PECORELLI E LA STRATEGIA DELLA TENSIONE SECONDO I FRANCESI (PARTE II)

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DI H.S.
ComeDonChisciotte

Il KGB mangia la foglia e comincia
il compromesso

Lo
SDECE giunge fino a quantificare gli attentati politici compiuti nel
nostro paese dal ’60 ad oggi. Il 70% degli attentati sarebbero stati
compiuti dalle centrali trotzkiste ispirate dal T.T. di Bruxelles e
da quei gruppi di destra mossi dal MOSSAD attraverso apparati degli
Interni. Il restante 30% va attribuito a emanazioni del KGB che, compreso
il disegno di americani e israeliani, ha cercato di esasperarlo per
trarne giovamento smascherando (beninteso, solo in parte) fini e mandanti
tramite Lotta Continua (Vedere per esempio Strage di Stato).

In questa parte
Pecorelli illustra il quadro generale degli attentati compiuti dagli
anni 60 in Italia secondo i servizi segreti francesi. In Questo caso
occorre precisare che è un’operazione assai discutibile quantificare
gli atti di terrorismo in Italia per attribuirgli una matrice internazionale
, perché il modus operandi dei servizi segreti di qualsivoglia tipo
è troppo indiretto per poter risalire in maniera certa alle responsabilità.
Vi sono certo più passaggi fra i reali mandanti e gli esecutori. Poi
è discutibile che si voglia appioppare ad ogni atto di terrorismo un’etichetta
meramente internazionale, perché, sicuramente, è sempre esistito
un terrorismo puramente endogeno. In ogni caso secondo Pecorelli (e, probabilmente, lo SDECE), la CIA e il MOSSAD, quindi gli americani
e gli israeliani, sarebbero responsabili della maggioranza degli attentati
compiuti in Italia. Correttamente, poi, Pecorelli rivela come i sovietici
del KGB tentassero di smascherare le trame golpiste nel nostro paese.
La preoccupazione, infatti, era montata dopo il colpo di stato dei
colonnelli greci del 1967 che aveva messo fuori legge il partito comunista
e, in genere, i partiti di sinistra. Sempre nello stesso anno e,
precisamente a pochi giorni dal colpo di stato greco, i giornalisti
Scalfari e Iannuzzi rivelavano, con un autentico scoop, il piano
SOLO del generale dei carabinieri De Lorenzo, un piano golpista che
sarebbe dovuto scattare nell’estate del 1964. Anni dopo Iannuzzi avrebbe
confessato che le informazioni erano state passate dal KGB. Evidentemente
le preoccupazioni dei sovietici erano autentiche e si intendeva mettere
in guardia coloro che rigettavano qualsiasi tentativo di colpo di stato
militare o fascista. E’ certo che il KGB fu una miniera di informazioni
che girò, naturalmente, la PCI ma anche a gruppi dell’estrema sinistra
come Lotta Continua. Il pamphlet Strage di Stato non sarebbe stato possibile
senza informazioni passate da qualcuno bene addentro ai giochi di potere
dei servizi segreti. Naturalmente l’interesse sovietico non era tanto
quello di difendere la fragile democrazia italiana, quanto quello di
proteggere i suoi interessi in Italia che, in parte, erano difesi
dal PCI e un colpo di stato avrebbe certo messo fuori legge i comunisti.
Pecorelli, poi, avverte : il KGB non è riuscito a smascherare tutte le infiltrazioni e noi possiamo pensare che, mentre individuare gli infiltrati di estrema destra nell’estrema sinistra fosse stato relativamente facile, altro discorso andrebbe fatto per le manipolazioni più sofisticate attuate con le centrali tipo T.T. e Hyperion. E’ possibile poi che i paventati colpi di stato –
che, ricordiamolo, erano realmente temuti dal PCI e dalle sinistre
, fossero, in realtà, semplicemente dei colpetti stabilizzatori,
all’italiana che, pur mantenendo in tensione e ricattando le sinistre
, servissero anche a liquidare le vecchie destre ormai divenute impopolari.
In questo quadro è possibile che i sovietici, al momento di ritenere
superato il pericolo di un colpo di stato, avessero giocato esasperando
il pericolo o, meglio, la sua percezione. Una cosa è certa : la
liquidazione definitiva del fascismo in Europa era ormai, a metà degli
anni Settanta, un obiettivo che accomunava la fazione più forte dei
servizi segreti americani e NATO, il KGB e il MOSSAD.
Per ciò
che riguarda il coinvolgimento del KGB nel terrorismo italiano, la
questione è controversa. Sicuramente i sovietici, con il supporto
dei cecoslovacchi, fin dalla fine degli anni Sessanta, supportarono
con addestramento e contatti Feltrinelli, i GAP e la BR. Allo stesso
tempo curarono l’addestramento di alcuni militanti del PCI. L’obiettivo
era certo quello di creare una sorta di resistenza contro i tentativi
golpisti. Tuttavia l’atteggiamento del KGB, come quello del PCI
, era doppio, perché al di là della considerazione dei gruppi o gruppuscoli
della lotta armata come strumenti nel senso spiegato, c’era una diffidenza
verso organizzazioni e uomini che, magari, poi accusavano l’URSS
di “socialimperialismo”.
Le fazioni “ereticali” come i maoisti
( e i cinesi erano storici nemici dell’URSS), i trotzkisti e gli
anarcosituazionisti attaccavano spesso duramente l’imperialismo sovietico.
Esagerando i sovietici pensavano che il Sessantotto fosse una gigantesca
congiura della CIA, ma non avevano tutti i torti pensando alle centrali
filoamericane e filoNATO che manipolavano i gruppi dell’ultrasinistra
europea. In conclusioni l’apporto dei sovietici alla lotta armata
ci fu, ma tutto sommato in entità modesta, infatti anche Secchia
, il comunista stalinista che più guardava con simpatia alla violenza
di certi gruppi dell’ultrasinistra, accusò i sovietici di non fare
abbastanza. La linea sovietica era quella di privilegiare il rapporto
con il PCI che non aveva simpatie per la lotta armata e favorire all’interno
la fazione più filosovietica. Se il
“contributo” sovietico fu modesto, posiamo, invece, dedurre legittimamente
che quello americano, inglese e NATO alla
“strategia della tensione” fu in invece essenziale. Anzi
è all’interno di questa sfera che la
“strategia della tensione” viene concepita e con fratture e nuove
dinamiche si sviluppa nel corso di un decennio.

Proseguiamo…

Ma arrivano
i nostri e comincia la terza fase

Ora questa
“strategia della tensione” dei servizi segreti delle grandi potenza
sarebbe entrata in una nuova fase. Negli anni Sessanta è servita a
stabilizzare il centro – sinistra secondo il volere delle multinazionali,
colpendo prima l’estrema sinistra poi la destra, per impedire che
potessero prevalere ad ogni livello tendenze antiebraiche. Poi (svolta
del 1972) ha cercato di creare un’intesa democratica tra DC e PCI
, nell’illusione di sottrarre il PCI all’area sovietica per imporlo
come partito d’ordine contro i gruppi estremisti. Lo scopo di questa
fase iniziata nel gennaio ’73 e conclusa nel
’76, è stato quello di creare un’area più vasta a disposizione
del trotzkismo, che sarà di qui in avanti usata come arma di ricatto
e di intimidazione nei confronti del PCI stesso.

Mi sia permesso
affermare che questa è la parte più debole e meno convincente dell’articolo
che tradisce l’estrazione politica e culturale dello scrivente. Con
buona probabilità l’articolo è il frutto sia di informazioni provenienti
dai servizi segreti francesi che da quei settori dei nostri servizi
segreti destrorsi e legati a Miceli. Punto primo : non risulta che la
“strategia della tensione” fosse servita a stabilizzare il centrosinistra
– quindi l’intesa fra DC e PSI – secondo il volere delle multinazionali
(leggi la grande finanza e la grande industria che si raccoglieranno
nella cosiddetta Trilateral). E’ vero, invece, che la svolta
del centrosinistra venne osteggiata dalle forze retrive agrarie e industriali
del nostro paese e che, molto probabilmente,
Moro si mise d’accordo con il generale De Lorenzo, che avrebbe dovuto
attuare un golpe appoggiato da quelle forze,
per ricattare con la minaccia di golpe i socialisti e moderare le loro
pretese sul programma.
D’altronde lo stesso Nenni, leader della
corrente autonomista, parlò di “tintinnio di sciabole”. Inoltre
, prima che venisse assassinato, il Presidente USA Kennedy aveva dato
il via libera all’operazione del centrosinistra, ma non avrebbe certo
mai accettato un governo dal programma troppo “statalista”. Per
stabilizzare il centrosinistra non ci fu alcuna “strategia della tensione”
, ma, appunto, un ricatto attuato con ogni probabilità, da uomini
della DC e il fatto di non essere andato fino in fondo, di non aver
fatto il golpe, ha costituito per il generale De Lorenzo l’inizio
di una serie di attacchi da parte di altri settori istituzionali. Il
Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Aloia commissionò ai giornalisti
neofascisti Rauti e Giannettini – che, ricordiamo, era un collaboratore
del SID – un pamphlet che attaccava esplicitamente De Lorenzo accusandolo
di “comunismo” dal titolo “Le mani rosse sulle forze armate”.
Ricordiamo che fu proprio lo Stato Maggiore dell’Esercito a finanziare
il noto e citato convegno all’Hotel Parco dei Principi in cui, guarda
caso, hanno partecipato sia Rauti che Giannettini. E’ l’inizio
della “strategia della tensione” che, come abbiamo visto, si
richiamava ai principi della “guerra non ortodossa” dettati da uomini
dell’OAS. E’ certo che costoro non erano sostenitori del centrosinistra
anche in forma moderata che, anzi, consideravano una resa e un passo
verso lo “sdoganamento” del PCI. I settori politici, economici
, militari nazionali e internazionali che si raccolgono intorno alla
“strategia della tensione” sono fieri e violenti avversari delle
sinistre in blocco, viste come “comuniste” e parte di un complotto
mondiale. Non è vero, quindi, che
“la strategia della tensione” viene ideata per stabilizzare il centrosinistra
e poi per promuovere l’intesa fra DC e PCI, ma nasce con intenti
chiaramente opposti.
Anche il generale De Lorenzo dirà che i suoi
guai erano iniziati perché aveva rifiutato di aderire a tale strategia.
Il blocco che si raccoglie intorno alla “strategia della tensione”
è orgogliosamente anticomunista, teorizza l’alleanza con le fazioni
della destra più estrema perché ritenuta la più avversa ai comunisti
, e, quindi, vede fianco a fianco destrorsi e neofascisti, pacciardiani
gaullisti e anticomunisti presenti trasversalmente nei vari partiti
di “centro” (vedi il socialdemocratico Lombardo). Il tentativo di
stabilizzazione di Moro, invece, fallirà perché il programma del
centrosinistra è troppo moderato per accontentare le sinistre e accantona
il viscerale anticomunismo delle destre. Punto secondo : secondo Pecorelli
la destra viene liquidata – e abbiamo visto come – per le sue diffuse
tendenze antiebraiche. Ciò, quindi, avrebbe contrastato con la volontà
della finanza ebraica e con le diffuse tendenze sioniste nell’occidente.
Questo è vero solo in parte… Innanzitutto non si capisce perché
le multinazionali e la grande finanza ebraica o dalle tendenze sioniste
avrebbe dovuto affidarsi al PSI e al PCI anziché, per dire all’MSI.
Era noto come i due più grandi partiti di sinistra
avessero rapporti con l’OLP palestinese e esponenti del mondo arabo.

In realtà entrano altri ordini di motivazioni
, in primis il fatto che la vecchia destra nazionalista e neofascista
fosse ormai obsoleta e perciò non serviva più ;
era sostanzialmente impopolare che dimostrò il golpe dei colonnelli
greci a dimostrazione che, in Europa, nell’Europa democratica e
occidentale il fascismo era omai anacronistico e condannato e poi anche
il fatto che lo “statalismo” della vecchia destra poco o nulla si
adattava al neoliberismo della Trilateral o all’anarcocapitaismo alla
Nozick che cominciavano a prendere piede e si affermeranno negli anni
Ottanta con Reagan e la Tatcher. Poi certo c’è anche il discorso
di Israele, il sionismo e gli ebrei, ma non credo sia il principale.
Per queste ragioni gli alleati hanno scaricato le destre tradizionali
e, o hanno cominciato a guardare con simpatia alla corrente autonomista
del PSI e a cooptare elementi dalla Nuova Sinistra ;
o hanno ripreso il vecchio discorso gaullista e presidenzialista come
Sogno e Pacciardi.
Nel giro di poco tempo, come abbiamo visto,
le destre perdono i loro punti di riferimento internazionali (i regimi
spagnolo, portoghese e greco), l’Aginter Press viene liquidata e
anche fra gli USA e la NATO le cose cambiano anche in seguito allo scandalo
Watergate che colpì l’amministrazione Nixon.

Nel 1973 in
un articolo a Rinascita il segretario del PCI Berlinguer, analizzando
il golpe cileno, rigettando l’idea di unione delle sinistre per timore
di tentativi di colpo di stato, propugna un’unione delle forze democratiche.
E’un chiaro invito alla DC… Moro che aveva parlato nel 1968 di “strategia
dell’attenzione” nei confronti del PCI e che, per i fallimenti
del centrosinistra, era stato emarginato nella DC, riprende quota.
Andreotti stesso, passò dagli ammiccamenti alla destra, all’intesa
con il PLI e poi con il PSI fino ad avvicinarsi ai comunisti aderendo
sostanzialmente alla politica morotea.

Abbiamo visto
come la posizione nei confronti della vecchia destra fosse stata un
motivo di frattura della Nuova Destra sempre più postmoderna, neoliberista
e neoconservatrice. Ora la mutata politica del PCI sempre più distaccato
dall’URSS e moderatamente “atlantista” produce nuove fratture
, stavolta all’interno della Nuova Destra, fra trilateralisti e massoni.

In effetti
settori, soprattutto della politica e dell’economia italiana, cominciano
a guardare con interesse al PCI. Non si tratta di appoggiare una svolta
di governo a partecipazione comunista, ma valutare quanto, ai loro
occhi, potesse essere utile un PCI
“democratico” almeno nei tempi brevi, in periodo di crisi economica
e di terrorismo.
Un PCI “keynesiano” poteva essere utile a moderare
le pretese salariali degli operai dato il rapporto privilegiato con
la CGIL. Inoltre poteva proporsi come partito d’ordine nelle fabbriche
contro il brigatismo e i sovversivi. In questo senso è significativo
il voltafaccia della FIAT e degli Agnelli. Solo poco tempo prima avevano
finanziato l’MSI e il PSDI saragattiano e anticomunista, avevano
appoggiato il tentativo “presidenzialista” di Sogno e Pacciardi
e avevano fatto schedare gli operai comunisti dal duo Sogno – Cavallo.
La FIAT, quindi, trova delle convenienze nel nuovo corso con il, PCI
: anche l’allargare i rapporti finanziari ed economici con URSS e
Libia potrebbe portare vantaggi di carattere economico e finanziario.
Lo sdoganamento di parte della grande industria italiana nei confronti
del PCI è sancito dalla benedizione del repubblicano La Malfa, cioè
leader di uno dei partiti che rappresenta grande industria e finanza.
L’altro, il PLI, rimane fieramente anticomunista. Della DC si è
detto : c’è bisogno della nuova intesa, perché, con la sconfitta
la referendum sul divorzio e gli scandali petroli, la credibilità
va a scemarsi e c’è bisogno di un accordo con il partito – allora
– più autorevole.

