Con un comunicato uscito ieri, l’AIFA ha tenuto a ribadire l’inutilità dell’azitromicina nella cura della Covid, attaccando così tutti i preoccupati cittadini che ne hanno fatto scorta a causa dell’aumento della circolazione del virus (come ogni inverno d’altronde) tra la popolazione e facendo pesare su di loro quindi la carenza di tale principio attivo nelle farmacie.
Ebbene, al di là dell’imbarazzante accusa nei confronti di persone che da due anni vengono bombardate costantemente con bollettini riguardanti l’aumento dei contagi e l’occupazione dei posti in terapia intensiva, ciò che di questo comunicato maggiormente salta all’occhio è l’ennesima forma di boicottaggio di cure che si sono rivelate molto efficaci nel prevenire le forme più gravi della malattia, quando iniziate tempestivamente, evitando così che gli ospedali venissero presi d’assalto.
È oramai una prassi condivisa e testata sul campo con efficacia quella dell’uso dell’azitromicina per curare la malattia ed evitare la proliferazione del virus nei polmoni, tanto più se il suo uso è accompagnato a quello di un antinfiammatorio (ibuprofene) o, nei casi più gravi, dell’idrossiclorochina.
Davvero l’AIFA non ha nulla di meglio da fare che scagliarsi contro un farmaco dimostratosi così efficace? Tale scrupolosità nel dire che non ci sono studi scientifici a sostegno dov’era in tutti questi mesi in cui il protocollo ministeriale era tachipirina e vigile attesa? Sarebbero opportune da parte di organismi deputati alla salvaguardia della nostra salute maggiori riflessioni circa gli errori commessi…loro invece preferiscono demonizzare l’azitromicina
A seguire il comunicato AIFA n. 682
Massimo A. Cascone, 14.01.2022