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La Redazione

 

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IMPERIALISMO: BANCHIERI, GUERRA E GENOCIDIO

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A cura di supervice
Il 31 Maggio 2011
120 Views
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DI JAMES PETRAS

Truth Seeker

Nel maggio del 2011 la polizia messicana ha scoperto un’altra fossa comune clandestina con decine di corpi mutilati, portando così il numero delle vittime dal 2006 a 40 mila da quando il regime di Calderon dichiarò la sua “guerra contro i trafficanti di droga”. Sostenuta dai consiglieri, dagli agenti e dagli eserciti, la Casa Bianca è stata la principale promotrice di una guerra
che ha decimato la società e l’economia del Messico.

Se Washington è stata la forza trainante di questa guerra, le banche di Wall Street sono state quelle che più si sono mosse per assicurarsi i profitti dei cartelli della droga. Ogni banca importante degli Stati Uniti è stata coinvolta nel riciclaggio di centinaia di miliardi di dollari derivanti dal traffico degli stupefacenti per larga parte del decennio scorso. La discesa all’inferno del Messico è stata progettata dalle maggiori istituzioni finanziarie e politiche statunitensi, che hanno sostenuto i due lati degli schieramenti contrapposti in una guerra totale che non ha mai risparmiato nessuno e nessun luogo. Mentre il Pentagono armava il governo messicano e la DEA (Drug Enforcement Agency) spingeva per la soluzione militare, le più grandi banche americane hanno ricevuto, ripulito e trasferito centinaia di miliardi di dollari sui conti dei signori della droga, che sono stati utilizzati per comprare armi di nuova produzione, per pagare gli eserciti privati formati da assassini e per corrompere un numero non quantificabile di politici e ufficiali dalle due parti del confine.

La discesa all’inferno del Messico

Ogni giorno dozzine, se non centinaia, di cadaveri vengono ritrovati nelle strade o in tombe ignote; decine di persone vengono uccise in casa, in macchina, nei trasporti
pubblici e anche negli ospedali; persone conosciute o sconosciute vengono sequestrate o dichiarate scomparse; studenti, genitori, insegnanti e uomini d’affari sono catturati durante il giorno e trattenuti in attesa del riscatto o uccisi come rappresaglia. Migliaia di lavoratori emigrati sono rapinati, derubati, tenuti in ostaggio, uccisi e ci sono prove che alcuni sono stati venduti al mercato nero degli organi. La polizia è barricata nei commissariati; i militari, se e quando arrivano, scaricano la loro frustrazione su intere città, sparando sui civili invece che sugli eserciti dei cartelli. La vita quotidiana ruota intorno alla sopravvivenza, i pericoli sono ovunque, le bande armate e le pattuglie militari sparano e uccidono nella più totale impunità. La gente vive nella paura e con rabbia.

L’accordo di libero commercio: la scintilla che ha acceso l’inferno

Nella seconda metà degli anni ’80 il Messico era in crisi, ma il popolo aveva scelto una via d’uscita legittima: avevano eletto un Presidente, Cuahtemoc Cardenas, sulla base del suo programma nazionale che aveva l’intenzione di promuovere la rivitalizzazione economica dell’agricoltura e industria. L’élite messicana, guidata dal Partido Revolucionario Institucional di Carlos Salinas, ha deciso diversamente e ha sovvertito le elezioni: all’elettorato fu negata la vittoria e vennero ignorate le manifestazioni pacifiche.
Salinas e i successivi presidenti messicani hanno spinto con forza a favore dell’accordo di libero commercio con gli Stati Uniti e il Canada (NAFTA), accordo che ha portato rapidamente milioni di agricoltori messicani, di proprietari terrieri di e piccoli uomini d’affari alla bancarotta. Milioni di persone sono state obbligate a fuggire da questa devastazione. Sono poi iniziate a scoppiare le rivolte, subito represse, dei debitori nelle campagne.
La miseria dell’economia legale contrastava con il benessere borghese dei trafficanti di droga e la gente, che cercava un modo per tirare avanti, si arruolò in massa nelle fila dei cartelli. I gruppi del controllo di zona della droga iniziarono a essere visti come i ricchi del posto.

Nel nuovo millennio è cresciuto un nuovo movimento popolare e una nuova speranza elettorale: Andres Manuel Lopes Obrador. Dal 2006 un grande movimento politico pacifico ha promesso delle forti riforme sociali ed economiche per “reintegrare milioni di giovani scontenti”. Nell’economia parallela i cartelli della droga si stavano espandendo e beneficiando dalla miseria di milioni di lavoratori e di contadini che erano stati posti ai margini dall’élite messicana, che aveva saccheggiato i beni pubblici, speculato in proprietà immobiliari, derubato l’industria del petrolio e creato monopoli privati nelle comunicazioni e nel settore bancario.

Nel 2006 venne negata la vittoria a milioni di votanti messicani: l’ultima speranza di una trasformazione pacifica era stata spazzata via. Sostenuto dall’amministrazione degli Stati Uniti, Felipe Calderon si è rubato le elezioni e ha iniziato a lanciare la strategia della “guerra ai trafficanti di droga” progettata da Washington.

La strategia di guerra porta alla guerra alla droga:
la crisi delle banche ha rafforzato i rapporti con i trafficanti di droga

La gigantesca escalation degli omicidi e della violenza in Messico è iniziata con la dichiarazione di guerra ai cartelli della droga lanciata dal Presidente Calderon –
personaggio eletto in maniera fraudolenta -, una politica spinta all’inizio dall’Amministrazione Bush e in seguito da Obama e la politica dei Clinton. Più di 40.000 soldati messicani si sono schierati nelle strade,
nelle città e nei quartieri, assaltando con la violenza i civili, specialmente i giovani. I cartelli hanno reagito aumentano i loro attacchi armati contro la polizia. La guerra si è diffusa a tutte le città più importanti, sulle autostrade come nelle strade di campagna; gli omicidi si sono moltiplicati e il Messico si è ritrovato sempre di più nell’Inferno dantesco. Intanto, il regime di Obama ha rinconfermato il suo sostegno alla soluzione militare sui due lati del confine: oltre 500 mila immigranti messicani sono stati presi e espulsi dagli Stati Uniti, moltiplicando i pattugliamenti armati sul confine. È anche cresciuta la vendita di armi vicino al confine. La domanda degli Stati Uniti per le manifatture e i prodotti agricoli messicani è diminuita, allargando così il bacino per il reclutamento di nuovi soldati nei cartelli e aumentando anche la vendita di armi pesanti. Le politiche della Casa Bianca contro le armi e la droga si sono rafforzate in entrambi i fronti di questa folle spirale assassina: il governo americano armava il regime di Calderon mentre i produttori di armi vendevano le loro armi ai cartelli sia in maniera legale che illegale. Lo stabilizzare o l’incrementare la domanda di droga negli Stati Uniti e gli incredibili profitti derivati dal traffico e dalla vendita sono rimasti la forza trainante dietro l’ondata di violenza e la disintegrazione della società messicana.

I profitti della droga, in parole povere, sono assicurati dalla capacità dei cartelli nel riciclare e trasferire miliardi di dollari sfruttando il sistema bancario americano. L’ordine di grandezza e gli scopi dell’alleanza tra banche USA e i cartelli della droga sorpassa qualsiasi altra attività economica del sistema bancario americano privato. Secondo il Dipartimento di Giustizia statunitense, una banca sola, la Wachovia Bank (ora di proprietà di Wells Fargo), ha riciclato 378 miliardi di dollari tra il primo maggio 2004 e il Maggio 2007 (1). Ogni grande banca statunitense è stata un partner finanziario dei cartelli della droga, incluse la Bank of America, Citybank e JP Morgan, così come le banche straniere che hanno sede a New York, a Miami e Los Angeles o a Londra.

Mentre la Casa Bianca paga il governo e l’esercito messicani per uccidere i sospettati di traffico di droga, il Dipartimento di Giustizia ha multato tardivamente e con cifre piuttosto basse le banche complici con i trafficanti di droga, e la Wachovia Bank ha salvato i suoi dirigenti dalla prigione e ha licenziato quelli con le mani più sporche.

L’agenzia più importante del Tesoro coinvolta nelle indagini sul riciclaggio di denaro, l’Undersecretary for Terrorism and Financial Intelligence (Sottosegretariato per le indagini di finanza e terrorismo), ha ignorato deliberatamente la spudorata collaborazione delle banche inglesi con i cartelli, concentrando quasi tutto il suo staff e le sue risorse sul rafforzamento delle sanzioni contro l’Iran. Per sette anni Stuart Levey, Sottosegretario del Tesoro, ha usato le sue forze per la “guerra contro il terrorismo” piuttosto che per interrompere le operazioni di riciclaggio della Wachovia con i messicani. In questo periodo sono stati uccisi dai
cartelli e dall’esercito 40 mila civili messicani.

Senza le armi e senza i servizi finanziari forniti al regime messicano e ai cartelli della droga, non ci sarebbe stata una “guerra contro la droga”, le uccisioni di massa e lo scatenarsi del terrore. Fermare gli enormi sussidi per l’esportazione dei prodotti agricoli statunitensi in Messico e decriminalizzare l’uso e l’acquisto della cocaina negli Stati Uniti sono semplici iniziative che potrebbero esaurire il bacino da cui vengono pescati i “soldati dei cartelli” e tagliare i profitti e la domanda delle droghe illegali nel mercato statunitense.

