Sfide in un mondo di scarsità di petrolio
DI MATTHEW R. SIMMONS
Dato che il petrolio sta scarseggiando, il suo uso dovra’ essere in un modo o nell’altro, razionato. Ci sono vari modi per assegnare l’uso del petrolio e dirigerlo verso applicazioni piu’ utili. Ma realizzare un piano cosi’ razionale richiede uno sforzo paese per paese ben orchestrato e globale. Lasciato a se stesso, un tale processo presto si trasformerebbe in un autentico caos . L’economia globale puo’ funzionare dopo che il mercato del petrolio, raggiunto il suo apice comincera’ a discendere, ma non nella stessa maniera in cui la viviamo oggi.Una volta che il petrolio iniziera’ la parabola discendente, il mondo sara’ costretto a creare vie per conservare e il petrolio e altre fonti di energia. Questa svolta dovrebbe costringere a un rapido ripensamento della nozione che il trasportare persone e prodotti per il mondo sia un costo quasi secondario d’ azienda. “Trasporti” e la voce singola piu’ grande come consumatrice di petrolio e dobbiamo cominciare a trovare modi per minimizzare le necessita’ di trasporto di ognuno e usare il carburante dei trasporti nel modo più efficente possibile.
Oggi, probabilmente, lo spreco piu’ vasto nel consumo di petrolio e’ nel congestionamento del traffico. Un mondo con il petrolio che scarseggia sarebbe costretto a risolvere anche questo problema. Sia la soluzione di vivere piu’ vicino al proprio posto di lavoro che usare di piu’ mezzi di trasporto di massa, diverrebbero entrambi modi attuabili per decongestionare il traffico e usare il petrolio in maniera piu’ efficente al salire dei prezzi. Costruire semplicemente strade sempre piu’ larghe non funziona piu’. Anche una nuova generazione di veicoli piu’ efficenti richiederebbe troppo tempo e potrebbe ancora richiedere troppo petrolio. Se non modifichiamo i nostri sistemi di trasporto con una politica di pianificazione pubblica, l’inesorabile meccanismo dei prezzi lo fara’ per noi. A un certo prezzo della benzina, la congestione del traffico diminuira’.
Senza dubbio, un mondo con una scarsita’ di petrolio crescente aumerntera’ la rivalita’ tra i paesi consumatori di energia. Come la realta’ del procurarsi petrolio in fase declinante verra’ capita meglio, la competizione paese-paese potra’ evolvere in un processo trattabile (come la competizione economica che e’ esistita tra i paesi OCSE) o in una corsa selvaggia che potra’ innescare nuove guerre. Se il problema e’ male interpretato o lasciato a se stesso, la guerra potrebbe facilmente prevalere sulla competizione pacifica. Assicurarsi adeguate scorte di petrolio, dopo tutto, fu un elemento chiave delle maggiori guerre del XX secolo e per gli USA i due recenti interventi in Medio Oriente. Se la magnitudine del problema viene pienamente compresa e il rischio del laissez-faire tenuto in considerazione, tutte le nazioni dovrebbero riconoscere la necessita’ di trovare la soluzione del come allocare una crescente scarsita’ di petrolio tra i molti paesi del mondo.
La competizione per l’approvigionamento petrolifero non aspettera’ certo il giorno in cui la produzione raggiungera’ l’apice e iniziera’ il declino. La penuria non e’ solo una semplice funzione di produzione e offerta; e’ anche il risultato di una domanda crescente. Questa e’ la situazione che stiamo fronteggiando oggi. Piu’ gente in piu’ luoghi vuole una quota delle risorse mondiali di petrolio. La domanda crescente negli anni passati ha alterato l’equilibrio precedente e rapidamente reso il petrolio da un prodotto relativamente abbondante a un prodotto relativamente scarso. I nuovi partecipanti piu’ aggressivi nel mercato internazionale petrolifero sono la Cina e l’India, le due piu’ popolose nazioni del mondo con le economie a crescita piu’ rapida. Diverranno, nell’ arco della vita di parecchi Americani e Europei viventi oggi, le due piu’ grandi economie nazionali nel mondo di parecchio anche se non le piu’ ricche.
Il bisogno per lo sviluppo di petrolio di Cina e India e’ enorme, e i loro leaders sembra abbiano compreso adesso pienamente la faccenda, forse molto meglio dei leaders di parecchie gia’ prospere nazioni. Stanno usando ogni mezzo impiegato tradizionalmente dalle nazioni occidentali e dalle loro compagnie petrolifere, a corto di forza militare, per assicurarsi fonti di approvvigionamento. Mezzi che comprendono relazioni diplomatiche e aiuti dall’estero, investimenti diretti e accordi bilaterali, assistenza e trasferimento di tecnologia, lo sfruttamento di attriti nelle relazioni tra le nazioni occidentali e i produttori di petrolio non-occidentali. La Cina ha creato accordi con tre dei piu’ grandi esportatori di Petrolio — Arabia Saudita, Iran, e Venezuela – e con altri ancora. Non sorprende che parecchi di questi paesi siano attualmente in disputa con gli Stati Uniti. Non si puo’ non pensare che questi paesi non usino il loro crescente potere di mercato in maniera da danneggiare gli interessi americani
La crescita di fabbisogno petrolifero di Cina e India e’ divenuta ora molto visibile. Meno visibile e’ lo scarso uso di petrolio di altre nazioni che ora aspirano anche a diventare come “noi” . In un mondo ove il petrolio e’ limitato, e’ vitale che una vera globale Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) cominci ad abbracciare i bisogni di tutti I consumatori di energia mondiali e non semplicemente vedere il suo ruolo come quello di un cane da guardia dei prosperi consumatori di energia.
