DI PAOLA PISI
Uruknet
Alcuni mesi fa un blog canadese
aveva diffuso per primo la falsa notizia dell’isolamento
internazionale dell’Iran da internet e per giorni, in maniera diluviale, i siti
“alternativi” si erano riempiti di articoli che gridavano al complotto
contro Teheran, al primo passo (il milionesimo “primo passo”) della
guerra contro l’Iran, per arricchirsi in maniera metastatica di sempre più
fantasiosi particolari (si è voluto bloccare la borsa petrolifero iraniana, che
distruggerà per sempre il dollaro, e via di scemenza in scemenza). Sarebbe
bastato un minuto per controllare se l’Iran era isolato davvero: naturalmente non lo
era, le linee internet funzionavano senza problemi, come hanno confermato le autorità
iraniane, perché la Repubblica Islamica dell’Iran utilizza cavi diversi da
quelli tranciati.
Era importante? Era emblematico, per due motivi.
Il primo è che la patacca ha potuto attecchire e trovare spazio anche in un’informazione
che si vorrebbe seria e antimperialista perché da anni si va avanti a
rilanciare il falso scoop, il sensazionalismo, il singolo episodio eclatante,
con una ricezione acritica di qualsiasi notizia venga diffusa ad arte, senza
alcun controllo sulle fonti: l’importante è che la notizia, vera o falsa che
sia, risulti clamorosa e possa essere sfruttata in senso cospirazionistico. E in
questo modo molta informazione alternativa diventa, a volte inconsapevolmente,
disinformazione
Il secondo è che la bufala dell’isolamento
internet iraniano costituiva l’allora ultimo esempio di una serie di false notizie,
presunte rivelazioni che mai si avverano, sedicenti indiscrezioni in
realtà inventate dalla prima all’ultima parola, che da cinque anni stanno
riempiendo la stampa alternativa (e nell’ultimo anno anche molti media
ufficiali), per far credere all’opinione pubblica che Bush (o Israele, o entrambi)
stia per scatenare un terrificante attacco, magari atomico, contro l’Iran. Quello della guerra contro
l’Iran è stato in grande tema disinformativo dell’ultimo lustro:
giorno dopo giorno, articolo dopo articolo, incessantemente la dis-informazione
alternativa (almeno quella anglofona) ci ha martellato quotidianamente con l’imminente, anzi già
iniziato, olocausto nucleare iraniano, tutti a lutto preventivo per il futuro
genocidio persiano, e del tutto indifferenti davanti ai genocidi e alle
guerre reali in Iraq e Afghanistan. Ci sono siti, come il canadese Globalresearch,
che di fatto sono dedicati quasi esclusivamente a sfornare falsi scoop sull’attacco
all’Iran: il resto è solo contorno del piatto forte.
Ovviamente, non intendo dire che chiunque ritenga che a breve-medio gli USA (o
Israele) attaccheranno l’Iran faccia disinformazione (e tantomeno che la faccia
volontariamente): le tensioni USA(e Israele)-Iran sono
innegabili e vi è un motivo di reale e grave conflitto fra USA-Israele e la
Repubblica islamica dell’Iran. E cioè il nucleare iraniano, che, anche se
presumibilmente a scopi civili, doterebbe Teheran di una tecnologia in grado di
costruire armi atomiche: ma un’analisi dei dati dovrebbe, appunto, tenere in
conto anche di tutti gli altri fattori che rendono quantomeno inverosimile un
attacco contro la Persia, prima di tutto il fatto che gli USA hanno
consapevolmente consegnato a l’Iraq a un gruppo di politici settari sciiti, importati dagli occupanti in Iraq direttamente da Teheran. Risulta assai difficile
pensare che se gli USA avessero pianificato dopo quella irachena una guerra
iraniana non avrebbero trovato di meglio che regalare in via preventiva la
Mesopotamia a un gruppo di sanguinari seguaci di Khomeini, i quali per di più
godono tuttora del sostegno incondizionato di Bush. Inoltre gli USA non hanno sufficienti truppe
da mandare in Afghanistan, dove la NATO sta platealmente perdendo la guerra
contro la resistenza nazionale guidata dal Mullah Mohammad Omar: con quali
soldati invaderebbero l’Iran? Il problema tecnico secondo me è
secondario, perché in ogni caso manca qualsiasi volontà da parte USA di
attaccare la Persia, ma chi invece crede che l’America stia per
iniziare una guerra contro gli ayatollah persiani dovrebbe pure porsi anche
un minimo problema sulla fattibilità della stessa. E poi qualcuno crede
seriamente che il Congresso voterebbe, durante una campagna elettorale, a favore di una nuova guerra,
mentre gli USA ne stanno perdendo un’altra in Afghanistan? Anche un attacco
israeliano agli impianti nucleari iraniani sembra, al momento, altamente
improbabile: forse, se, come tutti i sondaggi lasciano prevedere, il Likud
vincerà le prossime elezioni nello stato sionista, le possibilità
aumenterebbero lievemente, ma pare difficile, se non impossibile, che Israele possa agire, in un campo
di tale
rilievo, in maniera opposta ai voleri USA. Aggiungo che un
altro argomento mostra che una guerra contro l’Iran (o un attacco agli
impianti nucleari persiani) è allo stato quasi impossibile. E cioè che se gli USA e/o Israele avessero avuto
l’intenzione di’ attaccare la Persia lo avrebbero già fatto, e da un
pezzo: non avrebbero certo aspettato che l’Iran, anche grazie al gentile dono
dell’Iraq da parte degli USA, si rafforzasse, che la corsa al
nucleare (a scopi civili, come è probabile, o militari, non importa)
procedessero fino a questo punto, e soprattutto che il petrolio, anche grazie a questo chiacchiericcio
infernale sulla guerra prossima ventura, arrivasse vicino ai 150 dollari al
barile, rendendo a questo punto catastrofico, al di là dell’esito militare, un
attacco contro Teheran, viste le immediate e disastrose ripercussioni economiche. E’ chiaro che le cose potranno cambiare in
futuro, a causa di eventi attualmente imprevedibili, ma allo stato tutto fa
pensare che non vi sarà alcuna altra guerra nel golfo. E davvero spero di
non sbagliarmi.
