Il ritiro delle forze di pace dal Mali: un simbolo della politica fallimentare dell’Occidente in Africa

Il Mali caccia i caschi blu delle Nazioni Unite.

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Katehon

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di completare la missione internazionale di mantenimento della pace MINUSMA (Missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni Unite) in Mali. Entro sei mesi, fino al 31 dicembre 2023, sarà ritirato un contingente di 13.000 forze di pace delle Nazioni Unite.

Secondo la risoluzione, il lavoro di MINUSMA è terminato su richiesta del governo di transizione dello Stato. Secondo il documento, la missione deve immediatamente, in coordinamento con il governo di transizione del Mali e con i Paesi che hanno contribuito con i loro contingenti militari e di polizia, iniziare a ridurre le operazioni e a ritirare il personale. Tale processo deve concludersi entro il 31 dicembre dell’anno in corso.

Cos’è MINUSMA

La missione delle Nazioni Unite in Mali è stata istituita il 25 aprile 2013. L’obiettivo ufficiale era sostenere i processi politici in Mali e garantire la sicurezza sullo sfondo di un’ondata di attività jihadiste nella zona del Sahel.

Tuttavia, la missione si è rivelata un fallimento: negli anni non sono stati risolti né i problemi del terrorismo, né i problemi del separatismo armato, né è stata assicurata stabilità politica. Da un lato, c’è stato un forte aumento del numero di attentati terroristici e attacchi ai militari, con numerose vittime civili. D’altra parte, ci sono già stati due colpi di stato, nell’agosto 2020 e nel maggio 2021.

I gruppi jihadisti, tra cui al-Qaeda nel Maghreb islamico, hanno regolarmente attaccato basi di missioni e convogli, oltre a civili. Più di 300 Caschi Blu sono morti prestando servizio in Mali, dando a MINUSMA l’indesiderabile valutazione della più letale missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite.

Insoddisfazione per le autorità maliane

Vale la pena notare che la richiesta del Mali non è stata una sorpresa. Le autorità del Mali hanno ripetutamente affermato che le Nazioni Unite dovrebbero usare più forza nella lotta contro i gruppi armati antigovernativi. Il fatto stesso dei colpi di stato è già una prova dell’insoddisfazione per l’attuale sistema di intervento straniero, che non fa che aggravare la situazione.

Inoltre, anche la popolazione civile del Mali si è opposta attivamente alla missione: negli ultimi anni ci sono state molte manifestazioni contro la presenza straniera e soprattutto francese nel Paese. Durante le manifestazioni di massa del maggio 2022, le persone sono persino andate in giro con bandiere russe, in segno di maggiore fiducia nella Russia che nel pennacchio coloniale francese.

Un mese prima della decisione ufficiale delle Nazioni Unite, i manifestanti si sono nuovamente riuniti nella capitale del Mali, Bamako, per opporsi alla missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite.

Hanno accusato gli stranieri di non essere riusciti a portare la pace, osservando che la situazione della sicurezza era peggiorata con decine di migliaia di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa dei combattimenti tra le forze di sicurezza e i gruppi armati affiliati all’ISIS e ad al-Qaeda (organizzazioni bandite nella Federazione Russa).

Pertanto, il governo del Mali ha ripetutamente e apertamente dichiarato la perdita di fiducia nelle Nazioni Unite. Da allora, i leader politici del Mali si sono avvicinati alla Russia, prendendo le distanze dai partner occidentali e regionali, in particolare la Francia, che in precedenza era stata un alleato chiave.

Le truppe francesi ed europee sono state espulse dal Mali, cercando di combattere il terrorismo nel paese, e la compagnia militare privata russa Wagner è stata invitata a prendere il loro posto. All’inizio del 2023, il Mali ha anche denunciato il ruolo della Francia come amministratore della MINUSMA nel Consiglio di sicurezza.

I contingenti delle Nazioni Unite spesso mancano della consapevolezza della situazione, delle risorse militari e della volontà di assumersi i rischi necessari per prevenire attacchi contro le persone che dovrebbero proteggere.

Mantenimento della pace francese

È importante aggiungere che il mantenimento della pace è ora controllato dai francesi nella persona di Jean-Pierre Lacroix, sottosegretario generale per le operazioni di pace.

È simbolico e doppiamente spiacevole per il Mali, dato il passato coloniale e il presente neocoloniale: la Francia si sforza ancora di mantenere i capi di stato politicamente leali in Africa, controlla le riserve auree e valutarie e la valuta nel suo insieme, e pompa risorse preziose fuori dal continente per quasi niente. E per tutte queste preferenze, imita solo l’assistenza nella lotta contro separatisti e jihadisti.

Crisi del mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Africa

Secondo gli analisti, il fallimento della missione MINUSMA in Mali riflette una profonda crisi nelle iniziative di mantenimento della pace dell’organizzazione in Africa. Ci sono molti fattori che contano qui:

  • le forze di pace non sono in grado di dispiegare una forza sufficiente per contenere o fermare la violenza contro i civili
  • mancanza di consapevolezza della situazione sul terreno e di risorse militari
  • sfiducia nei confronti della Francia e dell’Occidente nel suo insieme a causa del dirottamento delle risorse e dei consumatori, atteggiamento diseguale nei confronti dei paesi africani.

Una volta, come notano gli analisti, le Nazioni Unite potevano svolgere un ruolo di mantenimento della pace in diverse regioni con successo variabile, ma nel caso dell’Africa, tra crescenti conflitti e incertezza geopolitica, è probabile che l’organizzazione debba affrontare sfide nuove e imprevedibili.

Traduzione di Alessandro Napoli

14.07.2023

Fonte: https://katehon.com/ru/article/vyvod-mirotvorcev-iz-mali-simvol-provalnoy-politiki-zapada-v-afrike

Fonte traduzione: https://nritalia.org/2023/07/16/il-ritiro-delle-forze-di-pace-dal-mali-un-simbolo-della-politica-fallimentare-delloccidente-in-africa/

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