Green ferocia

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di Enza Sirianni
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Non ha notato il modo in cui la nostra società s’è organizzata per liquidare la gente? Avrà certo sentito parlare di quei minuscoli pesci dei fiumi brasiliani che attaccano a migliaia il nuotatore imprudente, lo ripuliscono in pochi istanti a piccoli e rapidi bocconi, e lasciano solo uno scheletro immacolato? Ebbene, la loro organizzazione è così.«Volete una bella vita ordinata e pulita? Come tutti?» Uno dice di sì, naturalmente. Vuol dire di no? «D’accordo. Vi ripuliremo. Ecco qua un mestiere, una famiglia, gli svaghi organizzati.» E i dentini rodono la carne fino all’osso. Ma sono ingiusto. Non bisogna dire: la loro organizzazione. É la nostra, in fin dei conti: si gareggia a chi ripulirà l’altro.

Albert Camus , La caduta

Il Capitale, giunto ad una delle fasi peggiori delle sue performances, ha messo a punto le sue strategie per il mondo futuro con una pianificazione subdola in cui il leitmotiv è emergenza.
Oggi è quella del virus Sars- CoV2, domani sarà una nuova peste, dopodomani quella climatico-ambientale o l’app-digitalizzazione per un controllo capillare dei dominati (unità cod-digitali di consumo). Poi andando vedendo. Il resto delle pesanti ingiustizie e dei vistosi squilibri planetari, con oppressione, sfruttamento, marginalizzazione e esclusioni di miliardi di invisibili, non è nell’ Agenda 2030 dei tirannosauri terrestri.

Intanto, per quel che concerne la gestione della “pandemia”, il nostro governo guidato dal Divus Marius, si distingue e primeggia per la compressione dei diritti civili, attuata a suon di dpcm, uno più perentorio e coercitivo dell’altro, in un crescendo ingiustificato dal punto di vista scientifico, ma perfettamente in linea con finalità estrinseche al bene degli italiani e intrinseche al profitto, vera stella polare di tutta la sporca faccenda Covid. La funzione del parlamento? Azzerata.

L’effetto immediato dal punto di vista sociale è di averci messo gli uni contro gli altri, vaccinisti e non (detesto la dicotomia semplicistica e riduttiva di vax e no vax), tra quelli che ripongono una fiducia cieca e assoluta nelle decisioni dell’esecutivo e dei pareri di un Cts al suo servizio, e quelli che dicono no, sollevano dubbi, si interrogano, usano filtri critici e problematici per capire, assentire o dissentire dopo un vaglio consapevole che attiene alla libertà del pensiero, non imprigionabile, pur se , nell’Italia di oggi, chi diverge dalle versioni ufficiali del Potere, viene isolato, attaccato, messo all’indice. Il caso di intellettuali famosi che si sono esposti contro l’insensatezza dei provvedimenti del governo, pericolosissima per la democrazia e per lo Stato di diritto, lo dice chiaramente.
La questione green pass su cui ormai le posizioni critiche sono molteplici, sia di destra che di sinistra, benché inizialmente siano state pubblicamente contestate quasi solo da esponenti di destra e ancora, per quanto riguarda il dissenso, si tenti di farle passare come egoistiche e strumentali da parte di una minoranza fascistoide, in questo senso è significativa.
Non mi soffermo sul già detto né sulle varie amenità del coro degli spregevoli cantori del regime, in esibizione sui media controllati e finanziati dai padroni del vapore in modo così smaccatamente servile e menzognero da suscitare conati di vomito, ma su quello che, a mio parere, merita una riflessione più attenta con uno sguardo esteso ai segnali del capitalismo predatorio e al suo progetto per l’umanità di questo millennio.

Il passo di Camus riportato in esergo, in effetti, paragonandoci ai piccoli pesci dei fiumi brasiliani ( piranha) che si ripuliscono gli uni con gli altri in una gara con la vittoria assicurata al più rapido e aggressivo, riproduce una legge di natura in cui, anche nelle comunità di simili, si svolge l’antichissima lotta della sopraffazione. Il più forte vince sul più debole. Nessuna novità.
Mi pare che questa legge, osservata a lungo con una raccolta rigorosa di dati da Charles Darwin, donde le conclusioni che sul pianeta terra sopravvivono le specie che meglio si sanno adattare all’ambiente, i grandi predatori la stiano traducendo concretamente in un darwinismo sociale, già applicato e conosciuto in passato, ma ora sempre più feroce, ammantandolo con la parola green. Verde è la parola chiave in nome della quale si stanno compiendo nefandezze quali il lasciapassare per esercitare il proprio diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione. Ipotecato anche il tempo libero che non è un diritto costituzionale ma che è un tassello importante della nostra vita sociale e di relazione. Inaccettabile, in merito alla scuola, il fatto che il presidente Mattarella, inaugurando il nuovo anno scolastico a Pizzo Calabro, abbia detto che gli studenti rientrano tutti in presenza grazie ai vaccini. Al netto delle scuole che dovranno fare i doppi turni e mantenere classi in dad per motivi di spazio, dopo due anni di “pandemia” ci saremmo aspettati che il Capo dello Stato, avesse piuttosto illustrato gli interventi strutturali attuati sull’edilizia scolastica e sui trasporti per il rientro in sicurezza di tutta la comunità scolastica. Nessun accenno, dal momento che questi nodi cruciali, come per la Sanità, sono elusi.

Calpestati, stracciati i diritti civili fondamentali, vilipesa la nostra Costituzione in nome del profitto di pochi e non della nostra salute, vengono imposti stili di comportamento uniformati alla religione vaccinista. Chi non vuole vedere il deragliamento dallo stato di diritto verso lo stato etico, tipico dei totalitarismi, o non ci ha capito niente o è in malafede.
Non insisto sulla sozzura che deborda da tutto il pentolone del Sars-CoV 2. Le incongruenze, le omissioni, le reticenze, le contraddizioni, le misure illogiche, gli interessi torbidi, sono così manifesti e se ne sta scrivendo così tanto, che ciondolarci ancora sopra, credo non sia più necessario, mentre urge passare all’azione. Il tempo delle dissertazioni è scaduto. Ora occorre agire e organizzarsi con costanza, coraggio, pazienza, determinazione. I servi del liberismo vorace devono sapere che ci sono milioni di teste pensanti in un paese che ha subito e sta subendo un bombardamento mediatico senza precedenti, fondato sull’amplificazione del virus e la santificazione del vaccino come unica salvezza per sconfiggerlo. Nel mentre, il lavoro è sotto attacco spregiudicato, in una linea di continuità con i demolitori precedenti, fautori del processo di privatizzazione e delocalizzazione industriale.
In una parola, bisogna tornare alla lotta e non importa se non si riempiono le piazze con i grandi numeri. Basterebbe accendere centinaia se non migliaia di focolai di protesta attiva, pacifica, da nord a sud, senza desistere fino a fare vacillare questo fronte compatto di ex “apritori” di scatolette di tonno, di opportunisti e più realisti del re come gli scaltri leghisti che abbaiano ma non mordono, di “patrioti” affratellati dalla pappa, degli usurpatori della sinistra e dei resti della decomposizione berlusconiana.
Gli oppressi in questo paese di caste e privilegi intoccabili, sono la stragrande maggioranza, sol che ne prendano coscienza, escano dai loro piccoli cenacoli e individuino il nemico comune: il neoliberismo sfrenato.

Riprendo, a questo punto, il discorso iniziale intorno all’aggettivo green.
Che abbia un carattere di ferocia lo dimostra ampiamente il cinismo ricattatorio del pass. Ma la posta in gioco non sono solo gli enormi profitti assicurati a una oligarchia di cannibali. Vi è dell’altro. Vi è qualcosa di più, come recitava una canzone della cantautrice Alice.
Stanno testando la nostra capacità di acquiescenza e supinazione per imporci, nel futuro immediato, altre misure odiose. Del resto, pochi giorni fa, Draghi, citando Andreatta ha dichiarato: “Bisogna fare quel che si deve fare anche se è impopolare”.
I carri armati, dunque, procedono e procederanno, senza fermarsi davanti a nulla.
Questo nelle loro intenzioni. Sono uomini gelidi, privi di qualsiasi risonanza emotiva, che non mandano in avanscoperta neanche più una Signora delle lacrime come la Fornero con accanto l’ineffabile Mario Monti, premiato per i suoi altissimi meriti verso il popolo italiano, usque ad mortem, con un seggio in senato.
L’annuncio del ministro Cingolani del possibile aumento, dal mese prossimo, del 40% della bolletta elettrica, è stato buttato là, senza brividi, “sans soucis”, come dicono i francesi.
La ripresa (balzo del gatto morto viste le numerose crisi aziendali aperte in tutta Italia e altri dati che lasciamo agli economisti seri) avrebbe fatto schizzare il prezzo delle materie prime per la forte domanda . Questa una delle spiegazioni. E poi il costo delle emissioni di Co2 che devono pagare soprattutto gli europei, più dipendenti dagli approvvigionamenti esteri.
Un terremoto per i bilanci risicatissimi degli italiani che non rubano, non campano di politica e di affari delle consorterie masso-mafiose, con ripercussioni pesanti sul costo della vita.
Pur vero che le menti al governo stanno cercando delle soluzioni per contenere i famigerati aumenti ma, da quel che si legge, per ora saranno presi provvedimenti tampone e non definitivi e comunque non sarà possibile scendere ai costi della bolletta luce e gas, già aumentata si rammenti, dell’estate appena trascorsa.

Che il clima e l’ambiente sul pianeta non godano di buona salute, è evidente. Quali le soluzioni, a parte le responsabilità negli stili di vita individuali? Nessuna che sia democratica e risolutiva.
Realisticamente, come per i vaccini contro Covid 19, un mondo ingiusto non può né intende pensare a vie di salvezza eque e accessibili per 8 miliardi di persone.
I vaccini contro la tubercolosi, destinati ad aree povere e sottosviluppate, sono vecchi di oltre un secolo e abbastanza inefficaci in quanto i colossi farmaceutici non hanno investito in ricerca per migliorarli. Sapete quante vittime fa ogni anno il mal sottile? Un milione e quattrocentomila vittime. Non sono poche ma non interessano, non rendono.
A chi sono andati invece i preparati genici contro il Covid? Per l’80% ai paesi più ricchi e industrializzati, solerti ad esborsare e fare contratti capestro con Big Pharma. Il rimanente 20% ai “meno fortunati”. Questo squilibrio distributivo, già di per sé, dovrebbe fare pensare a qualcosa che non quadra nella faccenda del morbo. E se la ragione e un insopprimibile senso di solidarietà avessero albergo dentro di noi, non si scatenerebbe il ring tra coloro che si affidano ciecamente alla narrazione dei governi sulla ” pandemia” e coloro che ne dubitano fortemente.

Il senso della cura per i nostri simili e per il pianeta, ha le stesse false ed errate premesse, con il medesimo inquietante filo conduttore: il green. Green pass, green economy, green transition…
Da questo postulato, ne trarranno vantaggio solo le classi dominanti imponendo misure draconiane e impraticabili a tutti per la salvaguardia climatico-ambientale.
Dove mai le élite potranno imporre, tanto per dire, il lavoro agile (tralascio le problematiche ad esso legate), se non nei paesi che per capacità digitale sono già avanti?
Dove si daranno inviolabili direttive per abitazioni ecosostenibili dai materiali, alla produzione di caldo e di fresco a seconda le stagioni, se non in aree in cui gli abitanti potranno sostenere i costi della transizione e abbiano innanzitutto i mezzi per una casa? Qui in Italia, considerata tra i venti paesi “migliori al mondo”, in una prossima legislazione ambientale, quanti dei suoi 60 milioni di abitanti, saranno in grado di adeguarsi e quanti non potranno? E la tanto invocata riduzione dei gas ad effetto serra lascerà indenni i profitti dei colossi industriali o piuttosto ricadrà su noi tutti con costi sociali significativi, come ha dichiarato Draghi nel vertice di Atene di pochi giorni fa ?
Il solco tra i ceti abbienti e i poveri con l’aggiunta certa dei nuovi, diverrà una faglia e provocherà sconvolgimenti inevitabili. Chi aziona le leve del potere che farà? Ciò che stanno facendo ora i governi occidentali, Italia in primis. Aizzeranno i “salvati” contro i “sommersi”. Metodiche da lager, ben descritte da Primo Levi.
Urgenza e emergenza daranno man forte a misure vessatorie e discriminatorie verso i più deboli e quelli che non si adeguano.

Si prefigura una società di avidissimi predatori con una corte di servi pronti, flessibili, adatti alle trasformazioni che verranno dettate dall’alto. Hai la vaccinazione semestrale? Ok. Potrai avere in cambio un lavoro giugulare e il contentino di qualche ora di aria dalla tua cella ipercontrollata.
Hai la macchina elettrica? Ti sarà permesso circolare. Hai la casa eco e fornita di rinnovabili? Ok, allora potrai riscaldarti o refrigerarti. Sono alcune delle cose che mi vengono in mente.
Un capitalismo darwiniano sempre più spietato e selettivo a colpi di tessere e salvacondotti. Perché? Per la sua stessa sopravvivenza.

In conclusione, si scrive green ma si legge ferocia.
Ho aperto con Camus e chiudo con lui per la sua urgente attualità.
Tutto è accaduto e tutto si ripete.

«Un’altra cosa abbiamo imparato, ed è che non possiamo accettare nessuna concezione ottimistica dell’esistenza, nessuna specie di lieto fine al dramma della storia. Tuttavia, se crediamo che essere ottimisti è una stoltezza, sappiamo anche che dichiararsi pessimisti quanto alla possibilità di agire in mezzo ai nostri simili per diminuire i mali che ci affliggono e procurare qualche bene, è una viltà. Ci siamo opposti al terrore perché il terrore è la situazione nella quale la sola alternativa è uccidere o essere uccisi. Questa è la ragione per cui rifiutiamo ogni ideologia che pretenda a diritti globali sulla vita umana, cioè il diritto permanente al terrore.
Ma ci siamo opposti al terrore in nome di qualcosa di sempre positivo che è il diritto dell’individuo alla parte di felicità che ogni vita può trovare sulla terra.»

Albert Camus agli studenti della Columbus University, New York, febbraio 1946.

Enza Sirianni

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