DI GILAD ATZMON
Peace Palestine
I maggiori commentatori britannici sembrano essere d’accordo sul fatto che Ahmadinejad abbia guadagnato punti in questo ultimo duello navale. Trovo questa loro posizione piuttosto fastidiosa. Con più di 650.000 morti innocenti come diretto risultato dell’invasione dell’Iraq, e una guerra contro l’Iran che si prospetta all’orizzonte, dovrebbe essere ora che gli editorialisti britannici la smettessero di parlarci di guadagni e perdite tattiche. Dovrebbero invece, una volta per tutte, intraprendere un discorso etico e umanista che sia basato su una genuina presa di responsabilità.
La battaglia tra Ahmadinejad e Blair non è politica o diplomatica e non si misura a punti. È in realtà uno scontro tra civiltà, ma ancor più, sembra essere una lotta tra umanità e freddo pragmatismo. Ciò che emerge in questa battaglia è che Ahmadinejad più che Blair ci ricorda dove stia l’integrità. Apparentemente un uomo che ci è stato ripetutamente presentato dai nostri illusi media occidentali come ‘radicale’, ‘fondamentalista’ e ‘islamofascista’ ha dimostrato al di là di ogni dubbio che egli è in realtà quello che meglio conosce il perdono e la clemenza. È stato Ahmadinejad a perdonare il nemico, ed è stato Ahmadinejad a evocare delle prospettive di un futuro pacifico. Britannici e americani dovrebbero chiedersi se riescono a ricordarsi un incontro di Bush o Blair con uno qualunque dei molti prigionieri detenuti illegalmente a Guantánamo Bay. I britannici potrebbero anche chiedersi quando è stata l’ultima volta in cui il loro primo ministro è stato visto chiacchierare con Abu Hamza* o qualcuno come lui. I miei soliti critici Ziocon mi accuseranno ovviamente di aver paragonato l’ ‘innocente’ personale della marina a ‘terroristi assassini e assetati di sangue’. Suggerirei loro da tenere a mente che siamo noi che etichettiamo gli altri come ‘terroristi’ tanto quanto siamo noi che definiamo generosamente noi stessi come ‘innocenti’. Posso anche suggerire volontariamente ai miei possibili critici che all’interno del cosiddetto ‘scontro culturale’ siamo ancora una volta noi ad aver lanciato una guerra illegale, siamo noi ad essere legalmente e moralmente responsabili per gli attuali genocidi in Iraq e Afganistan, e sono i nostri governi democraticamente eletti che appoggiano le atrocità israeliane in Palestina. Sono i nostri leader ad essere dei terroristi che non riescono a parlare con i cosiddetti nemici. Sono i nostri leader che non riescono a fornire alcuna speranza di pace. E, cosa più importante, posso suggerire ai miei critici che agli occhi di un iraniano il personale della marina che è stato catturato è parte di un esercito di invasione che distrugge Stati arabi e islamici.
Mi chiedo come si sentirebbe la maggioranza degli inglesi a vedere un pugno di commandos navali iraniani che operano nel Canale della Manica fermando ogni imbarcazione occidentale per cercare nella sua stiva una qualunque possibile merce militare. Mi chiedo allo stesso modo come si sentirebbe la maggioranza degli inglesi se il governo democraticamente eletto dell’Iran interferisse con la recente decisione del Parlamento britannico di spendere dozzine di miliardi di sterline nel nuovo missile Trident, un’arma progettata per l’uccisione indiscriminata di milioni di persone. Ovviamente non c’è bisogno di riflettere su queste domande retoriche, le risposte sono chiare. La grande maggioranza dei britannici non accetterebbe che qualcuno interferisse con le politiche britanniche o nelle acque territoriali del regno. Eppure, per la maggioranza degli occidentali, la costante intimidazione e distruzione degli Stati arabi e islamici sembra essere solamente ordinaria amministrazione.
Devo ammetterlo; non so dove esattamente siano stati catturati i 15 marinai britannici. Sono tutt’altro che qualificato per dire chi è che dice la verità in questa saga, se i marinai sono stati catturati in acque iraniane o fossero acque internazionali. Leggendo alcuni commentatori esperti su questa materia tendo a credere che nessuno abbia una risposta chiara e netta da offrire. Di fatto gran parte dei giornali britannici hanno adottato la nozione di ‘catturati in acque contese’, solo per nascondere il loro giudizio prematuro di alcuni giorni fa.
Eppure, la questione qui non ha nulla a che vedere con la verità. La domanda da porsi è: “perchè è così complicato per noi occidentali accettare che la verità degli altri possa essere un po’, o anche parecchio, diversa dalla nostra?’ Devo ammettere che trovo piuttosto preoccupante che la stampa britannica abbia volontariamente e ciecamente accettato il resoconto del governo sulla disputa marittima rifiutando la possibilità che gli iraniani potessero avere adeguati argomenti da offrire.