La questione
, però, è più complessa da come la presenta Pecorelli . vasti settori
economici, finanziari, delle multinazionali, dei servizi segreti
, massoneria, militari e politici con agganci nella NATO, in parte
della Trilateral e del CSIS si oppongono all’intesa fra DC e PCI (e
PRI).

In essi è
sotteso il discorso anticomunista già in voga fra gli strateghi della
tensione degli anni Sessanta. Schematicamente possiamo affermare che
tale opposizione si raccoglie intorno alla P2 di Gelli, sorta di partito
occulto, già punto di riferimento dell’avversione al “cattocomunismo”.
Dalla metà degli anni Settanta, in coincidenza con il compromesso
storico, la P2 raggiunge il culmine del suo potere grazie ad un vasto
reclutamento fra elementi anticomunisti : vertici dell’Esercito,
servizi segreti e forze di sicurezza, Sindona e i suoi contatti nella
mafia siciliana e italoamericana, Sogno e la sua accolita di ex partigiani
“bianchi” e anticomunisti, il democristiano De Carolis e gli aderenti
alla Maggioranza Silenziosa, residui della vecchia destra come l’ex
direttore del SID Miceli e poi parlamentari, ministri, politici dall’MSI
al PSI, diplomatici, banchieri, finanzieri, imprenditori, giornalisti
, ecc… Da indagare sono invece i rapporti americani di Gelli : elementi
dei servizi segreti americani (CIA, DIA, FBI), il CSIS, kissingeriani
, neoconservatori, l’ala di destra della neoliberista Trilateral
di Rockfeller, la famiglia Bush, i falchi repubblicani, ma, probabilmente
pure democratici. La sensazione è che si tratti del milieu da cui scaturiranno
le amministrazioni USA di Reagan e Bush senior (ma anche junior a quanto
è dato sapere). La strategia è più sottile non solo di un Borghese
ma anche di un Sogno o Pacciardi. Non più colpi o colpetti di stato
, ma penetrazione nelle istituzioni e nei partiti per mutarli radicalmente.

Scelta e selezione degli uomini politici, bipartitismo all’angloamericana
, riduzione del ruolo dei sindacati, controllo dell’esecutivo sulla
Magistratura, mano libera alle forze dell’ordine (tipo tolleranza
zero), emarginazione delle ali politiche estreme e del PCI, controllo
dei mass media, revisione della costituzione, ecc… E’ il cosiddetto
Piano di Rinascita Democratica, sorta di programma della Nuova Destra
italiana per un “rinnovamento” del paese.
Allora in anticipo
sui tempi, oggi pare un programma apprezzato non solo nel centrodestra
, ma anche fra alcuni esponenti del centrosinistra. Accanto al Piano
di Rinascita viene rinnovata la “strategia della tensione” : mentre
la “nera” Aginter Press viene liquidata, viene fondata la
“rossa” Hyperion con il probabile scopo di controllare e manipolare
i gruppi armati europei marxisti leninisti e
autonomisti
. La finta scuola viene fondata da esponenti del Superclan
, un’ala scissionista delle italiane BR. Diversi elementi inducono
a credere che l’Hyperion avesse rapporti con i Comitati di Resistenza
Democratica di Sogno e, in special modo, con gli ex comunisti estremisti
Cavallo e Dotti, con l’USIS, istituto dell’ambasciata americana
e che fosse finanziato dalla fondazione Rockfeller (Trilateral). E ‘probabile
che fosse l’anello di congiunzione fra la STAY BEHIND e la lotta armata
di estrema sinistra. Pecorelli, come abbiamo visto, non ne fa mai
menzione, ma ciò non dovrebbe stupire vista la fonte, lo SDECE :
è difficile pensare che la scuola di lingue parigina non avesse il
beneplacito dei servizi segreti francesi.
Dunque accanto ai trotzkisti
e ai situazionisti della T.T., gli “stalinisti atlantici” dell’Hyperion.
In coincidenza con la fondazione della scuola di lingue, Moretti,
già aderente al Superclan, attua la svolta più propriamente terrorista
e militarista delle BR. Moretti viaggiava spesso a Parigi, e sicuramente
si incontrava con i vecchi “compagni”. Accanto a questa svolta è
da segnalare quell’autentico magma giovanile che, nel senso tradizionale
, non era né di destra né di sinistra, chiamato “movimento del
Settantasette”, un miscuglio un po’ confuso di egualitarismo,
anarchismo ed edonismo. Accanto all’ala creativa, sorta dalle ceneri
della sinistra extraparlamentare, c’era la cosiddetta Autonomia,
area d’estrema sinistra ma ideologicamente ambigua e violenta che
egemonizzerà il movimento portandolo alla deriva. Sono gli anni
di Piombo, del terrorismo e delle pistole nei cortei. Ma perché sarebbe
stato dato il via libera a questa violenza “rossa” ? Innanzitutto
perché sia le nuove BR che l’Autonomia erano violentemente ostili
ala PCI che, per il suo riformismo, veniva visto come uno dei principali
nemici, poi perché la sussistenza di un terrorismo
“rosso” contribuiva a screditare anche il PCI.
Insomma uno stillicidio
che contribuisce a destabilizzare l’intesa DC – PCI. Ancora da investigare
sono le probabili presenze di infiltrati americani (CIA, DIA e forze
speciali). In ogni caso tutto ciò porterà all’eliminazione di
Moro, il maggior interlocutore del PCI, inviso a settori della
Nuova Destra americana, inglese, israeliana e italiana.
Ed è forse questa la vera autentica conclusione della
“strategia della tensione”.

Un’ultima
osservazione : Pecorelli parla di un utilizzo dell’area trotzkista
che il carattere di partito d’ordine del PCI ha ampliato, per ricattare
il PCI stesso. E’ un ragionamento troppo sottile, riguardando soggetti
che vedevano nei “trotzkisti” o c, comunque, nei gruppi di estrema
sinistra, i principali nemici e, quindi, avevano tutto l’interesse
a che il PCI assolvesse a questa funzione di partito d’ordine senza
essere indebolito, almeno nella fase di maggior crisi.

Contromossa
: con il PCI al governo ci sarà exodus ?

E il KGB
? Farebbe affidamento su uomini di provata obbedienza moscovita pronti
a uscir allo scoperto appena il PCI sarà entrato nella compagine governativa.
Intanto i sovietici si stanno premunendo, infiltrando loro elementi
nelle varie organizzazioni trotzkiste. La posta in gioco è il potere
politico ed economico del bacino mediterraneo : l’Italia è il banco
di prova di questa guerra assurda, ossessiva come un incubo, che si
sviluppa invisibile per provocare paura e sconforto
nel mondo civile. Una guerra all’ultimo sangue che pone in gioco i
destini di coloro che la provocano e di coloro che la subiscono.

Poche parole
per trattare queste ultime righe in cui, implicitamente e non direttamente
, Pecorelli ammette che la “strategia della tensione” ha una matrice
occidentale, atlantista e, al limite, israeliana. Perché ? Secondo
il giornalista (e i servizi segreti francesi)
lo scopo dell’URSS e, quindi, del KGB è quella di assecondare la
svolta del compromesso storico che porterebbe il PCI nella compagine
governativa.
Si tratterebbe, quindi, di favorire la linea berlingueriana
in un primo tempo per poi liquidare il segretario del PCI appoggiando
l’ala filosovietica e cossuttiana del partito, una volta diventato
partito di governo. Che Berlinguer mirasse da tempo allo “strappo”
con Mosca è risaputo e, qualche anno prima, fu oggetto di un attentato
nella forma di incidente simulato ad opera dei servizi segreti bulgari
probabilmente su mandato del Cremlino. Questa strategia, è ovvio
, comporta un bisogno di stabilità nella penisola italiana
e, quindi, contrasta con la”strategia della tensione” che mira
all’indebolimento del PCI nel suo complesso.
Infatti Pecorelli
ammette che l’infiltrazione di agenti del KGB nelle formazioni trotzkiste
(evidentemente quelle filoamericane e/o filoisraeliane) nella forma
di “controinfiltrazione”, cioè per impedire che venissero utilizzate
per i fini destabilizzanti di cui si è detto. Alla luce di quel che
è successo in seguito non si può dire che i sovietici avessero avuto
successo, ma forse erano ancora troppo presi dai problemi di stabilità
interni al Patto di Varsavia. Ricordiamo che proprio in quegli anni
si formeranno delle opposizioni organizzate e forti in Polonia e in
Cecoslovacchia.

Il 16 marzo
del 1978 verrà rapito dalle BR un certo Aldo Moro ed è forse con il
suo assassinio che si concluderà la “strategia della tensione”.

PER UN’INTERPRETAZIONE
SULLA STRATEGIA DELLA TENSIONE

In definitiva
l’articolo di Pecorelli, vista la o le fonti e l’estrazione politico
culturale dello scrivente, non è sempre convincente, ma, in definitiva
, molto interessante e, sulla base delle informazioni già raccolte
, consente di dare un ‘interpretazione dei fatti della “strategia
della tensione” che, come teli, costituiscono delle ipotesi che
dovranno essere costantemente verificate. Dato l’argomento, la sintesi
riguarda appunto le matrici americana ed atlantica e la parallela “propaggine”
israeliana, mentre esclude l’azione dei sovietici data la trattazione.