In ogni caso, la dis-informazione alternativa anglofona non si è posta né questi, né
altri interrogativi, appunto perché per cinque interminabili anni si è andati avanti, nel
99% dei casi (percentuale prudente), a battere senza un minuto di respiro il
tamburo della guerra contro l’Iran non sulla base di analisi dell’espansione
imperialista, o della situazione mediorientale, e spesso senza neppure
specificare i motivi che
avrebbero dovuto portare a una guerra, ma fondandosi su presunte rivelazioni
anonime di “fonti sicure” – tutte platealmente in contrasto l’una
con l’altra, e tutte smentite dai fatti -, su date certe dell’attacco, che
venivano sostituite appena quella precedente era superata dal calendario (spesso
fatte circolare da Debka file, sito legato al Mossad) e su notizie semplicemente false.
Ogni evento è stato letto
come l’inizio della guerra che non c’è: Israele bombarda un presunto sito
nucleare siriano (che nucleare non era)? E’ ovvio, si prepara a bombardare l’Iran. Un pesante battibecco nel golfo di Hormuz, gonfiato ad arte dal
Pentagono, diventa il nuovo Tonchino. All’infinito, senza un attimo di pausa.
Appena il precedente “primo passo” della guerra viene dimenticato
(solitamente accade in poche ore) o l’ennesima
attendibilissima rivelazione anonima ai vari Scott Ritter e Seymour Hersh si
rivela non così attendibile, si passa a quella successiva, all’infinito e
senza la minima vergogna. Ci è toccato perfino leggere a profusione che un B-52
USA levatosi in volo per errore con un carico nucleare stava andando a
bombardare Teheran – dal Dakota e da solo – ed è stato bloccato da una
misteriosa “rivolta dei generali” contro Cheney, nota solo a quattro
buffoni dei siti “alternativi”, cui è stata rivelata dalle
solite attendibilissime fonti anonime. Per quattro anni
siamo stati tediati dalla storia della prossima borsa petrolifera
iraniana, che avrebbe dovuto – a dispetto di ogni logica economica –
distruggere il dollaro a vantaggio dell’euro e pertanto sarebbe stata l’ennesima
causa scatenate della guerra: bene, ora la borsa
petrolifera iraniana ha aperto nell’indifferenza del mondo e, nel silenzio
imbarazzato degli stessi disinformatori che per quattro anno avevano
urlato a tutti polmoni che la borsa persiana avrebbe segnato insieme la fine
del dollaro e l’inizio dell’aggressione USA. In realtà il dollaro ha 10.000
motivi di preoccupazione, ma fra questi non rientra la borsa dell’isola di
Kish,
dove per di più le transazioni non avvengono in euro, come giuravano i grandi
analisti economici “alternativi”, ma soprattutto in rial: e forse perfino un Mike
Whitney
non riesce ancora a trovare il coraggio di scrivere che il rial iraniano mette in pericolo la supremazia del dollaro e che qualche anno
sarà la
moneta principale delle transazioni internazionali, tanto più che l’Iran è
forse l’unico paese al mondo ad avere un’economia
ben più disastrata di quella americana.
Il problema
dei rapporti USA-Iran non viene affrontato con un metodo analitico, bensì
divinatorio-oracolare: e chi ci sta vendendo questo veleno da 5 anni viene
accolto con un fideismo quasi religioso. Ultimamente poi si è raggiunto
il parossismo: la presidenza Bush sta per finire, e ai mullah non è stato torto
neanche un capello. E allora le rivelazioni, i rumor, le profezie si
accavallano in un crescendo wagneriano: Bush bombarderà l’Iran in
agosto, me
l’ha detto un anonimo; no lo
bombarda in novembre, me l’ha detto un altro
anonimo più attendibile; no lo bombarda Israele entro la fine dell’anno, l’ha
confermato un terzo anonimo, ancora più attendibile degli due altri anonimi.
