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La Redazione

 

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LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI AL POTERE

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A cura di Davide
Il 21 Aprile 2013
75 Views

DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.it

“Vi è un grado di falsità incallita, che si chiama coscienza pulita.”

Friedrich Nietzsche

Tutto è compiuto. Come dopo una grande esplosione, la polvere si alza e cancella ogni cosa visibile ma, quando si posa, lascia solo un gran vuoto dentro e la sensazione d’aver sbagliato qualcosa, che l’epilogo poteva essere un altro.

Oggi abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti: abbiamo scoperto quanto sia menefreghista il potere nei riguardi della popolazione, elettori od astensionisti essi siano. Quale sia il grado di disprezzo, la spocchia, il considerarsi Dei dell’Olimpo baciati dalla fortuna e difesi da Ercole in persona.Il seguito, ora, è scontato: un governo guidato da Amato o Enrico Letta. Oppure da Enrico con Gianni vicepresidente, ma i nomi hanno scarsa importanza: quel che conta, per la barca del potere, è aver scapolato le secche e gli scogli che – sotto varie forme e con molti modi – la popolazione aveva frapposto sul suo cammino.

Hanno vinto, non v’è dubbio.

Qualcuno grida al golpe, ma non è così – l’incipit non è casuale – sul piano della forma costituzionale nulla c’è da eccepire (il professor Rodotà, al contrario di Grillo, l’ha subito compreso) perché la Costituzione indica con precisione i comportamenti ed i passi da compiere, nega senza remissione ciò che non può essere fatto o richiesto, ma lascia immensi varchi aperti per ciò che “non urta” e “non è prescritto” dal dettato costituzionale.

Questi “varchi” sono, spessissimo, quelli occupati da leggi che necessiteranno del placet della Corte Costituzionale: campa cavallo…

Il professor Rodotà è andato oltre i voti del M5S e, forse, anche quelli di SEL: 217 voti, un quinto dei grandi elettori s’è chiamato fuori dall’inciucio, ma non contano e non conteranno più nulla.

Ciò che conta (in questo genere di elezioni) è la squadra che ha fatto una rete in più: come dopo una finale di Coppa, si va via con la gioia o l’amaro in bocca, ma si sapeva prima d’entrare allo stadio che sarebbe stato così.

In politica è diverso: dopo giungono “step” successivi… governo, ministri, sottosegretari, autorità varie, presidenti degli enti… lentamente, il potere allunga nuovamente i suoi gangli nel tessuto economico dal quale trae la linfa vitale. Come una specie aliena e senza morale, faranno i calcoli di quanto potranno ancora “raschiare” dalla popolazione – in accordo con l’UE e con Mario Draghi, che s’era persino dato per “disponibile” per occupare una poltrona in Italia: oh, quale generosità! – mentre Monti, il suo galoppino, già ha acceso la calcolatrice.

Scusate se mi tolgo qualche sassolino dalla scarpa: io, il pericolo di Mario Draghi – e, più in generale, dell’intromissione della BCE nei bilanci dei singoli stati – l’avevo già annunciato nel 2007 (sei anni fa), perché non rincorro mai la notizia. Andatevelo a leggere: il collegamento è in nota (1).

I fatti oggi accaduti sono soltanto l’inevitabile nemesi di quelle scelte e di quelle sottovalutazioni: se il PD pensava d’essere il raffinato salotto di madame du Châtelet, Grillo ci ha fatto la figura di uno sprovveduto Carlo Pisacane. Giungendo a non comprendere che quella “corsa a Roma” sarebbe stata tardiva ed insignificante e, per di più, avrebbe prestato il fianco a strumentali attacchi su quel “marcia su Roma” che sottendeva, o forse che qualcun altro amava sottendere e far risaltare.

Il “vae victis” lo ha pronunciato Alemanno “ma dove crede d’andare quello? Qui stamm’ a Rroma…”. In quelle parole di Alemanno c’è tutta la protervia, una vera e propria spada sul collo, della Casta trionfante.

Il popolo italiano che si ribella… che prende i bastoni… sì, va bene Grillo, tornatene a S. Ilario e sogna, sogna ancora. Per fare politica ci vuole sì il cuore, e tu lo hai dimostrato, ma ci vuole tanta astuzia che tu non hai proprio: troppo ondivago, indeciso, facilmente infatuabile.

Viene il rimpianto di sapere cosa sarebbe successo – quello sì che fu un momento di vero pericolo per l’Europa, Napolitano, Draghi e tutto il resto – se il M5S avesse risposto “vedo” alla richiesta di Bersani, iniziando una trattativa. Con tutta la libertà, dopo, di rifiutare l’invito, ma confrontandosi.

Così, quei nomi che hanno votato e scelto nelle “quirinarie” – invece di proporli – dovevano ascoltarli: Rodotà, Zagrebelsky, Imposimato… tutta gente che ha vissuto e lavorato in quei palazzi marcescenti e che li ha lasciati, chiudendo la porta con amarezza, con la sensazione di una vita trascorsa a dare buoni consigli inutilmente. Ascoltare, grillini, ascoltare: nessuno nasce “imparato”.

Adesso?

Ora tutto è compiuto: per i prossimi cinque anni regnerà ancora quel putridume che ben conosciamo, cementato dagli affari, saldato dal tradimento di Massimo d’Alema e dal pesante ed invisibile richiamo del Vaticano, e non aspettatevi altro che mazzate, mazzate, mazzate. Per la “crisi”, “l’Europa”, la “stabilità”.

Magari, fra un secolo – quando apriranno gli archivi USA – scopriremo quante di quelle persone erano state addestrate a Langley, Virginia.

Ironia della sorte, Berlusconi ha finalmente trovato il suo Delfino: Matteo Renzi – ben preparato dall’istitutore d’Alema, il quale riferiva ogni giorno al suo committente Berlusconi – che, con il tempo ed il variare dei partiti e delle alleanze, ci ritroveremo un giorno alla testa di una “destra presentabile”. Del resto, lui è nato democristiano e potrà morirci senza patemi d’animo.

SEL, in questo gran schifo di tradimenti e d’incompetenze, è quella che ha mostrato più d’altri di comprendere ancora il linguaggio della politica ed ha tentato d’evitare l’inevitabile: non c’è riuscita, ma diamogli atto d’aver tentato.

E il M5S? Si trastullerà nuovamente sul Web, voterà contro a tutti i provvedimenti di legge, non avrà la minima possibilità d’intervenire: avevo previsto tutto, andate a leggerlo, il collegamento è in nota (2).

Mentre gli altri s’occupavano di “pedine” e “cavalli” da sistemare sapientemente prima dell’attacco finale, la Lombardi perdeva la nota spese e si chiedeva “come doveva fare”: Santo Iddio, ragazzi!

Lenin non fece una piega ad allearsi con i menscevichi, e negli intervalli dei lavori parlamentari i dirigenti rivoluzionari facevano pratica con le armi: andò – storicamente – come andò, ma Lenin nel 1917 vinse la sua partita.

Pazienza: a proposito, Lombardi, ha ritrovato la nota spese?
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/04/la-commedia-degli-equivoci-del-potere.html
21.04.2013

(1) http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=article&sid=3908

(2) http://carlobertani.blogspot.it/2013/03/giorni-di-nuvole.html

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