IL MODELLO PER L’IRAQ ERA L’IRLANDA 1692: DIVIDE ET IMPERA COME METODO IMPERIALE

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DI CONN HALLINAN
Global Reserach

Le rivelazioni del giornalista investigativo Seymour Hersh, secondo le quali il governo israeliano incoraggia il separatismo kurdo in Iraq, in Siria ed in Iran, dovrebbero costituire un segnale d’allarme per chiunque ha seguito la lunga storia delle ambizioni imperiali inglesi.

Non è sorprendente che gli israeliani ricorrano alla tattica del Divide et Impera, la chiave di volta della politica di un impero che dominò un tempo virtualmente tutti i continenti ad eccezione dell’America del Sud. La popolazione ebraica della Palestina sotto controllo britannico era dopo tutto vittima dello stesso genere di manipolazione etnica che il governo israeliano sta attualmente attuando nel Nord dell’Iraq.
In seguito alla dissoluzione dell’Impero ottomano dopo la Prima Guerra mondiale, i Britannici misero alla prova il loro dominio sulla strategia sperimentata consistente nell’addestrare gruppi etnici, tribù e religioni gli uni contro gli altri. Quando il Segretario britannico agli Affari esteri, Arthur James Balfour, rese pubblica la sua famosa dichiarazione del 1917 che garantiva un territorio nazionale, “Homeland”, al popolo ebreo in Palestina, si preoccupava meno di porre rimedio ad un torto antico di 2000 anni quanto di creare delle divisioni che avrebbero servito gli interessi crescenti della Gran Bretagna nel Medio Oriente.

Divide et Impera” rivisitato.

Sir Ronald Storrs, il primo Governatore di Gerusalemme, non aveva sicuramente alcuna illusione sul significato, per l’Impero britannico, di un “territorio nazionale ebraico”. Avrebbe formato, disse, “un piccolo Ulster ebraico leale in un mare di arabismo potenzialmente ostile”.

L’analogia fatta da Storrs non cadeva dal cielo. L’Irlanda è il paese in cui gli inglesi hanno inventato la tattica del “Divide et Impera” ed in cui l’efficacia distruttiva dell’uso di coloni stranieri per edificare un muro tra i padroni colonialisti ed i colonizzati ha stabilito un modello di dominio coloniale planetario.

I precedenti primi ministri Ariel Sharon e Menachem Begin sono generalmente riconosciuti per la creazione della politica del fatto compiuto che ha portato alla presenza di 420.000 coloni nei territori occupati. Ma non hanno fatto altro che copiare Carlo I, re d’Inghilterra, che nel 1609 ha spostato con l’uso della forza i clan O’Neill e O’Donnell dal nord dell’Irlanda collocandovi al loro posto 20.000 protestanti inglesi e scozzesi e fondato l’Instaurazione dell’Ulster.

L’evacuazione non aveva mai avuto come scopo quello di epurare l’Ulster dagli irlandesi. La forza lavoro autoctona era essenziale per il successo dell’Instaurazione e, nei 15 anni che seguirono, più di 4000 contadini irlandesi e le loro famiglie erano di ritorno in Ulster. Ma vivevano oramai in un paese diviso in caste religiose, con gli invasori protestanti in alto e gli autoctoni cattolici in basso.

I protestanti si attribuirono il “privilegio dell’Ulster”, che dava loro dei diritti speciali di accesso alla terra e ad affitti più bassi e servivano a dividerli dagli autoctoni. Il “privilegio d’Ulster” non è differente dal genere di “privilegi” goduti oggi dai coloni israeliani nei Territori occupati in cui i loro prestiti per le abitazioni sono a buon mercato, le loro imposte meno elevate e la loro educazione sovvenzionata.

I privilegi dei protestanti erano un punto d’attrito costante con gli autoctoni irlandesi, anche se, di fatto, le condizioni dei protestanti erano appena migliori di quelle dei cattolici. Gli affitti erano uniformemente alti indipendentemente dall’appartenenza religiosa.

E d’altronde, vi furono numerosi casi in cui protestanti e cattolici si opposero insieme contro gli affitti esorbitanti ma di fatto, in tutti i casi, le autorità riuscirono a spezzare tali alleanze utilizzando la religione ed il privilegio. L’Ordine di Orange , la principale organizzazione responsabile oggi della politica settaria nel Nord, è stata formata in origine per spezzare uno sciopero degli affitti di cattolici e di protestanti nel 1795.

L’Irlanda come laboratorio imperiale

Il parallelo tra Israele e Irlanda sembra strano solo se si dimentica che quest’ultima è stata il laboratorio del colonialismo britannico. Come in Ulster, i coloni israeliani nei Territori occupati hanno dei privilegi speciali che li separano dai palestinesi (ed anche dagli altri Israeliani). Come in Irlanda, i coloni israeliani dipendono dall’esercito per proteggersi dagli “indigeni”, come nell’Irlanda del Nord esistono delle organizzazioni politiche come il Partito nazionale religioso e il Moledet che fomentano l’odio settario e mantengono delle divisioni tra la popolazione. Questi partiti sono entrambi favorevoli al trasferimento forzato di tutti gli Arabi, palestinesi come israeliani, in Giordania e in Egitto.

Prima della sperimentazione in Ulster, gli inglesi avevano tentato ogni sorta di schema per rendere docili gli irlandesi ribelli e costruire un muro tra conquistatori e conquistati. Furono adottate delle leggi come gli Statuti di Kilkenny, nel 1367, che proibivano la “conversazione” con gli autoctoni! Tutti questi schemi sono falliti. Allora gli Inglesi hanno avuto l’idea di utilizzare l’etnicità, la religione ed i privilegi per costruire una società in cui le divisioni sarebbero state istituzionalizzate. Ciò funzionò come un rimedio miracoloso.

Le divisioni furono infine codificate nelle Leggi penali del 1692 e sono sempre in opera nelle strade di Belfast e Londonderry. Oltre a negare ai cattolici ogni diritto civico (ed ai protestanti che si sposavano con dei cattolici), le leggi in questione proibivano ai cattolici di firmare dei contratti, di diventare avvocati o di impiegare più di due apprendisti. Lo scopo essenziale di queste leggi era di assicurare che i cattolici restassero poveri, senza alcun potere ed esclusi dal mondo moderno.

Queste leggi erano, secondo il grande giurista inglese Edmund Burke, “una macchina progettata con una grande ingegnosità e perfettamente adatta all’oppressione, l’impoverimento e la degradazione di un popolo come mai l’ingegnosità pervertita dell’uomo aveva mai prodotto”.

Una volta che gli inglesi fecero ricorso alla tattica dell’uso delle differenze etniche e religiose per dividere la popolazione, la conquista dell’Irlanda è diventata una realtà. Nei 250 anni successivi, questa formula sarebbe stata trasferita in India ed in Medio-Oriente.

A volte le popolazioni erano divise in religioni, come nel caso degli Indù, dei Sik e dei Musulmani in India. A volte le società erano divise in tribù come gli Ibo e gli Haoussas in Nigeria. A volte, come in Irlanda, dei gruppi etnici stranieri erano importati e utilizzati come cuscinetti tra le autorità coloniali ed i colonizzati. È per questo motivo che un gran numero di abitanti delle “Indie orientali” (l’India, il Pakistan ed il Bangladesh di oggi) finirono in Kenya, in Africa del Sud, in Guyana britannica ed in Uganda.

È il “Divide et Impera” che ha permesso ad un’isola insignificante del nord Europa di dominare il mondo. Le divisioni ed il caos, l’odio tribale, religioso ed etnico erano il segreto della vittoria dell’impero. I fucili e l’artiglieria erano sempre pronti nel caso in cui le cose fossero andate male ma, di fatto, vi si fece raramente ricorso.

Sembra proprio che gli israeliani abbiano accordato una grande attenzione alla politica coloniale inglese perché la loro politica nei Territori occupati presenta una somiglianza inquietante con quella dell’Irlanda durante le Leggi penali.

