Il miglior modo per carpire i segreti dei padroni è ascoltare il chiacchiericcio dei servi. Così anche nel governo degli Stati, i cui rappresentanti più zelanti e servili non distinguono l’esoterico dall’essoterico, i piani inconfessabili dalla propaganda, le trame dei pochi dall’interesse dei molti. Omnia munda mundis. Per loro la pappa del padrone è buona anche quando è avvelenata, sicché di tanto in tanto ce ne squadernano gli ingredienti. Senza malizia, né vergogna.
Il 14 ottobre 2015 il team di comunicazione del Partito Democratico alla Camera riportava le parole del deputato Enrico Borghi. L’onorevole si rallegrava del fatto che gli immigrati “si stanno sostituendo agli autoctoni nella filiera produttiva” manifestando così il senso deportazionista e destabilizzante delle politiche migratorie in corso.
Meglio ancora, cioè peggio, aveva fatto un anno prima Laura Boldrini, che dalle stanze di una fondazione politica profetizzava testualmente:
Gli immigrati… sono l’avanguardia di questa globalizzazione, e ci offrono uno stile di vita che presto sarà uno stile di vita molto diffuso per tutti noi. Loro sono l’avanguardia di quello… dello stile di vita che presto sarà uno stile di vita per moltissimi di noi.
Con buona pace dei beati che ancora credessero il contrario: che cioè noi si accoglieva i disperati per offrire loro uno stile di vita più dignitoso. La voce tremebonda di Laura non lascia invece dubbi sul piano – come del resto anche i fatti.
Lasciando alla memoria dei lettori altri esempi famosi – come quello di Stefania Giannini, ai cui padroni è toccato l’incomodo di smentire, e poi cancellare dal web, il gossip della serva indiscreta – qui ci interessa una delle ultime voci dal sen fuggite: quella di Enrico Letta, lo scialbo Enrico, il “servizievole maggiordomo dei poteri massonici” (cit. Gioele Magaldi) già primo ministro ad interim e diligente firmatario di una legge sul riordino del settore gas di cui abbiamo scritto su questo blog. Quel che carpisce ai piani alti Enrico lo spiffera, già da quando annunciava giulivo che saremmo morti per Maastricht. Oggi da Parigi discetta di terrorismo:
Dobbiamo parlare di guerra civile europea… Evidentemente gli attentati precedenti non hanno insegnato ancora abbastanza… Sì, dobbiamo imparare [a convivere con il terrore, modello Israele e] a trasformare la paura in risorsa di sicurezza. La paura deve portare alla moltiplicazione degli occhi, della difesa preventiva, della vigilanza. La prevenzione ha bisogno di un salto di qualità tecnologico e di… collaborazione tra i servizi di intelligence degli Stati. [Noi italiani non siamo] immuni. La strage di Nizza chiarisce in modo drammatico che ci siamo dentro completamente anche noi.
La parola guerra appare cinque volte nell’intervista, a partire già dal titolo: “È una guerra civile europea”. Addirittura, dobbiamo parlare di guerra. Una disinvoltura agghiacciante, un pugno allo stomaco gratuito e apparentemente insensato da parte di chi per anni ha celebrato nell’integrazione europea il sommo garante della pace tra i popoli. Una forzatura che non può non essere voluta e progettata. Vediamo come e perché.
Sul piano retorico, l’intervista integra un classico esempio di falsa profezia, genere editoriale vieppiù praticato in cui la volontà degli attori politici è presentata nei termini neutri di un futuro inevitabile e conseguente. Ripassiamone la grammatica:
- Regola n. 1: Spersonalizzazione del soggetto. Rispetto ai profeti del Vecchio Testamento che utilizzavano la prima persona per annunciare i messaggi di una terza (la divinità), i falsi profeti contemporanei operano all’inverso: per riferire gli intenti della prima persona – cioè di sé stessi – si pronunciano nella terza persona di fenomeni a cui attribuiscono la necessità e l’ingovernabilità propri della volontà divina.
- Regola n. 2: Comunione con l’oggetto. Per rivolgersi in seconda persona ai propri destinatari/vittime usano invece la prima, creando così l’illusione di condividerne i destini.
