“Il testimone” non puo’ parlare – censurato Il film russo che fa paura al sistema dominante

Grosseto non ha la forza per un confronto democratico e censura la proiezione. Solo un mese prima aveva accolto l'associazione pro Ucraina.

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Di Patrizia Pisino per ComeDonChisciotte.org

Proprio non si puo’ parlare di Russia senza incitare alla guerra, proprio non si puo’ parlare di Ucraina e far conoscere un punto di vista diverso dalla propaganda  NATO.

“Il testimone” non puo’ parlare: non puo’ essere visto. Dopo la censura di una sala cinematografica grossetana, e’ appena arrivato lo stop alla proiezione nel palazzo dell’amministrazione provinciale che gia’ formalmente aveva dato il proprio nulla osta da diversi giorni. L’evento era previsto per sabato 27 aprile, con tanto di promozione in corso.

Quindi siamo alla censura politica ufficiale: bella democrazia, soprattutto granitica, quando un semplice film fa paura; oppure non fa convenienza per l’amministratore locale di turno acconsentirne la pubblica visione.

Sempre di italica democrazia parliamo, mentre Putin comanderebbe in dittatura dove la liberta’ di espressione non sarebbe concessa.  Mentre il nostro e’ il mondo libero: quando e se conviene, ovviamente.

Desidero iniziare questo mio articolo citando il tanto conosciuto, ma non rispettato, articolo della Costituzione italiana

l’Articolo 21 -Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea enuncia:

Articolo 11 – Libertà di espressione e d’informazione

1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.

2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.

Questi principi fondamentali sono stati ripresi dall’art. 11 della DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO del 26 agosto 1789 adottata successivamente dalle Nazioni Unite (1948) (1)19.-DICHIARAZIONE-DEI-DIRITTI-DELLu2019UOMO-E-DEL-CITTADINO-1

l’Art. 11. enuncia: – La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti
più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare
liberamente, salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla
legge.

 

Allora ci si chiede: come mai ora che dovremmo essere più tutelati e consapevoli dei nostri diritti fondamentali, veniamo ostacolati quando il nostro pensiero non si conforma a quello del potere finanziario che detta addirittura ai governi cosa devono fare e dire?

Forse i nostri attuali governanti non hanno mai letto perbene la dichiarazione del 1789 e tanto meno la costituzione italiana, altrimenti capirebbero che contrastano anche con la citata DUDU :

 

l’Art. 12 . – La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una forza pubblica, questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di coloro ai quali essa è affidata.

 

Il motivo di questa premessa è dovuta all’accanimento da parte di un fronte politico contro la proiezione di un semplice film, tanto da classificarlo come “divisivo” e pertanto, se proiettato, “possibile causa di scontri”.

Ecco dove arriva la paura del confronto: a non accettare una diversa visione dei fatti, altrimenti il pensiero dominante potrebbe essere messo in discussione per le sue scelte.

Lo stresso Victor Zaslavsky (1937-2009), storico dissidente russo affermava:

“La censura è una forma di controllo sociale che limita la libertà di espressione e di accesso all’informazione, basata sul principio secondo cui determinate informazioni e le idee e le opinioni da esse generate possono minare la stabilità dell’ordine sociale, politico e morale vigente. Applicare la censura significa esercitare un controllo autoritario sulla creazione e sulla diffusione di informazioni, idee e opinioni.”

Quando queste censure si abbattono sulla societa’, ecco che riemerge il vero significato della libertà di espressione, concetto fondamentale soprattutto in campo artistico.

In qualche caso, si e’ riusciti a proiettare in Italia questo film tanto discusso: “Il Testimone”.

Dove è stato reso possibile, non risultano, ad oggi, si siano verificati atti violenti: la scelta deve essere lasciata al singolo cittadino, se andare o non andare.

La parola e le immagini sono certo  strumenti importanti di comunicazione, attraverso i quali, si trasmettono  idee e realtà dei fatti che possono ampliare le nostre conoscenze, ma l’elaborazione deve restare sempre a carico di ognuno di noi, altrimenti diventiamo solo delle marionette manovrate da chi non ci vuole far riflettere, per poter sviluppare un proprio pensiero.

Il film russo del regista David Dadunashvili racconta un’altra verità rispetto a quella che  ci propinano ogni giorno sui grandi media.

Il  protagonista principale è David Cohen interpretato in modo mirabile dall’attore Karen Badalov.

David Cohen è un famoso violinista belga che sfortunatamente nel febbraio 2022 si trova a Kiev per un concerto, diventando, senza volerlo, il testimone diretto di ciò che accade dopo l’inizio dell’operazione speciale della Federazione Russa.

Contrariamente a quello che viene scritto da chi non ha visto il film, considerandolo di propaganda russa, è un film contro la guerra: un inno alla pace che risveglia le nostre coscienze intorpidite dalla banalità di una informazione tutta indirizzata alla guerra e alla distruzione, in un mondo europeo dove la parola pace doveva essere la base della nostra crescita comune e solidale.

Una trama avvincente con una colonna sonora che rapisce, una fotografia che mette in luce le situazioni più drammatiche con una poesia che colpisce il nostro cuore. Trasmette una speranza di aiuto come quella  che ho visto negli occhi del bambino quando chiede alla madre: “Perchè?”, prima che un missile li colpisca.

Un semplice orsacchiotto diventa un simbolo che collega tutti i bambini, un orsacchiotto che li protegge dai mostri che disturbano i loro sogni, un orsacchiotto che il protagonista  regala a suo figlio prima di partire, e che ritrova durante le sue peripezie anche a tra le braccia di un bambino ucraino, della stessa età di suo figlio, e che il protagonista riporta in patria, stringendolo a sè, in ricordo di quel bimbo che non rivedrà mai piu’.

Quel semplice peluche è come un filo che ci unisce:  siamo tutti parte di una cultura  dove il rispetto per la vita umana e soprattutto dei fanciulli è fondamentale. Così come è inaccettabile togliere la vita al proprio fratello solo perchè parla russo, o uccidere solo per imporre agli altri la propria idea come unica verità assoluta.

Gli oligarchi ucraini e i miliziani del battaglione Azov hanno una visione precisa della democrazia europea:  la considerano ormai decaduta e per questo, facilmente sfruttabile economicamente e politicamente, strumentalizzandola per i propri scopi di predominio.

Se non vogliamo farci condizionare da imposizioni assurde che limitamo la nostra libertà, prima di  definire questo film come “propaganda Putiniana” indicando la Russia come il male assoluto dobbiamo vederlo.

Noi occidentali discerniamo malamente e soprattutto dimentichiamo facilmente, tanto per citare  Gesù “chi è senza peccato scagli la prima pietra”; infatti abbiamo accettato senza censura tutti i  film hollywoodiani che inneggiavano alla meravigliosa democrazia degli Stati Uniti, propagandandosi come i soli ed unici detentori del bene, giustificando e facendo accettare come necessarie tutte le loro azioni di guerra (Berretti verdi  di John Wayne, Top gun di Ehud Yonay, Rambo III di Peter MacDonald solo per citarne alcuni dei tanti).

Il grande schermo è sempre stato per la nostra cultura occidentale un mezzo di propaganda subliminale, che ha condizionato nel tempo le nostre abitudini ed il nostro modo di pensare.

Su iniziativa di Come Don Chisciotte, l’associazione Grosseto consapevole e Donbass Italia, si è cercato di proporre questo film in visione alla cittadinanza di Grosseto, ma per la terza volta ci e’ stata tolta la possibilita’ di svolgere la proiezione: prima una sala di un privato, poi quella pubblica e quella parrocchiale.

La censura e’ arrivata puntuale dopo che  la notizia dell’evento stava iniziando a diffondersi, comprese le molte adesioni ricevute per il 27 aprile prossimo, data formalmente accolta a suo tempo dall’Amministrazione presso la sala Pegaso della Provincia di Grosseto.

Non tenete conto del manifesto qui sotto, nell’Italia democratica della Nato, un semplice film fa paura e non si potra’ vedere, ne’ parlarne insieme.

Per chi non lo avesse ancora visto, invitiamo ad informarvi attraverso il canale telegram Il Testimone per date e luogo dove sarà proiettato, si spera senza altre censure.

Il film e’ un’occasione da non perdere; tratta il tema attualmente più scottante e censurato.

Censurato perche’? E’ la forza e l’assoggettamento alla volontà degli USA nei confronti dell’Italia e degli italiani in genere; gli americani dimostrano giorno per giorno la loro potenza, la loro occupazione del nostro Paese: da quando hanno finto di liberarci colonizzandoci, materialmente e culturalmente.

Mentre noi dimentichiamo troppo spesso gli oltre venti milioni di morti che il popolo russo ha pagato contro il nazismo.

Di Patrizia Pisino per ComeDonChisciotte.org

11.04.2024

NOTE

https://www.ilgiunco.net/evento/tutto-questo-dolore-alla-sala-pegaso-si-parla-di-ucraina-col-reporter-cristiano-tinazzi/

https://www.donbassitalia.it

https://dzen.ru/video/watch/65bab0c5b15a335e5adae3cd

https://dzen.ru/donbassitalia?lang=ru&country_code=ru&referrer_clid=1400&from_page=other_page

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