DI JACQUES SAPIR
russeurope.hypotheses.org
Il secondo turno delle elezioni regionali, che ha avuto luogo domenica 13 dicembre, ha confermato le conclusioni che si potevano già trarre dai risultati del primo turno.
Anzitutto, queste elezioni segnano la vittoria dei “repubblicani”. Ma si tratta di una vittoria di Pirro. È una vittoria che peraltro conta più per il peso demografico delle regioni conquistate, che rappresentano circa i due terzi della popolazione francese, rispetto al numero di regioni espugnate (7 su 13).
Eppure è stata una vittoria ottenuta più per default che per reale convinzione dell’elettorato. In due regioni, peraltro non delle più piccole, come il Nord-Picardie e la grande regione del PACA, i “repubblicani” hanno vinto solo in virtù del ritiro delle liste dei socialisti. Bastava guardare il volto di Xavier Bertrand e ascoltare il suo discorso per misurare tutti i limiti di questa vittoria. Le liste del partito erede dell’UMP e del centro sono ben lontane dal KO che sognavano di infliggere ai socialisti. Questi risultati attizzano nuovamente le guerre intestine fra gli ambiziosi pretendenti alla successione di Nicolas Sarkozy, a cominciare da lui stesso per arrivare ad Alain Juppé, François Fillon e Bruno Lemaire. Sarà una guerra senza esclusione di colpi, tanto più che si giocherà attorno allo stesso programma.
Queste elezioni però segnano la disfatta anche per i socialisti, disfatta che va a sommarsi al disastro ideologico. Qui la débacle è evidente. Non solo le liste di socialisti, alleati e succedanei prendono appena 5 fra le regioni meno popolose (che rappresentano meno di un terzo dei francesi), ma la riduzione del numero di consiglieri regionali peserà molto nelle finanze di un partito che dovrà necessariamente tirare i remi in barca. Ma è sul piano ideologico che oggi si palesa il disastro del PS. Il suo unico obiettivo era “battere il Front National”. Quanto al resto, ha ripreso gran parte degli argomenti dell’opposizione, perfino di quello stesso FN contro il quale ha lanciato appelli a fare barriera comune. L’incoerenza si è spinta al punto più palese quando uno dei suoi candidati (per non fare nomi: Claude Bartolone) nel corso di un comizio ha rilasciato una dichiarazione apertamente comunitarista parlando di “razza bianca” a proposito del suo avversario. E facciamo rilevare che questa dichiarazione non ha minimamente imbarazzato Madame Cosse dell’EELV né Pierre Laurent del PCF, che si trovavano sullo stesso palco. Il Partito Socialista non ha più un progetto in campo economico, al di fuori del proseguimento dell’austerità, dell’apertura alla mondializzazione confermata dal trattato transatlantico (TTIP) e del prosieguo dell’opera di deindustrializzazione. Non ha progetti neanche in altri campi, per esempio con la distruzione della scuola repubblicana, che porta avanti contro tutti, o con la chiusura dei servizi pubblici, secondo una logica presa a piè pari da Bruxelles. È quanto meno bizzarro vedere questo partito che da un lato vota una legge in virtù della quale i trasporti ferroviari saranno rimpiazzati dal trasporto su gomma e, allo stesso tempo, si inorgoglisce per i risultati della COP-21. Gli autobus per ridurre le emissioni di gas serra… ci volevano dei geni per pensarlo!
Queste elezioni sono solo in apparenza una battuta d’arresto per il Front National, che dopo essere stato il partito più votato in sei regioni al primo turno, al secondo non ne ha conquistata nessuna. È tuttavia opportuno ponderare bene il significato di questa sconfitta. Di fatto nasconde un reale successo. In numero di voti, fra il primo e il secondo turno il Front National ha segnato un significativo progresso. Ha superato il numero di suffragi espressi nelle elezioni presidenziali del 2012, con un tasso di astensione che è aumentato. Soprattutto ha decisamente aumentato il numero di consiglieri regionali (oltre 350) beneficiando così della manna finanziaria [finanziamento ai partiti, N.d.T.] e del radicamento che ne deriva. Non è cosa da poco, e stupisce il fatto che molti opinionisti non ne facciano cenno.
Ciò nonostante, come già avevo scritto, questo secondo turno conferma quanto già era emerso dal primo turno: il Front National non è in grado di attrarre alleati. È il vincitore del primo turno, ma un vincitore con un margine di voti troppo risicato. Tutto ciò deriva dall’ambiguità della sua linea politica. Fra i discorsi degli uni e degli altri, fra quelli tenuti a Hénin-Beaumont o a Forbach e quelli tenutisi a Carpentras, c’è più di una differenza. La corrente che si definisce “identitaria”, che è stata molto presente soprattutto nella regione PACA, può alzare il consenso e condurre a successi locali, ma si rivela a lungo termine un ostacolo insormontabile a qualunque logica di alleanza. Questo genere di discorso, che non è affatto “repubblicano” perché non fa propri i principi della Repubblica quali la laicità e l’uguaglianza, condanna il Front National ad andare incontro a nuove sconfitte, fintanto che non riuscirà a trovare alleati. Dovrà scegliere fra l’essere una forza locale e l’essere una forza nazionale. Anche per il Front National è l’ora di un esame di coscienza e di una riflessione sulle strategie.
Jacques Sapir
Fonte: http://russeurope.hypotheses.org
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13.12.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARTINO LAURENTI