DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
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L’immagine che vedete qui riprodotta in bacheca è la copertina dell’ultimo numero del settimanale che è l’organo politico-mediatico di informazione di una compagine che si chiama “Futuro & Libertà”, il cui capo riconosciuto è l’on. Gianfranco Fini.
La particolarità di questo soggetto politico consiste nel fatto che è anche il legittimo rappresentante della terza carica istituzionale più importante, in via gerarchica, dello stato: è Presidente della Camera dei Deputati. Di conseguenza, questa formazione politica –e la pubblicazione che ne rappresenta l’immagine esterna ufficialmente- nell’interpretare la linea politica riconducibile al suo indiscusso leader, è allo stesso tempo un passaporto iconico (per ogni cittadino italiano) della presa di posizione politica delle istituzioni parlamentari italiane legalmente elette.
Questi signori sono i rappresentanti dell’ala più radicale ed estrema del neo-liberismo conservatore, legati a doppio filo alla finanza oligarchica internazionale -e quindi combattenti attivi sul fronte della Guerra Invisibile- ma ciò che più conta (nel panorama interno italiano) sono stati il polmone di Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti negli anni in cui hanno avviato, programmato, ed eseguito, il naufragio dell’azienda Italia, sia come nazione che (soprattutto) come popolo pensante.
E a suo tempo, proprio grazie al loro indifesso appoggio, costantemente servile e acritico, hanno avuto la loro quota parte di guadagni ben assestati. In Rai, a Roma, chi voleva lavorare tra il 2008 e il 2010 (parlo di professionisti di mercato che si rivolgevano in quanto cittadini italiani a un ente statale pagato con i vostri soldi) doveva passare sotto la indecorosa mannaia di Italo Bocchino e dell’azienda produttrice di sua moglie. La coppia di furbi era diventata l’intercapedine e il filtro del livello più basso e degradato del clientelismo, dell’oscurantismo, dell’esercizio del privilegio. A danno dell’intera collettività.
Poi, il 28 luglio del 2010, in seguito a uno scontro interno al PDL, si sono presentati come gruppo staccato dalla casa madre sotto il nome di Futuro e Libertà, comunemente detti i Futuristi. In 24 ore hanno scoperto che il loro caro leader (dodici giorni prima a un convegno sulla comunicazione, Italo Bocchino aveva definito Silvio Berlusconi “
non soltanto il più grande statista che la Repubblica Italiana abbia mai avuto ma anche e soprattutto il più grande genio della comunicazione che l’Italia abbia mai prodotto, è soltanto grazie a lui che l’Italia è ancora leader nel mondo”) scoprendo che il loro caro leader, in verità, era una specie di dittatore. Il resto è cronaca nota anche ai sassi. Strada facendo, i Futuristi si sono montati la testa. Il loro leader, Gianfranco Fini, l’imbattibile e incontrastato maestro della “Suprema Ars Politica” italiota per eccellenza (attività sportiva che, se presentata alla domenica sportiva, sarebbe qualcosa del tipo “Doppio Salto Carpiato del Trasformismo Fascista”) si è auto-eletto a rappresentante dell’ala liberal-democratica, libertaria, pulita, rigorosa, onesta, garantista, ecc. No comment. Approfittando della cecità italiana, dovuta soprattutto alla scomparsa di una classe intellettuale attiva decorosa, Fini si è situato nell’agone politico avvantaggiandosi della confusione totale prodotta dalla cupola mediatica, sintetizzata dall’assunto “non fate capire a nessuno che siamo in guerra; non fate sapere agli italiani che stiamo dentro la Guerra Invisibile, ma soprattutto non fate loro capire dove sta il fronte, quali sono gli schieramenti e chi è schierato da una parte e chi dall’altra, soprattutto da che parte siamo schierati noi”. E così, cominciano a sostenere che “la Destra e la Sinistra non esistono più”, che ormai “la Politica è diventata un fatto trasversale” e culturalmente producono (e portano al successo) libri con titoli del tipo “Il fasciocomunista” o “il fascista libertario” ossimoro pericoloso il cui unico fine consiste nel produrre confusione e gettare i semi della “Cultura della Pappa Piatta”, detta anche Pensiero Unico, per far passare il pensiero sottile e subliminare per cui Giorgio Almirante e Sandro Pertini erano, in realtà, la stessa persona. Mentre invece, esistono i Fascisti, i Comunisti, i Cattolici, i Laici, i Libertari, i Conservatori, i Progressisti, ecc. Soprattutto quando si sta in guerra, come adesso. Eccome, se esistono.
Chi pensate che siano Mitt Romney e Paul Ryan?
Chi pensate che sia Anna Maria Tarantola, neo presidente della Rai?
Chi pensate che sia l’ex Presidente di Intesa San Paolo, Grande Evasore fiscale, attualmente Ministro dello Sviluppo Economico?
Chi pensate che siano Olli Rehn, Van Rompuy, Mario Draghi, Christine Lagarde?
Persone che sanno al 100% chi sono, quali interessi rappresentano, dove vogliono andare, come ci vogliono andare, quando e perché. Sanno dove sono situati, e sono consapevoli al 100% che stanno combattendo la guerra.
Sono Pierluigi Bersani e Niki Vendola che non hanno la benché minima idea di dove stanno, a fare che, e dove andranno a finire. Nel caso siano in buona fede, si intende.
La Destra Internazionale sta posizionando le sue truppe nello scacchiere internazionale per tentare l’affondo finale.
E in Italia, Beppe Grillo rappresenta quella che in sociologia si chiama “variabile impazzita”, ovvero “un elemento sociale di sorpresa, del tutto inatteso e sorprendente per le classi al potere, perché la variabile imprevista non consente più una pianificazione, una organizzazione, e una strutturazione dello status quo, in quanto il sistema non è in grado di sviluppare una quantità sufficiente di anticorpi, trovandosi davanti a un corpus che non riesce a inglobare dentro il consueto meccanism
o: non era stato previsto dal Sistema”.
Beppe Grillo è il granello di sabbia -nel perfetto e oliato circuito meccanizzato della robotizzazzione del Potere- che inceppa il meccanismo e corre il rischio di farlo saltare.
E così le istituzioni rispondono.
E tutti tacciono, naturalmente.
Da cui, il numero de Il Futurista, che parla a nome delle istituzioni repubblicane.
Da cui, l’avvertimento, saggio e previdente, di Beppe Grillo, che ha il polso della situazione della sua baracca, e ha capito perfettamente che cosa bolle nella pentola dei supermarpioni al silicio.
La sua avvertenza non è stata un attacco di paranoia.
Non è stato neppure vittimismo becero, non ne ha bisogno, non è il tipo.
E’ stata una “comunicazione politica” che preannunciava l’ingresso in campo delle istituzioni. Se in piazza, si manda la polizia aggressiva; se sul mercato si manda la finanza; se l’opposizione si organizza in maniera contundente, allora ci pensa la CUPOLA MEDIATICA. Questa è l’utilità della truppa asservita.
I fascisti servono a questo. Da sempre.
E’ l’unico vantaggio della crisi perfida, oggi: lo smascheramento delle posizioni.
In condizioni estreme, ciascuno rivela la propria natura, è cosa nota. Tutti eleganti ed educati e amorevoli finchè si danza al ballo in prima classe insieme al comandante, poi, quando la nave affonda, si capisce chi è coraggioso e chi è vigliacco, chi è generoso e chi è avido, ecc.
Questa pubblicazione, presenta, oggi, settembre 2012 una grafica, una immagine, una composizione, un messaggio, un progetto politico, che corrisponde in pieno alla tradizione storica fascista del 1925: la satanizzazione dell’opposizione.
E’ ignobile, è disgustoso. E’ da veri fascisti, qui inteso come sostantivo e come aggettivo.
Intendiamoci, perché sorprendersi?
