JAMES HARRIS & JOSH SCHEER (Truthdig) intervistano JEREMY SCAHILL
Lo scrittore interviene al programma
Truthdig per parlare del suo nuovo libro intitolato “Blackwater: The Rise of the World’s Most Powerful Mercenary Army” [“Blackwater: l’ascesa
dell’esercito mercenario più potente del mondo”], la privatizzazione
in America e all’estero e la nostra democrazia menomata.
James Harris:
Questo è Truthdig. Abbiamo qui con noi James Harris mentre dall’altro
lato c’è Josh Scheer. Al telefono abbiamo in linea Jeremy Scahill
autore, scrittore e giornalista. Prima di affrontare il tema del libro ci dica, come sta?
Jeremy Scahill: bene, sono lieto di essere con voi a Truthdig.
Harris:
Dunque, lei ha scritto un nuovo libro sulla compagnia Blackwater USA di cui abbiamo letto alcune recensioni. Alcune positive, certo, ma anche qualcuna negativa. Le critiche le ho lette, però quel che vorrei sapere da lei è quali sono state le sue intenzioni quando ha scritto questo libro – e che cosa l’ha spinta a farlo.
Scahill:
Sono andato e venuto dall’Iraq per diversi anni. Ci sono andato per
la prima volta alla fine del 1998 quando l’amministrazione Clinton
si accingeva ad attaccare il paese. Fu proprio nel dicembre del ’98
che il Presidente Clinton fece bombardare l’Iraq per quattro giorni.
Da quella mia prima visita fino al 2003 ci sono tornato più volte.
Diverso tempo l’ho trascorso nella città irachena di Falluja. Un
giorno, era la mattina del 31 marzo 2004, quattro uomini identificati
come contractor civili rimasero vittime di un’imboscata e persero
la vita proprio in quella città. L’amministrazione Bush rispose con
un cruento attacco vendicativo, mettendo a ferro e fuoco la città,
uccidendo centinaia di persone e costringendone alla fuga decine di
migliaia. Da questo episodio presero spunto le mie indagini: chi erano
mai quei tizi rimasti uccisi a Fallujah le cui vite si erano rivelate
così preziose da giustificare da parte dell’amministrazione Bush,
una ritorsione così massiccia? Tanto da radere al suolo un’intera
città? Da questo interrogativo ha preso avvio un processo d’indagine
sulla compagnia Blackwater USA durato molti anni.
Josh Scheer:
Tra i resoconti che ho avuto modo di leggere vi è un riferimento all’episodio del bombardamento dell’incrociatore Cole che pare abbia costituito il loro primo incarico governativo di un certo rilievo. Lei è in grado di farci un breve resoconto sulla storia della compagnia … sul suo fondatore, … sul sostegno all’attuale presidente … In che modo ne ha parlato nel suo libro?
Scahill:
La Blackwater USA è stata fondata da un certo Eric Prince… che ora
come ora va per la quarantina ma che nel 1996, quando fondò la Blackwater,
era considerato come l’individuo più benestante che si fosse mai
arruolato nelle U.S. Navy SEALs, la più esclusiva tra le forze militari
statunitensi. Eric Prince proveniva da una famiglia di cristiani evangelici
di stampo conservatore dello stato del Michigan. Il padre è un uomo
d’affari fattosi da solo, imprenditore di un’attività
manifatturiera di componenti d’auto, la Prince Manufacturing. Tale
compagnia divenne celebre per aver ideato l’ormai immancabile visiera
parasole con lucina. Ogni volta che a bordo della tua auto abbassi la
visiera e quella s’illumina ecco: ad inventarla è stata proprio la
famiglia di Eric Prince. Dunque si tratta di una compagnia che ha riscosso
un notevole successo negli anni ottanta e novanta, e difatti il giovane
Eric Prince è stato ad osservare il modo in cui il padre ha messo a
frutto la sua redditizia attività, impiegandola come mezzo per far
soldi e finanziare così l’ascesa della rivoluzione repubblicana nel
1994, la quale ha portato al potere Newt Gingrich ed il Contratto con
l’America. A fornire a Gary Bauer il denaro necessario per avviare
questo gruppo, fu il Comitato di Ricerca di Famiglia. Grossi finanziatori
di James Dobson e di Focus on the Family. Il giovane Eric Prince è
cresciuto dunque in una famiglia di profonda estrazione calvinista come
religione e al tempo stesso sostenitrice del vangelo del libero mercato.
Dal padre ha preso ad esempio questo modello che ha poi fatto suo in
tutto e per tutto nel costituire il suo impero Blackwater.
Scheer:
mi sono imbattuto in una notizia piuttosto sconvolgente … durante la prima guerra del golfo ogni sessanta soldati se ne contava uno appartenente ad una compagnia privata. Nell’attuale guerra il rapporto è di uno a uno. Da quanto ha avuto modo di osservare, che idea si è fatto, si tratta di una guerra unica nel suo genere? Si era mai verificato prima d’ora un impiego così massiccio di contractor? Che idea si è fatto dei contractor e qual’è il ruolo che ricoprono nell’Iraq quale ci appare ai nostri giorni? E quale, in generale, nel moderno panorama bellico?
Scahill:
L’amministrazione Bush è salita al potere con il programma di privatizzazione
più radicale nella storia degli Stati Uniti d’America, e lo vediamo
nelle nostre scuole, nelle prigioni, negli istituti di cura. Lo constatiamo
nel modo in cui viene applicata la legge in questo paese, a livello
locale ma anche a livello federale. Ed ora, con la cosiddetta guerra
al terrore e con l’occupazione dell’Iraq stiamo assistendo al programma
di privatizzazioni più attivista che, si può dire, è venuto instaurandosi
sotto il nostro naso. Il 10 settembre del 2001 Donald Rumsfeld ha tenuto
al Pentagono uno dei suoi discorsi più importanti. In esso ha esposto
un piano in cui la strategia bellica su larga scala degli Stati Uniti
veniva riesaminata nei minimi dettagli. Ha inoltre fatto riferimento
ad un approccio ad impatto contenuto e all’utilizzo del settore privato.
Ad un certo punto Rumsfeld disse che siccome i governi non possono cessare
di esistere è necessario trovare altri incentivi che consentano alla
burocrazia di adattarsi e progredire. Naturalmente il discorso risale
al giorno antecedente questa specie di nuova Pearl Harbor che è stata
l’11 settembre. Così tutto d’un tratto Rumsfeld e Cheney si sono
ritrovati tra le mani la tela bianca su cui dipingere i loro sogni di
privatizzazione. Dopodiché quel che abbiamo visto nel marzo del 2003,
con l’avanzare dei carri armati in Iraq, è stato l’esordio del
più vasto esercito di unità militari private mai dispiegato prima
di allora. Ora, come lei afferma, di questi soldati ce ne saranno circa
100.000 – anche di più credo. Una cifra stranamente tonda. Ma il punto
è che dalle verifiche interne al governo che sono state effettuate
sull’occupazione in Iraq apprendiamo che i dipendenti di compagnie
mercenarie private che operano in Iraq sono in questo momento almeno
48.000. Sono compagnie che garantiscono all’amministrazione Bush una
copertura politica formidabile. I loro morti non vengono contati, i
loro feriti non vengono contati, i loro crimini non vengono riferiti,
non vengono indagati, non vengono perseguiti. Il punto della questione
è che a fronte di 100.000 e più contractor presenti in Iraq non vi
è stato che un solo caso di accusa formale avanzata nei confronti di
uno di loro per crimini o reati commessi sul posto. E non si trattava
di una compagnia di mercenari bensì di un contratto privato incaricato
di svolgere attività di supporto alle forze militari statunitensi.
Ci troviamo di fronte ad una “revolving door”, una porta girevole da cui si entra e si esce, si rientra e si riesce a piacimento. I mercenari offrono all’amministrazione Bush la facoltà di gonfiare le forze di occupazione – in pratica il numero delle unità impiegate sul campo viene raddoppiato – e a
sua volta l’amministrazione Bush concede loro un territorio franco in cui non esistono responsabilità, né sorveglianza, né tanto meno leggi efficaci che ne regolamentino la presenza in quei luoghi. Ed è
interessante notare come la Blackwater USA ed i suoi dirigenti siano grossi finanziatori delle campagne politiche del Presidente Bush e dei suoi alleati repubblicani. Gli stessi che di fatto hanno creato per
queste compagnie private condizioni da Far West in Iraq.
Scheer:
Per i contractors, però, provo una certa compassione. Certo non nei confronti della famiglia Prince, ma per quei ragazzi sul campo perché una volta erano loro i militari o l’autorità di pubblica sicurezza.
… Lei che ne pensa? Sa … quando un elicottero precipita e a morire sono quattro ragazzi dipendenti di compagnie private, provo la stessa pena che se avessimo perso uno dei nostri soldati …. Prova anche lei la stessa cosa? …
Scahill: Vede,
su questo aspetto le motivazioni in gioco sono di diverso tipo. Sono andato a conoscere alcune delle famiglie di contractors Blackwater che sono morti in Iraq. Quando gli parli e domandi, senta, cosa credeva che stesse accadendo quando suo figlio, o suo marito, è andato laggiù?
Sono tutte persone convinte che i loro cari abbiano prestato il loro massimo impegno per dovere patriottico a difesa del loro paese. Sono convinte che il servizio prestato per la Blackwater sarebbe stato il medesimo che se avessero fatto parte del personale militare degli Stati Uniti in servizio attivo. In poche parole per alcuni di questi ragazzi andare in Iraq era semplicemente un modo per continuare a servire il loro paese. Questa è l’idea che se ne erano fatti. Molti di questi ragazzi erano dei repubblicani leali che credevano nella guerra in Iraq tanto da sentirsi in dovere di fare la loro parte nel difendere il paese.
Però d’altro canto
ad andare laggiù sono anche dei veri e propri delinquenti – soldati
di fortuna, vede, guadagnano fino a sei, sette volte di più di un soldato
regolare USA. Sono equipaggiati molto meglio, hanno delle uniformi corazzate
molto migliori e si trovano lì solo per far soldi. Sono questi i ragazzi
che veramente dobbiamo temere, poiché privatizzando … stiamo di fatto
affidando la guerra a delle forze sulle quali non vige un efficace sistema
di responsabilità. E’ vero che questi ragazzi si trovano nel più
violento ed instabile paese del mondo ma è anche vero che ci sono andati
di loro scelta e che per quello che fanno vengono pagati molto bene.
I soldati che Bush manda laggiù come carne da macello: non hanno la stessa facoltà di scelta. Ci sono ragazzi che si sono arruolati pensando di andare ad arrestare gli allagamenti in Pennsylvania e che all’improvviso si sono ritrovati nel centro di Baquba. Non era certo per finire laggiù che si erano arruolati nella Guardia Nazionale. Pertanto sul grado di compassione da provare nei confronti di questi ragazzi credo sia doveroso un chiaro distinguo tra i mercenari e i soldati in servizio attivo.
Scheer: Capisco cosa intende, però … le persone con cui ho parlato … vanno dicendo
che si tratta di un Esercito di volontari e sappiamo della ferma obbligatoria e ciò che hanno detto della Guardia Nazionale inviata laggiù … forse per i prossimi 20 o 30 anni. Questi contractor, alcuni di loro,
ci sono andati con buone intenzioni e stanno facendo un lavoro così malvisto, è che sono tempi di grande confusione ….
Scahill:
So dove vuole arrivare, è però necessario approfondire la questione.
Per me la categoria a cui appartiene un individuo resta un fattore fondamentale.
Come ho detto, conosco personalmente le famiglie dei ragazzi che sono
deceduti laggiù e ho fatto delle ricerche accurate riguardo alle loro
origini, il tipo di persone che sono, ho parlato con i loro amici, ed
il punto della questione è che una buona parte di questi ragazzi erano
probabilmente di quelli che dicono “Credo sia mio dovere difendere
la mia patria ed è per questo che voglio andare laggiù”. Ora a mio
parere il fatto di difendere gli Stati Uniti in questo momento non c’entra
niente. Questa è una guerra d’attacco aggressiva – eppure loro
mantengono le loro ragioni. E andando laggiù si dimostrano coerenti
con ciò in cui credono. Ma penso pure che ci sia un altissimo numero
di ragazzi che dicono: “Hey, a me interessa mettermi in tasca un migliaio
di dollari al giorno, esentasse. Me ne vado laggiù per un paio di mesi
e quando torno posso permettermi di vivere di rendita per un anno intero”.
E questo è il guaio di quando si dà alla gente un incentivo monetario
per andare a combattere una guerra. Non si tratta più di difendere
la madre patria. Si finisce per essere ingaggiati in una guerra brutale,
cruenta ed oltraggiosa per una mera questione d’interesse personale.
Scheer: Saremmo in grado di essere in guerra se non ci fossero i contractor? Voglio
dire, potremmo portare avanti questo conflitto senza di loro…
Scahill: No.
Scheer: Perché pare che ce ne siano così tanti di loro. Stanno veramente lavorando
duro assolvendo ai loro compiti al pari di quanto farebbero i nostri soldati regolari, vero?
Scahill: Lasci che le spieghi… cosa sta facendo la Blackwater in Iraq; vede, sono
in molti ad ignorare il ruolo che ricopre laggiù. Gran parte della sua attività non rientra nell’ambito dell’impegno militare USA in Iraq. Dal solo Dipartimento di Stato USA, a partire dal giugno 2004,
ha percepito 750 milioni di dollari, tre quarti di un miliardo di dollari.
Il compito della Blackwater è di fornire una scorta agli alti ufficiali statunitensi in Iraq. Protegge l’ambasciatore Zalmay Khalilzad e gli ufficiali del Dipartimento di Stato, ha difeso 90 delegazioni del congresso compresa quella del Presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy
Pelosi. Gli Stati Uniti hanno dunque affidato a ditte esterne quella che da molti è ritenuta essere una delle operazioni più delicate della missione in Iraq: la protezione degli alti funzionari sul campo. Pertanto è proprio vero che la Blackwater si trova in prima linea nel proteggere le persone più odiate in Iraq ed il fatto che gli Stati Uniti abbiano affidato al settore privato un incarico del genere la dice lunga sulla fiducia – o mancanza di fiducia – che l’Amministrazione ripone nelle forze militari statunitensi in servizio attivo. Oltre a questo, i contractor stanno lentamente indebolendo il processo democratico nel nostro paese.
Difatti dispiegare 100.000 contractors vuol dire poter disporre di 100.000 soldati che non devono essere persuasi ad arruolarsi nelle tue forze militari. Sono 100.000 soldati i cui caduti non entreranno a far parte dell’elenco ufficiale delle vittime. Una delle realtà più inquietanti di questa guerra privatizzata è il fatto che un presidente azzardato come Bush possa semplicemente comprarsi i soldati che gli
occorrono per fronteggiare questi conflitti. Non serve più il consenso del Congresso, né occorre cercare di convincere moltitudini di giovani ad arruolarsi nelle forze armate. Le truppe oramai si affittano dagli
Stati Uniti, dal Cile, dalla Colombia, dalla Bulgaria, dall’Honduras, e così via. E’ una sovversione totale di quel che dovrebbe essere una resistenza necessaria a delle guerre d’aggressione.
Harris: Scusi Jeremy, col dovuto rispetto, questa è speculazione. Metà di quanto
ha appena affermato non sono che congetture. Come la si porta avanti altrimenti la lotta al terrore? Può dire “andandocene a casa” ma questa è tutta un’altra questione. Se diamo atto di rappresentare
una nazione che con la guerra si è affermata – ogni decennio circa ci vediamo coinvolti in un conflitto – vuol dire che questo è … il nostro modo di operare. Non potremmo permettercelo senza privatizzazione.
Scahill: Beh, respingo fermamente il parere che le mie parole sarebbero prive di fondamento.
L’occupazione dell’Iraq non è che un’oltraggiosa guerra d’aggressione che non potrebbe aver luogo senza l’impiego di contractor privati.
E’ di questo che sto parlando. La maggioranza della popolazione di questo paese è contraria alla guerra. La maggioranza del mondo è contraria alla guerra e all’occupazione dell’Iraq. E se non ci fossero questi mercenari privatizzati ad impazzare per l’Iraq, l’amministrazione Bush avrebbe serie difficoltà a mantenere la sua occupazione in quelle terre, la parziale occupazione dell’Afghanistan e l’attuale atteggiamento ostile nei confronti dell’Iran. Questi ragazzi hanno stravolto le
regole dell’attività bellica e secondo me si tratta di una svolta sciagurata.
Scheer: Il fatto è che la prima guerra del golfo una giustificazione ce l’aveva –
e difatti vi avevano preso parte le nazioni unite. Sono intervenute oltre 60 nazioni con l’invio delle loro truppe. [nota del curatore: in realtà le nazioni erano state 30]. Questa guerra non è giustificata.
In altri conflitti non c’è stato bisogno di contractor privati perché quando si hanno ragioni sufficientemente fondate per un conflitto sono le altre nazioni che accorrono in aiuto. E’ su questo tipo di concetto che si basa la cooperazione tra paesi, o no?
