Comitato nazionale familiari vittime del Covid: “In piazza a Roma per i nostri martiri”

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Comitato nazionale familiari vittime del Covid che annuncia la mobilitazione del 19 novembre a Roma, presso Piazza Madonna di Loreto. 

* * *

IL 19 NOVEMBRE PER LA PRIMA VOLTA I FAMILIARI DELLE VITTIME DEL COVID SCENDONO IN PIAZZA A ROMA IN PIAZZA MADONNA DI LORETO CON UNA MANIFESTAZIONE INTITOLATA #ONELOVE19NOVEMBRE

 

“L’essere umano è fragile e vulnerabile, e vive in una relazione di cura in ogni momento della sua vita. In questo senso, la cura è il grado zero della nostra umanità, la possibilità stessa di esistere” (Monia Andreani).

Apriamo questo comunicato con le parole di una filosofa, ma soprattutto una grande persona, scomparsa anche lei troppo presto. Lo facciamo perché in queste poche parole è riassunto tutto il nostro pensiero.

In tanti ci hanno detto: “solo ora scendete in piazza?”. Oppure ci hanno chiesto: “chi ci sarà?” (come se fosse un evento o un concerto).

Quando perdi un affetto caro, carissimo, senza la possibilità di assisterlo, senza la possibilità di dargli l’ultimo saluto, senza poter vedere il suo corpo, beh quando ti succede una tragedia del genere, è difficile rialzarti, e non importa che il tuo caro avesse 90 o 30 anni, non importa se ne hai perso uno o due, o tre, il lutto, come la malattia non ha protocolli perché non siamo macchine costruite in serie ma esseri umani con una coscienza, un’anima, un amore che alle volte è più forte di ogni medicina e di ogni psicofarmaco. E quindi sì one love, one love inteso come l’amore che proviamo per i nostri cari e l’amore che ci ha salvato dalla perdita dei nostri cari, l’amore che ci lega l’un l’altro e che ci ha permesso di sopravvivere fino ad ora.

Ecco, scendiamo in piazza solo ora perché fino ad ora siamo stati troppo impegnati a sopravvivere e a cercare di capire perché? Perché io ho perso di covid mia madre che era entrata in ospedale per un’ustione alla mano nell’aprile 2021, perché Teresa ha perso il marito Ciro di 50 anni dopo che era stato dichiarato praticamente guarito, perché Francesca ha perso il suo Francesco, un ragazzo sano di 38 anni lasciato a casa ad aspettare cosa? La morte? E perché lo stato, dopo quello che ci è successo non mi ha telefonato per chiedermi se avessi bisogno; perché lo stato non ha riconosciuto la malattia professionale per Ciro e Teresa si trova a dover crescere un ragazzino di 14 anni con una pensione di reversibilità di 538euro? Perché Gabriele e Georgia dovranno crescere senza il papà, quando sarebbe bastato un intervento più tempestivo per salvarlo?

I perché a queste domande non li abbiamo trovati, abbiamo allora cercato di chiederli a chi potesse darceli (Regioni, Parlamentari, Istituzioni) ma non abbiamo trovato queste risposte. Abbiamo allora chiesto aiuto alla stampa, che, di norma, dovrebbe dare voce a chi voce non ha, ma la stampa e i media in generale non ci hanno ritenuto notiziabili (fortunatamente quella che viene chiamata controinformazione e che io chiamo informazione libera ci ha dato ampio spazio). Abbiamo quindi chiesto ai vip di farsi portavoce delle nostre richieste ma anche loro ci hanno ignorato probabilmente per motivi di opportunismo dato che la maggior parte di loro lavora grazie allo stato, così come le organizzazioni no profit tipo Amnesty, Emergency e così via, anche loro ci hanno ignorato, nonostante avessimo presentato loro un corposo dossier che meritava quantomeno un approfondimento.

Abbiamo allora pensato che l’unica soluzione per uscire dall’invisibilità e dal deserto affettivo che si è creato attorno a noi sia la piazza. Saremo pochi, molti sono ancora piegati dal dolore, molti non escono più di casa, molti si sono suicidati, molti sono risucchiati da depressioni reattive che si stanno cronicizzando, ma c’è un nucleo di donne coraggiose che quelle risposte le vuole sempre più, con sempre maggior determinazione e, nonostante non sia una bella notizia, cresciamo di giorno in giorno, di mese, in mese, cresciamo in numero e in consapevolezza, e sono tutte donne, donne come le coraggiose madri di Plaza de Mayo che per anni manifestarono ogni giovedì per reclamare i corpi dei propri figli scomparsi nelle acque dell’oceano. Come quelle madri noi manifesteremo ogni mese per reclamare i corpi dei nostri cari, scomparsi nelle acque dell’oblio. Sì, perché dopo i 30mila di Bergamo, sembra che gli oltre 150mila che sono seguiti non abbiano diritto neanche al ricordo, neanche ad una cerimonia degna di questo nome. E invece no, noi vogliamo le risposte a quei perché e vogliamo che venga ridata dignità a tutti quei poveri martiri che sono i veri eroi della pandemia e che vengono puntualmente dimenticati in ogni occasione.

Alla domanda su chi ci sarà rispondiamo che ci saremo noi, ed è un piccolo miracolo in Italia che un comitato nasca spontaneamente dall’iniziativa di una casalinga di Napoli e da un portiere di Perugia che, schiacciati dal dolore, riescono a mettere insieme gente comune legata da un grande dolore che piano piano si affievolisce parlando in chat con chi li comprende perché ti senti meno solo, meno “pazzo”, perché la tua narrazione coincide con quella dell’altro e non con quella accomodante e falsa che per anni il governo ha fatto trapelare attraverso i media. E allora è quasi terapeutico poterti aprire finalmente senza essere giudicato da amici e parenti che sono stanchi di sentir parlare di covid, per loro è andato tutto bene, per loro!

Per noi la parola COVID rimarrà tatuata sul cuore, impressa nel cervello, un incubo che rivivremo ogni giorno e che non potrà essere risarcito in alcun modo. Ma quei perché devono avere risposte vere e sincere, lo stato non può impedire alla magistratura di indagare su chi quel famoso amore di cui parliamo all’inizio non lo ha avuto nei confronti di degenti e morenti, quell’amore che ci è stato inutilmente negato di dare ai nostri cari e che tutt’ora viene negato.

LA MANIFESTAZIONE SARÀ L’OCCASIONE PER LANCIARE LA RACCOLTA FIRME VOLTA A BLOCCARE QUESTA PROPOSTA DI LEGGE ANNUNCIATA DA MELONI RIGUARDANTE UNA COMMISSIONE DI INCHIESTA PARLAMENTARE E CHIEDERNE UNA EXTRAPARLAMENTARE, PERCHÉ NON È MORALE NÉ ETICO NÉ SENSATO CHE CHI HA CAUSATO UN DANNO ENORME ALLE NOSTRE VITE DEBBA AUTOGIUDICARSI. LA VERITÀ SI COSTRUISCE ASSIEME, ANCHE SE PER QUALCUNO SARÀ UNA VERITÀ SCOMODA.

 

Qui il PDF COMUNICATO STAMPA COMITATO NAZIONALE FAMILIARI VITTIME DEL COVID19


Massimo A. Cascone, 03.11.2022

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