Questa è gente che viene da quella scuola e da quella tradizione, che a metà degli anni’70 definivano Augusto Pinochet un “grande combattente della libertà”, che hanno combattuto contro la legge sul divorzio, contro la legge sull’aborto, contro tutte le leggi sindacali, contro l’imprenditoria e contro l’industria a favore della finanza, che hanno riempito il Comune di Roma di ex terroristi criminali assunti in pianta stabile: da lì vengono.
Questo sono.
Sono i migliori per dare inizio al lavoro sporco.
Il la, come avviene sempre, è partito dal centro dell’Impero: Washington e Londra.
L’estrema destra oltranzista statunitense va all’attacco nel nome di Milton Friedman. E schierano in campo la truppa più oltranzista e conservatrice in assoluto mai vista nell’intera storia degli Usa. Per la prima volta, addirittura, con la Chiesa schierata a loro fianco, dichiarandosi orgogliosa di benedire i mega-miliardari corrotti.
In Europa, idem.
Non a caso, a fine giugno, Hollande, da poco eletto, si precipita a Londra a incontrare la regina Elisabetta (fatto davvero inusuale) bypassando il primo ministro, per chiedere garanzie e Mario Draghi, venti giorni dopo, compie un atto formale inaudito: la più importante comunicazione tecnica a nome della BCE la va a fare all’interno di un ristrettissimo club privato di finanzieri nella city di Londra, città che appartiene a un paese che non è neppure membro dell’euro. Inconcepibile. La Bundesbank è ancora sotto shock.
Per il Potere “la Simbolica” è la spina dorsale della propria comunicazione mediatica.
Come ai macabri tempi di Ronald Reagan e di George Bush, mentre la sinistra democratica europea si addormentava satolla perché aveva accettato di farsi corrompere accettando qualche fettina della grande torta della collettività, la Destra si è organizzata e va all’attacco. Questa rivista ne è un esempio.
In Italia la campagna d’autunno inizia così.
Il Futurista scende in campo con immagini e testi di chiara marca fascista contro Beppe Grillo. Perché di questo si tratta. O la gente lo capisce o non lo capisce, sta sotto gli occhi di tutti. Fa il lavoro sporco a nome di tutti gli altri. Ci si aggiunge Osvaldo Napoli, importante deputato torinese del PDL, il quale, a nome della direzione del suo partito dichiara “Grillo è semplicemente un teppistello qualunque”. Anche i socialisti di Giacomo Matteotti nel 1925 venivano definiti e chiamati “teppistelli”. Niki Vendola dovrebbe vergognarsi di se stesso per essersi accodato a gente come questa. Comprendiamo dalla sua dichiarazione “Grillo è soltanto un fenomeno da baraccone” le vere ragioni per cui il PD ha deciso, in Sicilia, di non appoggiare il candidato dell’Idv per le regionali, Claudio Fava, persona per bene e fiero oppositore della mafia, della criminalità organizzata e della dittatura della finanza oligarchica. Dovrebbero vergognarsi anche i pochi sostenitori di Sel ancora esistenti, soprattutto nel meridione. Dovrebbero essere rossi, non di ideologia stinta, retorica, e svuotata di ogni contenuto, bensì: rossi dalla vergogna.
Ciascuno si assuma le responsabilità politiche delle proprie scelte.
2). Brevissimo punto: Io non ci sto.
Quasi quotidianamente annoio i miei lettori ricordando che viviamo in un “vuoto culturale perenne” e che la vera tragedia di questo paese consiste nell’annientamento di una classe intellettuale pensante, nobile, rigorosa, competente, pulita. E questa va ristabilita. Perché senza una forte elite intellettuale non si va da nessuna parte. Incito sempre gli intellettuali a schierarsi, a manifestarsi, a uscire dal proprio isolamento perdente e pericolosamente suicida. Ogni tanto qualcuno pigola, elargisce briciole, poi si mette paura e ritorna nella tana. Ho cercato appoggi negli ultimi due giorni. Vani. Due anni fa erano soltanto irresponsabili, se ne fregavano. Un anno fa c’è stato un minimo sussulto decoroso. Oggi, c’è un dichiarato terrore. Appunto: terrore, mascherato da pigrizia. Tragica realtà. Stanno creando una situazione, all’interno della sinistra cosiddetta democratica, tale per cui si sta diffondendo la paura nel manifestare le proprie opinioni sulle libertà civili e a proposito di Beppe Grillo: è ormai un obbligo insultarlo, dileggiarlo, attaccarlo, isolarlo.
