Stellantis non si tocca, e così Maurizio Molinari manda al macero copie di Affari&Finanza perché contiene un articolo non tenero con la proprietà. Il direttore di Repubblica, già uomo di John Elkann dai tempi de La Stampa, non può permettere una posizione critica nei confronti dell’azienda francese, in relazione ai rapporti Francia – Italia. La contestazione della redazione è frutto di una serie di scelte editoriali non sempre gradite, e quest’ultima decisione di Molinari è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
La mozione è stata proposta ieri dal comitato di redazione. L’esito del voto ha dimostrato che la maggior parte dei giornalisti e delle giornaliste vuole un cambio di direzione: 164 a favore, 55 contro e 35 astensioni.
Col passaggio di proprietà del gruppo Gedi dalla famiglia De Benedetti (Cir) alla famiglia Agnelli-Elkann (Exor), il 23 aprile 2020 Molinari viene nominato direttore del quotidiano La Repubblica. A seguito di questa nomina, inaugura una serie di iniziative malviste tanto dai giornalisti quanto dai lettori: dalla dismissione di parti fondamentali del gruppo (dai quotidiani locali fino allo storico l’Espresso), alla linea del giornale, vicina al mondo del capitale finanziario, e, in politica estera, dalla posizione filo-dem e filo-israeliana, fino ad arrivare alla distruzione delle copie di Affari&Finanza.
Molinari non si deve dimettere perché lo ha stabilito la redazione, ma il parere dei giornalisti pesa, se non altro perché il direttore sa di non avere più il loro consenso.