Qualche audace – terrorizzato all’idea che fra qualche mese la pacchia
finisca – mette già le mani avanti: sarà Obama – O B A M A ! – a
bombardare l’Iran.
I profeti della guerra contro l’Iran possono essere in buona fede?
Ovvio che no. Alcuni lo saranno anche – in particolare i più stupidi e
quelli che hanno raggiunto la cordata negli ultimi tempi – , ma certo non lo
può essere chi da 5 anni ci propina false rivelazioni ricevute da inesistenti e
sicurissimi informatori anonimi. Certo non lo può essere uno Scott
Ritter,
che da almeno tre anni instancabilmente millanta che fonti
ultra-affidabili – e rigorosamente non menzionabili – gli fornirebbero indiscrezioni certe,
certissime, doc, su inizio e modalità delle guerre persiane, con profusione di
dettagli. E appena l’ultima vaticinio viene smentito dagli eventi,
questo cialtrone parte con la profezia successiva, e
perfettamente in contraddizione con quella precedente. Certo non lo
può essere Seymour Hersh, che qualche giorno fa ha rivelato l’ennesima
“operazione coperta” USA contro l’Iran (aveva
cominciato due anni fa, a inventarsi le operazioni coperte, e
continua monotonamente a ripetere il suo verso, citando come sempre alcune decine di
“fonti anonime”, per di più sempre preso seriamente dai media
ufficiali, che si guardano bene dal ricordare le cantonate precedenti
del grande giornalista investigativo). Certo
non lo può essere Ray McGovern, prodigo da anni sui particolari dell’attacco
all’Iran, di cui ci ha fornito innumerevoli date e scenari, naturalmente tutti
diversi e tutti rivelati da fonti che non possono essere nominate. Certo non possono
esserlo i tanti siti dedicati alla guerra che non c’è: possibile che dopo cinque anni che postano senza un attimo di sosta false
indiscrezioni, previsioni tutte sbagliate, oracoli contraddetti dai fatti, non gli
sia sorto almeno qualche dubbio sulla qualità dei loro “informatori
anonimi”, se mai per caso esistono? Quello che più sconcerta comunque è la credulità dei loro
lettori. E poi qualcuno si meraviglia che la gente creda alle menzogne di
Bush. Naturalmente non sto dicendo che tutti i siti di
informazione alternativa che giorno dopo
giorno ci hanno sommerso solo di oracoli sulla guerre persiane e di lodi alla
gloria dei mullah di Teheran siano al servizio di oscuri poteri: la maggior parte lo
ha fatto per puro conformismo, per seguire la corrente, per
ammannire ai lettori quello che questi volevano leggere, senza neppure chiedersi
se quanti andavano pubblicando fosse vero o falso. Il che, forse, è
anche peggio.
In generale però la
psy-op sull”attacco all’Iran è un’operazione niente affatto innocente,
motivata da diverse ragioni, non ultima, evidentemente, la speculazione
petrolifera e borsistica. Da quando le false rivelazioni sull'”inevitabile” guerra
contro la Persia sono passate dall’informazione alternativa alle prime pagine
dei media ufficiali, ad ogni nuovo scoop e ad ogni rivelazione di fonti
“che non possono essere nominate” fa seguito un ulteriore aumento del
petrolio e un crollo borsistico. Ovviamente, ogni giorno il regime di
Teheran getta alcune tonnellate di benzina sul fuoco, minacciando ritorsioni apocalittiche per bombardamenti che i mullah sanno
benissimo non verranno mai (ovviamente, a meno che non presumiamo che l’Iran sia
governato da pazzi, in senso tecnico, se il governo persiano temesse
davvero una guerra cercherebbe di allentare la tensione, non di fomentarla
in
tutti i modi possibili), addirittura arrivando a costruire “centinaia di
migliaia” di tombe per i futuri invasori, testando con mega strombazzamenti
pubblicitari missili che “possono raggiungere Tel Aviv” e
in realtà taroccati col photoshop, giurando
di avere centinaia di missili già puntati su “obiettivi
predeterminati” e pronti per essere lanciati (sia ben chiaro, l’Iran ha
il pieno diritto di sperimentare tutti i missili, veri e photoshoppati, che
vuole, ma le dichiarazioni che accompagnano i presunti war games persiani non sono certo
fatte per rasserenare il clima), inventandosi
financo improbabili tentativi di
rapimento e assassinio di Ahmadinejad. Il tutto,
mentre i governanti iraniani mandanoappunto in giro per il mondo immagini malamente alterate digitalmente
dei loro invincibili armamenti. Naturalmente lo
scopo iraniano non è certo quello di terrorizzare l’Occidente
per la presunta capacità distruttiva dei missili grossolanamente
creati al computer e “già
puntati” contro grandi e piccoli Satana o con l’arma segreta persiana, il
photoshop, ma di far
credere che un attacco USA-Israele all’Iran sia probabile e così alimentare
costantemente la tensione, al fine di creare all’interno del paese un clima di
assedio che possa far diminuire l’impatto della catastrofe economica
iraniana, e da un lato ricompattare il paese, dall’altro creare una nuova scusa per
l’aumento della repressione contro qualsiasi potenziale vero o presunto oppositore.
