LO SHOW DELLA COALIZIONE, DALL’AFGHANISTAN AL ‘SIRAQ’

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DI PEPE ESCOBAR

rt.com

Il segretario di stato USA Kerry ha chiuso un accordo in Afghanistan, insediando una governo di “coalizione”, ma non è riuscito a venire a capo di una coalizione credibile per bombardare l’IS in Siria. Il Pentagono se ne occuperà da solo per il plauso dei suoi “alleati del petroldollaro” nel Golfo.

Questa è la breve storia di due coalizioni.

Cominciamo con l’Afghanistan. La farsa a Kabul prosegue con il nome di “accordo di forte condivisione” [power sharing agreement nella versione originale].

Hai un problema elettorale? Chiama John Kerry. Proprio così, questo “accordo” è stato siglato da nientemeno che il Segretario di Stato degli Stati Uniti, che ha accantonato l’imbarazzante questione di una temuta elezione democratica sotto un tappeto afghano.

È saltato fuori che un rappresentante dell’ONU, Jan Kubish, ha virtualmente ordinato alla commissione elettorale afghana di non diffondere i numeri delle votazioni.

Tutto ciò mentre l’ONU stessa stava monitorando una verifica e un nuovo conteggio di circa 8 milioni di voti.

Il solito prevedibile “ufficiale” ha affermato che il risultato del voto era “trasparente”. Ma ancora niente numeri.

Quindi abbiamo – praticamente incaricato da Washington – l’ex ministro delle Finanze e ufficiale della Banca Mondiale Ashraf Ghani come Presidente e il dottor Abdullah Abdullah come “amministratore delegato”, una nuova carica. Ciò solo dopo che Abdullah ha sostenuto con insistenza che l’esito delle votazione era una frode mostruosa. La “think tank-landia” statunitense imperturbabile, ha definito il tutto una “sistemazione temporanea”.

Ora circa l’importantissimo crollo nervoso: il supercapo della NATO, generale Philip Breedlove, ha detto sabato in Lituania che entrambi “i detentori del potere” hanno giurato sulle loro stesse vite che firmeranno “velocemente” un accordo con Washington.

Questo accordo è stato messo in piedi, ancora una volta, da Kerry e dal presidente uscente Karzai alla fine del 2013 – e approvato dalla Loya Jirga afghana [un’assemblea dei leader afghani NdT]. Tuttavia Karzai si era rifiutato di firmarlo.
Breve traduzione: almeno 10.000 soldati statunitensi – principalmente reparti speciali – resteranno schierati in Afghanistan in modalità Protrarre la Pace per Sempre [Enduring Freedom Forever]. Questo è un Accordo per lo Status delle Forze Armate (SOFA) in piena regola.

Quindi l’occupazione continua. Non solo con truppe USA, ma anche con la NATO che inizierà una “missione di addestramento” nel gennaio 2015, chiamata Supporto Risoluto.

Stiamo attenti a pesanti e sicuri contraccolpi. È una sciocchezza che i Talebani continueranno ad utilizzare Supporto Risoluti per prendere a calci le chiappe della NATO e degli USA.

Ma va benissimo. È esattamente tutto ciò di cui si occupa l’infinita Guerra Globale al Terrore (GWOT).

Quando sei in dubbio, bombarda tutti

Ora la coalizione per combattere il Califfo Ibrahim, l’autoeletto profeta decapitatore dell’ISIS/ISIL/IS in “Siraq”.
L’ambasciatrice USA all’ONU Samantha Power è stata al settimo cielo in vista del summit dell’ONU questa settimana a New York. Ha freneticamente affermato che ci sono almeno 40 nazioni nella coalizione dei forzatamente volonterosi, messa assieme per combattere il Califfo. Ma lei non farà i loro nomi, nè darà i dettagli dei loro ruoli. Quello che sa è che questo nuovo capitolo della Guerra Globale al Terrore durerà “alcuni anni”.

La Power ha anche escluso alcun tipo di cooperazione con il “malfidato” Iran. Ma ha dovuto ammettere che la Russia avrà un ruolo nel combattere il Califfo.

