IL NUMERO DI VITTIME IRACHENE E’ ‘AL DI SOPRA DELLE STIME PIU’ ALTE’

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blankDI AHMED ALI E DAHR JAMAIL
Inter Press Service

Secondo molti iracheni il vero numero di morti è molto maggiore di quanto dichiarato persino nelle più alte stime

BAQUBA – Uno studio da parte di medici della Johns Hopkins School of Health insieme a medici iracheni della università al-Mustanceriya di Bagdad, pubblicato nel giornale medico britannico The Lancet nell’ottobre 2006, stimava il numero di morti in eccesso come risultato dell’occupazione sopra a 655.000.

Just Foreign Policy, un’organizzazione indipendente “volta alla riforma della politica estera Usa” ha offerto una stima aggiornata di 1.213.716 al momento in cui viene scritto questo articolo.

Il 14 settembre 2007 Opinion Research Business (ORB), un’agenzia di sondaggi indipendente situata a Londra produsse una stima di 1.220.580 morti come risultato dell’invasione.

Queste stime sono al di sopra di qualunque statistica ufficiale proveniente dall’Iraq, ma prendono in considerazione le statistiche ufficialmente riportate.

Gli iracheni ritengono che le autorità stiano nascondendo queste statistiche. “L’esercito Usa trae beneficio dal nascondere i veri totali” ha detto un’analista politico che si è rifiutato di rilasciare il suo nome a causa dell’atmosfera di paura all’interno del Iraq. “E il governo iracheno è una marionetta degli americani, per questo le loro statistiche sono altrettanto ridicole”.

Il rapporto pubblicato da The Lancet non prendeva in considerazione molte circostanze di morte, affermano i residenti di Baquba, capitale della provincia di Diyala a 40 km a nord della capitale Bagdad. “Tutti sanno che un grande numero di corpi viene gettato nel fiume Diyala” ha detto un residente del luogo. “Io sono stato rapito e portato a un villaggio chiamato Huwaider che è completamente sciita e situato sul fiume Diyala. Lì i sunniti vengono uccisi e gettati nel fiume dagli uomini delle milizie, ma io sono stato liberato dall’esercito Usa. Le persone di tutti i villaggi si sono abituate a vedere cadaveri che galleggiano nel fiume” ha aggiunto.

“Vivevo nel quartiere di Gatoon, l’ex roccaforte dei militanti a Baquba” ci ha detto il trentasettenne camionista Yasir al-Azawi. “Ogni giorno vedevo veicoli che gettavano corpi nel fiume. Tutti nel mio quartiere sapevano la verità; che il fiume conteneva uno straordinario numero di corpi tanto da far diventare impossibile vivere in quel posto. Lasciammo la nostra casa e ci spostammo a vivere nel Nord dell’Iraq”.

Un funzionario del direttorato generale della polizia della provincia di Diyala ha detto che è impossibile calcolare esattamente il numero di morti.

“Quando è iniziato un nuovo piano di sicurezza a Diyala alcuni dei militanti arrestati hanno confessato di stare seppellendo corpi” ha detto il funzionario. “Alcuni di loro ci portarono ai luoghi dove avevano seppellito i corpi. Ne trovammo centinaia scavando nelle aree che sono roccaforte dei militanti, e qualche volta nei giardini delle case in cui vivevano o in posti vicini”.

Un testimone oculare all’obitorio di Baquba ha parlato con IPS in condizione di anonimato

“Stavo cercando il mio parente che era stato rapito e poi ucciso e ho visto un’ambulanza spostare i morti che erano stati uccisi dei militanti” ha detto. “Chiesi al guidatore di questi morti. Disse che l’esercito iracheno li aveva trovati in case e in buche scavate all’interno delle case. Vidi anche uno scheletro tra i corpi”.

Molti credono che il numero dei morti sia più alto di quanto venga riflesso da questi studi anche a causa della mancanza di accesso alle aree controllate dalle milizie e al fatto che altri combattenti impediscono alla polizia e al personale dell’esercito di trovare e raccogliere i corpi.

“Queste roccaforti delle milizie impediscono da più di due anni l’accesso alla polizia” ha detto ad IPS Ali Hussein, un locale venditore di verdure. “Dozzine e qualche volta centinaia di persone venivano rapite ogni giorno e portate nelle roccaforti dei militanti. La gente non ha più saputo nulla di migliaia di loro. Persino oggi migliaia di famiglie non sanno nulla dei loro cari perché essi non sono stati trovati negli obitori”.

Un poliziotto, che parla in condizione di anonimato, ha detto ad IPS che “ stavamo trasportando i corpi dalle strade principali della città tramite pattuglie. Un corpo gettato per strada è un messaggio per la gente. Lo hanno gettato di proposito. Questi sono solo pochi; i corpi di molti che pensiamo siano stati uccisi non sono mai stati trovati”.

“L’obitorio continua a ricevere cadaveri portati dalla polizia o dall’ambulanza” ha detto un impiegato dell’obitorio di Baquba. “Eravamo soliti riceverne molti ogni giorno. La capacità dell’obitorio non era sufficiente, perciò venivano seppelliti dopo certe procedure come scattare foto o aspettare che le famiglie chiedessero di loro e li portassero via. Certe volte, in caso di bombardamenti e incidenti disastrosi, ricevevamo centinaia di cadaveri”.

Anche altri funzionari hanno rilasciato tetre dichiarazioni.

“Centinaia di famiglie vengono ogni giorno all’ufficio provinciale per chiedere dei loro cari che sono stati rapiti; non sanno se sono vivi o morti” ha detto ad IPS un impiegato dell’ufficio del governatore. “Spesso l’esercito iracheno trova tracce dei morti tramite le confessioni dei miliziani. Ogni settimana vi sono nuove liste di nomi di coloro che sono stati uccisi dei miliziani. Le persone vengono per scoprire se i loro cari sono morti in modo da poter smettere di cercare”.

Nuove fosse comuni vengono spesso trovate, e solitamente i morti non sono registrati. Molti residenti hanno detto ad IPS che i contadini trovano comunemente ossa nei loro campi.

Ali Ahmed, corrispondente IPS nella provincia irachena di Diyala, lavora in stretta collaborazione con Dahr Jamail, specialista di IPS per l’Iraq residente negli USA che ha scritto estesamente dal’Iraq e dal medio oriente.

Titolo originale: ” Iraq Death Toll ‘Above Highest Estimates'”

Fonte: http://www.globalresearch.ca
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02.06.2008

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