Riceviamo e pubblichiamo.
Lo scorso lunedì 27 novembre, presso la Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale a ROMA (Piazza Montecitorio 101), si è tenuta la tavola rotonda organizzata dal Centro Studi Eurasia Mediterraneo in collaborazione con Polis Etica dal titolo:
“SICUREZZA O INSICUREZZA EUROPEA? Alla ricerca della stabilità perduta”
Tre ore di relazioni con gli interventi dei seguenti ospiti:
Gen. Piero LAPORTA – già Gen. di Divisione, Stato Maggiore Esercito italiano –
Ten. Colonnello Fabio FILOMENI – Incursore paracadutista (ufficiale in riserva) –
Dr. Federico DE RENZI – responsabile del CeSEM area Turan –
Dr. Marco PALOMBI – Economista, esperto in economia di guerra –
Prof. Alexandre DEL VALLE – specialista di geopolitica e Medio Oriente, docente a Roma e Parigi –
Prof. Dragana TRIFKOVIC – direttrice del Centro studi geostrategici di Belgrado –
Prof. Nino GALLONI – Economista, già direttore generale al Ministero del Lavoro e dell’Economia.
La seconda parte, il Question Time con domande ai relatori dai giornalisti e dal pubblico, è stata curata dal dr. Guido De Simone, imprenditore e fondatore di Polis Etica.
Quali sono le tematiche che sono state discusse durante il convegno?
a) Problema dell’accoglienza dei migranti (a cui si aggiungono i profughi ucraini) e della fornitura di armi da parte dell’Italia e dei Paesi europei all’Ucraina. Queste armi finiscono spesso in mano a chi combatte in Medio Oriente o in altri teatri di guerra? Quanti sono i foreign fighters in Ucraina[1]?
b) L’Unione Europea e gli Stati Uniti possono assistere militarmente ed economicamente anche Israele oltre all’Ucraina? (gli arsenali militari della NATO sono praticamente vuoti[2]). E’ possibile trovare una soluzione per porre fine prima possibile al conflitto in Europa? Al riguardo, il Ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha proposto Budapest come luogo di mediazione e trattative diplomatiche[3], mentre il Presidente Viktor Orban ha aggiunto che la Russia non può essere sconfitta militarmente e servono colloqui di pace;
c) Violazione su larga scala dei diritti umani e della libertà religiosa in Ucraina, in particolare con la messa al bando e gli attacchi fisici alla Chiesa Ortodossa. Episodi simili si sono verificati negli scorsi anni anche nei Balcani, in particolare in Macedonia e in Montenegro[4]: eppure la libertà religiosa dovrebbe essere uno dei capisaldi del pensiero europeo;
d) Problema energetico: una soluzione è possibile senza la Russia? Bisogna porre fine al regime di sanzioni contro Mosca come ha recentemente chiesto il Ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar[5]? Possiamo reggere la competizione in un’economia di guerra? Secondo uno studio europeo, sono almeno 100 i miliardi persi dalle nostre aziende in Russia a causa delle sanzioni dirette ma se contiamo le perdite indirette si parla di circa 2500 miliardi di euro[6].
Possiamo reggere la competizione in un’economia di guerra?
e) L’Europa è obbligata a combattere per l’Ucraina come vogliono gli Stati Uniti d’America? Può invece l’Europa rimanere neutrale, preservare la sua originalità e identità, dialogando amichevolmente con Russia e Cina, abbracciando l’idea del multipolarismo che viene preferita ormai dall’80% del mondo? Non è forse meglio per l’Italia tornare a quella politica multivettoriale che l’ha caratterizzata perfino durante la “guerra fredda” tra USA e URSS?
Al contrario, abbiamo assistito nei giorni scorsi a prese di posizione che vanno in tutt’altra direzione. Il capo del governo italiano, Giorgia Meloni, dopo essersi astenuta sulla Risoluzione dell’ONU che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza, ha spiegato come si possa risolvere la crisi ucraina semplicemente con il ritiro delle truppe russe[7].
