DI ANDREA MENSA
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Una semplice analisi economica, porta a questa sconcertante conclusione. Difficile da credere ma più difficile immaginare altre soluzioni.
Il tutto nasce dalla considerazione che gli stati occidentali, le cosidette “democrazie” abbiano negli anni accumulato debiti ingenti.
Nelle “democrazie” le spese dello stato vengono decise dai governi eletti, ma anche le tasse per finanziarle.
I governanti, soggetti a rielezione o bocciatura, hanno tutto interesse a distribuire molti benefici e chiedere pochi sacrifici, ricorrendo al debito per bilanciare le entrate con le uscite.
Tanto il debito sarà poi a carico di popolazioni future, ma soprattutto di governanti futuri.Così nel disinteresse generale della popolazione il debito cresce, implementato anche dagli interessi che man mano appesantiscono il debito stesso.
Ma da dove proviene tutto questo denaro ?
Il sistema monetario “fiat” (che abilita il sistema bancario a creare denaro) crea denaro e lo impresta.
Per far ciò occorre che qualcuno chieda prestiti, ma, nella normalità dei casi i prestiti vengono concessi, pertanto il denaro entra nel mercato, ma poi i prestiti vengono resi, per cui il denaro viene tolto dal mercato.
Questi cicli rendono facile il controllo della massa monetaria circolante ( non parlo solo di banconote, ma di M1 ) in quanto agendo sui tassi ( tassi bassi spingono ad aumentare le richieste mentre quelli alti le rallentano) e sui tempi di concessione ( diradando la concessione dei mutui, si diminuisce la massa monetaria circolante) si può operare quel controllo, per via empirica, sulla massa monetaria circolante.
Quest’ultima è solo una parte della massa monetaria generata e immessa nel mercato, in quanto una parte viene distolta dal mercato e destinata al risparmio o agli investimenti o comunque dagli acquisti che non impattano l’inflazione, ma le due percentuali, spese o risparmio, sono funzione solo della distribuzione della ricchezza, oltre che dalla propensione della popolazione che può, alla spesa.
Pertanto la quantità di denaro circolante sommata al risparmio non è altro che la somma dei prestiti “in essere” ovvero concessi e non ancora rimborsati.
È da notare che l’aumento di questa massa complessiva di denaro, impatta il sistema bancario, aumentandone la capacità di emettere prestiti ( il meccanismo l’ho già illustrato varie volte).
Ma è vero anche il contrario, ovvero, se per qualche ragione, una crisi ad esempio, spinge a restituire i debiti e a non contrarne altri, la massa monetaria cala, e si entra in crisi di liquidità.
Ma la crisi di liquidità applicata al sistema bancario, genera la crisi del credito perchè se la leva finanziaria permette di moltiplicare le possibilità di concedere credito sulla base dei depositi ( e anche altro) è vero anche il contrario, e la leva agisce anche in direzione inversa.
Esiste in questo quadro, un debitore anomalo, che allo scadere dei prestiti non li rimborsa ma ne chiede ulteriori e di maggiore entità, e questo è lo stato, e per le ragioni già esposte.
Ma una crisi di liquidità unita alla crisi del credito và ad intaccare le possibilità di rifinanziamento del debito pubblico.
Dove esiste una banca centrale che operi da prestatore di ultima istanza, questa emetterà denaro (alleggerimento quantitativo, ovvero quantitative easing) rifornendo lo stato o indirettamente acquistando titoli sovrani dal mercato secondario e quindi permettendo a quegli investitori di acquistarne di nuovi sul primario, o , in casi estremi direttamente sul primario.
Ma uno stato che continua ad indebitarsi, che possibilità ha di ripagare tali debiti ?
Nessuna ! quindi quel denaro non verrà più ritirato dalla circolazione, come avviene nei normali cicli del credito, finendo per la quantità non più gestibile di confluire anche nel mercato.
Questa sarà la fine della moneta, se non interviene un fatto che permetta, senza provocare rivolte sociali, una forte svalutazione del denaro stesso ……. Quindi la guerra.
Uniamo a queste considerazioni la necessità per stimolare un minimo di crescita di distruggere i mezzi di produzione ormai superiori alle necessità, ed anche questa ragione convergerà, come sempre accaduto nella storia, sulla stessa conclusione.
L’ultima considerazione, ovvero che da 4 anni a questa parte, ovvero dallo scoppio di questa crisi, nessuna delle ragioni che hanno portato a questa situazione è stata corretta o aggredita seriamente, ma sono sempre solo stati applicati palliativi per rimandare la conclusione inevitabile della crisi stessa, indica anch’essa che i governanti già sanno quale sarà la conclusione, ed è solo la popolazione che viene tenuta all’oscuro di quanto essi già sanno che avverrà.
Questo semplice ragionamento, fatto sui dati che ognuno può verificare, e sono disponibili in rete, porta ad un’unica conclusione. La domanda, ora è DOVE avverrà, o almeno, quale sarà l’area maggiormente interessata.
Andrea Mensa
30.11.2011
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