Harris: La sua intenzione è forse di mettere in evidenza argomenti contro Bush e questa
guerra o di fare qualcosa riguardo al fatto che stiamo privatizzando gran parte delle nostre attività? Non capita solo con l’ Iraq. E’ una realtà con le assicurazioni, nei servizi sociali. Sta diventando
parte della cultura americana. Insomma, reputandosi contrario alle privatizzazioni, come regolerebbe altrimenti questo tipo di settori?
Scahill: Le faccio un esempio. L’amministrazione Bush è forse riuscita a mettere
insieme una coalizione di stati disposti ad operare in Iraq? No. D’accordo, alcune nazioni hanno messo a disposizione poche centinaia di truppe qua e là ed i britannici ne hanno inviate 10.000. Ma la realtà è
che non sono riusciti, come Josh ha appena finito di dire, a comporre una coalizione di stati com’era avvenuto in occasione della cosiddetta Guerra del Golfo. Così, per conferire alla presenza americana in Iraq una parvenza internazionale, l’amministrazione Bush ha reclutato,
attraverso compagnie private, soldati ed altri contractors da paesi
terzi e li ha inviati e dispiegati in Iraq. Prendiamo il caso del Cile,
per esempio. In Cile il 92% della popolazione si è dichiarata contraria
alla guerra in Iraq. Ciò nonostante ecco che la Blackwater ed altre
compagnie arrivano in Cile dove reclutano centinaia di soldati che dispiegheranno
in Iraq come parte della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”.
Prendiamo il caso dell’Honduras. Le loro truppe sono state ritirate dall’Iraq nel 2005. Un’altra società statunitense si è recata in Honduras ed ha ingaggiato quegli stessi soldati e li ha poi ricollocati
in Iraq. Allora mentre parliamo delle ramificazioni della privatizzazione in campo militare, dobbiamo considerare il fatto che a causa di tutto ciò sono stati sovvertiti i processi democratici di altri paesi oltre al nostro. Lo status di stato-nazione viene ad esserne compromesso proprio nei suoi principi cardine. Stanno veramente minando non solo la nostra democrazia ma i sistemi democratici di altri paesi. Come si permette l’amministrazione Bush di schierare truppe provenienti da paesi che
hanno detto “noi non entreremo a far parte della coalizione dei volenterosi”? Uno sviluppo della storia che ha dello straordinario.
Harris: Lei sta dicendo che la nostra democrazia è stata manipolata. Questo è il genere di disfattismo ed atteggiamento negativo che credo abbia contraddistinto questa amministrazione.
Cosa viene dopo? Cosa spera di veder realizzato a fronte della buona riuscita del suo libro?
Scahill: Beh, ci sono un paio di obiettivi che mi sono prefissato. Prima di tutto, il libro è lungo.
Non pensavo che lo sarebbe stato tanto. Sono circa 380 pagine più, se vogliamo, un paio di migliaia di note a piè di pagina. Uno degli scopi che mi riproponevo era di raccontare una storia della guerra in
Iraq che fosse diversa. Diversa da quello che leggiamo sui maggiori quotidiani del nostro paese. Così, per esempio, racconto la storia della città di Fallujah. Approfondisco i retroscena di personaggi come
Paul Bremmer e John Negroponte ed i vari soggetti alla guida della società
Blackwater. Credo che in questo momento nel nostro paese si stia imponendo
la necessità di inquadrare la privatizzazione in campo bellico come
parte di un più ampio programma di privatizzazioni. Prendiamo in esame
il sistema carcerario del nostro paesem ora come ora. Non soltanto alla
guida delle prigioni abbiamo delle corporazioni private; ci sono anche
delle prigioni che sono impostate a seconda del credo religioso. Chuck
Colon, uno dei più fidati alleati politici di Eric Prince, fondatore
della Blackwater, è stato il faccendiere di Nixon. Una delle prime
persone a finire in prigione nello scandalo Watergate. Chuck Colon ora
si è reinventato leader evangelico e dirige una prigione d’ispirazione
religiosa a Sugar Land, nel Texas, l’ex distretto dell’allora leader
della maggioranza Tom DeLay. Gestisce le esistenze di 200 prigionieri
e lo fa come se portasse avanti un’atttività missionaria cristiana.
Chuck Colon parla apertamente della necessità di diffondere la parola
cristiana per contrastare l’ascesa del fondamentalismo islamico nelle
carceri. E’ incredibile! E’ una cosa che dovrebbe sconcertare la
gente. Perché non è solo questione di stabilire se “il settore privato
sia più efficiente del governo”. Qua stiamo parlando di responsabilità
e tutela. Dove sono le leggi che regolamentano queste entità privatizzate?
Abbiamo visto come in Iraq tali leggi non esistano e in un certo senso
la stessa cosa capita qui da noi. Se suo figlio rimane ucciso da una
guardia di sicurezza privata fuori da un centro commerciale Best Buy,
che cosa succede? Come fa ad ottenere giustizia per suo figlio? Voglio
dire, ad un mio amico è capitato proprio questo. Non ne è venuto a
capo. Quali sono le leggi che regolano questi individui?
Harris: Crede che sia un problema d’indifferenza? Queste sono informazioni di pubblico dominio. Bob Herbert, Paul Krugman – prendiamo un giornalista liberale – ne hanno
parlato tutti della privatizzazione e di come si stia sovrapponendo al nostro status di cittadini americani. Jeremy, vorrei sapere, secondo lei, che cosa ci ha paralizzato al punto tale da impedirci di reagire?
Su questo punto almeno non ci troviamo ai ferri corti come al solito.
Scahill: Beh, ecco, ha appena toccato un aspetto di fondamentale importanza. Concordo con lei sul fatto che gran parte della questione rientri nella sfera pubblica, tuttavia
non credo che la gente abbia compreso fino in fondo l’entità del problema. Sono rimasto sorpreso quando ho scritto un articolo con delle mie opinioni per il L.A. Times [del 25 gennaio 2007] rimarcando in linea di massima un sacco di cose già risapute: … Che abbiamo 100.000 contractor
operativi in Iraq; che la guerra è stata ampiamente privatizzata. Ed ho ricevuto così tanti messaggi da gente che ammetteva di non avere idea di tutto ciò, persino da uffici parlamentari. E allora, per quanto
si voglia pensare che queste notizie siano di dominio pubblico, che tutti ne siano al corrente, mi chiedo fino a che punto ciò sia vero.
Credo che le cose si ritorceranno contro di noi ed anche molto presto.
Il fatto è che la Blackwater si sta estendendo in California. Stanno valutando l’apertura di un nuovo complesso a San Diego. Si stanno estendendo nell’Illinois. Hanno richiesto l’autorizzazione ad operare
presso ogni stato costiero degli Stati Uniti. I loro rappresentanti si sono da poco incontrati col governatore Arnold Schwarzenegger per discutere delle contromisure da adottare in caso di catastrofi in California conseguenti a terremoti. Rientra tutto nei piani di privatizzazione e le compagnie che ne traggono un utile sono ben collegate tra loro e in un certo senso si tratta di quel tipo di incorporazione da cui il Presidente Eisenhower ci aveva messo in guardia nel suo discorso di chiusura quando aveva parlato del potere corporativo fuori controllo con l’ascesa del sodalizio militare-industriale.
Scheer: Jeremy, siccome abbiamo avuto il film di Greenwald [“Iraq for Sale”] a proposito dei contractor privati come pure il caso CACI1 vorrei chiederle una cosa…
ultimamente gente che scrivevano sui blog l’hanno denunciata, ed hanno beccato dei tizi tipo Randi Rhodes su Air America, sono andati a cercarli i tipi come lui. Lei si sente al sicuro a mettersi contro qualcuno a questo modo? Essendo legati alle forze militari, pare non abbiano da rendere conto a nessuno. Che opinione si è fatta scrivendo questo libro?
Si è mai sentito in pericolo andando a casa delle persone, parlando con i dipendenti della compagnia, nel condurre le sue indagini? Ha mai temuto di venire querelato dalla Blackwater? O di finire nella loro
lista nera?
Scahill: penso che ognuno di noi giornalisti, quando prende di mira dei personaggi potenti, delle aziende potenti, deve sapere in che situazione si mette. Se uno va a vedere chi rappresenta la Blackwater dal punto di vista legale rimane di sasso. Il loro attuale consulente è Kenneth Starr, l’uomo che negli anni ’90 avanzò l’accusa di impeachment contro il Presidente
Clinton. Il loro ex avvocato, Fred Fielding, altri non è che l’attuale consulente della Casa Bianca di Bush. Dispongono di un esercito di avvocati repubblicani potentissimi. Tra l’altro, in fin dei conti, è di una compagnia di mercenari che stiamo parlando. Sono assassini al soldo.