Io non ci sto.
Ritengo che questo numero de Il Futurista –proprio perché è una fonte a “firma istituzionale”- sia un termometro che segnala una deriva anti-democratica e un attacco contro l’opposizione all’attuale regime di corruttela consociativa. E quindi protesto. E denuncio il fatto all’opinione pubblica perché ne prenda atto, segua, controlli, si informi.
A questo servono gli intellettuali: “ad allertare”, ad avvertire, ad aiutare a fare le connessioni giuste per comprendere; poi, ci penseranno degli onesti amministratori a far sì di operare in campo pratico per cambiare le condizioni di vita della collettività.
Se passa il ”daje all’untore” contro Beppe Grillo (modello Il Futurista) sarà una passeggiata, in seguito, andare all’attacco contro le coppie di fatto, contro la legge sull’aborto, contro la fecondazione assistita, contro il riconoscimento delle coppie gay, contro la libertà nel web. Iniziano sempre così le “democriture”: eliminando prima la classe intellettuale, poi andando all’attacco dei politici di opposizione identificati come teppisti, e poi, in ultima battuta, applicando le leggi che servono e compiacciono l’oligarchia imperante.
E’ un dovere di ogni intellettuale pensante italiano denunciare queste manovre e sostenere il diritto di Beppe Grillo a essere identificato, definito, trattato e considerato per ciò che lui è: un “soggetto politico alla pari di tutti gli altri”, se non altro per il solo fatto che, in questo momento, e stando a tutti i sondaggi, ha un numero di voti equivalente al +500% di quello di Casini e di Vendola. E’ un diritto che bisogna garantire a Beppe Grillo così come va garantito a chiunque, sia di destra che di sinistra che di centro. Ma soprattutto da parte istituzionale dovrebbero baciargli i piedi (soprattutto dal Ministero degli Interni) quando cammina, e stendergli il tappeto rosso proprio per i motivi che invece gli contestano, proprio perché raccoglie e accoglie il disagio sociale, la disperazione, gli esuli in patria, lo sgomento, l’indignazione, l’ansia ribellistica, e la coagula, la alchimizza, la sintetizza e dà voce a chi pretende e chiede un cambiamento REALE. Se non ci fosse una formazione del genere, in Italia, che funge da “ammortizzatore sociale civico” sarebbe già scoppiata la guerra civile e la senatora Anna Finocchiaro invece di andare da Ikea usando la scorta come valletti ci dovrebbe andare mascherata da palombaro e circondata da venti guardie armate di kalashnikov. Perché la gente non è stupida.
E la gente si è stufata.
Per il momento –quantomeno oggi- mi situo da solo. IL Futurista non è stato denunciato da nessuno, lo fa questo blog. Sono abituato. E’ il destino di ogni avanguardista. Ma non sono da solo. Gli altri –ce ne sono eccome- sono avviliti, depressi, isolati, ma soprattutto spaventati. Ma esistono, anche se di fatto latitanti. Chi appoggia Grillo, e il suo diritto all’opposizione, oggi, non lavora sul mercato mediatico. Questa è la realtà. Perché? Come mai?
Ecco perché.
3). Beppe Grillo è pericoloso?
Oh yes!
E’ pericoloso davvero.
Per chi, è pericoloso? E’ presto detto: è pericoloso (è la mia franca opinione) per la cupola mediatica nazionale. Beppe Grillo è stato il primo, e ahimè l’unico, che nella sua attività politica recente ha avuto l’ardire e l’ardore di denunciare e spiegare con nomi, cognomi, date e dati l’intero sistema consociativo di collusione del potere editoriale in Italia, cioè –in tempi mediatici come i nostri- il “cancro della nazione”.
