DI MASSIMO FINI
Il Gazzettino
Il ministro dell’Interno Giuliano Amato in un’intervista concessa al direttore del TG1 Gianni Riotta si è detto favorevole a una legge che renda reato la prostituzione. Fa sorridere questo ennesimo tentativo di abolire il ‘mestiere più antico del mondo’. Se è il più antico del mondo qualche ragione ci sarà.
Gli antichi, che guardavano all’uomo (e alla donna) così com’è ed erano meno astratti e ideologici di noi, pensavano che la prostituzione avesse una funzione sociale e in alcune culture le prostitute avevano un carattere sacrale (in non rammento più quale cosmogonia orientale c’è un’importante Dea che è chiamata ‘la Grande Prostituta’ che esercita quel mestiere e protegge chi lo fa).
In ogni caso nessun Potere moderno, per quanto autoritario, è mai riuscito a cancellare la prostituzione. E i pruriti moralistici di Giuliano Amato mi ricordano gli sforzi dei dirigenti sovietici per limitare l’uso di vodka in Russia. Ci provò Trotzkij all’alba della Rivoluzione d’ottobre e, nonostante il suo immenso prestigio, fallì miseramente.Ci provò, nel 1985, come prima misura del suo mandato, il più modesto Gorbaciov imponendo ai ristoranti di non servire alcolici prima delle due del pomeriggio e limitandone la vendita negli spacci dalle 14 alle 16. Il risultato fu che nessun russo andava al ristorante prima delle due e che fuori dagli spacci si creavano file che si attorcigliavano intorno ad interi isolati in attesa dell’apertura per poi uscirne con tre bottiglie di vodka che distribuivano agli amici con cui andavano a scolarsele nel giardinetto più vicino.
Ma il nocciolo della questione non riguarda l’efficacia di misure repressive di questo genere, ma la loro liceità. In uno Stato democratico, liberale e laico, come noi pomposamente ci definiamo, ogni cittadino maggiorenne è libero di fare del proprio corpo e della propria dignità ciò che gli pare. Se c’è qualcuno che vuole venderli e qualcun altro che vuol comprarli sono esclusivamente fattacci loro. Altrimenti non si tratta più di uno Stato liberale, ma di uno Stato etico che vuole imporre la propria morale ai cittadini. Di uno Stato di polizia. E quando si comincia con lo Stato etico si sa da dove si parte ma non dove si va a finire. Non si prostituisce forse la ragazza che va a letto col manager televisivo sapendo benissimo che ne trarrà dei vantaggi ben più consistenti dei quattro soldi che prende una puttana? E questo manager non è più sordido del cliente da strada che chiede “una notte d’amore”? Per coerenza dovremo punire anche costoro mandando in galera mezza Televisione italiana. Ma si può vendere la propria dignità, per ricavarne vantaggi, anche fuori dall’ambito sessuale. Per esempio leccando il didietro a questo o a quel potente. E allora mandiamo in gattabuia l’Italia intera, o quasi, e riempiamola di Talebani che, coerenti con la loro dura morale, queste cose non le fanno o le puniscono a scudisciate.
Un sistema, qualsiasi sistema, deve essere coerente con i principi fondamentali che lo reggono. Altrimenti diventa un ibrido mostruoso, un ircocervo, a metà Stato liberale, a metà Stato etico, a metà Stato democratico, a metà Stato di polizia. Ci vuol davvero poco a creare una Stasi (si veda il bel film ‘I giorni degli altri’, ambientato in Germania Est). Dovremo denunciare, bravi e integerrimi cittadini, chi si prostituisce e chi va con le prostitute? Ci saranno collaboratori della ‘polizia etica’ e corpi speciali “per la promozione della Virtù e la punizione del Vizio” come in quell’Afghanistan talebano che oggi pretendiamo di redimere alla nostra cultura a suon di bombe? Avremo microspie sotto il nostro letto? E se a una donna regalo un gioiello, fuori del sacro vincolo del matrimonio e della disciplina dei Dico, verremo entrambi arrestati dalla polizia del dottor Giuliano Amato?
Ma nella proposta del ‘dottor Sottile’ si sente soffiare soprattutto il vento del femminismo, vetero e post, che vuole che la prostituta sia sempre una vittima e il suo cliente sempre un maiale. E’ il cliente che si vuole innanzitutto colpire. Questo zozzone. Ma un vecchio che conservi ancora la sua virilità che alternative ha? Per lui lo sfogo sessuale è anche una questione di salute. O vogliamo costringerlo a masturbarsi fino alla fine dei suoi giorni davanti a una cassetta porno in attesa che la polizia di Giuliano Amato proibisca anche quelle? E di un handicappato o di un uomo semplicemente timido, che non è in grado di conquistarsi una donna da solo, che ne facciamo? Lo mettiamo in galera, lo sporcaccione.
Chi va punito – come già si fa o meglio si cerca di fare – è colui che sfrutta la prostituzione, non chi la pratica o ne usufruisce. Perchè il magnaccia è un tangentaro e un ricattatore, non diversamente del resto da quegli uomini politici e quegli amministratori che pretendono tangenti dagli imprenditori (e che peraltro sono stati appassionatamente difesi, contro la Magistratura, da tutta la stampa nazionale). Come, per la verità, andrebbero puniti, con la ghigliottina, quei gaglioffi che hanno introdotto di colpo il turbocapitalismo in Russia, in Romania, in Cechia, in Slovacchia, in Ungheria e hanno, di fatto, costretto decine di migliaia di ragazze, spesso laureate, in economia, in biologia, in ingegneria, a venire a prostituirsi da noi per sfuggire alla miseria che, accompagnata da poche ricchezze sfacciate, ha travolto la maggioranza delle popolazioni di quei Paesi.
Ma questo è un altro discorso. Tornando al tema: ogni cittadino in uno Stato liberale, democratico e laico, ha diritto di fare del proprio corpo, della propria dignità, del proprio onore l’uso che vuole. Il resto lasciamolo alle Stasi. O ai sogni moralistici di Giuliano Amato che si permette di avanzare proposte liberticide e che avrebbe invece ancora da render conto del fatto di essersi furtivamente introdotto, quando era presidente del Consiglio, nelle banche, non diversamente da un ladro che usi il piede di porco, per prelevare quattrini dai conti correnti degli italiani per sanare un buco di bilancio che lui stesso, come ministro del Tesoro, dal 1987 al 1989, del governo del ‘martire’ Craxi, aveva contribuito a creare.
Massimo Fini (www.massimofini.it)
Fonte: http://gazzettino.quinordest.it
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06.04.2007