Prodromi (la
prima metà degli anni sessanta)

Con la svolta
di Nenni (PSI) apertamente atlantista, o comunque, di autonomia
al PCI, la maggioranza della DC, in primis nella persona di Moro cercano
un accordo di governo con i socialisti. L’intento è quello di dividere
le forze di sinistra, ma le forze reazionarie politiche e sociali del
paese non accettano l’operazione del centrosinistra. IL tentativo
di Tambroni, destra DC, fallisce, ma anche il Piano SOLO del generale
De Lorenzo. Quest’ultimo, nato come un progetto di golpe appoggiato
da industriali ed agrari che paventavano una svolta di “sinistra”
, viene con abilità trasformato da Moro e da altri democristiani favorevoli
al centrosinistra in un “ricatto” voluto per moderare le pretese
socialiste. E’ probabilmente una condizione dettata dall’amministrazione
Kennedy e poi da quella di Johnson, perché gli americani difficilmente
avrebbero accettato governi dalle venature “marxisteggianti”. Nenni
e i socialisti cedono e il programma del centrosinistra viene di molto
annacquato (l’unica nazionalizzazione accettata è quella dell’industria
elettrica).

Prima fase
(la seconda metà degli anni sessanta)

Tuttavia settori
nazionali dell’economia, della finanza, della politica e militari
non accettano la svolta del centrosinistra. Le forze di destra vedono
in essa un cedimento verso la sinistra che porterà inevitabilmente
i comunisti al potere. All’Hotel Parco dei Principi a Roma un convegno
organizzato dallo Stato Maggiore dell’Esercito e dai servizi segreti
militari teorizza apertamente l’uso del terrorismo indiscriminato
o selettivo per arginare il pericolo del comunismo visto come una grande
congiura internazionale. Al convegno vi partecipano esperti militari
, esponenti del neofascismo, gaullisti pacciardiani e anticomunisti
dei partiti di area governativa. Il modello è quello della “guerra
non ortodossa” proposto dai militanti dell’OAS, l’organizzazione
terroristica di estrema destra francese contraria all’indipendenza
algerina. Il tutto sembra inquadrarsi in una logica internazionale :
sono di quegli anni l’operazione CHAOS della CIA, l’operazione
COINTELPRO dell’FBI, la direttiva Westmoreland e il Field Manual
30 – 31 B delle forze speciali militari americane. I servizi segreti
americani, anche con la collaborazione dei servizi segreti di area
NATO, si impegnano ad infiltrare l’estrema sinistra a scopo di provocazione
per screditarla e per colpire la sinistra in generale. Naturalmente
in Italia c’è la fattiva collaborazione di settori del SID e dell’Ufficio
Affari Riservati. Strumento essenziale della “strategia della tensione”
è, con ogni probabilità, la centrale “nera” Aginter Press fondata
da ex militanti dell’OAS a Lisbona, capitale di un paese allora retto
da un regime fascista. Su tale centrale terroristica vige il segreto
NATO e non può essere un caso, inoltre l’Aginter Press sembra anche
lo strumento per orientare l’estrema destra internazionale in senso
filoisraeliano. Insomma la “strategia della tensione” pare, a livello
internazionale, mossa da una sorta di asse anticomunista anglo –
americano –”israeliano”. La strategia dà i suoi risultati in
Grecia con il golpe militare del 1967. Il Sessantotto potrebbe costituire
un serbatoio di provocazione da cui infiltrare elementi con il compito
di alimentare caos e violenza. Come in Italia in cui l’estrema sinistra
viene infiltrata da provocatori professionali e militanti di estrema
destra di Ordine Nuovo e di Avanguardia Nazionale. Il “nazimaoismo”
è indicativo di questa confusione. Alla “strategia della tensione”
si oppone la “strategia dell’attenzione” di Moro che avvia gli
approcci al PCI. La formula del centrosinistra si sta rivelando fallimentare
proprio perché il programma era stato “annacquato”. Comunque lo
scopo che Moro si prefigge è simile a quello perseguito nei confronti
dei socialisti.

Nel 1969 viene
scatenata una campagna di attentati attribuiti agli anarchici ma in
realtà ad opera di neofascisti legati ad Ordine Nuovo. Il culmine viene
raggiunto con le bombe a Roma e Milano del 12 dicembre. A Milano In
piazza Fontana alla Banca dell’Agricoltura si verifica una strage.
L’esplosivo utilizzato potrebbe essere militare, provenienza NATO
, fornita da agenti della DIA, il servizio segreto del Pentagono. Non
si conosce il ruolo di forze speciali americane o esponenti di gruppi
paramilitari tipo GLADIO nella campagna terroristica, ma è da presumere
un serio coinvolgimento. L’obiettivo è uno spostamento a destra del
quadro politico dopo l’Autunno caldo operaio e l’avanzamento dei
comunisti alle politiche dell’anno prima. Si cominciano però a manifestare
fratture e divergenze : oltre a coloro che guardano con simpatia ai
colonnelli greci, ci sono i “presidenzialisti”, gaullisti dalla
linea più soft e poi coloro che propendono per uno spostamento a destra
e al centro con semplici elezioni in mutate condizioni caratterizzate
da tensioni. E’ il golpe Borghese a dimostrare come sulla linea del
“colpo di stato” non vi sia un accordo nel campo anticomunista.
Se l’ambasciatore USA Martin appoggia l’estrema destra italiana
, Kissinger è favorevole ad una linea “moderata. Nei servizi segreti
italiani si distinguono le posizioni del direttore del SID Miceli,
apertamente di destra e quella del capo dell’Ufficio D del SID Maletti
, andreottiano. Alla fine il golpe Borghese risulta un’operazione
virtuale voluta probabilmente della destra democristiana (come Andreotti
, allora vicino alle posizioni di Kissinger) che, se da un lato ricatta
la sinistra istituzionale (PCI e PSI), dall’altro ridimensiona la
destra, pericolosa concorrente sul versante dell’anticomunismo.

