A Roma non si sta tranquilli, le terapie intensive, che erano rimaste per lo più vuote come nel resto della penisola, stanno vedendo un nuovo flusso di pazienti entrare in terapia intensiva.
I pazienti ricoverati per covid sono aumentati del 38%, dopo un estate molto tranquilla. Le terapie intensive segnao un 247%. C’è da dire che scorrendo i giornali si parla molto di percentuali, che sembrano effettivamente impressionanti, ma sarebbe bene chiarire subito i numeri, che invece spesso si nascondono al fondo degli articoli. Insomma, va bene che +247% fa vendere più giornali (o fa impennare i click), ma di quanti stiamo parlando? i pazienti in terapia intensiva a roma sono 27. Un mese fa erano 6, il 1 settembre 8. La tendenza è ovviamente preoccupante. Speriamo di aver imparato qualcosa dal disastro dei primi mesi di pandemia. Il timore è che i protocolli siano rimasti gli stessi, e quindi anche la percentuale di fatalità che dovremo affrontare. Esperienze di medici che con autonomia sono riusciti a ottenere risultati di gran lunga migliori rispetto alla media nazionale potrebbero risultare fondamentali per un uscita serena da questa pandemia. Ad esempio l’approccio del dottor Riccardo Munda, medico di base che senza ricette magiche è riuscito a far rimanere a zero il numero di morti e di ricoveri semplicemente continuando a visitare i propri pazienti a casa, attenzioni che da sole avrebbero determinato l’esito positivo delle sue terapie. Il medico operava a 20 km da Bergamo, epicentro della pandemia.
“Proprio perché non c’era una cura, era fondamentale intervenire subito. E quindi non solo visitare il paziente, ma visitarlo spesso per aiutare il fisico a reagire, calibrando e ricalibrando i farmaci a ogni suo minimo segnale. E cioè l’esatto contrario di quanto veniva ufficialmente consigliato: lasciarlo solo fin quando non riusciva più a respirare e poi farlo ricoverare in terapia intensiva”
(qui l’intervista a Riccardo Munda)
Lo Spallanzani, l’istituto nazionale per le malattie infettive, conta 108 pazienti ricoverati, di cui 12 in terapia intensiva. Il 21 agosto, esattamente un mese fa, i pazienti erano 54, di cui 3 in rianimazione. Francesco Vaia, direttore sanitario ha commentato: «C’è un incremento dei ricoveri fuori dalla terapia intensiva e anche in terapia intensiva dove l’età media è arrivata a 54 anni. Ora è il momento dell’osservanza vigile delle regole».
Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli, il secondo ospedale focalizzato sul covid a Roma.
Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl Roma 1 ha commentato che nell’ultimo periodo la situazione era determinata per lo più dai possibili contagi di chi era tornato dalle vacanze, o da qualche festa privata, “pensiamo a quelle all’interno della comunità pervuviana” che avrebbe creato un focolaio. “Fra due-tre settimane, inizieremo a capire quali sono stati gli effetti della riapertura delle scuole”.
Nel dettaglio: ieri erano ricoverati negli ospedali della regione in 466, più 27 in rianimazione. Un mese fa erano 248, solo 6 in terapia intensiva. Il 1 settembre, i malati Covid ricoverati nel Lazio erano 336, 8 in rianimazione. «È un aumento che non può essere ignorato – commenta Enrico Di Rosa, il direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica ( SISP) della Asl Roma 1 – In questa fase scontiamo ancora l’ultima coda dei contagi in famiglia, originati spesso da chi è tornato dalle vacanze. O da qualche festa privata, pensiamo a quelle all’interno della comunità peruviana. Fra due-tre settimane, inizieremo a capire quali sono stati gli effetti della riapertura delle scuole».
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