Così come la tragedia in Palestina non è iniziata lo scorso 7 ottobre, la crisi ucraina non è scoppiata il 24 febbraio 2022.
Ma la presa di posizione del Governo di Roma non è stata l’unica.
In una Germania dilaniata dalla recessione a causa delle sanzioni alla Russia, un rapporto del CFR ha messo in guardia l’Europa sul fatto che entro cinque anni le truppe russe saranno in grado di sconfiggere militarmente la NATO, per cui: “Con le sue ambizioni imperiali, la Russia rappresenta la minaccia più grande e più urgente per i Paesi della NATO. Una volta terminati gli intensi combattimenti in Ucraina, il regime di Mosca potrebbe impiegare dai sei ai dieci anni per ricostituire le proprie forze armate. Entro questo lasso di tempo, la Germania e la NATO devono consentire alle proprie forze armate di agire come deterrente e, se necessario, combattere contro la Russia. Solo allora saranno in grado di ridurre il rischio che scoppi un’altra guerra in Europa”[8].
Il Presidente della Repubblica Ceca ha così dedotto che bisogna preparare i soldati europei a confrontarsi sul campo di battaglia con quelli di Mosca: “Detto questo, dobbiamo essere consapevoli che in futuro potremmo trovarci in una situazione in cui gli Stati Uniti saranno più impegnati altrove e l’Europa avrà bisogno di un qualche tipo di azione militare, per cui se non vogliamo dipendere completamente da Washington dovremmo sviluppare i settori in cui oggi siamo carenti, ovvero il trasporto strategico, in particolare quello aereo, la comunicazione strategica e l’intelligence strategica. Non serve proporre qualcosa di nuovo, ma l’Unione Europea deve essere più forte all’interno della Nato”[9].
Sintesi delle relazioni del 27 novembre 2023 e Risoluzione finale:
Premesso che
Oggi non esiste una strategia occidentale per uscire dall’attuale situazione di caos globale; per gli Stati Uniti è prioritario combattere la Russia senza coinvolgere il proprio territorio ma utilizzando quello europeo. Il timore maggiore del mondo atlantico è che una sconfitta dell’Ucraina possa portare ad un collasso della NATO, al punto che si è parlato perfino di utilizzo della bomba nucleare per scongiurarla. Il fronte palestinese è stato aperto dagli USA per seminare ulteriore confusione, ma se gli occidentali non riescono a gestire la Striscia di Gaza come pretendono di governare il mondo?
Il conflitto in Ucraina è stato indotto dall’espansione della NATO verso Est seguita alla caduta del Muro di Berlino. Ciò non corrisponde all’interesse nazionale italiano. Oggi l’esercito italiano ha al massimo 8.000 soldati in piena efficienza e ci vorrebbero almeno 10-15 anni per una riforma complessiva delle nostre Forze Armate. L’Italia non ha una vocazione belligerante ma solo difensiva, in linea con la Costituzione; più che pensare ad integrarsi in un esercito europeo, il cui unico obiettivo potrebbe essere solo un conflitto contro i Paesi eurasiatici, è preferibile rafforzare la marina militare per presidiare gli 8.000 km. di costa.
Il mondo sta tornando alle origini: oggi esiste una piccola parte di Paesi aggressivi e la stragrande maggioranza del Pianeta che vuole solo commerciare pacificamente. L’Italia non può avere un ruolo da protagonista finchè rimane legata al vincolo esterno atlantico e fa parte di un blocco politico-militare, quello a guida statunitense, definito “disperato” dai suoi stessi protagonisti (Henry Kissinger). Per sfuggire al destino di portaerei nordamericana sul Mediterraneo, Roma dovrebbe guardare ad Ankara; quest’ultima, pur rimanendo nella NATO, è capace di salvaguardare il proprio interesse nazionale e influire concretamente sugli scenari geopolitici vicini.
