DI CARLO GAMBESCIA
Che bei tempi quando un Cacciari cogitabondo si interrogava, tra uno spritz e l’altro, sul declino dell’Occidente, passandosi la mano ossuta tra le ispide chiome. In quegli anni era di casa nella romana Campo di Fiori. E faceva il bravo compagno “onorevole” che aveva studiato…
Ora invece si divide, come un impiegato qualunque, tra gli incarichi di sindaco, di docente presso un’università milanese che sforna “consulenti filosofici”. E, dulcis in fundo, ( a lui le citazioni in latino piacciono tanto) di intervistato a gettone, sui temi più disparati: dall’uso pannolini per signore alla teologia di Benedetto XVI. E ieri è toccato a Chávez.
Ma prima i fatti.
Il Corriere della Sera, che in Italia attacca il Berlusca ma all’estero difende le oligarchie venezuelane, ieri ha dedicato una-pagina-una a una questione fondamentale per la libertà del popolo venezuelano: l’introduzione della mezz’ora legale. Chávez, che per il Corrierone è la fotocopia Castro, sarebbe reo di aver ordinato ai suoi concittadini di mettere indietro di mezz’ora le lancette degli orologi. Per farli lavorare di più.Un inciso: lavorare di più. Ma non è quello che sognano per gli italiani i professori del Corriere della Sera? Vabbé, lasciamo stare… E poi pensate: che cosa sono le purghe di Stalin rispetto alla tremenda decisione di Chávez…
E così, puntuale come la denuncia dei redditi, è arrivata l’intervista a Cacciari. Il quale toccando vertici mai raggiunti dal pensiero politico occidentale, se ne è uscito con “il potere punta da sempre al dominio del tempo” E che nel caso del Venezuela si tratta di “ una semplice iniziativa propagandistica … che conferma quanto fragile sia la democrazia di Caracas”. Aggiungendo però, all’insegna del carta che vince-carta che perde-dov’è il rosso- eccolo qua- signori puntate, che “il potere da solo può intervenire su chronos …non su su aión”.
Ma quanto è bravo! E quanto è furbo… Così accontenta il Corrierone, assetato della sua razione quotidiana del sangue di Chávez, e poi la butta in “caciara”, come direbbero a Roma, per salvarsi le chiappe filosofiche.
Declino dell’Occidente? Forse. Declino di Cacciari? Sicuramente. Che volete, anche per i filosofi arriva l’età della pensione. Pardon degli “scaloni”.
Carlo Gambescia
Fonte: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/
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22.08.2007