
2010, una media di 557.000 barili al giorno.
La vera “comunità
internazionale” è ora ben cosciente che l’India comincerà
a pagare il petrolio iraniano in oro – e non solo in rupie – attraverso
la banca statale indiana UCO e la banca statale turca Halk Bankasi.
Pechino – che già commercia con l’Iran in yuan – potrebbe anche lei
ricorrere all’oro. Non c’è bisogno di ripetere che sia Nuova Delhi
che Pechino sono grandi produttori di oro e detentori di asset in oro.
Parliamo ora dell’Anno del Dragone
che è iniziato con un botto. E parliamo del nuovo Anno del Dragone
gold standard.
Tutti ricordano il fallito programma
“Petrolio per Cibo” delle Nazioni Unite che alla fine fece
morire di fame gli iracheni per anni prima dell’invasione/occupazione
degli USA del 2003. Le persone comuni in Iraq hanno pagato un prezzo
terribile per le sanzioni dell’ONU e degli USA, e l’”Oil For
Food” beneficiò solamente il sistema di Saddam Hussein.
Ora è un affare molto più
serio: il programma di “petrolio per oro”, un’iniziativa del
BRICS e dell’Iran che andrà a vantaggio dei dirigenti della Repubblica
Islamica e forse allevierà gli effetti delle sanzioni sulla popolazione
iraniana. Le conseguenze globali: un aumento del prezzo dell’oro,
un ribasso del petrodollaro e i trader del petrolio che stappano
bottiglie di Moet a iosa.
Un altro membro del BRICS, la Russia,
sta già commerciando con l’Iran in rial e rubli. E un candidato
membro del BRICS, la Turchia – che è anche membro della NATO –
non parteciperà alle sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione
Europea a meno che non siano imposte dal Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite ( impossibile, perché i membri permanenti Russia e Cina
porrebbero il veto)
Tra due mesi il Primo Ministro Vladimir
Putin – che irrita/terrorizza Washington e Bruxelles ai livelli di Vlad
l’Impalatore – tornerà ad essere presidente della Russia. Sarà il
momento in cui le mascotte atlantiste vedranno il gioco duro.
Nel frattempo, Teheran non cederà
mai alle sanzioni occidentali – ancor meno con i meccanismi multilaterali/nascosti
per vendere il suo petrolio che coinvolgono tre membri delle BRICS più
gli alleati degli USA, Giappone e Corea del Sud, che alla fine riusciranno
a ottenere le esenzioni dall’amministrazione Obama.
Siccome tutto ciò non ha mai
avuto a che fare con una inesistente bomba nucleare, i dirigenti di
Teheran dovranno solamente seguire un supremo parametro strategico:
non cadere in una provocazione né in operazioni false flag che
potrebbero fornire il casus belli di un attacco dell’asse di
guerra USA/Gran Bretagna/ Israele.
E questo mentre le tendenze nell’oscuro
orizzonte puntano a quello che potrebbe essere denominata la “Zona
Asiatica di Esclusione del Dollaro” che per molte menti raffinate
del mondo in via di sviluppo potrebbe spianare la strada verso una moneta
basata sulle fonti di energie utilizzata dal BRICS e dal Gruppo dei
77 (G-77) per contrastare il sempre più disperato – e distratto – Occidente
Atlantista.
Ritornando alla parata delle mascotte
europee, basta esaminare la dichiarazione congiunta emessa per queste
mediocri mostruosità: il primo ministro britannico David Cameron, la
cancelliera tedesca Angela Merkel e il neo-napoleonico “liberatore
della Libia“, il presidente francese Nicolas Sarkozy.
Il trio ha affermato: “Non
abbiamo niente contro il popolo iraniano.” Gli iracheni udirono
la stessa cosa da un altro gruppo di mediocri nel 2002 e nel 2003. Il
loro paese fu poi invaso, occupato e distrutto.
Fonte: All that glitters is … oil
26.01.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE