BIG OIL SCHIACCIA L'AMERICA

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DI JERRY MAZZA

In questo momento stanno danzando nei palazzi dell’ExxonMobil, ma lo fanno in silenzio. Vedete, hanno appena stabilito il record di entrate tra le compagnie americane, arrivando ad intascare 36 miliardi di dollari di utile in un anno, anche più di Wal-Mart, e ciò ha reso la ExxonMobil la compagnia numero uno.

Ma la verità è che questi soldi sono stati rubati dalle tasche dell’America grazie al rincaro dei prezzi, alla riduzione delle imposte, e alle amicizie nei quartieri alti, incluso un presidente che, nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione, afferma che “l’America deve interrompere la sua dipendenza dal petrolio”. Forse dovrebbe interrompere la sua dipendenza dall’amministrazione di Big Oil (*).Di fatto, tornando all’ExxonMobil, stanno provando ad attenuare il loro successo dichiarando che i margini di profitto della loro industria sono molto indietro rispetto a quelli di altre imprese ingorde, come quelle farmaceutiche e bancarie. Per fortuna, legislatori e gruppi di contribuenti si stanno risvegliando e stanno cominciando a interrogarsi sui grandi numeri delle multinazionali del petrolio. Specialmente da quando i numeri del distributore di benzina vanno verso i tre dollari al gallone, svuotando in questo modo le tasche degli automobilisti.

Stranamente, i numeri presentati a gennaio rendono la compagnia ancor più ricca di alcune delle più importanti nazioni produttrici di petrolio. Per esempio, i 371 miliardi di dollari totali dell’ExxonMobil per il 2005 superano i 245 miliardi di dollari totali del prodotto nazionale dell’Indonesia, che è membro dell’OPEC e quarto Paese al mondo per popolazione, 242 milioni di abitanti, per essere esatti.

L’ExxonMobil è riuscita a fare ciò usando il 27% percento del profitto del quarto trimestre su un profitto totale di 36 miliardi di dollari, su un reddito totale di 371 miliardi di dollari. Ed è soltanto 50 miliardi di dollari meno del budget di deficit di Bush, e in qualche modo le cose sembrano collegate. Il reddito complessivo dell’ExxonMobil è salito vertiginosamente di oltre il 30% lo scorso anno, ma magicamente le sue tasse sono aumentante solamente del 14%. Come può accadere una cosa del genere?

Beh, se la tassa proposta sugli inattesi profitti viene soppressa, ciò aiuta di certo Big Oil. Per quali tasche sta lottando il congresso, le vostre o quelle di ExxonMobil? Ma ancor più significativo è che nell’ultimo ribasso il Senato Repubblicano ha rinnovato un taglio delle tasse di circa 60 miliardi di dollari per i prossimi 5 anni a tutti gli “uomini del petrolio”. Malgrado il fatto che abbiano aggiunto un misero aumento della tassa annuale di circa 5 miliardi di dollari sulla più grande compagnia petrolifera americana, “Texas George” ha minacciato di vietare la tassa. Di certo, la Casa dei Repubblicani non ha misure fiscali adeguate, in modo da regnare nel ghiotto profitto petrolifero.

Per giunta, il Senato vorrebbe far passare il foreign tax credit in modo che alle tre grandi del Big Oil, ExxonMobil, Chevron e Conoco Phillips, sia dato più denaro a causa delle tasse pagate in altri paesi. Un portavoce della Exxon ha dichiarato “dovrebbero spiegare meglio come funziona l’industria”. Beh penso che ci siamo fatti una buona idea dando un’occhiata ai fatti. Risparmiandoci dati e presentazioni, questo suo sorvolare mostra come la ExxonMobil paghi soltanto il 3% della produzione globale di petrolio. Anche il 3% della luna non sarebbe male da possedere come bene immobile.

La Casa Bianca stava anche addestrando i Repubblicani ad accertarsi che avessero aggiunto 2 miliardi di dollari in più nel conto sull’energia per la riduzione delle tasse per le compagnie petrolifere, che il Congresso ci ha appiccicato lo scorso Novembre. È incredibile come queste persone la facciano franca.

