CommonPass è stato definito il “primo passaporto COVID al mondo”.
Giovedì 8 ottobre 2020
8 ottobre 2020 (LifeSiteNews) – A partire dalla prossima settimana, due importanti compagnie aeree, United e Cathay Pacific, inizieranno le prove a Heathrow, Londra, con un nuovo software per smartphone che funge da passaporto sanitario digitale per i viaggiatori.
“CommonPass”, che attualmente offre ai viaggiatori la possibilità di portare con sé la prova digitale di un recente test COVID-19 negativo, mira a includere la prova della vaccinazione quando questa sarà disponibile, consentendo ai passeggeri di attraversare semplicemente le frontiere e di salire a bordo dei voli commerciali, lasciando che un codice QR venga scansionato sul loro cellulare personale.
CommonPass, soprannominato il “primo passaporto COVID al mondo” dal London Daily Mail, è stato sviluppato dal “Commons Project”, un “trust pubblico senza scopo di lucro istituito per costruire piattaforme e servizi volti a migliorare la vita delle persone in tutto il mondo”, e “Sfruttare tutto il potenziale della tecnologia e dei dati per il bene comune”. La relativa pagina principale rivela che “è stato istituito con il sostegno della Fondazione Rockefeller”.
Il CommonPass stesso è stato sviluppato dal Progetto Commons con l’aiuto del World Economic Forum (WEF), sotto la cui guida i vertici dei governi e delle imprese si riuniscono ogni anno al vertice di Davos in Svizzera per parlare di tematiche globali e di governance mondiale.
Il CommonPass è stato pubblicizzato come un’applicazione all’avanguardia che permetterà alle persone di tutto il mondo di riprendere a viaggiare in aereo in condizioni ” pre-COVID”, dando alle autorità di tutti i Paesi l’accesso a informazioni sicure e verificate che saranno difficili da falsificare, permettendo al tempo stesso l’identificazione del viaggiatore. I passeggeri stessi, sottolinea il (WEF) in un video promozionale, potranno godere della “privacy” che CommonPass offre loro, in quanto condivideranno solo determinate informazioni sanitarie.
La verità sulla questione suggerita da questa nuova app mondiale è, naturalmente, che le regole globali con attuazione a livello mondiale consentiranno il controllo di tutti i potenziali viaggiatori (da paese a paese, da città a città) per quanto riguarda il loro status COVID-19.
Attualmente, un test “positivo” vieta effettivamente ai viaggiatori di attraversare certi confini e di salire a bordo di certi aerei, anche se i risultati sono stati ottenuti con il test PCR (o tampone rino-faringeo) notoriamente inaccurato, che identifica una gran parte delle infezioni passate molto tempo dopo che una persona ha cessato di essere contagiosa.
Il World Economic Forum e altri organismi internazionali stanno facendo capire sempre più chiaramente che quando un vaccino sarà sviluppato, molto probabilmente diventerà un prerequisito per viaggiare.
Non si tratta di una situazione senza precedenti: alcuni paesi subtropicali richiedono un certificato di vaccinazione contro la febbre gialla per consentire ai viaggiatori di entrare nei loro confini. La novità è che il vaccino COVID-19, se e quando arriverà, porrà molte domande, e non solo mediche. Da un lato, sembra improbabile che siano stati completati i test di sicurezza adeguati, data la fretta di commercializzare il vaccino il più rapidamente possibile. Inoltre, la sua efficacia contro un virus mutante è tutt’altro che certa. Oltretutto, il COVID-19 ha un basso tasso di letalità rispetto ad altre malattie come la febbre gialla.
La questione morale è molto più seria. In una recente intervista a LifeSite, il vescovo Athanasius Schneider ha avvertito che i cristiani hanno l’obbligo di rifiutare il vaccino COVID se derivato da feti abortiti.
Ha parlato delle sue paure e dei suoi “sospetti” riguardo a questo triste scenario: “Il vaccino sarà imposto e obbligatorio; non si potrà lavorare, viaggiare, andare a scuola senza averlo fatto, obbligando l’intera popolazione a farsi vaccinare, ma l’unico vaccino sarà quello realizzato con cellule di feti abortiti”. Forse non accetteranno altri vaccini, e mentiranno, dicendo che questi non sono efficaci, che l’unico vaccino efficace sarà quello realizzato con cellule di feti abortiti. Non sto affermando ora che questo accadrà, ma è il mio sospetto: mi sembra realistico che questo possa accadere. Questo è per me l’ultimo passo del satanismo: che Satana e il governo mondiale (in definitiva il governo mondiale massonico) obbligheranno tutti, anche la Chiesa, ad accettare l’aborto in questo modo. E quindi dobbiamo resistere con determinazione a tutto ciò, se dovesse accadere. Dobbiamo anche accettare di essere martiri”.
