Di Luca Pingitore per ComeDonChisciotte.org
La Crimea è una bellissima penisola caratterizzata soprattutto da mare e montagne, ma è anche una terra ricca di storia con delle pagine legate direttamente all’Italia.
Si parte dagli antichi romani, si prosegue con le Repubbliche Marinare di Genova e Venezia, si continua con la partecipazione del Regno di Sardegna alla Guerra di Crimea, si conclude con la vicenda degli “italiani di Crimea”.
I resti, più o meno ben conservati, delle fortezze genovesi di Sudak e Feodosija sono ancora visibili come d’altronde lo è anche la solitaria colonna commemorativa ubicata sul monte Gasfort, poco sopra la cittadina di Balaklava, che ricorda i caduti piemontesi della guerra che qui si consumò a metà del 1800.
Una campagna militare che vide l’esercito dei Savoia insieme a quello francese ed inglese contrapporsi a quello dello Zar russo. Una guerra per alcuni aspetti antesignana di quella, combattuta non solo con le armi, in corso negli ultimi anni tra il cosiddetto “blocco occidentale” e l’Ucraina da una parte e la Russia dall’altra.
Fin poco dopo la II° Guerra Mondiale, dove sorge il monumento commemorativo, esisteva un sacrario con conservati i corpi dei militari rimasti sul campo. Agli inizi del 1900 le spoglie mortali furono traslate ed in seguito il sacello fu seriamente danneggiato durante le battaglie tra i nazisti e l’Armata Rossa. Arrivando così praticamente a sparire. Se non per appunto una colonna, una stele, che resiste alle intemperie ed al forte vento che tira su quell’altura e che ricorda, a distanza di quasi due secoli, quella guerra di epoca risorgimentale.
Nel 2015 Silvio Berlusconi visitò il sito, probabilmente come primo esponente in assoluto di un governo italiano. Fu proprio in quell’occasione che venne data ufficialità al progetto che l’amministrazione comunale di Balaklava ed il Museo del Risorgimento Italiano di Torino avevano ideato: quello di costruire un nuovo grande memoriale che sarebbe diventato un polo museale di memoria storica.
In uno dei viaggi in Crimea effettuato da me ed altri compagni, quello del 2018, il progetto ci fu mostrato nei dettagli. Un’idea di una certa consistenza che avrebbe avuto anche il fine di instaurare nuove relazioni in diversi ambiti, non ultimo quello turistico, tra l’Italia e la penisola di Crimea.
Restammo favorevolmente colpiti sia dal progetto che dall’entusiasmo mostratoci da parte dell’amministrazione cittadina. Ma esisteva un però alla realizzazione dell’intento: le autorizzazioni locali c’erano, i soldi che dovevano arrivare anche dall’Italia no.
I crimeani erano davvero interessati alla realizzazione del memoriale, la controparte italiana si era invece nel frattempo un po’ defilata, nonostante le solenni promesse a livello governativo dell’epoca.
Il progetto è quindi ancora fermo lì. Ed alla luce della situazione internazionale venutasi a creare dal 2022, l’idea trasposta simbolicamente nel voluminoso rendering cartaceo che dà vita virtuale al memoriale, resterà dimenticato nel cassettone del sindaco di Balaklava.
Un’altra correlazione che esiste tra Crimea ed Italia riguarda la storia inerente i cosiddetti “Italiani di Crimea”. Una connessione per ora solo a livello storico considerato che a livello relazionale la vicenda sarebbe ancora in corso d’opera. Una vicenda quasi sconosciuta e riportata alla luce solo nel 2007 tramite la pubblicazione di un pamphlet da parte di uno studioso, il professor Giulio Vignoli di Genova, grazie a ricerche e contatti intrapresi con i discendenti italiani di Crimea.
Nel 2008, durante una delle mie esperienze in Crimea sempre insieme ad altri compagni di viaggio, ci soffermammo nella città di Kerc con le pagine del libretto lette poco prima di partire e l’intento di riscoprire di persona questa storia conosciuta ancora solo da pochi appassionati. Gli “Italiani di Crimea” ebbi poi la fortuna di conoscerli durante successivi viaggi.
Ma quale è la storia di questi “Italiani”?
Nel corso dell’1800 numerosi italiani, famiglie o singoli, si trasferirono in Crimea, soprattutto dalla Puglia e dalla Liguria. C’era chi partiva per l’America e chi prendeva la direzione della penisola sul mar Nero. Negli anni le tradizioni italiane in Crimea si mantennero, in un piccolo parallelismo con le comunità italiane d’America appunto ma senza la caratteristica criminale di alcune di queste, tramite la presenza di scuole, relazioni commerciali, giornali in lingua italiana. Con molte difficoltà la minoranza italiana, attestatasi poi sempre più nella zona di Kerc dove oggi parte il ponte che collega la Crimea alla Russia, si mantenne anche con l’avvento dei bolscevichi fino al 1942, anno in cui tutte le minoranze etniche presenti in Crimea (oltre quella italiana, anche quella tedesca, tatara ed altre) furono deportate verso le steppe del Kazakhstan.
Un unico drammatico viaggio effettuato in treno ed in nave, per attraversare il mar Nero prima ed il mar Caspio poi, durante il quale molte persone morirono per stenti e per l’affondamento di una delle navi che non resse al carico.
Negli anni ‘50 del secolo scorso poi pian piano gli italiani iniziarono a tornare in Crimea, russificando il loro nome, anche se oramai molto delle origini era perduto. Ai tempi dell’Urss prima e dell’Ucraina in seguito arrivarono a risultare finanche apolidi. Finchè, durante il citato viaggio di Berlusconi nel 2015, Putin riconobbe ufficialmente come minoranza etnica la comunità dei discendenti italiani.
I quali continuano ancora a ricordare le origini familiari, oramai bicentenarie, racchiusi in una associazione.
Ma il destino beffardo ha previsto la rinascita di una versione moderna della vecchia cortina di ferro.
E così mentre i fili con le origini italiane si stavano riallacciando, anche grazie alla realizzazione di un documentario ed una mostra fotografica itinerante in Italia curata dal giornalista Stefano Mensurati, i rapporti tra il paese delle origini e quello in cui ne è poi continuata la stirpe sono stati recisi.
Oramai come “Italiani di Crimea” sono rimasti solo alcuni giovani discendenti tra i quali le tradizioni si stanno diradando sempre di più.
Di Luca Pingitore per ComeDonChisciotte.org
01.12.2023
Luca Pingitore è Presidente di OTRA “Associazione Viaggiatori indipendenti”.