Soprattutto, l’Iran sa perfettamente che la sfida verbale con USA e Israele ne
accresce di minuto in minuto popolarità e prestigio in quel mondo arabo
che costituisce il reale oggetto delle sue mire egemoniche. Nel
contempo, la propaganda persiana serve ad alzare il prezzo del petrolio, far
crollare ulteriormente le borse, determinando per questi motivi – e non certo
per la paura delle ritorsioni e/o minacce belliche del photoshop persiano – un vero e proprio panico
nel Grande Satana e nei suoi alleati. Con il conseguente effetto di poter alzare
il prezzo in future trattative USA-Iran nel dopo-Bush. A questo
punto è ovvio che gli abitanti degli USA preferirebbero qualsiasi soluzione a
favore dell’Iran che un petrolio a 200 dollari al barile (per arrivare al quale
non c’è bisogno di alcuna guerra: basta che l’Iran e i battitori occidentali
dei tamburi bellici continuino a far credere che la guerra è dietro
l’angolo). Che l’Iran faccia i propri interessi,
e lo faccia nel modo più sfacciato, nulla di male: che l’economia mondiale
riceva il colpo di grazia da questa indecente psy-op non può, e non deve,
preoccupare il regime dei mullah, tanto più che la loro, di economie, non ha davvero più
nulla da perdere. Infinitamente più esecrabile è che invece continuino a
spargere menzogne su un imminente attacco contro la Persia sedicenti giornalisti
occidentali, senza i quali tutta la minacciosa e vagamente clownesca
propaganda iraniana avrebbe il peso che dovrebbe avere, e cioè
zero. Naturalmente ad alimentare la psy-op
delle guerre persiane da parte dei media ufficiali occidentali vi è anche parecchio altro
oltre alla speculazione petrolifera (rassicurare gli alleati arabi degli USA, prima di tutto i sempre più
inviperiti sauditi, che Bush sta facendo qualcosa per bloccare l’egemonia
iraniana in Medio Oriente, dopo averla determinata; far
dimenticare agli elettori che gli USA hanno fatto una guerre genocida per
consegnare di fatto l’Iraq all’Iran, sostituendo un regime laico con una
teocrazia sciita filo-khomeinista; esercitare pressioni sull’Iran perché fermi
il progetto nucleare; presumibilmente anche spianare la
via a un futuro accordo fra i prossimi presidenti degli USA e
dell’Iran – con ogni verosimiglianza Obama e Larijani -, accordo che dovrà
apparire agli occhi degli americani come il male minore rispetto al collasso economico che farebbe
seguito a una nuova guerra in aree petrolifere, e parecchio altro).
Per quanto riguarda però i siti e i movimenti cosiddetti contro la guerra e
la dis-informazione alternativa, che certo non hanno il potere di
provocare scossoni borsistici, i motivi di questi cinque anni di maniacale
propaganda sulla guerra contro l’Iran sono altri, e spesso anche più ignobili. Certamente le
migliaia e migliaia di articoli pubblicati dai media “alternativi”
hanno avuto anche l’ovvia funzione di preparare la strada al lancio della
“notizia” della possibile nuova guerra sulla stampa
ufficiale: ma una delle ragioni di questo fanatico martellamento di
tamburi da parte di chi teoricamente dovrebbe denunciare i
crimini VERI dell’imperialismo, è che la ipotetica guerra contro l’Iran è
servita perfettamente allo scopo di far dimenticare e passare sotto silenzio le
guerre, i massacri e i genocidi reali . Come ha detto più volte Scott Ritter, fra l’entusiasmo dei buffoni
“anti-war” e dei siti alternativi, la guerra
contro l’Iraq è “un evento minore” se comparata alle future guerre
persiane. Quando ha cominciato a dirlo, i morti iracheni erano 100.000,
ora sono ben più di un milione. Cui si aggiungono milioni di feriti, mutilati,
orfani, e quasi cinque milioni di profughi. Cosa volete che siano? niente,
“un evento minore”, una quisquiglia rispetto ai futuri morti iraniani. Di
quelli, e di quelli soltanto, dobbiamo preoccuparci, per quelli dobbiamo
piangere, lamentarci come prefiche, indignarci, indire manifestazioni: i morti
iracheni – per non parlare di quelli afghani – possono tranquillamente
andare all’inferno, insieme con i rifugiati alla disperazione, alle bambine
costrette a prostituirsi, ai bambini torturati. L’Iraq – come ha scritto
Ritter – dovrà aspettare: ora dobbiamo occuparci delle cose serie, dell’Iran. E