Considerato che
Nel suo tentativo di vincere la “nuova guerra fredda” contro le potenze concorrenti, la competizione economica non bastava più e perciò si è passati all’incremento delle spese militari e ai conflitti sul terreno (Ucraina e Israele). Si è così entrati in una economia di guerra e gli Stati Uniti hanno dato vita ad una mobilitazione finanziaria mai vista prima. L’Europa, per sopravvivere, potrebbe proiettarsi solo verso il Mediterraneo ma mentre la Cina cerca di mantenerlo un teatro stabile, gli Stati Uniti ne alimentano la conflittualità. Inoltre, la scelta della contrapposizione totale alla Russia è fallita: l’economia di Mosca è in espansione, la popolarità di Putin è ancora alta, mentre la crescita del PIL europeo è stata uccisa dalla guerra economica.
I due errori fondamentali dell’Europa riguardano proprio il mancato dialogo con la Russia dopo il 1989 e la sua scelta monetarista. Dopo il 2008 è diventata sempre più evidente la spaccatura tra finanza ed economia reale, ereditata dalla subordinazione al modello statunitense; perciò, andrebbe innanzitutto recuperata la sovranità monetaria e successivamente andrebbero iniettate risorse nell’economia reale, finanziando beni come la salute pubblica, il patrimonio culturale, l’istruzione. L’Italia può farlo rimanendo all’interno dei parametri imposti dall’Unione Europea? Sicuramente no.
L’Europa non è sotto attacco solo dal punto di vista economico ma anche da quello spirituale. Per una parte dell’Occidente, l’Ortodossia rappresenta un pericolo maggiore dell’integralismo islamico. Gli esempi si sono visti in Kosovo e Metohija, in Macedonia, in Montenegro e più recentemente in alcuni Paesi Baltici. I servizi segreti statunitensi si sono adoperati per creare Chiese scismatiche a fini geopolitici; in particolare, il Parlamento ucraino ha approvato una legge sul divieto della Chiesa ortodossa, suscitando la reazione della Chiesa ortodossa russa che ha pubblicato un documento in cui sostiene una nozione di diritti umani legata alla moralità.
Ciò è ancora più drammatico in un Europa già carente di vera spiritualità e priva di un’identità concreta. L’Unione Europea si è semplicemente accodata al carro della globalizzazione capitalistica a guida statunitense e ha cercato di esportare i valori dell’individualismo liberale ai Paesi del Sud globale, ma non si è dimostrata in grado nemmeno di integrare i migranti che ha accolto. Pur di raggiungere i propri fini geopolitici ed espandere la NATO ad Oriente, gli occidentali non si sono fatti scrupolo di finanziare, addestrare ed armare l’integralismo islamico contro la Russia, la Cina e le stesse nazioni arabe non allineate, con il risultato di ritrovarsi il terrorismo radicale in casa propria.
Invitiamo le istituzioni italiane ed europee
a realizzare il cambiamento politico che i nostri popoli auspicano, sia a Roma che a Bruxelles. Esiste un’altra visione basata sulla convivenza pacifica tra Stati con sistemi diversi. Noi non siamo avversari e nemici della Russia, della Cina o della Palestina, ma loro potenziali partners, economici e culturali.
In un recente convegno italiano, diversi esponenti del mondo politico e culturale italiano, dagli ex parlamentari Marco Rizzo, Fabio Granata, Gianni Alemanno fino ad importanti giornalisti come Francesco Borgonovo e Francesco Toscano hanno discusso dell’importanza di adottare un approccio multipolare per affrontare le sfide globali e proteggere i diritti umani in tutto il mondo[10].
Ignoranza geopolitica e sudditanza atlantica sono lussi che l’Italia non può più permettersi se vuole sopravvivere come nazione. L’ex parlamentare Alessandro Di Battista, ha recentemente ricordato che l’interesse nazionale italiano non può significare “accodarsi alla NATO”[11].
