IL SIGNOR ''PROVOCATELI''

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DI DAHR JAMAIL

Ieri, mentre parlava ad un gruppo di mogli di militari a Washington, il signor Bush ha detto: “Questa guerra richiederà più sacrifici, più tempo e più determinazione”.

Certamente questo discorso di consolazione preventiva alla notizia della morte numero 2000 non è stato vano, poiché l’annuncio è stato dato poche ore dopo il suo discorso, presso la base dell’aviazione.

Mi chiedo quante di queste mogli di militari ricordino quello che disse il signor Bush 1794 soldati Usa morti fa, quando annunciò orgogliosamente, “Provocateli”, lo scorso 2 luglio 2003.
Ovviamente, ieri il signor Bush ha continuato parlando della diffusione della libertà e del mettere le fondamenta per la pace, mentre in Iraq le bombe continuano ad essere sganciate. Si è persino spinto così in là da affermare che Abu Musab al-Zarqawi sia il capo della resistenza irachena.

“Ogni perdita di una vita è un’afflizione”, ha detto alle mogli. Ma come lo sa? Una persona che ha disertato durante il Vietnam e che non permetterebbe mai alle sue figlie di prestare servizio in Iraq, come può saperlo?

Così continuiamo la marcia della morte verso il numero 3000, con l’annuncio di un altro soldato statunitense morto che porta il conto ufficiale a 2001. Con 159.000 soldati Usa in Iraq, adesso (ricordate quando erano 138.000?) il numero continuerà solo a crescere.

Ma il numero di soldati statunitensi morti sbianca in confronto al numero di Iracheni che stanno morendo, inclusi poliziotti e soldati.

Anche oggi due poliziotti iracheni (Iraqi policemen, IP) sono stati uccisi a Ramadi quando la loro stazione di polizia ha subito un attacco, mentre nella “città modello” di Fallujah, tre IP sono stati uccisi da una bomba sul ciglio della strada.

Anche oggi, quattro corpi immobilizzati ed imbavagliati di tre Iracheni che indossavano uniformi militari e di un contractor che lavorava per una compagnia Usa sono stati trovati con dei colpi di pistola in testa e sul petto.

Il signor Bush usa una delle sue parole preferite, “decisione”, nonostante il fatto che due giorni fa uno dei maggiori attentati suicidi a Baghdad abbia avuto luogo tra gli hotel Palestine e Sheraton. La bomba, trasportata dentro un camion, è stata condotta attentamente attraverso un buco nel muro perimetrale creato da un auto-bomba solo qualche minuto prima.

Questo è stato riportato in quasi tutti i media come un attacco contro i giornalisti, quel che non è stato riportato è che c’è un gran numero di contractor della sicurezza (leggi mercenari) che usano questi hotel, ed è ben noto a Baghdad che l’attico dello Sheraton sia usato dai contractor e dagli agenti della CIA. Quella stessa stanza è stata oggetto di attacchi con dei razzi fin dal dicembre del 2003.

Così, a parte prendere di mira la stazione TV finanziata dal governo USA, Al-Hurra, e la propaganda della FOX, nel Palestine Hotel, i giornalisti sono stati sfruttati dall’attacco, che ha generato un’attenzione mediatica di massa.

Uccidendo almeno 17 persone; l’attacco ha lanciato un messaggio molto chiaro agli occupanti dell’Iraq – nessun luogo è sicuro; anche in uno dei complessi alberghieri più pesantemente protetto a Baghdad sono completamente vulnerabili.

Ora, l’idea della stabilità politica in Iraq sembra più una chimera che prima del recente voto sulla costituzione, rifiutata dai leader arabi sunniti che ieri hanno chiamato il processo “fraudolento”.

Riferendosi a ciò che avverrà in dicembre, il leader sunnita Saleh Mutlaq ha detto ai reporter: “La violenza non è l’unica soluzione, se la politica offre una soluzione, allora possiamo muoverci in quella direzione. Ma c’è poca speranza che potremo avere qualche vittoria alle elezioni”.

Hussein al-Falluji, un altro importante politico sunnita, ha detto che il referendum è stato manipolato da Washington ed ha aggiunto, “Sappiamo tutti che questo referendum era una frode condotta da una commissione elettorale che non è indipendente. E’ controllata dagli Americani occupanti e dovrebbe dimettersi prima delle elezioni a dicembre”.

Lui ed altri Sunniti hanno chiesto una commissione elettorale veramente indipendente (il capo della attuale commissione elettorale dell’Iraq è stato nominato dagli Stati Uniti) per le elezioni di dicembre, ma ha aggiunto: “La politica è collegata direttamente alla sicurezza sul campo. La situazione può solo peggiorare adesso. Ho appena pregato Dio di esporre la verità su quel che sta accadendo in Iraq”.

Quanto ci vorrà per un ritiro degli Stati Uniti? Con questa “amministrazione” al potere, ci sono altri tre anni garantiti di occupazione in Iraq; e tra tre anni 2.000 soldati statunitensi morti non sembreranno più un numero così grande.

Data: 28 ottobre 2005

Dahr Jamail’s Iraq Dispatches

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Traduzione dall’inglese a cura di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org

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