Ecco la novità: fino virtualmente a ieri, per l’amministrazione Obama la Russia era il remix dell’ “impero del male”.
Mosca aveva dato il suo avvertimento, “bombardare la Siria senza la cooperazione con Damasco potrebbe avere conseguenze pratiche distruttive sulla situazione umanitaria in quel paese”. Ancora una volta, il massimo che la Power ha potuto fare è stato specificare che “non faremo attacchi aerei da soli se il Presidente decide di farli”.

Ancora una volta John Kerry ha rubato la scena. Per lui non sono 40, ma “una cinquantina” di paesi che si stanno a malapena trattenendo dall’andare a caccia del Califfo.

Kerry, a suo credito, a differenza della Power, almeno sta dicendo che dopotutto l’Iran “potrebbe avere un ruolo”.
Da parte sua, il Viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha messo in chiaro che qualsiasi strategia di destabilizzare il governo siriano “sarebbe una ricetta per la sconfitta”.

L’ambasciatore russo all’ONU Vitaly Churkin ha demolito la strategia del presidente Obama di armare ed addestrare i mitici ribelli “moderati”, secondo Washington, Siriani.

Persino l’ambasciatore cinese all’ONU Liu Jieyi si è messo cautamente di mezzo: “La comunità internazionale dovrebbe rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale delle nazioni coinvolte”.

Kabul era stata una passeggiata. Kerry ha solo dovuto offrire la mazzetta giusta. Ma non funzionerà con il Califfo.

Washington si rifiuta di collaborare con il regime di Damasco e di coordinarsi con Teheran – soprattutto dopo che il supremo leader, l’Ayatollah Khomenei, ha messo il proprio veto e il Presidente Rohuani ha definito la strategia di Obama “ridicola”.

Nel frattempo la Turchia, alleata della NATO, sbraita “Il regime siriano è patrono dell’estremismo”, attraverso le parole del Ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu.

Kerry almeno ha deciso di non bombardare le regioni sunnite in Iraq, dato che la maggior parte delle risorse e delle truppe del Califfo sono in Siria.

Chiama il friggitore francese

Il Pentagono, per non essere di sasso, ha preparato un “mini Shock and Awe” in Siria ed ha iniziato in grande stile questo lunedì, lanciando una serie di missili su Raqqa.

Il “generale” Hollande in Francia non vede l’ora di partecipare. Con i numeri della sua popolarità che tendono sempre più a zero, schierare i Rafale [aerei da guerra francesi di ultima generazione NdT] contro i cattivoni è l’unico giocattolo che gli sia rimasto.

Fate un confronto con la Germania, il cui Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier ha insistito che il loro supporto aereo o di truppe di terra è “fuori discussione”.

È dura che Kerry possa corrompere Steinmeier. Quindi rimane una coalizione a due: Washington e Parigi. Peraltro solo in Iraq, perchè il “generale” Hollande ha detto che bombardare la Siria è fuori questione.

Notizia bomba: a bombardare la Siria sarà una coalizione del Pentagono con il Pentagono. Mentre i “diplomatici” arabi – ovvero la gang del petroldollaro conosciuta come GCC (Consiglio di Cooperazione del Golfo) – continuano ad insistere che il Pentagono dovrebbe bombardare non solo le schiere del Califfo, ma anche le forze di Bashar Al-Assad.

Che poi è comunque quello che il Pentagono ha “segretamente” in mente.

Tutti ci ricordiamo della linea rossa di Obama lo scorso anno quando aveva minacciato di bombardare Damasco perchè “gasava il suo stesso popolo” fino a che Mosca non l’aveva fatto desistere all’undicesima ora.

Ora Obama coronerà il suo sogno per mezzo di un bombardamento “controllato dalle retrovie”.

Attaccherà anche la gang del petroldollaro? Sicuramente no. Applaudiranno dalle tribune.

Per i dubbiosi, ci sarà sempre la consulente della Sicurezza Nazionale di Obama, Susan Rice, a dichiarare “questa sarà una coalizione unita, ci sarà coesione. E sarà sotto un’unica autorità di comando”.

Il Pentagono che comanda il Pentagono. Cosa può andar male?

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: http://rt.com
Link: http://rt.com/op-edge/189952-syria-afghanistan-us-coalition-isis/
23.09.2014

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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