Il portavoce della Camera e capo ipocrita, Dennis Hastert ha detto che le compagnie petrolifere dovevano spiegarsi meglio e rilasciare più informazioni riguardo i loro progetti di produrre benzina a prezzi più bassi espandendo la loro capacità di raffinazione negli Stati Uniti. In verità, si sa, non ci sono operazioni di espansione degne di nota dagli anni ’70, cioè oltre 30 anni fa. E questo non è di certo un sollievo, caro Dennis.

So che vuoi l’abbassamento dei prezzi di gas e benzina da parte dei tuoi “uomini del petrolio”, ma i fatti parlano e le fandonie avanzano, come diciamo di solito nel vecchio vicinato. E voi ragazzi siete bravi a parlare ma incapaci ad agire. Diteglielo quando sarete all’American Petroleum Institute, martedì prossimo.

Ditegli anche di non raccontare a voce alta queste vecchie barzellette, comparandolo a come i porcellini del Big Pharma hanno guadagnato 18,6 centesimi su ogni dollaro venduto nel terzo trimestre del 2005, a come le banche ne hanno guadagnato 18, e voi compagnie petrolifere solamente dei piccoli e miseri 8,2 centesimi. Guardate i profitti, ragazzi. È questo il vostro dovere. Siete seduti al primo posto.

Il reddito dell’ExxonMobil di 36 miliardi di dollari nel 2005 sfreccia davanti al vecchio profitto record del 2004 di 25,3 miliardi di dollari, secondo Standard & Poor’s di New York. Tra i grandi colossi industriali, soltanto il profitto del 1998 della Ford si avvicina con 22 miliardi di dollari. Ma guardate la Ford adesso, sull’orlo della bancarotta al pari della General Motors. Chi cento ne fa, una ne aspetti. Persino la vecchia macchina da soldi Wal-Mart ha chiuso il 2005 abbassando l’entrata netta a 10 miseri miliardi di dollari su 285 in vendite. La tendenza, grazie al vento del cambiamento, può ruotare all’improvviso, e la gente non dimentica la vostra forte avidità e corruzione.

Non dimenticheranno che i vostri profitti sono cresciuti grazie all’aumento del prezzo del petrolio e della benzina, e anche per alti margini di profitto delle vostre raffinerie. Inoltre si inizia a raffinare petrolio anche nel progetto di Sakhalin Island nel lontano est della Russia ed arriva un altro guadagno inatteso dalla scommessa sulla Sinopec, una compagnia sotto il controllo del governo cinese. Non bisogna essere uno scienziato per vedere che avete tutte le mani in pasta. Ma guarda quei Rossi. Stanno venendo per voi, tra gli altri.

La produzione di petrolio dell’ExxonMobil in realtà si è abbassata dell’1% in tutto il mondo, ostacolata dai problemi delle piattaforme nel Golfo del Messico e dagli uragani. E nemmeno le prospettive del Medio Oriente e del Venezuela sembrano così rosee. Le nuove riserve pargono eludere i ragazzi in un modo o nell’altro.

Inoltre, gli alti e bassi politici di Stati come l’Iran, Nigeria e Venezuela manterranno sicuramente alto il prezzo del petrolio in questo momento, ma non pensate che potrà continuare così per sempre. Uno di questi giorni, una vera Camera ed un vero Senato, non questi truffatori e questo presidente imbroglione, che su uno stesso argomento danno opinioni diverse a secondo di chi li ascolta, faranno un programma incentrato su fonti energetiche alternative, sull’etanolo, sulle macchine elettriche e persino sul motore ad idrogeno.

Ricorda i dinosauri che, nella loro immensità, sono sprofondati in una fossa: i più veloci a sparire dalla faccia della terra. Questo noi auguriamo alla ExxonMobil, chiunque sia mai stato in un distributore di benzina e abbia visto i propri soldi orinati in un serbatoio assetato. Speriamo che non passi molto per vedere estinguere la loro tigre e per far sì che il ruggito della gente echeggi nelle loro orecchie. In breve, vi auguro una buona giornata ragazzi – anche a lei Mr. Bush – finchè dura.

Informazioni:

Data: 1 febbraio 2006

Fonte: Online Journal

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Traduzione dall’inglese a cura di DIEGO BONOMO per www.comedonchisciotte.org

Nota del traduttore:

(*) Big Oil (Grande Petrolio) indica il complesso delle industrie petrolifere.

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