“Preferiamo chiamarla seconda dose di richiamo e non quarta dose” di vaccino Covid. Sono queste le esatte e incredibili parole pronunciate dal direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), Nicola Magrini, durante una conferenza stampa in cui spiegava come il Governo ha intenzione di proseguire la campagna vaccinale.
“Avremo il richiamo autunnale come richiamo annuale” ha continuato, “la decisione da assumere è se rivaccineremo tutta la popolazione, come è stato, o ci limiteremo a ultracinquantenni e ultrasessantenni”. Come se non avessero già ampiamente dimostrato che si parte sempre con le fasce di età più avanzata e poi si obbligano piano piano, un passo alla volta, tutte le altre fasce.
In autunno quindi, come d’altronde qualcuno aveva già preannunciato, gli italiani dovranno inocularsi con la quarta dose, oops scusate volevo dire con il secondo richiamo (!?!) dopo il ciclo iniziale della doppia vaccinazione. Un’assurdità anche terminologica che mostra tutta la paura del Governo. La campagna per la quarta inoculazione rischia di essere infatti un flop totale; oramai non è più il virus a spaventare – finchè una nuova variante più mortale non verrà scovata dal giornalismo di regime – e tantissimi che si sono già bucati due o tre volte poi comunque si sono ammalati.
Quindi, per sponsorizzare un po’ questa nuova campagna, perchè non adottare un po’ di strategie di marketing partendo fin dal nome: non quarta dose, ma seconda dose di richiamo (che poi già immaginiamo dovrà essere ripetuta ogni anno, in mix con il vaccino antinfluenzale magari). D’altronde è da quando vendono prodotti a 0,99 centesimi piuttosto che a 1 euro che si sono resi conto di quanto è facile abbindolare i consumatori.
Ovviamente se tutto ciò non dovesse bastare, c’è sempre la possibilità di riattivare le sopite discriminazioni sociali, riallargando la sfera di operatività del Green Pass. Un’applicazione a fisarmonica delle restrizioni oramai a noi più che conosciuta, nella quale però molti italiani continuano ancora a cascare. Ogni estate si vede la luce in fondo al tunnel, ogni inverno si ripiomba nel buio. Nel frattempo le dosi si sommano e la distopia si istituzionalizza.
Massimo A. Cascone, 13.04.2022