Seconda fase
(la prima metà degli anni settanta)

Fase caratterizzata
da una grande instabilità politica con il declino del centrosinistra
ma anche il fallimento delle ipotesi centriste e di centrodestra. La
strategia della tensione si rivolge ad un obiettivo di “stabilizzazione
al centro” non solo cercando di ridimensionare la sinistra extraparlamentare
ma liquidando la vecchia destra con venature nazionaliste o neofasciste.
Infatti i fascisti non sono più ritenuti affidabili e per una serie
di ragioni : la progressiva impopolarità anche a livello internazionale
, l’anacronismo, l’impostazione “statalista” poco consona ai
dettami liberisti di marca anglosassone, il diffuso sentimento di ostilità
verso Israele e gli ebrei in generale e anche la concorrenza fatta da
destra alla DC che reputa pericoloso l’avanzamento elettorale dell’MSI
nel 1971. Il campo “anticomunista” si “sfalda” e divide in tre
gruppi : quello della destra “tradizionale” di cui si è detto,
quello riconducibile agli ex partigiani “bianchi” (Sogno, Pacciardi
, Fumagalli, ecc…) e, in parte, alla Maggioranza Silenziosa di
De Carolis, presidenzialisti con agganci “americani” ed “inglesi”
e, infine quello che possiamo considerare il nucleo della futura Nuova
Destra creata dai neoconservatori americani e dai neoliberisti della
Trilateral (USA – Giappone – Europa Occidentale) che, non
a caso, viene creata proprio in quegli anni. Si tratta di conquistare
la Nuova Sinistra libertaria alla Nuova Destra neoliberista. Da un lato
si guarda con simpatia all’ala autonomista del PSI, dall’altro
si cooptano esponenti della Nuova Sinistra trotzkista e anarcosituazionista
in senso filoamericano, filoisraeliano e antisovietico. Viene costituito
il T.T., una sorta di centrale trotzkista filoatlantica a Bruxelles
(sede della NATO) e utilizzata anche per operazioni da “strategia
della tensione”. In Italia la fazione anticomunista suddetta si poggia
sul duo Andreotti (DC) – Mancini (autonomista PSI). Quindi questo
periodo è caratterizzato da attentati di diversa matrice (“nera”
, “rossa” ma anche “bianca” e “blu” inteso con questo termine
le formazioni paramilitari atlantiche). Ricordiamo : Feltrinelli, Calabresi
, Peteano, la Questura di Milano, Sossi, piazza della Loggia e l’Italicus.
La fase termina con la liquidazione dei fascisti, cioè della manovalanza
principale della “strategia della tensione”. Vengono bruciati Miceli
(inchiesta sulla Rosa dei Venti) e Giannettini (un’intervista di Andreotti).
Nello stesso tempo si aiutano i neofascisti tramite uomini dei servizi
segreti che li aiutano ad espatriare. Ovvio è l’obiettivo di allontanare
personaggi che potevano fare pesanti rivelazioni circa il coinvolgimento
di uomini delle istituzioni. A livello internazionale, in Europa,
cadono uno dopo l’altro i regimi militari e fascisti (Spagna, Grecia
e Portogallo) e con esse anche l’Aginter Press, l’internazionale
del terrorismo “nero”. Perfino il progetto presidenzialista del
trio Sogno – Pacciardi – Cavallo non và in porto, nonostante contempli
la liquidazione delle ali estreme e il ridimensionamento sia del PCI
che dell’MSI cercando anche l’appoggio del PSI. Forse lo scandalo
Watergate con la caduta conseguente dell’amministrazione Nixon, fa
mancare il necessario appoggio americano e forse i soliti uomini della
destra democristiana (Andreotti e Taviani), ritenendo troppo ostili
alla DC i “presidenzialisti” avevano contribuito a sbarazzarsene.

E’ da ricordare
che, parallelamente agli americani e ai servizi legati alla NATO,
agiva il MOSSAD stabilendo contatti sia con i “neri” di Ordine Nuovo
sia con le Brigate Rosse.

Terza ed ultima
fase (seconda metà degli anni settanta)

Berlinguer
, il nuovo segretario del PCI, paventando un colpo di stato di tipo
cileno invita a formare un’alleanza fra tutte le forze democratiche
, dell’arco costituzionale, lanciando un chiaro messaggio alla DC.
Moro, che negli ultimi anni era rimasto in ombra, ritorna in auge
e finisce per far prevalere la sua posizione di intesa con il PCI all’interno
del partito. Si tratta forse di uno sbocco inevitabile, poiché la
destra democristiana, allora guidata da Fanfani, era stata sconfitta
al referendum sul divorzio del 1974. D’altronde la posizione elettorale
, dalle amministrative del 1975 alle politiche del 1976, migliora sempre
più. La Nuova Destra, circa la linea da tenere con il PCI e, quindi
, con l’intesa DC – PCI, si divide nuovamente. Da un lato parte
della grande industria (FIAT e gli Agnelli) e della grande finanza in
rapporti soprattutto con il PRI di La Malfa ritengono che, in un periodo
come quello, di crisi ed instabilità, fosse utile un PCI “keynesiano”
e in un ruolo da partito d’ordine nelle fabbriche. Non si tratta di
una vera e propria adesione al “compromesso storico” quanto di una
linea utilitaristica e pragmatica di utilizzazione dei comunisti. Anche
parte della destra democristiana con Andreotti in testa ritiene utile
un’intesa con il PCI per il partito. Dall’altro lato gli anticomunisti
di sempre, i settori politici, finanziari, industriali, militari
, massonici, criminali da sempre ostili al PCI e a quella parte della
DC disposta a dialogare con i comunisti. Il centro è costituito dalla
loggia massonica coperta P2 in più che probabile collegamento con il
centro americano CSIS di Georgetown (Kissinger, Haig, Ledeen), quindi
l’ala neoliberista di destra della Trilateral, i neoconservatori
e i falchi americani, e che raccoglie tutte le fazioni più ostili
al PCI di ieri e di oggi. Si tratta di un partito occulto ben rappresentato
all’interno dei servizi segreti americani, NATO e, naturalmente
, italiani. Con il Piano di Rinascita Democratica si vuole una revisione
della Costituzione italiana e dell’assetto complessivo in senso “angloamericano”
da attuare mediante infiltrazioni. Si punta certamente a un aumento
della destabilizzazione e, quindi, a un proseguimento della “strategia
della tensione”. Accanto alla T.T., è possibile anche utilizzare
la centrale parigina Hyperion, centro di coordinamento dei gruppi terroristici
marxisti leninisti e autonomisti europei. Hyperion è stata fondata
da militanti italiani e francesi di estrema sinistra da ricondurre a
un’ala scissionista della lotta armata italiana. Vi sono elementi
che fanno pensare a un collegamento dell’Hyperion con la NATO (STAY
BEHIND), con l’USIS, con il circolo atlantico di Sogno (iscritto
non a caso alla P2) e a finanziamenti da parte della Fondazione Rockfeller
(Trilateral). L’Hyperion è in rapporti con le nuove BR, gestite
da Moretti, già legato in passato con i fondatori della finta scuola
di lingue. Le nuove BR inaugurano un periodo caratterizzato da uno stillicidio
di attentati e ammazzamenti. Sarebbe poi interessante indagare sul ruolo
di componenti dei corpi speciali militari americani con funzioni antiterrorismo
in quel periodo. D’altronde gli oppositori all’intesa DC- PCI non
sono pochi : gli americani del CSIS, settori dei servizi segreti,
della finanza, dell’industria, militari, settori legati alla
P2 e alla mafia, parte della DC e anche del PCI, il PSI craxiano,
esponenti dei vari partiti laici e soprattutto il PLI, l’MSI, il
Partito Radicale, gli estremismi di sinistra e di destra, ecc…

Il movimento
del Settantasette, non riconducibile né alla sinistra né alla destra
tradizionali, costituisce un altro serbatoio di tensione soprattutto
quando viene egemonizzata dall’area dell’Autonomia che individua
nel PCI il nemico principale.

Alla fine Moro
viene rapito dalle BR morettiane, in un’operazione assecondata con
ogni probabilità da quei settori interni ed internazionali che dai
tempi del centrosinistra volevano eliminare un democristiano scomodo
perché troppo rivolto a “sinistra”.

Difficile datare
la fine della “strategia della tensione” ma è possibile notare
come nel biennio 1980 – 1981 una serie di eventi portano alla liquidazione
di ogni possibilità di intesa tra DC e PCI e la nuova formula del pentapartito
(DC, PSI, PRI, PSDI e PLI) con un ruolo sempre più importante del
segretario socialista Craxi, la scoperta e lo scioglimento della P2
anche se il progetto politico sotteso ad essa rimane in piedi fino ai
nostri giorni, l’esaurimento della stagione del terrorismo italiano.

Tutto in estrema
sintesi e in attesa di approfondimenti…

H.S.
Fonte: http://www.comedonchisciotte.org
11.07.2007

VEDI ANCHE: PECORELLI E LA “STRATEGIA DELLA TENSIONE” SECONDO I FRANCESI (PARTE I)

SE PARLA SOFRI (PARTE I)

SE PARLA SOFRI… (PARTE II)

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