La Knesset israeliana ha recentemente proibito ai palestinesi sposati con degli arabi israeliani di acquisire la cittadinanza, una misura direttamente ispirata alle leggi del 1692. La militante israeliana dei diritti umanai, Yael Stein, ha qualificato questa misura come razzista e la deputata Zeeva Galon ha detto che “negava agli arabi il diritto fondamentale di fondare una famiglia”. Anche gli USA sono imbarazzati da questa legislazione. “La nuova legge” ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato americano Phillip Reeker, “istituisce un trattamento differenziato per un gruppo particolare”. Quale era lo scopo dell’operazione?

Ritorno del bastone imperiale

Così come le Leggi penali hanno impoverito gli irlandesi, allo stesso modo la politica israeliana impoverisce i palestinesi e li mantiene in uno stato di fornitori sottosviluppati di manodopera a buon mercato. Secondo le Nazioni Unite, la disoccupazione a Gaza ed in Cisgiordania colpisce più del 50% della popolazione ed i palestinesi sono tra i popoli più poveri del pianeta.

Tutti gli sforzi fatti dai palestinesi per costruirsi una base economica indipendente urtano contro una serie di muri, di strade riservate ai coloni e di sbarramenti stradali. C’è poca differenza con la politica imperiale britannica in India che aveva smantellato sistematicamente l’industria tessile indiana affinché gli indumenti ‘made in England’ potessero vestire tutto il subcontinente indiano senza soffrirne la concorrenza.

Divide et Impera” è stata la tattica di dominio coloniale di miglior riuscita durante il XIX e XX secolo. È stata anche un disastro i cui echi risuonano ancora nelle guerre civili e le tensioni regionali intorno al globo. Quest’ultimo insegnamento non sembra aver attirato molto l’attenzione degli israeliani. Un sistema di dominio, divisioni e privilegi può funzionare nei brevi tempi ma con il tempo non fa che generare odio. Una tale politica fomenta il “terrore”, secondo il generale Moshe Yaalon, che aggiunge: “Nelle nostre decisioni tattiche operiamo contrariamente ai nostri interessi strategici”.

Questa politica suscita divisioni anche tra gli israeliani. Gli imperi avvantaggiano sempre un piccolo numero e sempre a spese della maggioranza. Nel momento in cui il governo Sharon, ad esempio, spende 1,4 miliardi di dollari all’anno per il controllo militare dei Territori, il 27% dei bambini israeliani sono ufficialmente classificati come “poveri”, i servizi sociali sono manchevoli e l’economia è a pezzi.

Utilizzando i curdi contro la Siria e l’Iran, gli israeliani potrebbero finire con il provocare un’invasione turca dell’Iraq del Nord, scatenando una guerra che incendierebbe l’intera regione. E sarebbe illusorio credere che Israele uscirebbe indenne da una tale guerra.

Divide et Impera” fallisce a lungo termine, ma soltanto dopo aver inflitto danni tremendi, generato odi che creano convulsioni prolungate, come nel caso della Nigeria, dell’India ed dell’Irlanda. Alla fine, tutto ciò reca svantaggio anche agli interessi del potere che ne fa uso e ne abusa. L’Inghilterra ha mantenuto divisa l’Irlanda per 800 anni, ma alla fine, ha perso.

Gli Israeliani farebbero bene a ricordarsi dell’elogio funebre pronunciato dal poeta irlandese Patrick Pearse sulla tomba del vecchio rivoluzionario Jeremiah O’Donovan “Rossa”: “Dico ai padroni del mio popolo, state attenti! State attenti a quanto sta per succedere. State attenti al popolo in rivolta che si prenderà quel che voi non volete dargli”.

Conn Hallinan, analista in politica estera al Foreign Policy in Focus, una “scatola delle proposte” progressista con base nel Nuovo Messico. Insegna giornalismo all’Università della California a Santa Cruz.

Conn Hallinan
Fonte: http://www.globalresearch.ca
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20.02.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di MASSIMO CARDELLINI

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