I trafficanti di droga, le banche e la Casa Bianca

Se le più importanti banche statunitensi sono il motore finanziario che permette di far funzionare gli imperi della droga, la Casa Bianca, il Congresso e le sue leggi sono i protettori degli interessi di queste banche. Nonostante il profondo e continuo coinvolgimento delle banche nel riciclaggio di miliardi di dollari nei fondi neri, le sentenze delle corti non hanno portato in prigione neanche un banchiere. La pena di una corte è stata quella di una multa pari a 50 milioni di dollari, meno dello 0,5% del profitto delle banche nel 2009 (2) . Nonostante la morte di decine di migliaia di civili messicani, la DEA, i procuratori federali e i giudici hanno imposto una punizione così risibile alla Wachovia per i suoi servizi illegali per il cartello della droga. Gli ufficiali più prominenti economici dei regimi Bush e Obama, inclusi i vari Summers, Paulson, Geithner, Greenspan, Bernacke sono tutti membri o consiglieri delle società finanziarie più importanti e banche implicate nel riciclaggio di miliardi dei profitti dei cartelli della droga.

Il riciclaggio è una delle risorse più remunerative per Wall Street, le banche chiedono le commissioni sui trasferimenti dei profitti della droga, che poi prestano alle istituzioni
a tassi d’interesse molto più alti, sempre che ve ne siano, di quelli a carico dei depositi dei trafficanti. Inondati dai profitti del traffico degli stupefacenti, questi titani della finanza mondiale possono facilmente comprare i funzionari pubblici per perpetuare il sistema.

Ancora più importante e meno ovvio è il ruolo del denaro della droga nella crisi finanziaria recente, specialmente nelle sue prime difficili settimane.

Secondo il capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro le droghe e i crimini, Antonio Maria Costa: “In molti casi i soldi della droga (sono stati) […] l’unica liquidità presente degli investimenti […] quando, nella seconda metà del 2008, la liquidità è stata il più grande problema del sistema bancario e il capitale liquido è diventato un fattore importante […] I prestiti interbancari venivano effettuati con soldi provenienti dal commercio di droga e da altre attività illegali, […] segno che alcune banche sono riuscite a salvarsi in questo modo.” (3). Il capitale dei miliardari della droga è la chiave per la sopravvivenza della Wachovia e di altre banche principali. In altre parole, i miliardari della droga hanno salvato il sistema finanziario capitalista dal collasso!

Conclusione

Alla fine del primo decennio del XXI secolo, è ormai chiaro che l’accumulazione dei capitali, almeno nel Nord America, è strettamente collegata all’uso della violenza e al traffico degli stupefacenti. Siccome l’accumulazione dei capitali dipende dal capitale finanziario e siccome questo dipende dai profitti dell’industria miliardario del traffico della droga, l’insieme è inserito nella “guerra totale” ai profitti derivati dagli stupefacenti.
In un periodo di profonda crisi la sopravvivenza del sistema finanziario, e quindi il sistema bancario mondiale, è collegato alla liquidità fornita dell’industria della droga.

Al livello più superficiale la distruzione delle società messicane e di quelle dell’America Centrale – si parla di 100 milioni di persone – è il risultato di un conflitto tra i cartelli e i regimi politici della regione. A un livello più profondo c’è un effetto a macchia d’olio dovuto alla loro
collaborazione: i cartelli si affidano al sostegno delle banche statunitensi per realizzare i loro profitti; spendono centinaia di milioni di dollari nell’industria delle armi e altri per assicurarsi le fornitura, il
trasporto e la vendita; assumono decine di migliaia di persone nei loro enormi eserciti e nelle reti composte da civili e comprano la connivenza degli ufficiali politici e militari sui due lati del confine.

Per la sua parte il governo messicano ha agito da lasciapassare per il Pentagono e per la Polizia Federale, per la Sicurezza interna, per il rafforzamento delle politiche contro
le droghe e per gli apparati che combattono quella guerra che ha messo a repentaglio la vita dei messicani, le loro proprietà e la loro sicurezza. La Casa Bianca è al centro strategico delle operazioni, mentre il regime messicano è sulla linea del fronte.

Da una parte della “guerra contro le droghe” si trovano le principali banche di Wall Street, dall’altro la Casa Bianca e i suoi strateghi militari mentre nel “mezzo” ci sono 90 milioni di messicani e oltre 40.000 vittime.

Facendo affidamento sulla frode politica per imporre le deregolamentazioni economiche negli anni ’90 (neoliberismo), le politiche statunitensi hanno portato alla disintegrazione sociale, alla criminalizzazione e alla militarizzazione del decennio in corso. La sofisticata economia narco-finanziaria è ora diventata la fase più avanzata del neoliberismo. Quando la persona rispettata diventa un criminale, i criminali diventano persone rispettabili.

Il problema del genocidio nel Messico è stato causato dall’impero, dai banchieri e dal cinismo dei governanti.

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Note:

1. The Guardian, 11 Maggio 2011

2. Idem.

3. Reuters, 25 Gennaio 2005 versione statunitense

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Fonte: http://www.thetruthseeker.co.uk/?p=26722

19.05.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCO CAVALLONE

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