Beppe Grillo è un chemioterapico, non è un teppistello. Si tratta di ben altro.
Forse potrà provocare qualche effetto collaterale, ma quando si ha il cancro e la consapevolezza di fronteggiare una malattia terminale, ben venga la radioterapia, ben vengano i chemioterapici. Hanno salvato la vita a milioni di persone nel mondo.
Il potere editoriale colluso e consociativo è il cancro del sistema.
Da lì discende tutto. Senza la truppa mediatica asservita, senza gli intellettuali corrotti ben pasciuti e strapagati, il Sistema sarebbe stato già spazzato via e gli attuali leader (tutti) starebbero in pensione o in amene vacanze all’estero perché condannati all’esilio.
Beppe Grillo, tutto ciò lo ha spiegato molto bene non ieri o tre mesi fa in campagna elettorale. Lo ha fatto nel 2009, in una serie di post fondamentali per avere accesso a una autentica e reale mappatura dell’intero meccanismo oliato della corruzione mediatica italiana. Il fatto poi che la gente –e soprattutto gli intellettuali- abbiano scelto e deciso di non usare quelle informazioni, non usarle, non elaborarle, non verificarle, non diffonderle, non parlarne, non discuterne, oh beh…..la responsabilità è tutta di chi non raccoglie.
Ma soprattutto non accoglie.
Nel 2008, quando ero ancora all’estero, incontrai e chiesi a Stella autore de “La Casta” come mai nel suo libro non ci fosse neppure una parola sulla “casta mediatica editoriale”. Mi rispose con sincerità: “Mica sono scemo. Io pubblico da Rizzoli!” e mi guardò con pena. Non aggiunse il resto, che io comunque capii e che sarebbe qualcosa del tipo “mica sono un cretino come te che li denuncia; tu sei un puro idiota: se tocchi quelli non entri più nel mercato”.
Beppe Grillo li ha attaccati. Loro lo sanno. E tremano.
Tremano come polli intirizziti all’idea che qualcuno, non so chi, un giorno di questi, decida di prendere quei post e magari farne un servizio televisivo o farne parlare sui quotidiani o in rete. Per il momento sono passati sotto silenzio, nonostante si tratti di vere pepite d’oro.
Ecco qui di seguito, in copia e incolla, ripresa la parte finale di un lunghissimo post di Beppe Grillo pubblicato sul suo blog in data 2009 sotto il cappello di “La mappa del potere”.
E’ per questo post che è pericoloso.
Sono post come questo che lo rendono pericoloso, non le sue uscite elettorali sul podio.
Ma al potere, finora è andata bene: nessuno ne ha mai parlato.
E’ ora di riprenderlo in mano.
Niki Vendola se lo dovrebbe andare a leggere.
In quel post c’è la mappatura dell’accordo di mercato e sul mercato e nel mercato tra PD, PDL e Udc poi santificato da Mario Monti.
Soltanto un cerebroleso non ne capisce il Senso Politico Ultimo.
Ecco che cosa diceva nel 2009…..”“Grillo 168 inizia! Come il Polonio 210 deve diventare…..
La settimana è stata irta di cose. Stanno cercando di fare cose inenarrabili. Ci ha provato prima Levi, poi ci ha provato D’Alia, poi ci ha provato Cassinelli, adesso ci provano queste cellulitiche che sono in Parlamento. La Carlucci. Dobbiamo parlare di Rete con una che non sa un cazzo perché deve proteggere le major. Ma veramente … Qui siamo ridotti che ci sono tre milioni di disoccupati in più e questi parlano di bloccare la Rete, di bloccare i server….