questo sconcio è stato pubblicato praticamente da tutti i siti contro la
guerra e di “sinistra”, come se non sapessero che nessun
movimento contro la guerra e tantomeno i siti “alternativi” hanno
mai fermato alcuna impresa bellica: l’unico scopo che ci si può seriamente
prefiggere è quello di fare informazione, di far conoscere alla gente quello
che succede davvero. E invece si proclama, senza alcun pudore, che
l’informazione sulla realtà deve scomparire per cedere il passo ai
vaticini su un
improbabile futuro. E naturalmente non lo si è solo detto, ma lo si è anche
fatto: ormai una metà (stima prudentissima) degli articoli pubblicati
dall'”informazione alternativa” ha un unico maniacale argomento:
“domani gli USA,
o Israele, o tutti e due, attaccheranno l’Iran”, con annessa descrizione di
conseguenze catastrofiche. Anzi, attualmente, ad essere gettonatissimi
sono proprio gli scenari apocalittici che faranno seguito ai bombardamenti che
non ci saranno. Le guerre e i crimini veri? scomparsi completamente. Qualche lieve
sussulto si ha solo nel caso di attacchi USA contro sadristi: in questo
caso, perfino i siti alternativi deplorano, forse perché i seguaci di Sadr
ricevono una qualche luce riflessa dalla casa madre persiana: altrimenti, silenzio plumbeo. Gli USA
possono massacrare, distruggere, torturare uomini donne e bambini in Iraq e
Afghanistan, e non una parola, men che mai una anche timida protesta, da parte degli attivisti anti-war: mica si può star dietro a tutto, e le
lacrime sono già state versate tutte per i morti virtuali iraniani. Per quelli
reali non ne è rimasta neanche una. Premesso che ovviamente mi
opporrei in ogni modo possibile ad una guerra contro l’Iran (e contro qualsiasi
altro paese), mi pare evidente che oscurare i genocidi e le guerre in atto
per occuparsi in modo esclusivo e parossistico solo di improbabili eventi futuri
non possa che fare il gioco dell’ imperialismo. Come se durante la guerra in
Vietnam i movimenti anti-war avessero urlato per anni: “Chissenefrega del Vietnam!
Gli USA presto bombarderanno le isole Tonga, ce l’hanno detto gli anonimi:
questo è quello che conta, altro che il Vietnam! I
vietnamiti crepano? Pazienza, tanto mica sono immortali, pensiamo piuttosto ai
poveri tonghesi che verranno inceneriti, che tragedia!”.
Come conseguenza di questo quinquennale incessante frastuono sulla
imminente guerra contro l’Iran, il regime di Teheran è stato promosso a campione
del progresso e dell’antimperialismo. Le sedicenti sinistre (in tutti i sensi)
idolatrano la teocrazia persiana, i professionisti dei cosiddetti movimenti
contro la guerra sono sdraiati ai piedi di Ahamdinejad e Khamenei, ogni notizia
che potrebbe apparire anche lievemente critica nei confronti dei mullah viene
pubblicata dai siti alternativi con a fianco la scritta: “war pimp alert”:
se non esalta la grandezza dei teocrati di Teheran deve essere falsa per forza. Nel contempo,
una delle principali fonti di un’informazione che davvero non aveva bisogno di
ulteriori disgrazie è diventato il sito di propaganda iraniano Press TV,
che mediamente pubblica una notizia attendibile su tre (ma chissà perché ad
essere ripostate all’infinito sono le altre due). E non sto parlando solo
dei movimenti anti-guerra britannici, tipo Socialist Worker o Stop the war, che ha vietato ogni
anche blanda critica al regime iraniano (come è noto, Stop
the war ha espulso i movimenti antimperialisti e di sinistra contro
la guerra all’Iran, perché critici nei confronti della
teocrazia khomeinista) o a un uomo davvero per tutte le stagioni – piene e
mezze – come George Galloway, che
di fatto difende la
pubblica impiccagione di adolescenti gay nelle piazze persiane, ma anche della
cosiddetta sinistra USA, anche se sicuramente meno esaltata rispetto al
fanatismo khomeinista dei colleghi inglesi. La logica sottesa è più
o meno questa: dato che gli imperialisti USA bombarderanno l’Iran, il
regime di Teheran è un bastione dell’antimperialismo, e se qualcuno osa
balbettare che lapidazione di adulteri, impiccagione di
bloggers
, gay e
bevitori di
alcool, carcere
e nerbate per aver portato a spasso un cane, animale
impuro, forse sono un tantinello eccessive, sicuramente è un servo di Bush.