Sono ragazzi che fanno paura. Ma se passassi tutto il tempo a chiedermi se verrà qualcuno a spaccarmi le ginocchia o se verrò querelato, rimarrei paralizzato. Il punto è che io credo con tutto me stesso che certi individui vadano denunciati perché solo così si va a colpire, ne sono certo, l’essenza di quelle minacce che incombono non solo su di noi in questo paese e sul futuro della democrazia ma anche sulle popolazioni dell’Iraq, dell’Afghanistan, di paesi sparsi per tutta l’Africa – ah come vorrebbero essere inviati nel Darfur i mercenari! In Somalia ci stanno già andando. Si tratta di questioni di vita o di morte e credo che se davvero vogliamo essere dei giornalisti indipendenti dobbiamo
essere disposti ad assumercene i rischi. E tra i rischi che si corrono a mettersi contro un grande contractor militare o una compagnia di mercenari com’è la Blackwater c’è quello di venire querelato o magari gambizzato.
Scheer:
Quel che vuole la gente è andar fuori e tornare a casa, leggere il suo libro, sentirsi motivata. Da dove ha preso molte delle sue informazioni? Che dovrebbe fare chi intendesse
proseguire nella denuncia di compagnie tipo la Blackwater?
Scahill: Una delle cose più importanti che ho fatto, e si è trattato di un percorso estenuante, è stato presentare una serie completa di istanze in osservanza della
Legge sulla libertà d’informazione (FOIA – Freedom of Information Act). Con fare metodico ho esaminato e cercato di ottenere ogni singolo contratto che la Blackwater ha sottoscritto non solo con il governo federale ma ho anche fatto ricerche presso gli enti locali qui negli Stati Uniti e cercato di farmi un quadro d’insieme delle operazioni della compagnia. A volte sono riuscito a reperire della documentazione che mi ha permesso di accedere a contratti ed altri accordi commerciali
stretti dalla Blackwater. Conservo tuttora moltissime richieste inoltrate al FOIA ed ancora inevase, che sono state riviste e controllate nei minimi dettagli dai vari uffici. Il ricercatore con cui ho collaborato,
un grande giornalista che si chiama Garrett Ordower, ha intervistato con me molte delle persone che hanno avuto a che fare coi finanziamenti alla Blackwater. Con loro abbiamo parlato a lungo della visione originaria della compagnia e di quelli che reputano essere i problemi legati alla
direzione verso cui le cose stanno andando ultimamente. Ho parlato con
numerosi familiari di contractor Blackwater in Iraq ed ho intervistato
alcuni contractor Blackwater. La Blackwater in quanto compagnia, va
detto, si è rifiutata di concedermi interviste. Mi hanno ringraziato
per l’interesse rivoltogli ma si sono detti impossibilitati ad accogliere
la mia richiesta per delle interviste. Proprio come accaduto a Robert
Greenwald. Lui tentò in modo piuttosto arrogante di indurre la Blackwater
a rilasciare delle dichiarazioni, cosa che ovviamente non fecero. Infine, mi sono basato moltissimo sui resoconti di alcuni grandi reporters del luogo ove ha sede la Blackwater, tratti da quotidiani come il The Virginian Pilot ed il Ralegh News & Observer. Sulla Blackwater sono usciti degli articoli d’approfondimento magnifici, del tipo di quelli che fanno parecchio clamore. Concludendo, un sacco di energie sono state spese per la raccolta della documentazione, il lavoro per telefono,
i viaggi e colloqui con la gente, la lettura di ogni possibile articolo pubblicato sul conto della compagnia. Così col passare dei mesi ha preso pian piano forma quel che è poi diventato il ritratto fedele di un esercito privato.
Harris: Invito tutti voi che ci seguite a dare un’occhiata a questo testo sulla Blackwater USA. La lotta alla privatizzazione ha le sue conseguenze. E Jeremy col suo libro ne scalfisce la superficie. Questo è Truthdig.
Josh Scheer e Jeremy Scahill intervistano James Harris
Fonte: http://www.truthdig.com/
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30.03.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di KOLDER