E qui continuiamo a sparare cazzate. L’ultima cazzata del governo del nano – di Truffolo – è stata quella di dire che abbiamo il tasso di disoccupazione più basso in Europa. Sono balle! Sono balle. Il tasso di disoccupazione è un dato che non può neanche determinare. Infatti l’Eurispes viaggia coi tassi di occupazione. Il nostro tasso di occupazione è il più basso d’Europa. È al 58% con una media invece di occupazione del 67%. Sono palle di questa gentaglia qui.
Basta. Abbiamo visto di tutto. Manganellano gli studenti a Bergamo, a Pisa. Manganelli, la smetta coi manganelli! Per cortesia, la smetta! Non diventi per forza coerente col suo cognome. La smetta!
Non è possibile che i referenti delle istituzioni per i cittadini debbano essere dei poliziotti anti-sommossa. Quelli di Pisa volevano dimostrare che un piazzista come Pera. Uno che era tra i socialisti poi è passato di qua con un carpiato con un coefficiente di incasinamento incredibile – è passato di qua e di là – va a vendersi un libro: “come essere oggi cristiani …” Come essere oggi cristiani?! Vai a fare il piazzista dentro le università degli studenti e gli studenti che vogliono venire a dirti che cazzo fai li dentro li fai manganellare dalla polizia? Allora facciamo una cosa ragazzi. Invece di fare questi casini davanti alle università, fate voi un libro, fate una tesi: come non essere piduisti e mafiosi. E la portate a discutere in Parlamento. Se i parlamentari e i senatori dicono qualcosa, la polizia può caricare liberamente. Veramente quella gente lì va caricata.
È successo qualsiasi cosa, per arrivare ad adesso che sono andato a Parma. Mi hanno di nuovo chiamato. Mi hanno di nuovo chiamato a Parma per la Parmalat. Sono andato a deporre, ho dovuto dire: “lo giuro, lo giuro, lo giuro dirò sempre la verità, lo giuro …” e poi ho ripetuto quello che sapevo nel 2001. Lo scandalo è successo nel 2003 a dicembre. Io nel 2001 dicevo della Parmalat. Ma non perché sono un mostro, perché sapevo le cose, chissà che controspionaggio facessi. Lo sapevano tutti, lo sapevano tutti.
Perché allora un comico arriva a dire delle cose due anni prima del più grande scandalo finanziario in Europa. Perché? Ve lo spiego io perché. Per questa cosa qui. Vi faccio vedere la mappa del potere.
I giornalisti sapevano tutto, ma non potevano dirlo. Io che non sono un giornalista, lo dicevo. Però era troppo poco dirlo nelle piazze, nei palazzetti, per la strada. Sarebbe bastato un minuto di un telegiornale, di un telegiornale serio che facesse un servizio pubblico. Un minuto di un giornalista serio, coi contro-coglioni, che avesse detto quello che era. Bastava andare sul sito della Banca d’Italia, nel sito adatto, per vedere l’indebitamento delle società quotate in borsa. C’erano tutti. Sono andato là, ho portato tutti i documenti della Fiat e della Telecom, così si portano un po’ avanti col lavoro già che ci siamo. E perché non si può parlare e perché nessuno parlava di queste cose.
