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La Redazione

 

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Estendere l’emergenza al clima. Il COVID è solo l’antipasto

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Il 13 Novembre 2021
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greta thunberg crisi climatica

www.renovatio21.com

di Gian Battista Airaghi

Come Renovatio 21 ha già indicato (articolo «I “Germ Games” bioterroristici di Bill Gates») ci sono tutti gli indizi per sospettare che siano previste altre pandemie, con ben altri patogeni; questo permetterebbe alle élites sovversive di prolungare ulteriormente la sospensione dell’ordine socio-economico inflittaci dal 2020.

Per coloro che hanno seguito le vicende del recente G20 di Roma e la conferenza sul clima di Glasgow (United Nations Climate Change Conference) è chiaro che si stia andando verso un cambio di passo sul tema dell’ambiente, tema decennale che sta subendo una prepotente accelerazione.

Il segnale più evidente di questo cambio di passo è dato dal commitment («impegno») dichiarato dai leader occidentali: lo slogan più ripetuto è «non c’è più tempo». Non si tratta di un semplice cambio di toni retorico; abbiamo a che fare con prese di posizione pubbliche che risultano vincolanti per chi le fa. Risultano vincolanti soprattutto davanti all’opinione pubblica.

D’altra parte, a questo va aggiunto che le stesse élites hanno creato la dialettica per rendere a loro volta le aspettative dell’opinione pubblica vincolanti rispetto all’agenda dell’emergenza climatica, quasi a segnare un punto di non ritorno.

Questa operazione di agenda setting e programmazione dell’opinione pubblica è stata gestita attraverso il rilancio del movimento dei giovani impegnati contro il cambiamento climatico, un movimento rappresentato dall’icona creata a tavolino Greta Thunberg, la quale nelle scorse settimane è stata nuovamente invitata dalle élites per farsi accusare di «bla bla bla» dalla fanciullina nordica.

Quella che ad un primo sguardo potrebbe sembrare la solita farsa degna dello spirito dei tempi (dove una ragazzina insolente si rivolge ai capi di Stato come se fossero i suoi cugini), ha una logica politica ben precisa: quando il potere invita un ospite per farsi accusare di «bla bla bla» sta creando agli occhi dell’opinione pubblica una sfida a cui non può più sottrarsi. In altre parole, sta predisponendo la dialettica che intende usare per condurre hegelianamente l’operazione di sintesi.

E in che cosa consisterebbe questa operazione di sintesi?

È fin troppo scontato sospettarlo: miliardi di persone sono state «rieducate» a vivere in uno stato di emergenza sanitaria perenne cedendo libertà personali e costituzionali; niente ora potrebbe essere più naturale dell’introduzione dell’emergenza climatica.

Miliardi di persone sono già state addomesticate a prassi eccezionali (stato di eccezione), adesso ci sono tutte le condizioni per traghettarle nella prossima emergenza; quella climatica pare essere alle porte.

Purtroppo non si tratta di ipotesi, perché il piano inizia già a prendere forma tangibile.

Dal Corriere dell’11 novembre apprendiamo che l’attivista Greta Thunberg ha avviato una petizione affinché l’ONU dichiari un’emergenza come il COVID.

«La minaccia del surriscaldamento terrestre va affrontata con la stessa serietà e urgenza di quella del COVID: perché è altrettanto grave per l’umanità, se non peggio. È il messaggio rivolto ieri ai vertici dell’ONU, in forma di petizione legale da Greta Thunberg e altri giovani attivisti: delusi dai risultati anticipati in queste ore nella prima bozza di documento finale della Cop26 a un paio di giorni dalla conclusione. Greta ha presentato una petizione al segretario generale António Guterres in cui si chiede che le Nazioni Unite dichiarino una “emergenza globale di livello 3”, il livello più alto disponibile».

«Tra i 14 promotori originari della petizione, oltre a Greta Thunberg, figurano militanti della battaglia contro il cambiamento climatico di tutti i continenti, come Ranton Anjain e Litokne Kabua, delle Isole Marshall (che rischiano di finire sommerse), Ridhima Pandey (India), Alexandria Villaseñor (Usa), e Ayakha Melithafa (Sudafrica). L’emergenza climatica, che minaccia ogni persona sul pianeta in un futuro prevedibile, è grave almeno quanto la pandemia globale. Per questo richiede un’urgente azione internazionale analoga». (Agenzia ANSA, 10 novembre)

La traiettoria è tracciata; milioni di giovani in tutto il mondo chiederanno all’ONU e ai rispettivi governi di proclamare lo stato di emergenza per il loro bene e per il bene del pianeta.

E, dato che su tutta la stampa mainstream non si fa altro che strillare «non c’è più tempo», questo non può che rappresentare l’appello delle masse per farsi ulteriormente commissariare.

Se abbiamo capito la musica, così come chi reputa eccessivo lo stato di emergenza sanitaria è catalogato come un «negazionista» del COVID, chi rifiuterà la proposta della Greta sarà un negazionista climatico. L’etichetta è bella che pronta.

Senza scomodare l’anticristo di Soloviev, saranno le stesse masse a consegnarsi spontaneamente al potere prevaricatore globale, in cambio di benessere e sicurezza.

Il nuovo ordine mondiale anticristico verrà instaurato sulla base di una domanda di salvezze fittizia delle masse; non verrà imposto. Verrà imposto unicamente alla minoranza che è consapevole dell’impostura.

Già vediamo questa dinamica in atto rispetto alla pandemia di un virus che – oltretutto – ha una letalità di poco superiore ad una normale influenza. Nell’agenda verso la costruzione di un nuovo ordine mondiale va da sé che il primo gradino di questa spogliazione di libertà passi per un’emergenza sanitaria.

Molti individui hanno paura di perdere la propria salute, mentre molti meno avrebbero barattato le proprie libertà e la propria dignità per questioni ambientali, meno determinabili. Per tale motivo era prima necessario insegnar loro a barattare libertà e dignità con qualcosa di più tangibile, come la salute.

Ironia del caso, come insegnano le seduzioni infernali di Faust, questo genere di baratti ha come conseguenza quella di alzare parecchio la temperatura. In questo caso per davvero.

Fonte: https://www.renovatio21.com/estendere-lemergenza-al-clima-il-covid-e-solo-lantipasto/

Pubblicato il 12.11.2021

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Massimo A. Cascone, dottore in giurisprudenza e giornalista pubblicista. Membro fondatore del Coordinamento No Green Pass Napoli.
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