Chissà perché la regola aurea secondo cui i – veri o presunti (in particolare i
presunti) – avversari degli USA devono essere al di sopra di ogni critica, pena
l’essere tacciati di filo-imperialismo dal magnifico movimento antiwar, non ha
funzionato in solo due casi, quando invece i governi di due paesi avversi
agli USA sono stati oggetto di una campagna
demonizzante da parte degli stessi attivisti anti-guerra, e cioè l’Iraq e l’Afghanistan.
Precisamente gli unici due paesi davvero aggrediti dagli USA: sia ben chiaro, è
solo una
coincidenza,
mai mi permetterei di pensare che la stragrande maggioranza del movimento antiwar sia una quinta colonna
dell’imperialismo. Anzi, in assoluta e totale buona fede, i signori
“anti-war” si sono prodotti in una riscrittura della storia,
cancellando con un tratto di penna gli aiuti di Israele all’Iran durante la
guerra con l’Iraq e l’intero Iran-Contra, e inventandosi un Saddam servo degli
USA, che avrebbe attaccato la Persia per ordine di Washington: la dimostrazione
che il presidente iracheno era un fantoccio della CIA sarebbe una foto di
Saddam che stringe la mano e Rumsfeld, invece di sputargli in faccia come si usa
in queste occasioni, foto che ripostata all’infinito dai magnifici media
alternativi ha preso il posto di prove altrimenti inesistenti. Dunque,
secondo questa ignobile propaganda, prezzolata a monte e deficiente a
valle, gli USA avrebbero da sempre voluto attaccare
l’Iran, prima usando Saddam e fra poco (fra poco da 5 anni) direttamente. Che
nel frattempo abbiano attaccato l’Iraq e l’Afghanistan – e cioè proprio i
peggiori nemici di Teheran -, importato direttamente dall’Iran i settari
pupazzi messi al potere a Baghdad, avallato e promosso in Iraq
la pulizia etnica di chiunque – sunnita, cristiano e sciita – si opponesse
all’egemonia persiana, e alla fine consegnato il loro “alleato” Saddam
ai pupazzi filo-persiani perché venisse linciato dal Mahdi army e da Moqtada al
Sadr in persona, alla presenza del Gran Cerimoniere, l’ambasciatore iraniano, e
molto altro, sono dettagli che non devono neppure essere presi in
considerazione. Gli USA hanno sempre voluto attaccare Teheran,
grande bastione antimperialista, e ora lo faranno. I fatti, compagni, non
contano.
Onde evitare fraintendimenti, ripeto che sono assolutamente contraria non
solo a qualsiasi tipo di azione aggressiva nei confronto dell’Iran (e di ogni
altro paese), ma anche ad eventuali tentativi da parte di stati stranieri di
ottenere un cambiamento di regime in Iran: e questo non perché la reazionaria
teocrazia khomeinista mi piaccia – non mi piace proprio per niente – ma perché
l’unica cosa ancora peggiore del khomeinismo sarebbe un governo apertamente
filo-USA. E in ogni caso i paesi occidentali non hanno alcuna legittimità né
politica né morale per criticare chicchessia, figuriamoci per provocare
sconquassi politici: devono essere le forze progressiste e antimperialiste
iraniane a liberare l’Iran dal giogo teocratico. Semplicemente, non credo che
nessuno, in Occidente, voglia né bombardare la Persia, né cercare di
destituire il regime degli ayatollah.
Precisato questo, va detto a chiare lettere che, a differenza di quanto
sostengono alcune allegre sinistre, l’Iran non è un paese antimperialista.
Non basta fare sgangherati proclami verbali contro gli USA e contro Israele per
essere antimperialisti: altrimenti, con questo criterio, anche Forza Nuova e
Roberto Fiore (non a caso grandi amici del governo di Teheran) sarebbero
campioni del progresso. L’Iran è un paese capitalista, dove qualsiasi
forza progressista e di sinistra e i
movimenti dei lavoratori sono soggetti ad una feroce repressione.