In fin dei conti dobbiamo affrontare ciò, il curruculum di Blair e del suo governo per quel che riguarda il dire la verità non è molto impressionante. Negli ultimi cinque anni il governo inglese è riuscito a mentire più o meno su tutto; sul fatto che ci fossero armi di distruzione di massa irachene, pronte al lancio in 45 minuti, o se il tutto fosse un fantomatico pretesto per una guerra illegale.
Sarebbe onesto dire che, tanto quanto Blair riesce difficilmente a dire la verità, il Presidente Ahmadinejad deve ancora essere colto a dire una bugia. Ahmadinejad, pur essendo piuttosto impopolare in Gran Bretagna, non inganna affatto chi lo ascolta. Infatti egli ha delle cose piuttosto dure da dire. A differenza di Blair che è abbastanza generoso da ammettere che il popolo iraniano ha un passato di cui essere orgoglioso (“noi rispettiamo l’Iran come antica civiltà e nazione con una fiera e degna storia”, Tony Blair, 4.4.06 ), il Presidente Ahmadinejad insiste che il popolo iraniano ha diritto ad un presente e persino a delle prospettive per il futuro.
Il presidente che alcuni di noi chiamano ‘islamofascista’, crede in realtà che gli iraniani siano esseri umani come tutti gli altri. Perciò egli crede genuinamente che, come più o meno ogni paese occidentale, il suo paese e il suo popolo hanno il diritto di beneficiare dell’energia atomica e della ricerca nucleare. È forse scandaloso? Potrei suggerire che, considerando che i governi occidentali stanno diventando sempre più entusiasti dell’energia atomica, è praticamente impossibile produrre alcun sufficiente argomento etico contro Ahmadinejad su questa materia. Inoltre, tenendo a mente la potenza nucleare israeliana, non c’è un solo argomento morale per impedire a qualcuno dei vicini di Israele di avere almeno una simile capacità mortale.
Ahmadinejad non è un timido. Egli dice ciò che pensa sia giusto. Egli crede ad esempio che se gli europei si sentono colpevoli per i loro passati crimini contro gli ebrei, sono gli europei che devono affrontare il loro passato e assumersi la responsabilità per gli ebrei piuttosto che scaricarli in medio oriente alle spese del popolo palestinese. Ancora una volta questa idea è irrazionale tanto quanto implacabilmente fondata da un punto di vista etico. Se ci piacciono o no le sue implicazioni è un’altra questione. Ahmadinejad può essere visto da alcuni come un negatore dell’Olocausto, eppure per quel che posso vedere, egli è uno dei pochi statisti che cerca di interiorizzare il vero significato dell’Olocausto. Egli dice no al razzismo. Di conseguenza egli crede che Israele, lo “Stato per soli Ebrei”, un’entità nazionalista razzialmente orientata, non ha il diritto di esistere in quanto tale. Ahmadinejad non ha mai chiesto l’eliminazione del popolo israeliano ma piuttosto lo smantellamento dell’apparato sionista. Ancora una volta non vedo nulla di eticamente sbagliato in ciò.
Negli ultimi giorni Ahmadinejad ha dimostrato ancora una volta che, per quel che riguarda umanità e ricerca della pace, egli è al di sopra dei suoi rivali occidentali. Allo stesso modo abbiamo molto da imparare dai nostri fratelli musulmani. In questo scontro culturale siamo noi, l’Occidente, ad aver perso contatto con le nozioni di empatia ed etica. Mi permetto di suggerire che dobbiamo iniziare ad assumerci un certo livello di responsabilità per le cose e ammettere che non sono Blair e Bush che devono essere incolpati, siamo noi, la gente, che è collettivamente incapace di sentire le lamentele degli altri. Piuttosto che accusare Blair e il suo sempre minore circuito di sostenitori, siamo noi, la folla silenziosa, che dovrebbe lanciarsi in un serio processo di auto indagine. Se umanità, razionalità, pensiero analitico ed etica sono stati visti, ad un certo punto, come elementi culturali occidentali, sono attualmente i leader dei cosiddetti musulmani ‘fondamentalisti’ che colgono il vero significato di queste qualità molto meglio di noi.
Ahmadinejad era lì a ricordarci che cos’è la grazia. Allo stesso modo è Ahmadinejad ad evocare il sentimento della bontà ed è Blair che non riesce ad essergli pari. È stato Blair che non è riuscito a raccogliere la minima dignità e gentilezza per salutare il suo nemico. I commentatori britannici dovrebbero saperlo bene. Ahmadinejad non ha vinto ai punti; non si trattava di vincere una battaglia politica. Questo è stato un altro capitolo dello scontro di civiltà in corso, a quanto sembra tra il Bene e il Male, e almeno momentaneamente siamo bloccati con Bush, Blair e la loro filosofia Ziocon, a dir la verità non esattamente una filosofia civilizzata e nemmeno remotamente portatrice di bontà.
* http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/3752517.stm
Gilad Atzmon
Fonte: http://peacepalestine.blogspot.com/
Link: http://peacepalestine.blogspot.com/2007/04/gilad-atzmon-between-good-and-evil.html
06.04.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALCENERO