I PRESTITI DI DISTRUZIONE DI MASSA

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DI PATRICK BOND

La beffa “anti-corruzione” di Paul Wolfowitz alla Banca Mondiale

Alcune settimane fa, il capo dello staff guidato da Colin Powell del dipartimento di stato, il signor Lawrence Wilkerson, ha rivelato al pubblico di PBS NOW qualcosa del quale eravamo comunque già al corrente riguardo l’arsenale militare di Saddam Hussein: “ Ho partecipato alla beffa degli Statunitensi, della comunità internazionale e del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite”.
L’organizzatore di questa beffa era Paul Wolfowitz (nella foto). La domanda è se ne stia portando avanti un’altra, facendo credere al mondo di star liberando i paesi poveri dalla corruzione.“Sicuramente consiglierei a Paul Wolfowitz di mettersi nelle mani dei professionisti che gestiscono il dipartimento Relazioni Esterne della Banca Centrale: ha bisogno di restyling assoluto”, ha fatto sapere il capo economista dell’FMI dopo la sua nomina lo scorso Aprile.

Il cambiamento ci fu. A settembre, un editoriale del Los Angeles Time fece notare che il contributo più importante di Wolfowitz fino ad oggi poteva essere solo il suo ruolo da “cheerleader”. Stretto tra l’agenzia e il pubblico americano, cinico per quanto riguarda il valore degli aiuti esteri, Wolfowitz ha continuamente sottolineato che certe cose stanno cambiando in meglio in Africa e che il contributo mondiale sta facendo la differenza.

La commentatrice Arianna Huffington osservò lo scorso novembre, parlando del radicale cambiamento politico di Wolfowitz: “Wolfowitz è passato dall’aggressiva politica estera al secondo avvento di Madre Teresa senza, pare, la minima pausa di redenzione nel purgatorio politico o senza avere bisogno di scusarsi per aver sbagliato così tanto riguardo l’Iraq”.

La giornalista Dana Milbank, del Washington Post, aggiunse in Dicembre “Essere Wolfie significa non dover mai scusarsi”. Da quando ha preso il controllo della Banca Mondiale, sei mesi fa, ha messo in atto un secondo inganno. H visitato l’Africa Sub Sahariana, ballato con i nativi nei poveri villaggi indiani, assillato gli Stati Uniti per rendere più sicuri gli impegni riguardanti l’aiuto estero, e si è avvicinato ai gusti di Bono e George Clooney.

Non c’è nessun dubbio che Wolfowitz abbia imparato molto velocemente a schierarsi a “sinistra” sul tema dell’ingiustizia dei sussidi di Mercato, sullo scarso aiuto degli Stati Uniti e la corruzione.
Se questa sia solo mera retorica che nasconde l’oscuro piano del complotto petrolifero – militare sarebbe stato ben presto provato.

Lo scorso agosto, in Ecuador, il governo centrista assunse un ministro delle finanze di stampo keynesiano, Rafael Correa, che rinnovò le rimostranze di vecchia data contro la Occidental Petroleum, per un’evasione fiscale di 75 milioni di dollari. Oltre a ciò, una nuova legge ecuadoriana si prefiggeva di deviare il 20% di un fondo petrolifero in finanziamenti per necessità sociali e il 10 % nello sviluppo nazionale della scienza e della tecnologia, invece di pagare gli interessi alle banche straniere (gli inaspettati benefici derivanti dall’innalzamento del prezzo del petrolio da 18 dollari statunitensi per barile, quando il fondo è stato istituito, ai 70 nel 2005, era stato trasferito ai creditori dell’Ecuador).

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[Rafael Correa]

Correa aveva come scopo quello di rescindere il controllo della Occidental dai giacimenti petroliferi, come permetteva il contratto originale in caso di inadempienza. Ma nelle strette vicinanze dell’ Ecuador, in Colombia, Wolfowitz aveva aiutato la multinazionale a difendere uno dei giacimenti più produttivi del mondo, Cano Limon, il quale oleodotto si dispiegava attraverso la giungla adiacente al territorio controllato dalla guerriglia. Il Pentagono finanziò, concedendo 150 milioni di dollari, una “Brigata Ecuadoriana” in difesa dell’ oleodotto organizzata da Wolfowitz quando era ancora ufficiale militare di secondo grado.

Un esperto di finanza spiegò al mensile Mrzine: “La decisione di Wolfowitz provocò una crisi nel governo del presidente Palacio, che vista la debolezza del suo governo sottolineò la sua riluttanza nello scontrarsi con gli Stati Uniti. Dopo varie discussioni col presidente, il ministro Correa fu obbligato a dimettersi e il capo della compagnia fu licenziato. Il nuovo capo, Luis Roman. ottenne lo stesso posto del 1990 e aiutò la Occidental a perseguire i suoi veri intenti. Di fatto è un grande sostenitore dell’ulteriore privatizzazione dei giacimenti petroliferi”.

Qualche mese dopo, un caso apparentemente opposto sorse in Africa: si trattava di un ri-direzionamento del controverso fondo per l’ oleodotto Chad-Cameroon, non più destinato a scopi sociali ma militari. Lo scorso dicembre il leader del Paese, insieme al Bangladesh uno dei più corrotti al mondo (secondo l’organizzazione non governativa Transparency International), l’autoritario presidente Edriss Déby, approvò una legge del 1999 sulla gestione delle entrate petrolifere nonostante gli avvertimenti di Wolfowitz.

Il cofinanziamento bancario di 3,7 milioni di dollari, che era da molto il bersaglio di una campagna internazionale a favore dei diritti umani e dei gruppi ambientalisti locali, sarebbe servito solo ad arricchire il regime di Déby e non la gente. Nel ’99 la Banca Mondiale rispose quindi con una legislazione delle entrate per placare queste preoccupazioni.

Dunque l’ approvazione della legge da parte di Déby dava inizio al blocco di ogni prestito e concessione. Bloccava inoltre 124 milioni di dollari dalle associazioni per lo sviluppo internazionale. Un gruppo locale, l’associazione Chadiana per la promozione e la difesa dei diritti umani, appoggiò le sanzioni della Banca Mondiale perché in questo modo “nuovi soldi sarebbero stati usati solo per finanziare obbiettivi militari accrescendo la repressione del popolo del Chad. Ci dispiace che la Banca non abbia ascoltato prima gli avvertimenti della società civile”.

Effettivamente, come denuncia il progetto Bretton Woods per il monitoraggio dell’FMI e della Banca Mondiale, “le autorità locali e militari sono famose e per l’estorsione di denaro dsi cittadini proveniente dai compensi monetari delle compagnie petrolifere. Secondo le organizzazioni per i diritti umani del Chad, gli attivisti che tentano di difendere i diritti di questi cittadini spesso ricevono minacce di morte e devono lasciare la regione. Inoltre l’ inquinamento sta mettendo a rischio la salute ed i raccolti di alcune delle popolazioni più povere del mondo senza che nessuno dei progetti di finanziamento stia pensando al problema, lasciando che risolvano la situazione da soli”.

[Il Fondo Monetario Internazionale]

Sorprendentemente questo caso di allineamento petrolifero-militare fu risolto in modo temporaneo a discapito delle alleanze della Banca Mondiale con regimi repressivi e gruppi di multinazionali petrolifere. Apparentemente Wolfowitz pretendeva una certa dose di credibilità pubblica in quella che era una disputa ad alto profilo finanziario. I cinici potrebbero aggiungere d’ altra parte che la funzione fondamentale delle restrizioni era quella di imporre alla banca più disciplina nei confronti di un Paese che aveva atteggiamenti errati. Facendo così si dava anche una dura lezione agli altri facendogli capire che dovevano rispettare gli ordini impartiti da Washington.

In modo analogo, lo stesso conflitto di intenti si sollevò l’anno scorso in Etiopia e Kenya. Nel primo, il secondo Paese più popoloso del mondo e il settimo più povero, i finanziatori hanno annunciato la sospensione di 375 milioni di dollari stanziati come sovvenzioni a seguito di dure repressioni politiche tra cui il massacro di oppositori e arresti di massa. Nonostante ciò minacciasse di eliminare per intero un terzo del budget dell’ intero Paese e nonostante il presidente Meles Zenawi fosse un ex marxista ed ex guerrigliero appoggiato dai neoliberisti, la banca acconsentì.

In Kenya lo scandalo sulla corruzione screditò il governo del presidente Mwai Kibaki e da Gennaio Wolfowitz sospese ancora i finanziamenti, in questo caso per un ammontare di 261 milioni di dollari, oltre la metà dei quali erano stati approvati dal Consiglio Generale della banca Mondiale solo qualche giorno prima. Il motivo era chiaramente salvare la faccia con urgenza, dato che il più importante investigatore kenyano riguardo alla corruzione John Githongo era scappato ad Oxford per poter rendere pubblici i suoi rapporti investigativi a distanza di sicurezza.

Il precedente ambasciatore inglese in Kenya, Edward Clay, accusò Wolfowitz di una “goffaggine cieca e offensiva” per aver inizialmente fornito il prestito a Nairobi come solida alleanza Washington-Londra contro l’ Islam. Così la temporanea sospensione dei Fondi Bancari accantonati per il Kenya rifletteva l’ imbarazzo dei finanziatori. Proprio in quel momento Wolfowitz stava cercando di rimuovere dalla Banca alcuni funzionari implicati in vari altri scandali.

Per esempio l’India si vedeva cancellare un prestito di 800 milioni di dollari destinati alla salute pubblica a causa della corruzione e l’Argentina è stata penalizzata di recente. Nella Repubblica democratica del Congo, a Brazzaville, sono emerse alcune indiscrezioni sul presidente Denis Sassou-Nguesso ed il suo entourage di 50 persone, che avrebbero speso 300.000 dollari per un soggiorno di 8 giorni al Crowne Plaza di New York lo scorso settembre, inclusa una lussuosa suite di tre piani da 8.500 mila dollari a notte. Dopo l’ intervento della Global Witness, seguendo una soffiata della Vulture Fund riguardo queste spese, Wolfowitz decise di bloccare le esenzioni dei debiti di Sassou-Nguessou (il Vulture Fund, che si occupa dell’acquisto di azioni di aziende in difficoltà, aveva comprato a basso prezzo i debiti del Congo e voleva rigirare i fondi sulle edonistiche spese Newyorkesi).

Un incidente di questo tipo appariva semplicemente troppo difficoltoso per Wolfowitz). L’ agenzia garante degli investimenti multilaterali della banca Mondiale investì 13.3 milioni di dollari sul rischio politico nella provincia di Katanga (RDC) appena prima del massacro di ottobre 2004. A questo progetto lucrativo per l’ estrazione di rame ed argento a Dikulushi, avviato dall’azienda australiana Anvil Mining, fu dato l’ appoggio nonostante il forte arresto sociale che si stava verificando nel Paese. Infatti le forze armate della RDC uccisero 100 persone nel corso della repressione di una ribellione della milizia Mayi- Mayi a Kilwa e un’emittente radiofonica australiana rese noto che i camion della società trasferirono le truppe lontano dal luogo degli scontri e poi si sbarazzarono dei corpi.

Nonostante il quartier generale abbia negato la partecipazione della Anvil al massacro, i critici della Repubblica del Congo ed alcuni osservatori ritengono che le successive indagini bancarie avrebbero rivelato connivenza aziendale. Visto che Wolfowitz era ancora riluttante nel rendere pubblici i fatti cinque mesi dopo aver ricevuto la documentazione, Nikki Reisch del centro informazioni della Banca Mondiale puntualizzò che mantenendo in fase di stallo la diffusione del rapporto dava solo l’ impressione che il gruppo bancario avesse qualcosa da nascondere. Sembra strano che il controllo di un progetto controverso ed a così alto profilo finanziario sia stato tenuto segreto.

Nel frattempo in un Paese che Wolfowitz conosce bene, l’Iraq, la banca e l’FMI discussero verso la fine del 2004 l’orientamento governativo da mantenere per quanto riguarda lo sfruttamento della seconda riserva petrolifera mondiale da parte delle multinazionali attraverso accordi inconsueti e divisioni delle produzioni che avevano la valenza di privatizzazioni. Altri condizionamenti dell’ FMI cominciarono a farsi sentire lo scorso dicembre: 685 milioni di dollari furono messi a disposizione di Baghdad a quattro condizioni. Il taglio dei sussidi pubblici specialmente sul carburante ( i più bassi del mondo), ristrutturazione del debito estero dell‘Iraq, rafforzamento delle capacità amministrative inclusi i rapporti statistici ed il potenziamento delle due banche statali. Quando poi Baghdad alzò il prezzo del petrolio e del diesel fino a quasi il 200%, si successero violente sommosse e il ministro del petrolio fu obbligato a dimettersi in segno di protesta.

Attraverso questi vari esempi cosa si può concludere sulle terribili condizioni del Governo Internazionale delle finanze? Wolfowitz non può essere creduto e sebbene la sua debole politica per l’eliminazione della corruzione stia portando preoccupazione nello staff, non ci sono segnali del fatto che i problemi più profondi della banca saranno superati attraverso, per esempio, la protezione di informatori chiamati dai gruppi di controllo.

Come ha scritto Charles Abugre dell’associazione Christian Aid, “ Per controllare l’aquiescenza occorre ancora più coinvolgimento e potere dei finanziatori nei governi locali. Ciò è come dire che nuove forme di colonizzazione sono accettabili sul piano dei diritti umani. Questo è molto pericoloso. Tuttavia ci sono casi in cui gli abusi dei diritti umani, i regimi totalitari e i livelli di corruzione sono arrivati a livelli tali che l’esenzione dal pagamento del debito e gli aiuti servono solo a rafforzare la repressione ed arricchire una minoranza invece di promuovere lo sviluppo”.

In queste circostanze, alcuni non sono d’ accordo con la soluzione proposta da Abugre: un fondo fiduciario basato su prestiti che vadano a sanare i debiti pubblici gestito dall’Unione Africana (che, tra l’altro, quest’anno è presieduta niente di meno che dal despota Sassou-Nguessou).

Dennis Brutus del giornale Jubilee South Africa è in città per promuovere il suo nuovo fantastico libro : “Poesia e protesta ( Haymarket books e UKZN press). Siccome ho discusso con lui su questo problema, mi ha rilasciato la seguente dichiarazione. “Sembra che sia la Banca che L’ FMI siano istituzioni intrinsecamente corrotte perché trasferiscono sistematicamente il benessere dai paesi poveri a quelli occidentali. Mentre chiedono ai loro clienti, dittatori ed elite di prendere le distanze dai loro affari sporchi, noi siamo ancora qui a chiedere l’ abolizione di questo sistema ampiamente corrotto”.

Questa non è teoria, ricorda Brutus, il World Bank Bonds Boycott, la campagna che mira al controllo morale, politico e finanziario della Banca Mondiale) è ancora molto presente.

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[World Bank Bonds Boycott]

Ma cosa si può fare se si è a Naairobi, a Brazzaville oppure ad Harare? Aiuterebbe avere Kibaki o Sassou-Nguessou o ancora Robert Mugabe che hanno solo causato una violenta inflazione ripagando all’FMI il debito necessario, ancora di più sotto il controllo di Washington?

Brutus ha replicato “ogni caso è diverso, chiedete ai movimenti progressisti di quei Paesi e provate a prenderne il comando. Nonostante si abbia la maggior parte dei cittadini che partecipano ai dibattiti riguardanti i gli incassi e le uscite grazie alle risorse, solo le élite vengono legittimate e si arricchiscono. Abbiamo avuto questo enorme esempio istruttivo di bilancio partecipativo dell’ amministrazione di Porto Alegre. Limitato e tagliato, ha comunque dato il senso del modo in cui noi vogliamo controllare le risorse e fermare la corruzione in futuro, in Africa ed ovunque nel mondo.

Il prossimo libro di Patrick Bond edito dalla Zed Books e la Ukzn Press è “Sfruttando l’ Africa : L’ economia dello sfruttamento”.

Patrick Bond
Fonte: http://www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/bond03082006.html
08.03.2006

Traduzione dall’inglese a cura di ANNALISA per www.comedonchisciotte.org

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