Oltretutto il regime iraniano sta portando avanti un programma di
privatizzazioni che davvero solo Chossudovsky può presentare, in
un articolo ai confini della realtà e oltre, come uno schiaffo
all’imperialismo e al capitalismo (naturalmente, come sanno anche i sassi, in qualsiasi altro
paese del mondo accade il perfetto contrario, e le privatizzazioni favoriscono
il più sconcio capitalismo, specie se, come in Iran, aprono a multinazionali
straniere. Ma in Persia succede così: prima
si guarda cosa fanno i mullah, poi ci si industria disperatamente a mostrare che
come sempre hanno agito per il meglio). Soprattutto l’Iran ha attivamente
aiutato le criminali guerre di aggressione USA contro
l’Afghanistan e contro l’Iraq. L’Iran ha collaborato con gli USA nel
produrre falsa documentazione sulle inesistenti armi di distruzione di massa
irachene, non solo grazie al doppio agente Iran/CIA Ahmed Chalabi –
grande amico di un altro idolo delle sinistre nostrane, il genocida Moqtada al
Sadr, e attualmente, come il compare, in
visita presso la casa madre persiana -, ma anche aiutando galantuomini come
Michael Leeden a
costruire falsi dossier contro l’Iraq, con la gentile collaborazione del
SISMI (naturalmente ora gli USA pretendono di essere stati
“ingannati” dagli agenti iraniani che li volevano spingere verso la
guerra contro Saddam, una delle tante pietose menzogne dell’amministrazione Bush). Le
Badr brigades, create e addestrate dall’Iran, sono rientrate in Iraq con i
carri armati USA, e hanno iniziato immediatamente un’opera di massacro e pulizia
etnica, in stretta collaborazione con gli occupanti USA. Tutte le milizie
filo-iraniane, braccio armato dei vari partiti del governo fantoccio
filo-khomeinista installato dagli americani, non solo hanno combattuto
attivamente contro la resistenza irachena, ma hanno provveduto a ripulire
l’Iraq di chiunque fosse sospettato della pur vaga simpatia per la resistenza
(oltre che di sunniti, cristiani, sciiti laici, palestinesi, donne senza velo o
con velo non sufficientemente pesante, gay,
barbieri, rom, venditori d’alcool, e sicuramente dimentico qualche altra
categoria), ovviamente non solo nella più totale impunità, ma con la a
volte tacita a volte attiva collaborazione degli USA. L’Iran sostiene con tutte
le sue forze sia in Iran che in Afghanistan i governi fantoccio messi al potere
dagli USA e naturalmente osteggia le resistenze nazionali
(“terroristi”, secondo Teheran) in entrambi i paesi.
E qui arriviamo a un’altra delle conseguenze (casuali, per carità) della
forsennata campagna quinquennale sulla “inevitabile, imminente, anzi già
cominciata” guerra contro l’Iran, e cioè togliere quel barlume di
supporto che qualcuno ancora dava alla resistenza irachena (per quanto riguarda
quella afghana il problema non si è mai posto: i paladini della libertà
occidentali hanno sempre osteggiato la lotta di liberazione del popolo afghano).
Visto che il regime iraniano bolla la resistenza irachena come
“terroristi saddamiti” (salvo poi definire
“resistenza” gli squadroni della morte di Moqtada al-Sadr, ora
apparentemente caduto in disgrazia), e che la resistenza irachena si
ostina da sempre a parlare di una doppia occupazione del paese, USA-Iran, vorrà dire
che la resistenza sbaglia, pare chiaro. Perfino Maliki, Hakim e gli altri
fantocci importati dagli USA hanno goduto presso la stampa alternativa di
una qualche luce riflessa dallo splendente sole persiano che li
illuminava.
E’ chiaro che non sto dicendo che USA e Iran siano
alleati, e che alla sera Bush e Ahmadinejad si telefonino e, dopo essersi
scambiati effusioni amorose verbali, dicano: “Hai visto, amore mio, li
abbiamo fatti fessi tutti anche oggi!”. Tutt’altro. Si tratta di una
convergenza di interessi: l’Iran ha aiutato gli USA a preparare e a compiere le
proprie guerre genocide perché queste facevano anche l’interesse
persiano. Ma il risultato non cambia: e i paesi antimperialisti queste cose
non le fanno. Qualcuno mi può gentilmente spiegare perché sarebbe
antimperialista la politica iraniana? Perché – dopo la totale
distruzione dell’Iraq – ora ci sono tensioni con gli USA nella spartizione
del bottino iracheno, e sia americani che persiani stanno tentando di
strattonare il criminale “governo” iracheno, davvero servo di due
padroni? Perché l’Iran vuole arricchire l’uranio a scopi civili e
gli USA sospettano (o dicono di sospettare) che non siano civili affatto? Ovviamente l’Iran ha tutto il
diritto di costruire centrali nucleari, ma non riesco a capire perché i
medesimi soggetti politici sostengano che l’energia nucleare sia più o meno
demoniaca se prodotta in occidente e angelica se prodotta in Iran, paese
che peraltro naviga su un mare di petrolio. Ripeto, la volontà iraniana di
dotarsi di centrali nucleari è pienamente legittima, ma non vi è nulla di
antimperialista in una centrale nucleare (e neanche in un eventuale bomba
atomica).
