DI SPENGLER
Asia Times
Nessun uomo è un’isola, specialmente sui mercati. Il nostro paniere di consumo racchiude gli sforzi di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, e il nostro diritto di consumare dipende dalla nostra capacità di vendere a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Nel corso del secolo attuale il numero degli adulti che abiteranno i paesi più ricchi e produttivi si ridurrà di un terzo. Tutti noi saremmo più poveri.Ci sarà un terzo in meno delle persone che guadagneranno profitti dalle imprese, che pagheranno tasse ai governi, compreranno case o auto, o andranno in vacanza. Partendo dal 2015 la popolazione adulta comincerà a declinare di circa il 2% all’anno. La produttività nelle nazioni industriali (prodotto per lavoratore)
è cresciuta poco più del 2% dal 2000, secondo la Conference Board [1], quindi un declino del 2% nella popolazione in età lavorativa suggerisce che la produzione rimarrà più o meno la stessa nei paesi sviluppati.
Fonte: Prospettive delle Popolazioni delle Nazioni Unite (data una fertilità
costante)
La crescita nel mondo industriale subirà un arresto, e le entrate dei
governi stagneranno, proprio quando questi ne avranno più bisogno.
Nel 2010 il 24% delle persone nei paesi sviluppati erano anziani dipendenti.
Nel 2030 questo dato salirà al 30%, e nel 2040 giungerà al 42%. La
domanda per le pensioni pubbliche e per il sistema sanitario sarà enorme,
specialmente in Europa e in Giappone. Le tasse si alzeranno drasticamente
per sostenere i pensionati, e ciò significa che il profitti precipiteranno.
L’America è la grande eccezione al trend globale.
Fonte: Prospettive delle Popolazioni delle Nazioni Unite (data una fertilità costante)
Il più alto tasso degli USA, comunque, potrebbe avere vantaggi e svantaggi,
e potrebbe non persistere, visto che dipende dall’alto tasso di fertilità
degli immigrati ispanici. Nel 2050 gli statunitensi di origine europea
saranno ridotti alla metà della popolazione. Gli immigrati ispanici
provengono sproporzionatamente dagli strati più poveri e meno istruiti
delle società messicane e dell’America Centrale e potrebbero non
integrarsi negli USA come hanno fatto gli immigrati precedenti. Ma ci
sono altri punti di forza della crescita demografica degli Stati Uniti.
I cristiani evangelici, che racchiudono più di un quarto degli statunitensi,
hanno un tasso di fertilità del 2,6, molto al di sopra del tasso di
sostituzione.
Stati Uniti, Canada e Australia sono quelle che hanno più frecce nel
loro arco. Sono le uniche nazioni industriali in cui vale la pena investire
nel lungo termine, ma il declino demografico nel resto del mondo sviluppato
riguarderà anche loro. Ci saranno meno persone che compreranno le esportazioni
statunitensi, e meno produttori di nuovi beni da oltre oceano.
il mondo in via di sviluppo? La popolazione adulta cinese cadrà da
915 milioni nel 2010 a solo 682 milioni nel 2050, un calo di più di
un terzo. La popolazione adulta indiana crescerà di un terzo, ma andrà
visto quanti di loro riusciranno a integrarsi nella fascia della modernità
e quanti rimarranno intrappolati nella povertà. L’Africa, l’America
Latina e il mondo arabo non hanno mai contribuito molto a parte le materie
prime all’economia mondiale, e la produttività dei loro popoli non
è da prendere in considerazione.
La bolla che è esplosa nel 2008 (vedi Waking from Lever-Lever
Land, 25 dicembre 2008)
è stata una delusione collettiva delle nazioni industrializzate del
fatto che potessero generare notevoli profitti dagli investimenti malgrado
il declino del numero di persone necessarie per produrre questi ritorni.
Ora che la delusione è sopita,
i cittadini delle nazioni industrializzate non hanno altra scelta che
accettare profitti più bassi dai propri investimenti, ridurre
gli interventi del settore pubblico e un’esistenza più povera in
generale. Dalla Wisconsin State House al Palazzo di Monte Citorio
a Roma, la sola domanda da porsi e come i governi taglieranno la spesa
e quanto.
La crisi è arrivata nel 2008, quando
il leverage è collassato. Il dramma del debito dell’eurozona
non è un dramma, è una negoziazione. C’è un paragone illuminante
tra la crisi del debito municipale negli USA e quella del debito sovrano
in Europa. La più corrotta città negli Stati Uniti è un rifugio di
angeli paragonata a qualsiasi luogo dell’Europa meridionale.
Gli elettori che sono anche contribuenti
hanno dato mandato ai politici di tagliare pesantemente le spese. In
Wisconsin e in Minnesota, dove i governatori Repubblicani si sono scontrati
con i sindacati del settore pubblico, si è arrivati a un confronto
aperto. In soldoni, il sistema funziona perché gli stati e le città
devono reperire i soldi dai propri residenti, e i contribuenti votano
per eleggere le persone responsabili delle tasse e della spesa.
Gli impieghi statali e locali stanno
cadendo rapidamente, con 21.000 licenziamenti solamente in giugno. Nel
corso dell’anno passato, le città degli USA si sono liberate di 124.000
posti nell’educazione. I prestiti degli stati e delle città statunitensi
sono caduti della metà nel corso di quest’anno, e il debito municipale
ha migliori performance rispetto a qualsiasi altro titolo a reddito
fisso.
In Europa, dove i governi nazionali
e i burocrati di Bruxelles controllano la spesa per tutti, e gli elettori
possono fare poco per i budget degli enti locali, non c’è
una tale reattività. Il risultato è una battaglia tra i beneficiari
delle larghezze del governo greco e i contribuenti tedeschi. Non ci
sono incentivi per gli enti locali per smuovere il culo, perché non
sono i soldi degli ateniesi che pagano gli stipendi pubblici di Atene.
Gli indolenti europei dovrebbero guardare in fondo all’abisso prima
di fare quello che gli stati e le città degli Stati Uniti hanno fatto
spontaneamente.
Questo è il punto in cui le somiglianze
si fermano. L’America ha abbastanza contribuenti per pagare i suoi
obblighi a tutti i livelli del governo. L’eurozona perderà dal 30%
al 40% dei suoi contribuenti potenziali alla metà del secolo. E a un
certo punto, le obbligazioni emesse oggi dai governi italiano e spagnolo
avranno lo stesso valore di quelle firmate dall’imperatore Romolo
Augusto nel 475 d.C.
Note:
1. 2011
Productivity Brief – Key Findings,
The Conference Board, 2011.
Fonte: http://www.atimes.com/atimes/Global_Economy/MG15Dj01.html
15.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE