Canada: è guerra aperta

Mentre a Ottawa sale sempre di più la tensione, i confini bloccati salgono a tre, con massiccia presenza poliziesca a Windsor. Trudeau non ha la forza parlamentare per legge marziale, ma non è da escludersi la risposta violenta urlata dal mainstream

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Di Marco Di Mauro per Come Don Chisciotte

Le barricate di paglia dei ribelli circondano i loro centri logistici a Parliament Hill in queste ore, accoppiandosi con quelle in cemento delle forze dell’ordine, in attesa della linea dura urlata incessantemente da media e governo. La situazione è precipitata quando domenica mattina il sindaco di Ottawa Jim Watson ha dichiarato lo stato d’emergenza e gli atti di bullismo in divisa che sono seguiti hanno esacerbato gli animi. La polizia aveva parzialmente sgomberato il centro logistico del Convoglio della Libertà a Coventry Road, e sono seguiti due giorni di arresti arbitrari e confische di cibo e carburante. Un’aggressione ai fianchi, perché secondo Watson servirebbero almeno 1800 rinforzi alla polizia della capitale per poter anche solo pensare a una repressione brutale stile Toronto 2010; nonostante le minacce della pubblica sicurezza di arresto immediato a chi portasse taniche al Convoglio – arrivando al paradosso di sequestrare detersivo per piatti – anzi proprio in risposta alle minacce, decine e decine di canadesi solidali sono andati in corteo a portare carburante ai camionisti: nei camion infatti dormono con le famiglie almeno cento bambini, che hanno bisogno del riscaldamento, a detta dei manifestanti, e già mercoledì circolavano i primi video che mostravano gli agenti restituire moltissime taniche di carburante, non certo per quest’ultima considerazione, ma perché un giudice glie l’ha imposto. I truckers non sono soli: oltre al sostegno del Democracy Fund che sovvenziona un gruppo di avvocati sempre presenti sul territorio a segnalare e impugnare gli abusi, c’è il nuovo crowdfunding che ha sostituito i globalisti di GoFundMe sulla piattaforma GiveSendGo, che in poche ore ha raggiunto e doppiato i 10 milioni di dollari canadesi raccolti da quella bloccata; subito il governo canadese ha dato ingiunzione di bloccarne il percepimento da parte del Convoglio, ma GiveSendGo non è soggetto alla giurisdizione canadese, e per ora non ha bloccato nulla. Ieri, dopo aver avuto soffiata di uno sgombero imminente, sono state innalzate le prime barricate, e i manifestanti hanno circondato i manipoli dei poliziotti, in aperta difficoltà. Gira notizia su Telegram anche di un oscuramento di internet, cui i manifestanti hanno ovviato chiedendo ai cittadini di Ottawa solidali – che sono tantissimi, checché ne gracchi il mainstream – di impostare il wifi pubblico sui propri modem, mentre ieri la polizia di Ottawa ha riportato di un attacco concertato alle loro linee, sia 911 che non emergenziale, intasati da un numero considerevole di telefonate.

Le pressioni sulla gestione della protesta da parte di quella che i media locali chiamano “trilaterale” (Trudeau-Watson-Sloly) preoccupa sempre di più i padroni globalisti, e ieri nel primo pomeriggio è successo qualcosa di piuttosto inquietante durante una sessione on-line del consiglio comunale di Ottawa: qualcuno si è introdotto nel canale YouTube del comune e ha postato una schermata con su scritto: “LA POLIZIA DI OTTAWA HA ABBANDONATO I PROPRI CITTADINI / Jim Watson ci ha abbandonati / Sloly ci ha abbandonati / Trudeau ci ha abbandonati”.

La schermata apparsa durante il consiglio comunale di Ottawa
La schermata apparsa durante il consiglio comunale di Ottawa

I ribelli, dal canto loro, sono pronti a un attacco della polizia, e ieri notte hanno comunicato attraverso il loro portavoce Tom Marazzo:

Noi siamo qui per una sola ragione: indurre il governo ad abolire gli obblighi vaccinali. Non andremo a casa fino a quando questo obbiettivo non sarà raggiunto. I manifestanti hanno il diritto di protestare secondo un giudice. Siamo pronti a parlare con il governo in ogni momento. Abbiamo aiutato la città di Ottawa con azioni sociali (pulire strade, spalare neve, nutrire i senza tetto). Il governo sta cerando di escalare la situazione, non noi. Ci definiscono come “portatori di svastiche” in maniera che è insultante e totalmente falsa. Se ci arrestano non resisteremo ma abbiamo un team di avvocati pronti a aiutare. Non saremo messi in trappola e indotti alla violenza. Sappiamo che molti poliziotti e militari non vogliono partecipare a questa violenza. Pensiamo che la retata avverrà stanotte. (fonte C0rv0)

La retata non c’è stata, e mentre a Parliament Hill occupata il Freedom Convoy resiste alle continue minacce e vessazioni dei luogotenenti del World Economic Forum, nel resto della nazione passa al contrattacco, conquistando nuovi presidi: martedì hanno bloccato il ponte Ambassador a Windsor (confine Ontario-Michigan) e giovedì la Highway 29 a Emerson (confine Manitoba-North Dakota), tenendo in ostaggio ormai – con il primo baluardo di Coutts (Alberta-Montana) che resiste da quasi due settimane – un terzo del flusso merci con gli USA.

I mounties, privi di risorse, scaricano la responsabilità sulle polizie locali, mentre i capi dell’esercito e i ministri federali si rivolgono ai cugini a stelle e strisce per “risolvere” la situazione, in attesa di un ordine che la debole posizione parlamentare di Trudeau, ostacolata anche dalle esigue risorse, non riesce a promulgare. Il primo ministro, nell’occhio del ciclone, si sta facendo rivedere a Ottawa – evidentemente era un Covid formato mini quello che lo ha colpito – e ieri, dopo un acceso Question Period con la Casa dei Comuni in cui ha glissato tutte le domande sulle rivendicazioni contro il dannoso obbligo vaccinale e le assurde restrizioni economicide, ha tenuto una serie di incontri con i ministri chiave del gabinetto e gli alti funzionari, e i leader del partito di opposizione: le forze sono esigue, e non ha la maggioranza, perciò il dibattito parlamentare è stato molto acceso questa settimana, con i conservatori decisi ad associare la protesta alla recente storia di corruzione del figlioccio belloccio di zio Schwab per affossarlo. Ieri ha dichiarato che i blocchi sono il pericolo principale:

e vanno fermati “in qualunque modo”, sollecitando i Conservatori, Bloc Quebecoise e New Democrats a dargli l’appoggio parlamentare necessario all’instaurazione di una sorta di legge marziale. Intanto, i legislatori locali stanno iniziando a criminalizzare gli occupanti della downtown, più di 400 camion e migliaia di veicoli, con multe e revoche di licenza, e di tutta risposta i camionisti giovedì mattina hanno realizzato il primo Convoy Circle, bloccando con circa cento veicoli l’accesso all’aeroporto internazionale di Ottawa dalle 8 alle 10.

La provincia di Ontario si conferma così quella a più alta densità di proteste, dove alla capitale e al blocco del ponte Ambassador tra Windsor e Detroit si aggiunge anche, sullo stesso confine poco più a nord, il ponte a Sarnia, sulla foce del fiume Saint Claire, e il presidio permanente di Toronto, dove la polizia ha tenuto ieri una riunione per fronteggiare la possibile escalation del week-end. Pertanto, lo stato di emergenza è stato oggi esteso dal governatore Doug Ford a tutto lo stato.

Nel resto del Canada, Quebec City sta continuando a testa alta le proteste iniziate sabato scorso; mentre la legislatura della provincia di Manitoba, a Winnipeg, continua a essere presidiata dai ribelli, che hanno alzato il tiro ieri sera con il già citato blocco del confine con il North Dakota a Emerson, dove i camionisti hanno affisso la propria segnaletica che avverte: “Confine bloccato finché gli obblighi non saranno rimossi, preparati a fermarti”.

Reiterati gli appelli dai tre presidi a dare sostegno e aumentare di numero, soprattutto dal ponte Ambassador – che è, a detta dello stesso premier Ford, uno snodo di “vitale importanza” per il commercio canadese e su cui quindi la pubblica sicurezza sta concentrando tutte le sue forze al momento – perché in queste ore cruciali i federali aspettano solo che i numeri della protesta scemino per intervenire. Se si concretizzerà l’imminente linea dura, quindi, è molto probabile che parta dal blocco Windsor, dove passa il 25% del flusso merci. Difatti, la grande ribellione dei canadesi liberi è molto diversa da quelle a cui siamo stati abituati finora: fondi cospicui e immediati, risposte inesitanti e incisive, robusta e celere organizzazione. Secondo CBC Canada:

Il gruppo Police on Guard, formatosi durante la pandemia, ha appoggiato il Convoglio. Sul suo sito web, identifica pubblicamente più di 150 ufficiali di polizia per lo più in pensione che sono contro le misure di salute pubblica imposte dal governo, come gli obblighi di vaccinazione. Più di 50 ex soldati delle forze canadesi sono anche nominati sul suo sito.

L’organizzazione dice di avere “stivali sul terreno” a Ottawa e si è collegata a video su YouTube dei suoi membri che partecipano alla protesta.

Inoltre, il gruppo dirigente dei manifestanti che si fanno chiamare Freedom Convoy comprende:

  • Daniel Bulford, un ex ufficiale della Royal Canadian Mountain Police che era nella scorta del primo ministro. Si è dimesso l’anno scorso dopo aver rifiutato il vaccino ed è il capo della sicurezza del convoglio.

  • Tom Quiggin, un ex ufficiale dell’intelligence militare che ha anche lavorato con la RCMP ed era considerato uno dei massimi esperti di antiterrorismo del paese.

  • Tom Marazzo, un ex ufficiale militare che, secondo il suo profilo LinkedIn, ha servito nelle forze canadesi per 25 anni e ora lavora come sviluppatore di software freelance.

L’intervento militare, che sarebbe anche secondo i media di regime davvero un unicum nella storia canadese, ancora non è contemplato, anche per il centinaio di bambini coinvolti nell’occupazione, che la parzialissima Amnesty International non tiene proprio in considerazione nella sua condanna senza appello ai manifestanti.

Intanto, il Quebec ha abolito la tassazione prevista per i non vaccinati, e Alberta, Saskatchewan e Manitoba hanno abolito o allentato obblighi e restrizioni uno dopo l’altro. Ma nonostante queste vittorie sul piano politico e l’innalzamento del livello dello scontro, non è detto che il governo non scelga di intervenire in modo violento. Secondo molti, tutto si deciderà nel week-end appena cominciato: ormai in Canada è guerra aperta tra il governo globalista e il popolo sovrano in lotta contro la dittatura sanitaria.

In questo momento Trudeau è in conferenza stampa: “Gli stiamo rendendo costoso e difficile rimanere. Devono andarsene adesso”

Marco Di Mauro, Comedonchisciotte.org

11/02/2022

https://www.cbc.ca/news/canada/ottawa/ottawa-airport-convoy-protest-traffic-1.6346256

https://www.cbc.ca/news/canada/ottawa/ottawa-city-police-protest-feb-9-1.6345175

 

 

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