CHAVEZ E GHEDDAFI: DISPOTISMO O DIPLOMAZIA

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DI GUADALUPE SAENZ
michelcollon.info

Dalla finestra di casa, a Caracas, ho una vista interminabile sulle migliaia di piccole case colorate che compongono il Barrio Sant’Agostino. Anche se ricco di una tradizione culturale e musicale forte, questo quartiere popolare non ha mai interessato i media commerciali, che sulle pagine culturali hanno sempre preferito occuparsi delle vicende mondane delle stars di Hollywood. Per i media, le centinaia di migliaia di persone che popolano Sant’Agostino, semplicemente, non esistono. Eppure io le vedo dalla mia finestra….

Un po’ più lontano, aldilà delle colline del quartiere, c’è Tripoli, la Libia e degli eventi tristi di cui ancora non si vede la fine. Qui non si tratta d’analizzare ciò che succede nella riva sud del Mediterraneo, né tantomeno, precisiamolo subito, di difendere le azioni del dirigente libico, ma di provare a comprendere la posizione di Hugo Chávez e della diplomazia venezuelana rispetto ai conflitti in Libia. I media hanno presentato Chavez come un sostenitore di Gheddafi, ma in realtà la posizione è più sfumata.
In effetti, le dichiarazioni di Chavez sono state presentate in modo parziale impedendo, anche ai suoi sostenitori europei e arabi, di capire la sua posizione. I tempi dell’informazione in tempo reale non sono quelli dell’analisi, ed è quindi necessario rimettere la posizione venezuelana nel suo contesto per vederne la sua coerenza.
Il 24 febbraio, qualche giorno dopo l’inizio degli eventi in Libia, Chavez pubblica sul suo conto twitter il seguente messaggio: “Dai Nicolas! (Maduro, il Ministro degli Esteri venezuelano), da’ una lezione a questa estrema destra pro yankee, viva la Libia e la sua indipendenza. Gheddafi affronta una guerra civile.” [1]
Quest’esercizio di tweet diplomacy infastidisce diversi settori della sinistra europea e araba. Qualche giorno dopo, il presidente venezuelano ribadisce il suo rifiuto di giudicare Gheddafi: “La linea politica è di non sostenere nessun massacro, ma in Libia si assiste a una campagna di menzogne simile a quella lanciata contro il Venezuela nel 2002. (…) Non posso condannare Gheddafi, sarei un vigliacco a condannare chi è stato a lungo mio amico senza sapere ciò che avviene realmente in Libia”. [2]
Ha poi aggiunto: “Chi lo condanna ha le sue ragioni. Forse hanno informazioni che noi non abbiamo.” [3]
Il sostegno è misurato, ma l’incomprensione di coloro che oltre atlantico sostengono il processo boliviano non diminuisce. Perché Chavez non s’è unito all’onda d’indignazione seguita agli eventi in Libia?

Gli amici di Hugo Chavez

Il 20 ottobre 2005, il presidente Hugo Chavez da una conferenza stampa all’hotel Hilton a Parigi. Il giornalista del settimanale L’Express gli chiede: “Vi siete dichiarato amico di Amhadinejad e di Mugabe. E’ sufficiente essere contro gli americani per avere la vostra amicizia?”. Il presidente venezuelano rispose lungamente a questa domanda insidiosa. Ricordò, in sostanza, che non pratica nessuna ingerenza nelle politiche nazionali, e che la posizione politica di un dirigente non c’entra col rapporto d’amicizia. A titolo d’esempio, disse che Jaques Chirac, Silvio Berlusconi, Alvaro Uribe sono amici, anche se non condivide le loro posizioni politiche.
Da allora, i rapporti con Uribe si sono interrotti in seguito alle tensioni diplomatiche tra i due paesi ma Chavez continua a dichiararsi amico dell’anziano Presidente francese e del Capo del governo italiano.
A nessuno viene in mente di accusare Chavez di complicità negli intrighi politico-giudiziari di Chirac e Berlusconi per essersi dichiarato loro amico. Perché dovrebbe esserlo per gli attacchi lanciati da Gheddafi? Notiamo anche, come mostra l’estratto riportato, che quando parla della sua amicizia col dirigente libico, Chavez parla al passato. [4]

Mette in rilievo l’ipocrisia dei governi occidentali che fino a poco tempo fa consideravano Gheddafi come un dirigente rispettabile. Val la pena ricordare che il presidente Sarkozy, deciso oggi a bombardare la Libia, due anni fa difendeva la venuta a Parigi del Colonnello contro le critiche provenienti dal suo stesso governo. [5]
Contro le ipocrisie delle grandi potenze, il Venezuela a proposto un piano di pace che è stato immediatamente rifiutato dagli insorti libici, prima ancora che da Seif Al Islam, uno dei figli di Gheddafi, che invece l’aveva accettato.
Come uomo di Stato, Chavez ha proposto una soluzione per far cessare la guerra civile. Dalla sua posizione non può accontentarsi di cantare slogan del tipo: “Né Gheddafi né la Nato” come fanno alcuni gruppi della sinistra venezuelana. [6]
Soprattutto perché la storia recente mostra che simili posizioni hanno sempre favorito il campo imperialista come fu il caso in Serbia e in Irak.
Se a motivare la diplomazia boliviana è stata la ricerca della pace, quale griglia di lettura è stata applicata per comprendere il conflitto libico?

La guerra del petrolio come elemento di comprensione del conflitto libico

I venezuelani hanno un’esperienza propria dell’imperialismo USA e delle loro tecniche di colpo di Stato, ed è per questo che tendono a prendere distanze dalla lettura dominante degli eventi.
Quando i media occidentali ripetono le dichiarazioni di un membro libico della Corte Penale Internazionale, oppositore di Gheddafi, che denuncia il bombardamento di civili, 10.000 morti e 50.000 feriti, il governo boliviano si ricorda che gli stessi media, l’11 aprile 2002, accusavano a torto Chavez d’aver massacrato il popolo. Così come gli stessi media hanno accusato ingiustamente Ceausescu della carneficina di Timisoara, Milosevic del massacro di Razak o Saddam Hussein d’aver ucciso i bambini del Kuwait. Ogni guerra è preceduta da una grande “mediamenzogna” come ricorda il giornalista Michel Collon. [7]

Poco importa che nessuna prova tangibile confermi le parole del magistrato libico. Poco importa che la Russia abbia smentito, con immagini dal satellite, l’esistenza di bombardamenti [8]. Il fatto che il Venezuela non si sia unito al coro delle condanne è stato incompreso dai movimenti e partiti progressisti d’oltre Atlantico.
Eppure la posizione del Venezuela non ha nulla del fantastico. Il paese ha sofferto di questa propaganda di guerra e s’inclina alla prudenza: preferisce l’inchiesta e l’analisi al giudizio mediatico.
Come la Libia, il Venezuela naviga su un oceano di petrolio. Gli escrementi del diavolo, come lo chiamava Juan Pablo Perez Alfonso, co-fondatore dell’OPEP. La causa e la soluzione ai mali dei popoli che abitano delle terre così ricche in oro nero. Questa caratteristica comune influenza fortemente il punto di vista del governo boliviano.
In questo senso, ascoltiamo Hugo Chavez nella trasmissione Alo Presidente del 13 marzo 2011: “Gli yankees sono sul chi-vive. Hanno mosso delle portaerei. Altri paesi hanno invaso la Libia. Un elicottero olandese con armi da guerra e dei soldati è stato catturato in Libia. E anche degli inglesi e otto membri di un commando speciale. Gli Stati Uniti cercano una guerra d’invasione della Libia. Vogliono il petrolio libico e poco importa il numero dei morti, come volevano il petrolio venezuelano l’11 e il 12 aprile 2002 e continuano ad elaborare piani per prendere il Venezuela in ogni modo”. [9]
Si può concedere al presidente venezuelano di leggere gli eventi in Libia secondo il prisma della propria esperienza nella lotta contro gli appetiti petroliferi degli Stati Uniti. In assenza d’informazioni sulla situazione reale, chi non interpreta questa guerra civile secondo le proprie rappresentazioni?

L’ASA e le relazioni sud-sud

Più la situazione in Libia si chiarisce, più la posizione venezuelana sembra coerente. Riascoltiamo il presidente Chavez: “Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite decide che bisogna applicare delle sanzioni alla Libia. In Libia c’è una guerra civile ed è triste. Due fazioni che si sparano, con mitragliatrici, aerei e cannoni. I ribelli hanno anche carri armati. E’ una guerra che spero termini presto. Sono contento che l’Unione Africana abbia designato una commissione di presidente, tra i quali dei nostri amici, come il presidente Amadou Amani Touré del Mali. Una commissione come quella che avevo proposto. Mi tranquillizza sapere che una commissione di presidenti dell’Unione Africana vada in Libia per chiedere il cessate il fuoco e far cessare questa follia. Ma rifiutando ogni intervento imperiale o straniero che potrebbe solo aggravare le cose.” [9]
Oltre che alla geopolitica del petrolio, nella visione del conflitto libico, la posizione venezuelana è stata influenzata dagli sforzi fatti per la costruzione di un Asse Sud-Sud nella relazione tra l’America del Sud e l’Africa.
Il 29 novembre 2006, a Abuja (Nigeria) si è tenuto il primo vertice America del Sud-Africa (ASA) che riunisce 47 paesi dei due continenti. L’idea del vertice era di rinforzare la cooperazione tra i due continenti a livello politico, sociale, economico, tecnologico, ecologico e commerciale per costituire un blocco indipendente dai paesi del Nord. Dal lato sud-americano, il Brasile è stato, come il Venezuela, uno dei promotori dell’iniziativa. Il Venezuela, in particolare, ha insistito sulla necessità di formare un’alleanza antimperialista per lottare contro gli appetiti delle multinazionali occidentali sui due continenti.
Nel corso del secondo vertice dell’ASA, 61 dei 63 paesi convocati si sono riuniti sull’isola Margarita in Venezuela. Durante l’inaugurazione, il presidente ospite Hugo Chavez ricorda la necessità di costruire un mondo multipolare nel quale: “L’America del Sud e l’Africa devono formare delle vere potenze, e l’unione di queste potenze contribuirà a creare ciò che Bolivar chiamava l’equilibrio del Mondo, il mondo in equilibrio, l’equilibrio dell’Universo. E’ per questo che questo vertice è, in realtà, vitale.” [11]

Mohamar Gheddafi, allora presidente dell’Unione Africana, s’iscrive nel discorso di Chavez: “Le grandi potenze vogliono continuare ad essere grandi potenze. Dobbiamo lottare per costruire le nostre forze e appoggiarci sul nostro potenziale. Se aspettiamo, ciò creerà una situazione di squilibrio che non favorisce né la pace né la sicurezza internazionale e non aiuta né l’Africa né l’America del Sud.” Il dirigente libico criticò fortemente il Consiglio di Sicurezza dell’Onu (“Siamo schiavi del Consiglio di Sicurezza” [12]) con termini simili a quelli che userà più tardi, in un vertice dell’ALBA, il nicaraguense Miguel D’Escotto, anziano presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu. [13]
Gheddafi propose anche la creazione di una Nato dei paesi del Sud: “Abbiamo il diritto di creare le nostre organizzazioni per il nostro sviluppo. A Nord non ci sono separazioni. Tutto serve per unire l’America del Nord all’Europa: comunicazioni, vie di navigazione, tutto. Al Sud invece c’è un grande vuoto che dobbiamo riempire. Dobbiamo creare la Nato del Sud per colmare questo vuoto, e sviluppare gli scambi turistici, le comunicazioni marittime e aeree, gasdotti, oleodotti ecc. Non è terrorismo volere questo, sono i nostri diritti.” [14]
Non è necessario sottolineare che la visione del dirigente libico è condivisa da molti paesi dei due continenti. In America Latina, l’ALBA o Unasur si muovono già per la costruzione di questa visione multipolare.