Anche se questo scenario catastrofico non si realizzasse, l’imposizione di un vaccino potenzialmente nocivo per fermare la diffusione di un virus non così pericoloso porta con sé la possibilità di una distopia di tipo comunista in tutto il mondo attraverso l’ausilio delle moderne tecniche di tracciamento, sorveglianza e identificazione. La Cina dispone già di un sistema di questo tipo tramite il proprio sistema di “punteggio sociale”, che dà cattivi voti a chi non attraversa sulle strisce pedonali, ai cattivi debitori, a chi scredita la Cina comunista, a chi frequenta siti internet vietati e ad altri “disobbedienti” privandoli o del diritto di viaggiare in aereo, di prendere treni veloci, di comprare una casa, di andare in alberghi o ristoranti di lusso o di iscrivere i propri figli a scuole private.
Esiste una differenza: con il COVID-19 e il CommonPass, che ovviamente potrebbe essere esteso ad altre attività oltre al trasporto aereo, l’idea di base è quella di “proteggere” gli altri dalla morte o da gravi malattie, equiparando il dissenso alla nocività per gli altri.
Secondo il World Economic Forum, “CommonPass mira a sviluppare e lanciare un modello globale standard per consentire alle persone di documentare e presentare in modo sicuro il proprio status COVID-19 (sia come risultati di test sia come eventuale vaccinazione) per facilitare i viaggi internazionali e l’attraversamento delle frontiere, mantenendo le informazioni sanitarie private. Riconoscendo che i Paesi prenderanno decisioni sovrane sui requisiti di ingresso alle frontiere e sui controlli sanitari, compresa la necessità o meno di richiedere test o il tipo di test da richiedere, CommonPass funge da piattaforma neutrale che crea l’interoperabilità necessaria affinché i vari “corridoi di viaggio” si colleghino e affinché i Paesi si fidino l’uno dei dati dell’altro avvalendosi di standard globali”.
Il sito WEF aggiunge: “Per i governi, le compagnie aeree, gli aeroporti e altri soggetti fondamentali durante tutto il viaggio, CommonPass si propone di rispondere a queste domande principali: Come ci si può fidare di un risultato di laboratorio o di una documentazione sulle vaccinazioni di un altro paese? Il laboratorio o la struttura di vaccinazione è accreditato/certificato? Come possiamo confermare che la persona che ha fatto il test sia effettivamente la persona che viaggia? Il viaggiatore soddisfa i requisiti per accedere alla frontiera?
Interessante anche questo: uno degli obiettivi è quello di ” supportare una serie di requisiti di ingresso per lo screening sanitario che variano da paese a paese e che si evolveranno nel corso della pandemia e oltre”. Le cose potrebbero non fermarsi ai test PCR e alle documentazioni sui vaccini: CommonPass è pronto.
L’applicazione “no-profit” è stata ideata per soddisfare i requisiti in Africa orientale, dove è stata testata nelle sue fasi di sviluppo per consentire ai membri della Comunità dell’Africa orientale (una delle numerose regioni economiche integrate del mondo) di lavorare insieme per rendere disponibile il trasporto su camion tra sei paesi tra cui Kenya, Ruanda e Uganda, nonostante il COVID-19. Tutti questi paesi densamente popolati hanno bassi tassi di infezione e tassi di mortalità ancora più bassi dovuti al coronavirus di Wuhan.
Secondo il Financial Times, è il settore dell’aviazione che sta attualmente spingendo per un approccio unificato al posto delle normative nazionali che includono la quarantena volontaria per i passeggeri di alcune regioni. I test con il pass sanitario digitale, che vengono eseguiti a partire da questo giovedì, prevedono viaggi su rotte United Airlines e Cathay Pacific che collegano aeroporti principali, tra cui quello di Londra, New York, Hong Kong e Singapore. I trial sono monitorati da agenzie governative, “compresi i funzionari di frontiera degli Stati Uniti e i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie”, secondo il Financial Times.
Il quotidiano ha citato Christoph Wolff, il responsabile della mobilità del WEF, che dice: “Le singole risposte nazionali non saranno sufficienti per affrontare questa crisi globale. Divieti, corridoi e quarantene possono fornire una protezione a breve termine, ma sia le nazioni sviluppate che quelle in via di sviluppo hanno bisogno di un approccio a lungo termine, flessibile e basato sul rischio”.
Non c’è niente come una crisi sanitaria con un “nemico invisibile” per promuovere la governance globale.
Scelto e tradotto da Cinthia Nardelli e Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte