DI MAURIZIO BLONDET
E’ accaduto a Londra il 18 maggio scorso. Benoit Coeuré, membro del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, si incontra a cena con dirigenti di Goldman Sachs e Citigroup, nonché alcuni gestori di fondi speculativi, e li informa: la BCE comprerà altri titoli di stato, accelerandoli, prima della pausa estiva. In pratica, il banchiere centrale ha dato ai suoi amiconi notizie riservate in anticipo, e non a tutti gli operatori finanziari; la conseguenza della decisione della BCE fu il calo dell’euro, cosa che gli amiconi hanno saputo prima degli altri.
Ciò si chiamerebbe insider trading, se quelli non fossero i nuovi dèi e venerati maestri a cui abbiamo demandato la nostra sovranità.
La cosa fu rivelata all’epoca dal Financial Times. A quel punto, e solo a quel punto, il “mediatore” od ombdusman europeo, che dovrebbe vegliare su come le istituzioni eurocratiche si comportano coi diritti dei cittadini, scrive a Mario Draghi: “Gradirei che la Bce fornisse informazioni più dettagliate sull’incidente in questione – ha scritto il mediatore nella sua lettera – e in particolare sulle misure che ha preso per evitare che si ripetano tali incidenti in futuro, così da permettermi di accertare se sia necessaria un’azione da parte mia”.
Adesso la BCE s’è degnata di concedersi quella che si chiama “trasparenza” su certi incontri, fornendo qualche dato alla signora Emily. Da cui si evince che il sullodato Coeuré ha incontrato rappresentanti di BNP Paribas il 14 settembre (è recidivo); e lo stesso giorno la banca centrale ha abbassato i tassi. Del resto, cosa volete?, Hollande ha designato lo scorso settembre a fare il governatore della banca centrale francese quello che è stato fino a ieri il capo di BNP Paribas, Francois Villeroy de Galhau; la protesta di ben 140 economisti per questa nomina che crea “un rischio di conflitto d’interesse” (solo un rischio), è stata passata direttamente ai wc dell’Eliseo onde servire come carta igienica.
Ma torniamo alla trasparenza. Si scopre che nel complesso i direttori della Banca Centrale Europea hanno incontrato i capintesta della BNP 12 volte (dodici) nel mese di agosto. Che all’hedge fund americano Moore Capital Management sono stati concessi sette incontri, di cui due a tu per tu direttamente con il capo dei capi, Venerato Maestro, Mario Draghi. Un fondo speculativo di certo meritevole, il MCM: nel 2010 al suo ufficio di Londra è stato arrestato un suo trader, Julian Rifat, per insider trading; nello stesso anno, in aprile, il Moore Capital ha pagato un bel 25 milioni di dollari per scansare una causa circa la manipolazione dei prezzi di palladio e platino con trucchi sui futures.
Altri fondi speculativi – i più grossi del mondo – come Bridgewater Associates, Appaloosa Management ed Algebris, hanno avuto diritto ad incontro con l’altissima dirigenza della banca.
“Questi incontri non violano alcuna regola”, mete la mani avanti Reuters, però “molte banche centrali nel mondo proibiscono ai loro dirigenti simili contatti nella settimana in cui la banca centrale prende decisioni sui tassi”. Ma alla BCE si concedono questo ed altro. Come tutte le oligarchie parassitarie, si danno le regole più lasche a proprio favore, mentre le impongono strette e severe ai sudditi.
Come risposta alla lettera dell’ombdusman, la BCE consente adesso di diffondere regolarmente una lista di simili incontri – con il ritardo di soli tre mesi. E’ trasparenza, cosa volete di più. Del resto quando si è stati dipendenti della Goldma, si va’ in BCE ma si è Goldman per sempre.
Un’altra prova che il governo della finanza europea è una faccenda fra compari, l’ha data l’americano Office of Financial Research (OFR) : questo ha reso noto che certe banche europee (che non ha identificato) usano una tecnica di maquillage per far apparire minori di quel che sono i tassi di indebitamento, migliorare i livelli di liquidità e mascherare una parte del loro rischio, in modo che i conti appaiano in regola con le norme di Basilea. Il trucco si chiama Repo 105; l’ha usato su vasta scala la Lehman prima di collassare nel 2008. Il trucco consiste ad accedere ai mercati repo (repurchase agreeement) per “mettervi a pensione” (come si mette a pensione il cane o il gatto) un attivo da recuperare in un secondo tempo, passato il giorno fatale della pubblicazione dei dati trimestrali. In Europa, nota lo OFR, ad ogni fine di trimestre il mercato repo si gonfia di 170 miliardi di dollari, il che suscita qualche sospetto.
Questo trucco è reso possibile da normative di cui le banche americane non possono più godere, mentre le europee sì: qui, i banchieri pubblicano i conti fermi alla fine del trimestre, mentre gli americani usano la media del trimestre.
Come detto, lo OFR non dà i nomi delle banche che operano il trucco. I giornalisti del Financial Times hanno fatto giri di telefonate, chiedendo a tutte le banche: come commentate questa accusa dello OFR? Ed ha dato i nomi di tre banche che hanno rifiutato di commentare: si tratta di Deutsche Bank, Barclays e Credit Suisse. Tanto per sapere.
Ora, un trucco analogo è stato commesso da Wolksvagen quando ha falsato il suo algoritmo in modo che i suoi motori sembrino più ecologici di quel ce sono. WV è travolta da uno scandalo di cui tutti i media parlano e strillano… chissà come mai, sul trucco usato dalle banche europee, silenzio. E sì che, in fondo, le cifre coinvolte sono ancora più astronomiche.
Per esempio. Sembra che le banche europee siedano sopra crediti inesigibili e sofferenze bancarie per 826 miliardi di euro. Questa montagna di crediti marci riguarda soprattutto i sistemi bancari di paesi meridionali, come “Portogallo, Grecia, Italia e Cipro”. Ma anche Austria, secondo lo studio di Linklaters. Le banche meridionali dovrebbero liberarsi di 400 miliardi di crediti inesigibili che le ingolfano, impedendo loro di aprire nuovi prestiti e paralizzandone l’attività.
http://www.linklaters.com/News/LatestNews/2015/Pages/European-banks-face-significant-credit-risk-SSM-focuses-attentionon-non-performing-loans.aspx
Un ingenuo potrebbe domandarsi se quella montagna di crediti marci non sarebbe cresciuta così tanto se i banchieri centrali – che hanno la funzione di vigilanza – avessero esercitato la suddetta vigilanza, invece di andare a cena con i compari in privato. Perché se questo fanno i caporioni della BCE, figuratevi quanto lo facciano i capintesta delle banche centrali locali, le cui azioni si svolgono al disotto di quel poco di copertura radar che la stampa economica, in qualche modo, fornisce.
Ma è una domanda che non ha corso in una Unione Europea dove il commisasario è l’ex primo ministro di un paradiso fiscale, e dove i governanti e i banchieri centrali hanno la porta girevole su Goldman Sachs. La governance dell’Europa è sempre più del tipo K & K – K. e Kamicia – come sogliono storicamente fare le oligarchie che si sono garantite ogni impunità. Che non hanno da rendere conto a nessun “popolo”. In questo senso, interessante la notazione dell’ultimo fondo di Wolfgang Munchau sul Financial Times. L’Europa ha creato le basi per la propria distruzione accelerando, con stupida bulimia, l’inglobamento di sempre nuovi paesi, di disparità economica e sociale incredibilmente vasta. “Tredici nuovi membri negli ultimi dieci anni sono un peso che Bruxelles non è capace di portare. L’allargamento ha colpito la capacità dell’Europa di reagire alle sfide interne e internazionali. Invece di creare istituzioni per risolvere i problemi, si è concentrata sui problemi dei ‘piccoli paesi’, come ‘ diritti delle minoranze, il diritto di voto…”. La UE non si spaccherà, dice, perchè “è un processo tecnicamente difficile. Il vero pericolo è che col tempo diventi una costruzione illusoria”.
Non sarà una metamorfosi liberatoria per le volontà popolare. In fondo, è già in corso la trasformazione della Ue in costruzione illusoria: dove comanda Berlino, dove la banca centrale è in aperta combutta coi banchieri americani, e dove Bruxelles ha integrato 13 nuovi membri in 10 anni perché l’ordine era di sottrarli alla storica area d’influenza di Mosca.
Maurizio Blondet
Fonte: www.maurizioblondet.it
Link: http://www.maurizioblondet.it/draghi-e-bce-stile-di-governo-k-e-kamicia/
3.11.2015