Il documento finale del secondo vertice ASA, firmato dai paesi presenti, contiene 188 proposte per rinforzare la cooperazione Sud-Sud. I capi di Stato di Venezuela, Brasile, Nigeria e Libia sono stati designati coordinatori regionali a pari titolo dell’Unione Africana e Unasur. E per sottolineare il ruolo fondamentale giocato dalla Libia, il paese nord-africano è stato scelto per accogliere il terzo vertice dell’ASA nel settembre 2011.

Le differenze tra la politica estera venezuelana e libica non mancano. Ricordiamo, a titolo d’esempio, che Gheddafi è diventato un elemento chiave della Fortezza Europa di Schengen, mentre Chavez ha rifiutato le direttive di non ritorno approvate dall’Unione Europea. Ma la volontà comune di costruire un asse di cooperazione tra i paesi del sud e d’emanciparsi dalla tutela dei paesi del Nord, ha enormemente contribuito a formare la posizione venezuelana.
Si tratta di uno degli assi principali della diplomazia venezuelana, che tenta di costruire con partner diplomatici che hanno diverse visioni del mondo, a volte molto lontane dal socialismo bolivariano.

Guadalupe Saenz
Fonte: www.michelcollon.info
Link: http://www.michelcollon.info/Chavez-et-Kadhafi-despotisme-ou.html?lang=fr
16.03.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org cura di MARIO SEI

Note:

[1] http://twitter.com/#!/chavezcandanga

[2] http://www.youtube.com/watch?v=4IHmNuumILA& ;feature=related, Traduction non officielle de l´auteur.

[3] Ibid.

[4] http://www.youtube.com/watch?v=4IHmNuumILA& ;feature=related, “Desde esta distancia, no voy a condemnar a quien HA SIDO mi amigo, nuestro amigo durante mucho tiempo” se traduit en effet par “A cette distance, je ne vais pas condamner celui qui A ÉTÉ mon ami, notre ami durant longtemps”. Traduction non officielle faite par l´auteure

[5] http://www.lefigaro.fr/international/2007/12/10/01003-20071210ARTFIG00531-nicolas-sarkozy-renouvelle-sa-confiance-a-rama-yade.php

[6] http://www.aporrea.org/internacionales/a118433.html

[7] http://www.michelcollon.info/10-guerres-10-mediamensonges.html?lang=fr

[8] Voir l´émission Dossier de Walter Martinez, à partir de 48 minutes 50 secondes

[9] http://www.youtube.com/watch?v=RE5vbRdz72k, à partir de 27 minutes 30. Traduction non officielle faite par l´auteur.
Sur les arrestations de soldats hollandais et anglais, voir Michel Chossudovsky, “Insurección e intervención militar en Libia”, Rebelión, http://www.rebelion.org/noticia.php?id=123850

[10] Ibid. http://www.youtube.com/watch?v=RE5vbRdz72k à partir de 23 minutes 30. Traduction non officielle faite par l´auteur.

[11] Hugo Chavez in “II Cumbre América del Sur-Africa, Cerrando brechas, abriendo oportunidades”, coll. Cuadernos para el debate, ed. Minci, 2010. Disponible en espagnol sur http://www.minci.gob.ve/libros_folletos/6/p–6/tp–30/libros_folletos.html

[12] Muammar Khaddafi in “II Cumbre América del Sur-Africa, Cerrando brechas, abriendo oportunidades”, ibid.

[13] Ce dernier avait affirmé le 20 avril 2010, lors d´une réunion de l´ALBA, que “dans sa forme actuelle, l´ONU est une dictature”.

[14] Muammar Khaddafi, op. cit.
 

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