Mi capita di pensare che il mondo puo’ fare il passaggio in quello che potremmo chiamare l’era-petrolifera Post-Arabia Saudita in maniera razionale da limitare scompigli economici. Quale perpetuo ottimista, credo il mondo ancora lavori oltre l’apice petrolifero. Mentre i prezzi del petrolio in questo nuovo mondo ovviamente saliranno, questa salita potrebbe essere una benedizione, non una maledizione. Prezzi molto elevati del petrolio renderanno altre forme di energia piu’ competitive e pungoleranno a nuovi programmi di ricerca che potranno scoprire qualche soluzione vera a lungotermine.
Gli alti prezzi del petrolio innescheranno grandi flussi di denaro verso le nazioni esportatrici, anche se le loro riserve e produzioni giornaliere si ridurranno. Con una oculata gestione e basandosi sull’amara realta’ che questo enorme flusso di liquidità per quei paesi petroliferi e’ in effetti una “ultima chiamata” invece che giusto un altro boom che sara’ seguito da un altro, I produttori di petrolio possono sfruttare al massimo le entrate che gli alti prezzi del petrolio creano.
E’ imperativo per paesi come l’Arabia Saudita e i produttori mediorientali in generale investire saggiamente quel denaro piovuto dal cielo per creare societa’ moderne che vadano oltre il petrolio. Se tali piani verranno eseguiti, i loro inattesi benefici potranno trasformarsi in un sorprendente miracolo globale. Il tempo per usare gli alti prezzi del petrolio per armi, palazzi, e conti in banche svizzere e’ tramontato. Questo denaro adesso e’ necessario per creare le basi per una vita decente in quei paesi nel dopo petrolio.
Fate i calcoli per capire quanto potente questo boom di spesa potrebbe essere. OPEC, come gruppo di paesi ha oggi circa 600 millioni di persone. Per il 2025 o 2030, la popolazione dell’ OPEC potra’ facilmente eccedere il miliardo. Se I futuri prezzi del petroio dovessero restare bassi per i prossimi 20 anni come lo sono stati negli ultimi 10, ci sarebbe quasi sicuramente un gap sempre crescente tra la vasta ricchezza delle classi dominanti di quelle nazioni e la crescente poverta’ per le masse. Tale modello e’ insostenibile. Caos sociale, crescente terrorismo e rivoluzioni politiche o militari diverrebbero alla fine “eventi normali” per I paesi dell’OPEC.
Se il procedimento viene gestito in modo razionale, un era di prezzi alti del petrolio puo’creare le entrate necessarie per cominciare a costruire una genuina classe media in molte delle nazioni OPEC. Il processo inoltre darebbe la stura a un flusso di acquisti per le merci e i servizi dei paesi OCSE. La crescita di domanda per tali merci che la nuova classe media OPEC farebbe persino impallidire il piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa. Certamente sarebbe ben piu’ poderoso del miracolo economico degli anni 80 e 90 quando le “tigri” asiatiche vennero alla ribalta.
Un mondo che impara a vivere con una fornitura di petrolio che va sempre piu’ affievolendosi, sarebbe anche forzato a controllare le emissioni che l’uso dell’energia crea in una maniera del tutto diversa da quella immaginata da ognuno quando le preoccupazioni per il riscaldamento globale affioravano per la prima volta. La continuazione del’espansione urbana selvaggia diverrebbe un trend intollerabile dato che i trasporti che la supportano diverrebbero troppo costosi. Per fortuna il mondo ha gia’ creato gli strumenti necessari per consentire a parecchie persone altamente produttive, di stare e lavorate a o il piu’ vicino a casa. Sarebbe poi cosi’ strano se Internet venisse conosciuta meglio come un grande strumento per aiutare a pavimentare la strada per un mondo che usi meno petrolio.
Il pericolo maggiore che il mondo deve affrontare , se la mia tesi sul petrolio dell’Arabia Saudita e’ corretta, e’ che nessuno vorra’ iniziare a preparare il piano B. Per quanto ne so non v’e’ nessun piano contingente in atto ne correntemente in lavorazione in nessun pensatoio mondiale che dica o illustri come il mondo potra’ continuare a funzionare senza difficolta’ una volta che sara’ chiaro che il Petrolio Saudita avra’ raggiunto il suo apice. In breve e’ questa totale mancanza di “ Pensare a uno scenario alternativo” che rende questo ineluttabile evento, cosi’ allarmante.
Matthew R. Simmons
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/simmons06212005.html
21.06.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALFREDO VITI