Quando le potenze mondialiste si resero conto che la paura del Sars-CoV-2, dopo due anni di bombardamento mediatico, non era più in grado di garantire il controllo delle menti dei cittadini, ecco che la guerra scoppio.
Dall’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, abbiamo assistito in Italia, e non solo, a una nuova ondata di tensione, garantita da una serie continua di messaggi mediatici volti ad aumentare la preoccupazione e la radicalizzazione della popolazione.
La guerra è lontana dal cuore dell’Europa, eppure il governo italiano ha deciso di istituire un nuovo Stato di Emergenza, questa volta militare – unico paese d’Europa a farlo – e, da oggi, anche di aggiornare il proprio piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari (alias piano di sicurezza nucleare).
Certo, dopo la figuraccia fatta internazionalmente per il preistorico piano d’emergenza pandemica che avevamo allo scoppio dell’epidemia, l’ultima cosa che voglio è criticare l’aggiornamento di un piano di sicurezza così importante. Ovviamente ciò che però si sottolinea sono le tempistiche in cui questo aggiornamento avviene. Che gli scontri tra l’esercito russo e quello ucraino nei pressi delle centrali nucleari ucraine abbiano preoccupato tutti non c’è dubbio; resta però impassibilità dell’UE in particolare nel prevenire diplomaticamente tale escalation, nonchè le bullesche modalità di gestione della crisi in atto, caratterizzate da sanzioni economiche e vigliacche prese di posizione, solo per far contenti gli USA.
L’Europa fin ora ha preferito curare piuttosto che prevenire, ma, ovviamente, quando si tratta di nucleare, è meglio portarsi avanti con i lavori, nella speranza che niente di grave succeda mai, l’importante d’altronde e spaventare da un lato e far finta di avere tutto sotto controllo dall’altro, così nessuno si rende conto del baratro verso cui stiamo andando
Tornando alla bozza, in fondo all’articolo scaricabile in PDF, le misure di tutela della salute pubblica previste vengono suddivise in tre fasi.
- La prima fase inizia con il verificarsi dell’evento e si conclude quando il rilascio di sostanze radioattive può considerarsi terminato. Si caratterizza dal passaggio sul territorio di una nube radioattiva, ed in questo caso sono necessarie azioni tempestive di contrasto come il «riparo al chiuso», il divieto di utilizzare impianti di ventilazione e la iodioprofilassi.
- La seconda, successiva al passaggio della nube, è invece caratterizzata dalla deposizione al suolo delle sostanze radioattive e dal loro passaggio alle matrici ambientali e alimentari. In questo caso le misure da adottare sono a più ampio raggio e comprendono limitazioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti di origine vegetale e animale.
- Infine, la terza fase è detta di transizione e prevede – dopo l’aver individuato e fermato l’origine della contaminazione – che siano avviate le azioni di rimedio e di bonifica dei territori contaminati, nonchè la gestione dei materiali contaminati durante l’emergenza.
Essendo solamente una bozza, tutto ciò potrebbe anche non essere successivamente confermato, noi ci limitiamo ad analizzare come lo Stato sta nuovamente spaventando i propri cittadini
Qui il PDF del piano nazionale per gestione delle emergenze radiologiche e nucleari
Massimo A. Cascone, 09.03.2022