Oltre ai continui minacciosi proclami contro Grandi e Piccoli Satana, con tutta la
buona volontà del mondo si può citare solo l’aiuto economico dato dall’Iran a
Hamas (quello militare è stato più volte smentito dallo stesso Hamas, quindi
sospendo il giudizio), questo sicuramente autentico. Certo ci si può
interrogare quanto tale aiuto sia dovuto ad un reale amore per la causa palestinese e non
al desiderio da parte dell’Iran di promuovere il proprio ruolo di unico
nemico del sionismo e di avere un altro alleato nel tentativo di stabilire un’egemonia
mediorientale: l’amore dell’Iran per i palestinesi parrebbe, così a occhio,
smentito dallo sterminio dei palestinesi
in Iraq da parte delle milizie
filoiraniane (con tanto di esplicita
faida) [1]. E non si dica che i palestinesi
in Iraq sono stati torturati e massacrati non in quanto palestinesi, ma
perché precedentemente protetti dal governo di Saddam Hussein: questo lo so da
me, ma li hanno torturati e massacrati ugualmente, uomini, donne e bambini,
nell’assordante silenzio di tutti i paladini della causa palestinese. Un
palestinese morto conta solo se lo uccidono gli israeliani: se invece hanno il
cattivo gusto di farsi trucidare dai “buoni”, che i palestinesi
crepino pure. E comunque i soldi dati ad Hamas non bastano di sicuro a rendere
l’Iran un baluardo antimperialista. Aiuti economici alla Palestina, Hamas
compreso, li ha sempre dati anche l’Arabia saudita, ma certo nessuno si è
giustamente sognato per questo di dire che la reazionaria monarchia saudita era
un baluardo contro l’imperialismo.
In realtà, a provare che l’Iran sarebbe una grande potenza antimperialista,
a dispetto di qualsiasi dato e di qualsiasi seria analisi, è appunto autoreferenzialmente proprio la guerra che Bush vorrebbe, secondo la propaganda
anti-war, muovere all’Iran: prima di grida a squarciagola che gli USA (e/o
Israele) bombarderanno domani i mullah, e poi si dice che per questo motivo i
mullah sono i campioni della libertà. Naturalmente, questa logica perversa ha
portato a sottrarre qualsiasi supporto alle reali forze antimperialiste del
mondo medio e centro-orientale (non solo ai movimenti nazionali di
resistenza afghano e iracheno, ma anche alle sinistre arabe, per non parlare di
quelle iraniane, addirittura espulse dai movimenti anti-war perché si
permettevano di criticare la teocrazia di Teheran). E quel che è peggio
è che questa apparentemente necessaria divisione in due dello schieramento
politico e ideologico – o con i khomeinisti o con i sionisti, tertium non datur – ormai
si riflette tragicamente anche sul mondo arabo, dove, una volta distrutto
l’ultimo bastione del socialismo arabo, l’Iraq baathista, pare non ci sia
alternativa fra Teheran e i suoi satelliti da una parte o USA e
Israele dall’altra, cancellando così qualsiasi progetto di un autentica lotta di
liberazione dal modo arabo. L’unica scelta possibile (a tutti i livelli,
informativo compreso: ormai Aljazeera è filoiraniana e Alarabiya filo-USA)
sembra essere fra due blocchi entrambi reazionari ed entrambi desiderosi di
sottomettere alla propria egemonia regionale i paesi arabi. Ovviamente
l’imperialismo sionista USA/Israele è infinitamente peggiore, più potente e
più pericoloso del tentativo espansionista iraniano, ma questo non migliora di
una virgola la qualità del regime khomeinista, tanto più che a essere meno
peggio degli USA e di Israele ci vuole davvero poco. E soprattutto si tratta di
un’alternativa falsa, perché nell’opposizione fra USA e Iran non vi è nulla di
strutturale, come la collaborazione fra i due paesi nelle guerre di aggressione
contro Afghanistan e Iraq ha ampiamente mostrato. Fra paesi capitalisti e
reazionari un accordo si può sempre trovare, e con ogni probabilità, dopo le
presidenze di Bush e Ahmadinejad si troverà, ovviamente sulla pelle del
mondo arabo, probabilmente Palestina compresa (naturalmente, se e quando un
qualche accordo USA-Iran si farà, i profeti della guerra prossima ventura non
diranno mai che si erano sbagliati, Dio scampi: ci assicureranno che alla
fine gli USA e Israele si sono dovuti piegare davanti alle
invincibili armi photoshoppate dell’Iran, che, come Ahmadinejad ci
assicura, è
la prima superpotenza del mondo). E senza un lustro di propaganda
sulla guerre persiane prossime venture, con annessa continua glorificazione
della teocrazia di Teheran, tutto ciò sarebbe stato evidente anche un cieco, se
si fosse guardato ai fatti e non alle profezie disinformative sparse ad
arte.
Paola Pisi
Fonte: http://www.uruknet.info/
Link: http://www.uruknet.de/?p=s8182&hd=&size=1&l=i
13.07.2007
Nota: Quello pubblicato qui è un estratto di una trattazione più ampia che partiva da alcune diffamazioni di Fabio de Fina e Maurizio Blondet contro Uruknet. Chi fosse interessato, può leggere della vicenda qui.