La mappa del potere. Prendiamo ad esempio il più grosso gruppo editoriale che abbiamo – l’industria editoriale, ormai una parola che non significa più niente, stanno fallendo tutti, stanno chiudendo quasi tutti – il Corriere, finanziato con 18 milioni di euro di soldi dal Governo. Ecco perché è filo governativo. Chiunque sarebbe filo governativo se il governo gli da 18 milioni di euro così, a babbo morto. Bene, il gruppo RCS Mediagroup SpA, quotato in borsa, vediamo chi sono, chi c’è dentro il gruppo. Ecco perché nessuno parlava e nessuno può parlare ancora oggi. C’è un conflitto di interessi che non è neanche più un conflitto. Ci sono tutte le banche. Dentro la partecipazione azionaria del gruppo RCS Mediagroup SpA ci sono: Merloni Invest SpA, Sinpar Società di Investimenti e Partecipazioni SpA col 2%, il Banco di Napoli SpA, Banca Imi con lo 0,005%, il 5,9% quasi il 6% UBS Fiduciaria, Pandette Finanziaria col 3,9%, Generali, Ina Assitalia, Toro Assicurazioni, Intesa SanPaolo con il 5%. Allora? Queste sono quelle quotate in borsa. Poi, dentro la proprietà ci sono anche aziende che non sono quotate in borsa, sempre dentro il gruppo. C’è la Sasa, Fiat, Societé De Partecipation Financiere Italmobiliare SpA, Saifin Sai, Sasa Assicurazioni e Riassicurazioni SpA, Partecipazioni Editoriali, la Sainternational SA, Dorint Holding, Franco Tosi, Edizione Holding, Siat Società Italiana Assicurazioni e Riassicurazioni. E poi ci sono i consiglieri che sono dentro. Io vorrei che voi vedeste questa mappa. Ve la faccio vedere. La vedete questa mappa? Quegli omini lì sono tutti veri, con nomi e cognomi. E abbiamo gente che è consigliere in 7 società contemporaneamente, che sono anche inconcorrenza. Vi faccio qualche nome, qualche ditta. Perché io non racconto delle balle. Tamburi Giovanni: Tamburi Investment spa – presidente e amministratore delegato, amministratore in Interpump group spa , è amministratore in Datalogic spa, amministratore in De longhi spa, amministratore in Immsi spa, amministratore in Zignago vetro spa, vice presidente in M&c management & capitali spa. Ligresti Jonella, la figlia di Ligresti, è nella Fondiaria sai spa – presidente del consiglio di amministrazione, è vicepresidente in Premafin finanziaria spa holding di partecipazioni, è nel consiglio di amministrazione di Rcs mediagroup spa, amministratore di Milano assicurazioni spa, amministratore di Italmobiliare spa, è consigliere di sorveglianza, perché sorveglia anche Mediobanca spa. E poi andiamo a De Benedetti, Diego Della Valle, Carlevaris, Delfino, sono tutti in assoluto conflitto di interessi. La Borsa andrebbe chiusa domani mattina. È questo che ho detto io!
Quindi io vi lascio alla prossima settimana. 168. Mi raccomando. Grillo 168, peggio del Polonio 210. Ciao!“
Secondo voi, un teppista parla così?
Mentre Beppe Grillo scriveva queste cose, quelli che oggi sono in Futuro e Libertà accoglievano in Rai la fila di valvassori buttati per terra in ginocchio a pregare di avere il subappalto del subappalto del subappalto di Pinco Pallino. Gli stessi che oggi definiscono Beppe Grillo “un teppistello pericoloso”.
Capito come stanno le cose, oggi?
Battiamoci per la salvaguardia della libertà di stampa, della libertà d’impresa, della libertà di lavorare, della libertà di far politica, della libertà di opinione, della libertà di culto, ma soprattutto e prima di ogni altra cosa: la Libertà di Pensare.
Non fatevi infinocchiare da Il Futurista, anche se lo dice il Presidente della Camera.
Quelli sono i Fascisti veri.
Sono ritornati a farci visita.
O meglio: non erano mai andati via.
Stavano lì, a nostra insaputa.
Questo è quanto.
Giù le mani da Beppe Grillo.
Non lo dice un fanatico. Non lo dice un suo seguace. Non lo dice un suo amico.
Lo dice un intellettuale italiano, indipendente e autonomo, che intende battersi per salvaguardare il diritto alla libertà di tutti, nessuno escluso.
Se non sosteniamo la libertà di Grillo a dire come stanno le cose, domani, nessuno di noi avrà più la possibilità di poter più dire nulla. Su nessuno. Su niente. Ma soprattutto sulla Guerra Invisibile tra John Maynard Keynes e Milton Friedman.
Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/09/il-futurista-fa-schifo-filippo-facci-ha.html
4.09.2012
Titolo originale: “Il Futurista fa schifo. Filippo Rossi ha perso la testa. Il Potere Istituzionale all’attacco contro Beppe Grillo”