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IL TRATTATO SUL CLIMA. PRIMO PASSO VERSO UN GOVERNO MONDIALE ?

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A cura di Davide
Il 9 Novembre 2009
47 Views

DI CHUCK BALWIN
newswithviews.com

In un articolo articolo per World Net Daily, il dottor Jerome Corsi scrive: “Un ex consulente scientifico del Primo Ministro Margaret Thatcher afferma che il vero scopo della Conferenza ONU sul cambiamento climatico, che si terrà a Copenhagen tra il 7 e il 18 dicembre, è usare la grande rilevanza mediatica del riscaldamento globale come pretesto per gettare le fondamenta di un unico governo mondiale.”

Corsi cita Lord Christopher Monckton che, davanti al pubblico del Minnesota Free Market Institute, Bethel University a St. Paul, avrebbe detto “Il vostro presidente lo sottoscriverà. La maggior parte dei Paesi del Terzo Mondo lo sottoscriverà perché pensano di ricavarci dei soldi. La maggior parte dei regimi di sinistra dell’Unione Europea l’approverà senza discussioni. Essenzialmente, non ci sarà nessuno che non lo firmerà”.

Corsi cita ancora Monckton: “Ho letto il trattato ed ecco ciò che dice: verrà creato un governo mondiale. La parola ‘governo’ in realtà appare come primo dei tre scopi della nuova entità”.

Su YouTube è disponibile un passaggio del discorso di Lord Monckton. Qui c’è una sua intervista concessa successivamente a Fox Business, in cui egli sviluppa ulteriormente le sue considerazioni.

Lord Monckton ha esagerato?

Studiando il documento sul cambiamento climatico cui Monckton fa riferimento, ho riscontrato quanto segue: si tratta di un documento operativo di 181 pagine in cui parole quali “scheda elettorale”, “funzionario eletto” o “voto” non ricorrono affatto. Secondo me, Lord Monckton non ha esagerato; caso mai, ha minimizzato la situazione. Il documento sembra davvero un accordo quadro per un governo supremo mondiale non eletto in stile comunista.

Firmando questo documento, gli Stati Uniti (e le altre nazioni industriali) si assumeranno per sempre la responsabilità dei mali dei Paesi arretrati e del Terzo Mondo. E, secondo Lord Monckton, questi comprenderebbero la Cina e l’India, accanto ai Paesi dell’Africa. Si noti:

Pagina 6, “PP.15 Riconoscendo ulteriormente che i Paesi sviluppati hanno una responsabilità storica per il loro contributo sproporzionato alle cause e alle conseguenze del cambiamento climatico, contributo che riflette l’uso sproporzionato, fin dal 1850, delle risorse idrocarburiche comuni, così come il futuro uso sproporzionato, da parte loro, delle rimanenti risorse idrocarburiche mondiali (…) Il riscaldamento del sistema climatico, come conseguenza dell’attività umana, è inequivocabile”.

Pagina 38, “28. Gli effetti avversi del cambiamento climatico e le contromisure, cui contribuiscono le emissioni di gas a effetto serra (GHG) dei Paesi sviluppati cumulatesi nel corso della storia, costituiscono, per tutti i Paesi in via di sviluppo (in particolare, territori pantanosi e piccole isole paludose, territori caratterizzati da zone costiere basse, zone aride o semi-aride, o soggette a inondazioni, siccità e desertificazione, e Paesi in via di sviluppo con ecostistemi montani fragili), un peso aggiuntivo nelle azioni volte alla riduzione della povertà, allo sviluppo di strategie per affrontare le vulnerabilità sociali e al raggiungimento uno sviluppo sostenibile, nonché una minaccia al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio dell’ONU”.

Pagina 122, “17. (a) Risarcire i Paesi meno sviluppati per il danno arrecato alle economie, nonché per la perdita di opportunità, risorse, vite, territori e dignità (…)”

“(b) L’Africa, nel contesto della giustizia ambientale, dovrebbe essere risarcita in modo equo per le perdite ambientali, sociali ed economiche (…)”

Sottoscrivendo questo documento, e quindi diventando una parte contraente, accettiamo la responsabilità finanziaria legale a sostenere i Paesi non sviluppati PER SEMPRE.

Pagina 27, “(b) Le popolazioni, i gruppi e le comunità particolarmente vulnerabili, [oppure] tutti i gruppi vulnerabili la cui capacità di adattamento sia bassa, [oppure] i gruppi che necessitano di protezione speciale (…)”

Pagina 43, “41. (a) Contributo stimato in almeno lo 0,7% del PIL annuale dei Paesi sviluppati”. Questi fondi andranno direttamente ai governi e alle “organizzazioni territoriali”.

Pagina 39, “33. [Il peso economico] deve ammontare ad almeno 67mila milioni di dollari USA (nell’intervallo dei 70-140 dollari USA) all’anno”.

Gli impegni dei Paesi sviluppati concernono tutte le attività economiche. Pagina 58, “7. (a) Gli impegni di mitigazione da parte di tutti i Paesi sviluppati sono impegni alla riduzione delle emissioni legalmente cogenti, relativi a tutte le attività e quantificati in modo assoluto”.

“(b) Le azioni di mitigazione da parte dei Paesi in via di sviluppo sono VOLONTARIE (…)” (enfasi mia)

Il sistema sembra zeppo di disposizioni tali da assicurare che all’organismo governativo che soprintende questo documento sia concesso il totale controllo dell’applicazione dei requisiti in tutti i Paesi sviluppati. L’intero documento è costellato di sanzioni in caso di inottemperanza da parte loro.

Sembra che si stia tentando di fare, mediante un trattato internazionale, ciò che un Presidente e un Congresso USA (Repubblicani o Democratici) non potrebbero fare attraverso il processo legislativo costituzionale. Sulla base del mio studio, sono quindi dell’opinione che la valutazione di Lord Monckton – secondo cui questo imminente congresso sul clima a Copenhagen è un “pretesto” per l’istituzione di un unico governo mondiale – sia esatta.

Diventa sempre più chiaro che se i giudici civili eletti a Washington D.C. non si faranno crescere rapidamente un po’ di spina dorsale e non svilupperanno una certa sagacia in merito alla direzione che questi globalisti stanno facendo prendere al nostro Paese, la resistenza sarà imposta (in un modo o nell’altro) sugli stati della federazione e sul Popolo, perché non le politiche e il peso finanziario che sono – e saranno – imposti sulle spalle del popolo americano non possono essere mantenuti senza la rinuncia all’indipendenza, la limitazione del governo costituzionale e la perdita della libertà. Rimanete in ascolto.

Chuck Baldwin [[email protected]] è un presentatore di talkshow e un pastore. Questo è il suo sito internet.

Fonte: www.newswithviews.com
Link: www.newswithviews.com/baldwin/baldwin543.htm
2.11.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ORIANA BONAN

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