DI GIDEON LEVY
Ha’aretz
Ram Caspi ha scritto un articolo. Dall’alto del suo appartamento sulle David Towers di Tel Aviv, l’illustre avvocato ha suggerito di strangolare la striscia di Gaza. Sul quotidiano economico Globes del 25 maggio ha invocato “non un’incursione di terra, né un attacco aereo, ma la creazione di un cappio… Nel momento in cui venisse sparato il razzo numero otto, il governo di Israele dovrà tagliar fuori Gaza dai sistemi di infrastrutture essenziali: carburante, acqua, elettricità e linee telefoniche ed impedire ad altri di fornire questi servizi a Gaza”.
In altre parole: tagliare le fonti di sostentamento a un milione e mezzo di persone. Caspi è un avvocato di successo, che va e viene dai tabernacoli della giustizia e del potere, un uomo che si muove nelle più alte sfere della società israeliana. Non un capello della sua testa si è scomposto in conseguenza del suo proposito satanico. Questo uomo di legge che incita alla violazione del diritto internazionale non è stato castigato. Nessuno si è dissociato dalle sue parole. La stagione del razzismo, della punizione collettiva e della violenza verbale è ai suoi massimi. Ciò che un tempo era la riserva degli stravaganti della destra, dei provocatori, degli ascoltatori squilibrati che intervengono nei programmi radiofonici, ora è politicamente corretto, nel cuore del consenso, l’ultima moda del violento e surriscaldato dibattito in Israele.Caspi non è solo. Satana non si trova più soltanto a Teheran, è vivo e vegeto qui dalle nostre parti. Israele è inondata da un tetro fiume di piccoli Ahmadinejad biancoazzurri. Se il presidente dell’Iran propone di distruggere Israele, questi altri, che sono più piccoli di lui, propongono solo di “sradicare villaggi”, di “raderli al suolo”, di affamare intere popolazioni e di fatto ucciderle. Non c’è differenza, sul piano dei principi o della moralità, tra l’originale iraniano e i suoi imitatori israeliani. La filosofia razzista e tracotante del Ministro degli Affari Strategici Avigdor Lieberman e dei suoi accoliti ha scatenato i suoi maligni tentacoli nel cuore della società. Meir Khane, che espresse propositi più moderati di questi, si trovò ostracizzato; Caspi invece continua a consigliare le classi più alte del paese sui temi legali.
Questo brutto e terrificante fenomeno ha avuto i suoi inizi l’estate scorsa, durante la Seconda Guerra in Libano. “Ci è permesso avere un’altra Kfar Kana, ci è permesso distruggere tutto”, disse l’allora ministro della giustizia, Haim Ramon, l’uomo che era incaricato di garantire il diritto. Il ministro dell’industria e commercio Eli Yishai, rappresentante di un partito religioso che ha la leadership “spirituale”, non si discosta dal primo: ha proposto di colpire le infrastrutture in Libano e di “radere al suolo” i villaggi.
Questi due appelli a commettere crimini di guerra non provengono dalla bocca di rappresentanti dell’estrema destra. Ramon ed Yishai sono e rimangono esponenti legittimi. Né sono rimasti in silenzio i generali: “Polverizzare il Libano. Farlo diventare un museo dell’incubazione del terrore”, propose l’ex capo del quartier generale del Comando Settentrionale, il Brigadiere Generale Rafi Noy, ospite richiesto degli studi televisivi.
I Qassam su Sderot presagiscono il disgustoso seguito, questa volta perfino in versi. “Se non le travi dei tetti, distruggi le fondamenta… Attacca il Libano e Gaza coll’aratro e col sale, distruggili così che non rimanga nessuno. Trasformali in sterile deserto, in un ammasso di macerie… uccidili, spilla il loro sangue, terrorizza i vivi” ha scritto il poeta Ilan Scheinfeld, che di recente ha pubblicato un romanzo il cui boicottaggio non è stato invocato da nessuno.
L’ex rabbino capo Mordechai Eliahu ha auspicato di restituire il fuoco nelle loro case; il Ministro della Previdenza Rafi Eitan ha proposto che Israele fabbrichi una sua versione dei razzi Qassam e che li lanci su Gaza; il Ministro per la Pubblica Sicurezza Avi Dichter ha detto che gli assassinii mirati non sono abbastanza; il suo successore allo Shin Bet, Yuval Diskin, si è lamentato che “a Beit Lahiya ed a Beit Hanoun si vive in tutta tranquillità”; la nostra vecchia conoscenza Lieberman ha proposto di colpire il quartiere di Gaza dove risiedono i benestanti per ogni colpo a Sderot. Il Generale Maggiore Amiram Levin chiede di dividere Gaza in settori e di distruggerne uno ad ogni lancio di Qassam e l’ex ministro della giustizia Yosef Lapid ha sostenuto questa proposta. L’ex capo di Stato Maggiore Moshe Ya’alon ha proposto di “ripulire il territorio”; il sindaco di Sderot, Eli Moyal, ha detto di preferire “un bambino morto a Gaza ad un bambino morto a Sderot”, ed un padre in lutto della Seconda Guerra in Libano, Ami Schreier, ha invocato di ripulire un quartiere di Gaza, con un preavviso di tre ore, per ogni Qassam. Nessuno di loro è stato biasimato per le sue parole, nessuno è stato rimosso.
Questo è come appariamo. Questo è il nostro profilo morale.
Gideon Levy
Fonte: http://www.haaretz.com/
Link: http://www.haaretz.com/hasen/spages/868829.html
12.06.2007
Traduzione a cura di CALMINO