L’Europa del doppio standard geopolitico non ha alcun senso storico per il Prof. Alessandro Orsini, ex direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale dell’Università Luiss di Roma[12]. Ancor meno lo ha quella del ricatto finanziario. Come sottolineato dal senatore italiano Claudio Borghi: “Non voteremo mai il Mes. Non regaleremo 130 miliardi alla Germania”[13].
Concludiamo allora con l’auspicio che i gruppi parlamentari italiani ed europei possano intraprendere finalmente la strada verso un futuro di pace e progresso per il Pianeta, iniziando dalla messa in campo di serie trattative di diplomatiche in Ucraina e in Palestina al fine di garantire stabilità e sicurezza a tutti gli attori coinvolti.
[1] Giuliano Bifolchi, Risk Assessment: foreign fighters, battaglioni di volontari in Ucraina e minaccia terroristica, “Special Eurasia”, 5 febbraio 2023.
[2] Pietro Orizio, Forniture militari scadenti all’Ucraina: le responsabilità di alleati e contractor, “Analisi Difesa”, 7 luglio 2023.
[3] Foreign Minister calls for end to Russia-Ukraine war at Minsk conference, abouthungary.hu, 27 ottobre 2023. Cfr. anche Nicholas Vinocur, Hungary’s Viktor Orbán threatens to blow up EU’s Ukraine policy, politico.eu, 22 novembre 2023.
[4] Stefano Vernole, La difesa della Chiesa Ortodossa in Montenegro, Anteo, Cavriago, 2020.
[5] India contained global inflation by buying Russian oil: Jaishankar, Press Insider, 17 novembre 2023.
[6] European companies suffer €100bn hit from Russia operations, “Financial Times”, 6 agosto 2023. Cfr. Deutscher Bundestag, Auswirkungen von Sanktionen auf die europäische und russische Wirtschaft, 21 luglio 2023.
[7] Meloni, Putin al G20 per avere visibilità politica. Se vuole la pace basta che ritiri le truppe dall’Ucraina, ANSA, 22 novembre 2023.
[8] Dr. Christian Mölling Torben Schütz, Preventing the Next War Germany and NATO Are in a Race Against Time, German Council of Foreign Relations, 8 novembre 2023.
[9] Marilisa Palumbo, Ucraina, intervista al presidente ceco Petr Pavel: Le nostre incertezze ostacolano Kiev”, “Corriere della Sera”, 23 novembre 2023. A sua volta, il tenente generale Alexander Sollfrank, capo del Joint Support and Enabling Command (JSEC) della NATO, ha espresso la necessità di creare una “Schengen militare”, un’area di libero passaggio militare simile alla zona politica Schengen, che consenta la libera circolazione di armamenti e veicoli bellici all’interno della maggior parte dell’UE, cfr. Sabine Siebold, NATO urges members to get their logistics homework done, “Reuters”, 23 novembre 2023: “La NATO non deve indurre il Cremlino a fare errori di calcolo dando l’impressione che Mosca possa avere una possibilità di vincere perché l’Alleanza non è preparata. Dobbiamo essere all’avanguardia. Dobbiamo preparare il teatro ben prima che venga invocato l’articolo 5”, ha affermato Sollfrank, riferendosi alla clausola di difesa collettiva della NATO che di fatto pone l’Alleanza Atlantica in guerra.
[10] Pace e mondo multipolare, stop al massacro di Gaza. Visione TV, 25 novembre 2023.
[11] Le rivelazioni sulla strage di Ustica, Gheddafi e la NATO: perché serve un’alternativa all’atlantismo, diretta Facebook del 4 settembre 2023 di Alessandro Di Battista.
[12] “Io mi vergogno del Parlamento Europeo: promuove politiche criminali”, intervista di Alessandro Orsini a cura di Alessandro Di Battista, 25 novembre 2023.
[13] Open, 17 gennaio 2023.
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Centro Studi Eurasia e Mediterraneo CeSE-M
www.cese-m.eu
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