Secondo quanto scritto nell’introduzione al DEF 2022 dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, le previsioni di crescita del PIL italiano fatte nei mesi precedenti, sono tutte da stimare nuovamente a ribasso, a causa delle sanzioni imposte alla Russia, con una crescita del PIL – necessaria per rialzare la testa dopo due anni di profondo buio dovuti all’emergenza Covid – che inizialmente attestata sotto al 5%, oggi si aggira intorno al 3%.
Anche in conseguenza di un livello di partenza del PIL trimestrale più elevato a fine 2021 rispetto a quanto precedentemente stimato, nonché dell’impatto economico del conflitto e delle sanzioni imposte nei confronti della Russia, la previsione tendenziale di crescita del PIL per quest’anno scende dal 4,7% dello scenario programmatico della NADEF al 2,9%.
Tali previsioni già adesso parlano di una rivalutazione delle stime a ribasso anche per il 2023, con un calo attualmente prevedibile “dal 2,8% al 2,3%”, scrive Franco.
Ma non è finita qui, infatti il Ministero dell’Economia e delle Finanze ci tiene a sottolineare come queste stime, già ribassate a cause delle conseguenze delle politiche nei confronti della Russia, potrebbero subire successive modifiche, sempre a ribasso ovviamente, “alla luce delle tante incognite dell’attuale situazione”.
Tra le principali preoccupazioni, secondo Franco
spicca la possibile interruzione degli afflussi di gas naturale dalla Russia, che nel 2021 hanno rappresentato il 40 per cento delle nostre importazioni. Sebbene questo rischio sia già parzialmente incorporato negli attuali prezzi del gas e del petrolio, è plausibile ipotizzare che un completo blocco del gas russo causerebbe ulteriori aumenti dei pezzi, che influirebbero negativamente sul PIL e spingerebbero ulteriormente al rialzo l’inflazione. In tale scenario, la crescita media annua del 2022 potrebbe scendere sotto il 2,3 per cento.
Praticamente siamo vedendo materializzarsi sotto i nostri occhi quanto previsto dal Great Reset, un mix di distruzione creativa e decrescita poco felice, che porterà le popolazioni europee a rimpiangere il benessere su cui hanno basato fin ora le loro vite.
D’altronde quando ci si culla sugli allori, abbandonando completamente la politica, queste conseguenze le si meritano.
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Massimo A. Cascone, 08.04.2022