Seguono esempi:
Testo originale | Testo tradotto | |
[Banchieri:] Se gli Stati non faranno le riforme necessarie, salirà lo spread. | Se gli Stati non faranno le riforme che vogliamo noi, non compreremo i loro titoli, facendo salire lo spread. | |
[Capi di Stato:] Il ritorno dei nazionalismi in Europa porterà la guerra. | Per fermare i partiti nazionalisti, siamo disposti a trascinare l’Europa in guerra. | |
[Mario Monti:] La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali… potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni. | Renderemo insostenibile il sistema sanitario nazionale sottraendogli risorse, allo scopo di privatizzarlo. | |
[Ministri delle finanze:] Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. | Avete vissuto meglio di quanto noi fossimo disposti a concedervi. | |
[L. Boldrini, cit.] Gli immigrati… ci offrono uno stile di vita che presto… sarà uno stile di vita per moltissimi di noi. | … per moltissimi di voi. |
Non sfuggirà ai lettori più attenti che la grammatica della falsa profezia ricalca perfettamente quella dell’intimidazione. E in effetti i due generi coincidono in tutto salvo che nell’intenzione di chi esprime il messaggio: se latore consapevole dell’intimidazione o mero ripetitore. Per la partenogenesi dello spin, di cui parleremo in altra sede, la diffusione e l’efficacia di un’informazione falsa e/o distorta è solo in trascurabile parte da attribuirsi a chi la produce nella consapevolezza della sua falsità (lo spin doctor, o primum movens). Essa trae invece la sua vera forza dai successivi rilanci a cura di chi, credendovi senza riserve, la riformula autonomamente e la amplifica negli organi di stampa, sui social network e nelle sedi di confronto informale.
Tornando al caso, è certo possibile che l’anemico Letta non sia l’ingenuo ripetitore/delatore di una storia in cui egli stesso crede, bensì l’affidatario di un’intimidazione da recapitare ai lettori. Il physique du rôle non gli mancherebbe: ex uomo di alte cariche (quindi presumibilmente iniziato alle segrete cose), pacato fino alla letargia (quindi caro ai moderati) e da qualche tempo riciclato come docente in una specie di Bocconi francese (quindi investito dei crismi del tecnocrate). Quale che sia la sua vera identità, il senso del messaggio non cambia. Ne proponiamo nel seguito una traduzione limitatamente allo stralcio citato:
Dovete parlare di guerra civile europea. Dovete avere paura gli uni degli altri. La vostra paura è una risorsa per noi perché ci fornisce il pretesto per controllarvi, limitare la vostra libertà e la vostra privacy con nuovi strumenti di sorveglianza e integrare militarmente gli Stati. Poiché molti di voi si oppongono a queste misure, evidentemente gli attentati precedenti non vi hanno insegnato ancora abbastanza. Fino ad allora continueremo a colpirvi [opp. a creare le condizioni affinché continuiate a essere colpiti]. Anche in Italia: ci siete completamente dentro anche voi.
Non ci dilungheremo in questa sede sul ruolo propedeutico della paura e del trauma all’agenda politico-economica neoliberista. Ne ha già scritto pagine esemplari, tra gli altri, Naomi Klein in The Shock Doctrine – stupidamente diventato Shock Economy nell’edizione italiana – dove si apprende come negli ultimi 40 anni eventi materialmente e psicologicamente traumatici siano stati sfruttati, quando non deliberatamente cagionati, dai teorici del libero mercato per imporre le proprie riforme, secondo un piano d’azione esplicitamente formulato da Milton Friedman:
I seguaci della dottrina dello shock sono convinti che solo una grande discontinuità – un’inondazione, una guerra, un attacco terroristico – possa generare quelle tele vaste e bianche che così intensamente desiderano. In questi momenti malleabili, in cui siamo psicologicamente allo sbando e fisicamente sradicati, gli artisti del reale si mettono all’opera e iniziano il loro lavoro di ricreazione del mondo.
Di come l’intelligence statunitense, in mancanza di volenterosi martiri, fabbrichi a tavolino minacce terroristiche di matrice islamica per “mantenere viva la paura” abbiamo già scritto, con ampia documentazione processuale, su questo blog. Recentemente Maurizio Blondet ha evidenziato l’esistenza di casi analoghi anche in Canada, mentre il blog Voci dall’Estero ha documentato pratiche riconducibili al medesimo obiettivo da parte dei servizi segreti francesi. Lo stesso Enrico, per non essere proprio l’ultimo giullare a corte, ce la butta là:
Plagiare menti deboli e portarle a gesti sconsiderati si è rivelato semplice… Abbiamo saputo più niente delle falle nella sicurezza di Bruxelles? E come è stato possibile che il camion sia entrato nell’isola pedonale di Nizza? Domande inquietanti.
Lasciamo la traduzione all’esercizio dei lettori.
Fonte: http://ilpedante.org
Link: http://ilpedante.org/post/dovete-parlare-di-guerra-civile-parte-i
11.08.2016